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҉LA CRISI ECONOMICA (73-96) E IL NUOVO CICLO DI
ESPANSIONE ECONOMICA (1900-1914)
A partire dal 1873 scoppiò una crisi economica generale, che durò fino al 1896. Essa ebbe molteplici cause, tra cui
distinguiamo una causa congiunturale e le cause strutturali.
Causa congiunturale:
- Il boom speculativo del 1871-73 conseguente alla guerra franco-prussiana. L’origine dei fenomeni
speculativi si può far risalire alla fine della guerra franco-prussiana (70-71) in seguito alla pace fra la Germania
e la Francia, che aveva imposto a quest’ultima il pagamento di un’indennità di 5 miliardi di franchi-oro. Il
pagamento di questa indennità avvenne in tempi molto rapidi e così una grande massa di capitali entrò nel
circuito finanziario europeo rendendo possibile un gran numero di investimenti (il denaro francese promuove
investimenti). La prospettiva di profitti futuri creò un’ondata di speculazione basata sulla tendenza al rialzo
del prezzo dei titoli. Questi fenomeni speculativi, però, non trovarono pieno riscontro negli andamenti
dell’economia reale, ossia il prezzo dei titoli azionari era troppo superiore al loro valore effettivo: così nel 73
→
caddero i titoli austriaci e tedeschi e molte banche fallirono iniziò una reazione a catena che portò al
→
fallimento di molte imprese (con conseguente aumento della disoccupazione riduzione dei redditi
→
riduzione della domanda di beni).
Cause strutturali:
1) Crisi ferroviaria. Nella prima metà dell’Ottocento si era assistito allo sviluppo delle ferrovie, che ebbe un
ruolo trainante per lo sviluppo generale. Infatti lo sviluppo ferroviario comporta: • formazione di mercati
nazionali; •trasporto e commercializzazione dei beni di consumo; • domanda alta di materiale rotabile e di
carbone, ergo sostentamento dell’industria meccanica, siderurgica estrattiva. Scoppiata la crisi, l’arresto degli
investimenti nel settore ferroviario fece venie meno i punti sopra elencati e provocò, quindi, un
rallentamento degli investimenti in altri settori e dello sviluppo economico generale.
2) Crisi agraria provocata dalla concorrenza dell’agricoltura americana. Quest’ultima, essendo estensiva e
meccanizzata, produceva a costi nettamente inferiori a quelli europei perciò, quando i piroscafi a vapore e le
ferrovie consentirono di trasportare con costi meno elevati i cereali dall’America all’Europa, le aziende
dovettero subire la concorrenza americana. I costi dei cereali americani erano notevolmente inferiori rispetto
a quelli europei→molte aziende agricole del continente furono messe fuori dal mercato.
3) Crisi nel settore industriale provocata dall’ascesa di nuovi paesi industrializzati. In precedenza stati come il
Giappone, la Russia, gli stati meridionali degli Stati Uniti, erano serviti da mercati per le merci europee e da
grandi fornitori di materie prime per l’industria europea, mantenendo l’equilibrio del sistema. Lo sviluppo
industriale di questi paesi, che iniziarono a produrre autonomamente ciò che prima importavano dall’Europa
fece cadere l’equilibrio del sistema.
4) Crisi di sovrapproduzione. Il mercato era troppo ristretto per accogliere e consumere le merci prodotte.
Conseguenze e tentativi di soluzione:
1) Protezionismo (→crisi del modello liberista). Per fronteggiare la diminuzione dei prezzi e per proteggere le
industrie nazionali dalla concorrenza degli altri paesi ci fu l’adozione di tariffe doganali protettive, ossia
l’imposizione di dazi sull’importazione delle merci. Tra il 1878 e il 1882 le maggiori nazioni europee
adottarono misure protettive→questo segnò la crisi del modello liberista, secondo cui lo stato non doveva
intervenire nella vita economica favorendo la libertà degli scambi, principio tanto caro ai liberali
dell’Ottocento. Lo stato sostenne invece l’industria, in particolare quella siderurgica, cantieristica, bellica.
2) Concentrazione monopolistica. Le industrie fallite vennero acquistate a prezzi bassissimi da poche grandi
imprese→nacquero così i monopoli, gigantesche concentrazioni industriali dotate di enormi capitali, grandi
società finanziarie che controllavano i pacchetti azionari di maggioranza di un notevole numero di imprese.
Questo processo di concentrazione dei capitali sottoponeva il mercato al controllo di pochi operatori
economici.