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Il termine "gusto" nella filosofia di Kant

Il termine "gusto" oltre che diventare oggetto di indagine prettamente filosofica, diventa stabilmente oggetto della riflessione della filosofia al punto che viene trattato in particolar modo nell'ultima delle tre critiche kantiane del 1790, ovvero nella Critica del giudizio.

In Kant l'arte, la bellezza, e soprattutto l'immaginazione rappresentano un problema filosofico. Il problema posto nella critica del giudizio è quello di trovare un collegamento tra le tre facoltà conoscitive che sono: immaginazione, ragione e intelletto. Kant connette quindi il sentimento del piacere con le facoltà conoscitive, si va a creare così un libero gioco.

L'esperienza estetica del bello e del sublime nasce dal confronto e dall'accordo dell'immaginazione con l'intelletto e dell'immaginazione con la ragione. Infatti se l'immaginazione si trova in un accordo del

Tuttospontaneo con l'intelletto, allora l'oggetto che origina il piacere estetico, deve essere giudicato conforme al giudizio di gusto, cioè bello. La capacità di giudizio di tipo estetico è soggettiva poiché si basa sul sentimento del bello, gli oggetti belli sembrano essere fatti al fine di suscitare il sublime, emozioni estetiche. Oltre al bello, il giudizio estetico riguarda anche ovvero ciò che è assolutamente grande al di là di ogni comparazione, smisurato, incommensurabile, esso è un sentimento dell'animo.

Arte e genio. Kant affronta il problema dell'arte e del genio, quest'ultimo è il talento naturale che dà la regola all'arte, costruendo idee estetiche. Nel 1600 Baldassarre Gracián y moralès ne aveva già parlato tramite il concetto dell'Agudeza, essa è la capacità, tramite il genio, di cogliere le somiglianze e le differenze visibili e non.

visibili.Tale problema dell'arte del genio lo ritroviamo anche in Batteaux nella sua opera "Le belle arti ricondotte ad un unico principio", Batteaux intende trovare un principio comune a tutte le arti, egli ribadisce la comune origine delle arti dall'imitazione. Secondo Batteaux-Le arti imitano la natura e la natura imita l'arte-Le pratiche imitative sono arti-La natura così come ci si presenta non è immediatamente bella ma è l'artista che è guidato dal buon gusto e la rappresenta tale.Il romanticismo: Hegel e SchlegelIl Romanticismo è stato una rivoluzione nella sensibilità e nel gusto che ha abbracciato e irreversibilmente modificato tutta la cultura europea e dunque la riflessione romantica è un capitolo cruciale nella storia dell'estetica, un importante contributo all'arte romantica (letteratura, musica e pittura) è data dalla Filosofia idealista di stampo principalmente tedesco con figure.

Come Hegel, Schelling, Fichte e Schlegel (Friedrich) che identificano l'unico spirito universale che si manifesta nei singoli soggetti del mondo sensibile.

Il termine "Romantico" assume nel 1700-1800 un significato completamente diverso da quello attuale, identificando quelle opere di stampo cavalleresco e quelle forme letterarie tipiche delle lingue neolatine (che oggi chiamiamo appunto romanze).

Il romanticismo segna un forte distacco tra l'arte antica (classica) e l'arte moderna, e anche tra natura e arte in cui l'arte non deve imitare la natura ma deve riuscire a riprodurne la forza creatrice.

Hegel sviluppa nelle lezioni di estetica le sue riflessioni sul bello e sull'arte; egli parte dal presupposto per cui l'arte tratta del bello artistico e non del bello naturale, poiché più vicino allo spirito assoluto, di cui l'arte è manifestazione.

FiEgli individua tre fasi fondamentali dello sviluppo del bello artistico: quelle dell'arte simbolica, arte classica e arte romantica. Tali fasi sono quelle forme in cui si esprime nel mondo sensibile lospirito assoluto. L'arte simbolica è legata alle religioni (principalmente quelle orientali) in essa il contenuto spirituale si manifesta tramite la forma ma solo in maniera simbolica. Nell'arte classica si realizza la perfetta sintesi di forma e contenuto, in cui la forma non è simbolo ma incarnal'immagine dello spirito. Per l'arte romantica in ne il contenuto è più importante della forma in quanto tende ad elevarel'idea alla sfera spirituale. Infatti l'arte romantica si differenzia dall'arte classica nell'importanzache da all'aspetto materiale prediligendo quelle arti che più si distaccano dal mondo materiale (architettura (simbolica) vs. scultura greca (classica) vs. Poesia, musica e pittura

