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La comunicazione glottodidattica sulla base dei parametri dihyMESSPEAKING: differenza tra didattica in presenza e didattica in rete
Scena culturale: ogni cultura ha i suoi modelli di comunicazione. In rete, manca il contatto faccia a faccia, per cui è possibile che gli studenti agiscano secondo schemi mentali diversi. La rete evita turbative, ma accentua problemi interculturali di fondo.
Setting, o luogo fisico. In presenza, l'aula, dominata dalla presenza dell'insegnante, può assumere conformazioni diverse:
- Una struttura a "U" consente al docente di occupare lo spazio centrale e di fare da registra in un luogo in cui tutti vedono tutti, ma anche di camminare dietro gli studenti per aiutarli.
- Una struttura a "TAVOLI GRANDI" consente di lavorare bene in gruppo, non favorisce i momenti frontali e l'allargamento all'intera classe.
- La struttura "TRADIZIONALE" è la peggiore: mette l'insegnante in una posizione di dominanza e non favorisce la partecipazione attiva degli studenti.
Evidenza ma al tempo stesso lo isola, impedisce l'interazione tra studenti.
In rete: il luogo fisico è lo schermo che è costituito da e-mail, forum e Chat line
P --> partecipanti
In presenza: rapporto tra studenti e docenti
In rete: il tutor guida la comunicazione e gli studenti hanno più possibilità di comunicare i loro dubbi.
E -->ends, scopi
L'insegnante deve rendere partecipi gli studenti sui perché di una data scelta, propone un'attività, un testo, un test. Più gli studenti sono adulti, più è necessario condividere gli scopi.
A -->atti e mosse comunicativi
In presenza: l'insegnante compie atti (chiede qualcosa, spiega, assegna compiti) e mosse (attacca, ironizza, interrompe ecc) e deve considerare gli effetti sugli studenti non l'interazione.
In rete: deficit comunicativo, anche se la web può superare il problema, un problema può essere l'irreversibilità della
comunicazione telematica: una volta spedito un messaggio non si può tornare indietro.
K -->key, chiave, atteggiamento psicologico
In presenza: la classe ha una chiave psicologica verso l'insegnante, dimostrandosi ostili, indifferenti, favorevoli, l'insegnante deve tener conto del loro comportamento e se è il caso deve modificare il suo.
In rete: la comunicazione deve essere scherzosa sdrammatizzata (utilizzando anche gli emoticon)
I --> instruments, mezzi
In presenza: handout fotocopiato e lavagna tradizionale devono essere usati tenendo ben presenti:
- La percezione degli studenti: per es. scrivere in piccolo alla lavagna è cattiva comunicazione didattica
- I meccanismi di memorizzazione: verbi scritti in blu con le desinenze in rosso sono molto memorizzabili
N --> norme di interazione: relazione tra i partecipanti e l'influenza della chiave psicologica
G --> genere comunicativo:
- monologo
- ascolto o visione con interventi guida
dell'insegnante• lavori di coppia, di gruppo, tra squadre
La regola dello SPEAKING è facilmente memorizzabile e può servire da rapida autoanalisi, nel momento in cui si cerca di riflettere sulla propria prassi didattica
(CAP. 6) I MODELLI OPERATIVI COMUNI A TUTTE LE SITUAZIONI GLOTTODIDATTICHE (lezioni, unità di apprendimento, unità di didattica, modulo).
IL CURRICOLO• CORPUS O SILLABO: significa stilare l’elenco del materiale da insegnare in quel corso. Sono corpora i volumi del consiglio d’Europa che descrivono i livelli di soglia delle principali lingue europee. Il curricolo è un corpus che però include altre dimensioni
• PROGRAMMA: termine tipico della tradizione scolastica italiana e rimanda ai documenti ufficiali in cui si descrivono mete ed obiettivi.
• CURRICOLO: proposte curriculari che si allontanano da quelli usati dagli esperti delle scienze dell’educazione.
