Estratto del documento

And none but fools do wear it, cast it off.

It is my lady; O, it is my love!

(10) O that she knew she were!

She speaks, yet she says nothing. What of that?

Her eye discourses: I will answer it.

I am too bold, ‘tis not to me she speaks;

Two of the fairest stars in all the heaven,

(15) Having some business, do entrate her eyes

To twinkle in their spheres till they return.

What if her eyes were there, they in her head?

The brightness of her cheek would shame those stars,

As daylight doth a lamp; her eyes in heaven

(20) Would trhough the airy region stream so bright

That birds would sing, and think it were not night.

See how she leans her cheek upon her hand!

O that I might touch that cheek

[…]

J: O Romeo, Romeo! Wherefore art thou Romeo?

(25) Deny thy father and refuse thy name;

Or, if thou wilt not, be but sworn my love,

And I’ll no longer be a Capulet.

R [Aside] : Shall I hear more, or shall I speak at this?

J: ‘Tis but thy name that is my enemy;

(30) Thou art thyself, though not a Montague.

What’s a Montague? It is nor hand, nor foot,

Nor arm, nor face, nor any other part

Belonging to a man. O, be some other name!

[…]

Romeo, doff thy name;

(35) And for thy name, which is no part of thee,

Take all myself.

R: I take thee at thy word:

Call me but love, and I’ll be new baptiz’d

Henceforth I never will be Romeo.

[…]

J: (40) Dost thou love me? I know thou wilt say ay,

and I will take thy word; yet, if thou swear’st,

Thou mayst prove false; at lover’s perjuries

They say Jove laughs. O gentle Romeo,

If thou dost love, pronounce it faithfully

(45) Or, if you think’st I am too quickly won,

I’ll frown, and be perverse, and say thee nay,

So thou wilt too; but else, not for the world

In truth, fair Montague, I am too fond;

And therefore thou mayst think my habiour light;

(50) But trust me gentleman, I’ll prove more true

Than those that have more cunning to be strange.

I should have been more strange, I must confess,

But that thou overheardst, ere I was ware,

My true love’s passion. Therefore pardon me,

(55) And not impute this yelding to light love

Which the dark night hath so discovered.

TRADUZIONE:

[Giulietta appare al balcone]

R: Ma quale luce irrompe da quella finestra laggiù?

E’ l’est, e Giulietta è il sole.

Sorgi, bel sole, e spegni l’invidiosa luna,

Che è già stanca e debole per il dolore

Che tu, la sua donzella, sei molto più bella di lei.

Non essere la sua donzella, poiché lei è invidiosa;

Il suo manto vestale è già stanco e verde,

E nessuno a parte i pazzi lo indossa; buttalo via.

E’ la mia donna; O, è il mio amore!

O se sapesse che lo è!

Parla, ancora non dice niente. Come è possibile?

Il suo occhio parla: gli risponderò.

Sono troppo sfacciato, non è a me che parla;

Due fra le stelle più belle del cielo,

Che hanno da fare, supplicano i suoi occhi

Di scintillare nelle loro sfere fino al loro ritorno.

E se i suoi occhi fossero lì, e loro (le stelle) nel suo viso?

Lo splendore della sua guancia disonorerebbe quelle stelle,

Come la luce del giorno fa con una lampada; i suoi occhi nel cielo

Splenderebbero così tanto nella regione ariosa

Che gli uccelli canterebbero, e penserebbero che non è notte.

Guarda come la sua guancia si appoggia sulla sua mano!

O se potessi toccare quella guancia

[…]

J: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?

Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome;

O, se non vorrai, giurati al mio amore,

E io non sarò più una Capuleti.

R [In disparte]: Ascolto ancora o rispondo?

J: E’ il tuo nome a essere mio nemico;

Tu sei te stesso, anche se non fossi un Montecchi.

Cos’è un Montecchi? Non è una mano, non un piede,

Non un braccio, non una faccia, né qualche altra parte

Appartenente a un uomo. O, prendi un altro nome!

[…]

Romeo, rifiuta il tuo nome;

E per il tuo nome, che non è parte di te,

Prendi tutta me stessa.

R: Ti prendo in parola:

Chiamami solo amore, e sarò ribattezzato

D’ora in poi non sarò più Romeo.

[…]

J: Mi ami? So che dirai di si,

E io ti prenderò in parola; ma, se giuri,

Potresti provare il falso; ai falsi giuramenti degli amanti

Dicono che Giove rida. O gentile Romeo,

Se mi ami, dillo fedelmente

O, se pensi che mi sia troppo presto abbandonata,

Disapproverò, e sarò malvagia, e ti dirò di no,

E tu mi corteggerai; ma altrimenti, non per il mondo

In verità, bel Montecchi, sono troppo affezionata;

E perciò potresti pensare che il mio comportamento sia leggero;

Ma credimi gentile signore, mi dimostrerò più vera

Di chi ha più astuzia di essere timida.

Sarei dovuta essere più timida, lo ammetto,

Se fossi stata consapevole che tu stavi ascoltando

La passione del mio vero amore. Perciò perdonami,

E non attribuire questa leggerezza a un amore leggero

Che la notte scura ti ha rivelato.

ANALISI:

Il testo preso in esame è tratto dalla scena 2 del secondo atto della famosa

rappresentazione di William Shakespeare, “Romeo and Juliet”, composta tra il 1594 e il

1595 e pubblicata per la prima volta nel 1597. L’opera mostra maturità nella forma e

grande originalità. Questo estratto è la sequenza in cui i due protagonisti scoprono che

il loro amore è reciproco.

Analisi metrica:

La scena si apre con un particolare soliloquio di Romeo che parla a Giulietta, pur

sapendo che lei non lo sente. Viene interrotto dal soliloquio di Giulietta che crede di

non essere udita. I soliloqui diventano dialogo quando Romeo decide di rispondere

all’amata. Dal dialogo si evincono i caratteri dei protagonisti della tragedia: matura e

coscienziosa Giulietta, sognante e sventato Romeo.

Metro: endecasillabo sciolto, intercalato da settenari

v. 51 : allitterazione

vv. 19-20 / 42-43 :enjambement

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

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