(romantica)).La poesia per Hegel è l'arte romantica per eccellenza perché si slega completamente dal mondo materiale e sensibile.Friedrich Schlegel è un filosofo e critico tedesco a cavallo tra 1700 e 1800; è stato fondatore della rivista Athenaeum e membro del circolo di Jena. È considerato uno dei padri dell'estetica romantica, nonostante egli non abbia mai dato una definizione nelle sue opere di Romanticismo.Nella sua opera "Dialogo sulla poesia" egli parla del rapporto tra arte e critica: Schlegel come Hegel da alla poesia il compito di indagare sia l'infinito sia la sfera individuale, che deve essere quindi riflessiva (poesia trascendentale) un contrasto che origina un'eterna insoddisfazione e un desiderio incolmabile, quindi la poesia è intesa come strumento, come linguaggio simbolico per rappresentare l'infinito. Questo è il compito dell'arte moderna che non può più prendere

l'arte antica/classica come modello da imitare Aneddoto di Zeusi Ogni opera d'arte non deve limitarsi a rispecchiare la natura ma deve scegliere le parti più belle per comporre un insieme perfetto, Batteaux presenta due aneddoti importanti che vedono come protagonista il pittore Zeusi colui che portò un'importante innovazione nel campo della pittura ovvero il cavalletto. Il primo aneddoto è quello famosissimo di Platone: "L'aneddoto del grappolo d'uva dipinto così bene, che gli uccelli cercavano di beccarne i chicchi", è n troppo noto. Meno famosa la vicenda del quadro che egli dedicò ad Elena di Troia. Dipingere la donna più bella del mondo non è cosa facile come è noto, i canoni di bellezza variano da persona a persona. Cosa fare, dunque, per ricostruire la bellezza ideale? Da bravo greco qual era, Zeusi decise di giocare d'astuzia. Giunto nella Città della Magna Grecia chiese di presentarglinon può essere ridotto a una semplice questione di preferenza personale, ma deve essere basato su criteri oggettivi di bellezza. Secondo Sibley, i predicati estetici sono caratterizzati da tre proprietà: intrinsecità, relazionalità e necessità. L'intrinsecità significa che il giudizio di gusto si basa sulle qualità intrinseche dell'oggetto, indipendentemente da considerazioni esterne. La relazionalità implica che il giudizio di gusto è basato sulla relazione tra le qualità dell'oggetto e il nostro gusto personale. La necessità indica che il giudizio di gusto è universale e necessario, cioè valido per tutti. Queste proprietà dei predicati estetici sono importanti per comprendere la natura del giudizio di gusto e la sua relazione con l'arte e la bellezza.

nasce dalla contemplazione in prima persona di qualcosa di bello ad <linee deldisegno, che esso continui ad apparirci grazioso, o almeno grazioso allo stesso modofi flfi fi fi fi fi . fi fi . fi fi fi . . .

Estetica ingenua Vs. Estetica scientificaDurante il 1900 nasce il problema di de nire gusto, bellezza e arte: da un lato la teoria sviluppatanei secoli e dall’altro il senso comune popolare; cosi come esistono la logica o la sica ingenuaesiste a sua volta l’estetica ingenua, quest’ultima è data dal giudizio di gusto comune chepotrebbe essere de nito “ignorante” e quindi necessità di essere educato da degli esperti ossia deicritici d’arte che tramite la loro esperienza possono insegnare l’arte del buon gusto (Hume).L’estetica ingenua si contrappone di conseguenza all’estetica scienti ca che tramite caratteristichee regole esatte cerca di uniformare il giudizio di gusto comune. Ma ciò risulta impossibile,

per lanatura stessa dell'uomo, per il quale risulta fondamentale la personale esperienza estetica. L'esperienza estetica, sindrome di Stendha. L'esperienza estetica la intendiamo come un esperienza speciale, in prima persona, un qualcosa di unico, ne è un esempio la sindrome di Stendhal. Stendhal durante un viaggio in Italia si accorse di essere talmente sensibile alle esperienze estetiche provate nelle collezioni e nei musei che visitava che era soggetto a malori, svenimenti e capogiri, tale esperienza passò alla storia con la definizione di "sindrome". Si definisce sindrome di Stendhal o (sindrome di Firenze) quell'affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. John Dewey (filosofo americano del 900) sosteneva che l'esperienza estetica sirapporta all'esperienza umana generale: ne "l'arte come esperienza" egli non descrive l'esperienza estetica come un'esperienza autonoma ma come somma di ogni esperienza quotidiana, come somma completa e chiara dei singoli significati deboli e incompleti. Dewey coglie così molti dei caratteri che competono all'esperienza estetica. Benedetto Croce: "Estetica" (1902) Nell'Estetica, Croce attua una riflessione teorica sull'arte. L'Estetica è una disciplina filosofica: anzi, ingloba tutta la filosofia, sebbene si concentri in particolar modo sull'arte. Alla domanda "Che cos'è l'arte?", Croce risponde che "l'arte è ciò che tutti sanno cosa sia". La filosofia stessa per Croce non fa altro che esplicitare concetti che tutti, in maniera diretta o indiretta, possiedono. L'arte nello specifico si definisce come intuizione dell'individuale, che ha per oggetto.entità singole anziché concetti, e produce immagini dell'arte Tesi fondamentale dell'Estetica crociana è l'autonomia che
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Publisher
A.A. 2021-2022
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gea_01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Kobau Pietro.