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costumi
I sono di seta e di broccato ed indicano sia l’età che la condizione sociale del
personaggio interpretato. I personaggi femminili portano un pantalone rigido e svasato
verso il basso; quelli maschili calzano pantofole di tela, d’alluce separato. Sia il
personaggio maschile che femminile portano i capelli lunghi. L’acconciatura del vecchio
comporta una sorta di chignon. I demoni portano lunghi capelli che ricadono fin quasi al
ginocchio. I grandi personaggi portano l’antico copricapo di corte mentre gli esseri
soprannaturali una corona di gemme.
Di solito solo lo shite porta una maschera di legno scolpito e dipinto. Soffoca la voce del
personaggio; vi sono aperture piccolissime per gli occhi. La maschera è in grado di
mostrare differenti espressioni e sentimenti a seconda della posizione della testa
dell'attore e dell'illuminazione.
accessori
I grandi sono fatti di bambù e di stoffa: la barca, un quadrato arrotondato a
due estremità; una lunga canna di bambù diventa nelle mani dell’attore o un remo o una
pertica; un grande ventaglio per la danza, che nelle mani dell’attore può evocare sia
un’arma sia un ramo di pino. Quanto alle armi vi sono sciabole, alabarde, archi e frecce.
Una rappresentazione del nō è costituita da 5 drammi alternati a 4 farse; può durare
dalle 8 alle 10 ore: lo spettacolo è caratterizzato dalla lentezza. Il ritmo rallenta nella
prima parte dello spettacolo per poi accelerare nella seconda. Ridurre la durate è grave
poiché si distrugge l’armonia stabilita dai fondamenti del nō.
principio jo-ha-kyū
L’andamento dello spettacolo si fonda sul (preludio-sviluppo-finale):
► Prima parte: Jo-ha
• Jo: apertura strumentale nella quale entra il waki; esposizione del waki; strofa
introduttiva; presentazione del waki; descrizione del paesaggio.
• Ha: composto da 3 drammi che seguono anche loro il principio jo-ha-kyū:
- Ha-jo: entrata dello shite; lo shite canta le tre strofe; si dirige cantando verso il
palcoscenico. Qui vi è l’opera di guerriero: un monaco si ferma una sera su un antico
campo di battaglia. Un vecchio gli racconta gli episodi del combattimento e poi sparisce
rivelandogli che è lo spettro di uno degli eroi caduti quel giorno. Il monaco decide di
passare la notte in preghiera e lo spettro torna sotto l’aspetto del guerriero.
- Ha-ha: incontro dello shite e del waki seduti faccia a faccia. Qui vi è l’opera di donna:
lo schema è uguale a quello precedente con la solo differenza che il monaco vede apparire
una dama dei tempi passati, eroina di una storia d’amore.
- Ha-kyū: racconto dello shite; dialogo tra lo shite e il waki; lo shite lascia la scena. Qui si
descrivono gli avvenimenti del mondo reale: vi è un nuovo personaggio, la folle, una
donna diventata pazza in seguito alla perdita di un bambino o del marito.
► Interludio: Ai-kyōgen
Nell’attesa che lo shite si cambia d’abito vi è un dialogo tra il waki e il kyōgen.
► Seconda parte: Kyū
• Kyū: qui vi è l’opera di demone: un monaco incontra un vecchio o una giovane donna
che in seguito si rivelano essere demoni, caratterizzanti per una danza violenta.
- Kyū-jo: il waki canta il canto di attesa.
- Kyū-ha: entrata dello shite che canta una strofa introduttiva; dialogo col waki.
- Kyū-kyū: ultimo canto del coro, racconto o commento.
Le forme di intrattenimento anteriori al XIV secolo si originano da cerimonie religiose
connesse ai cicli produttivi rurali, assumendo gradualmente la forma di danze
folkloristiche o primitive commedie.