ANALISI DEI BISOGNI Progettare un curricolo
significa definire i bisogni dello studente a cui è destinato o dell'azienda che lo commissiona. Molti studi ribadiscono la centralità dell'analisi dei bisogni, senza riflettere sulla nozione di bisogno. Nei sistemi della tradizione europea è lo stato che definisce i bisogni, mentre in quella anglosassone è una Local Educational Authority che rappresenta più le volontà locali e delle famiglie cioè degli elettori che quelli dello stato. La tendenza in Europa e in Italia va verso una formula mista in cui l'autorità centrale offre un quadro di riferimento e le realtà locali lo adattano secondo i bisogni che esse percepiscono. Per realtà locali, intendiamo sovrintendenze regionali, distretti scolastici, colleghi docenti che sono più interessati allo sviluppo della personalità che all'analisi di ciò che succede fuori dalla scuola. Il curricolo invece si basa in particolare sui bisogni.esterni alla scuola, ed è il progettista del curricolo stesso che chiede agli studenti di individuare i loro bisogni. In entrambi i casi si tratta di soluzioni sbagliate. L'ANALISI DEI BISOGNI, invece, va compiuta tenendo conto dei: - BISOGNI PRAGMATICI FUTURI: sia sulla base dei modelli forniti dai glottodidatti, sia sulla conoscenza del contesto in cui verrà spesa la competenza acquisita - BISOGNO DI IMPARARE A IMPARARE: raggiungere autonomia nell'apprendere una lingua man mano che la si usa. - BISOGNI PRESENTI DELLO STUDENTE IN QUANTO TALE: i bisogni che rimangono all'interno della classe ma dalla cui soddisfazione egli trae motivazione per proseguire Un curricolo è una costruzione teorica e solo dopo, è la sua applicazione al contesto della scuola o del mondo reale. I FINI DELL'INSEGNAMENTO LINGUISTICO: Insegnare una lingua straniera vuol dire fare educazione linguistica. Mete educative: 1. CULTURALIZZAZZIONE, cioè laconoscenza e il rispetto dei modelli culturali e di valori di civiltà dei paesi dove si parla la lingua straniera. 2. SOCIALIZZAZIONE: cioè la possibilità di avere relazioni sociali usando la lingua straniera. 3. AUTOPROMOZIONE. cioè la possibilità di procedere nella realizzazione del proprio progetto di vita avendo maggiore conoscenza del mondo e delle persone. Mete didattiche: 1. COMPETENZA COMUNICATIVA: sia nella lingua che nella cultura straniera. 2. SVILUPPO DELLA COMPETENZA GLOTTOMATETICA: ossia la capacità di apprendimento linguistico, riferito anche a tutte le altre lingue che l'allievo studierà in futuro. Sulla base delle finalità si individuano i mezzi che variano da situazione a situazione. Materiali didattici e mezzi tecnologici dipendono dai fini e dagli obiettivi, non sono variabili indipendenti, per ogni tipo di attività si usa un certo strumento. INDICAZIONE PER LA PROGRAMMAZIONE: Il curricolo indica anche i modi perutilizzare i materiali in modo da farli acquisire agli studenti è l'operazione che di solito si definisce PROGRAMMAZIONE.INDICAZIONI PER LA REALIZZAZIONE IN CLASSE
Un curricolo deve fornire indicazioni:- Positive: raccomandando che si proceda secondo una sequenza didattica, che il lessico venga sempre presentato in situazioni.
- Negativa: esclude la possibilità di presentare liste di lessico da imparare a memoria.
INDICAZIONI PER LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI E DEL CURRICOLO STESSO.
- VERIFICA: elemento ineludibile di un processo didattico, riguarda il raggiungimento degli obiettivi didattici. Può essere SOMMATIVA, se è basata nella programmazione sui moduli; può essere FORMATIVA, se è basata in base alle unità.
- VALUTAZIONE. Tiene conto del percorso effettuato dal punto di partenza, delle condizioni psicologiche e sociali.
Allora è errato. Lo studente dovrebbe essere chiamato a compiere in maniera formale con una scheda articolata, in modo da fornire feedback a chi lo ha progettato e realizzato, sia da crescere nella competenza patetica, cioè nell'imparare a imparare una lingua straniera.
DAI CURRICOLI BIDIMENSIONALI A QUELLI TRIDIMENSIONALI
Il curricolo è sempre stato pensato in maniera bidimensionale, sull'asse orizzontale abbiamo gli anni di studio, su quello verticale i livelli di competenza comunicativa. Funziona in questo modo per i sistemi statici, ma poiché ogni situazione va differenziata si è passati a quelli di tipo tridimensionale. Ogni colonna risulta dall'incrocio tra una delle funzioni e una delle abilità linguistiche. In questo modo le colonne vengono riempite da contenuti linguistici, extralinguistici, e culturali.
Per ogni settore si può realizzare un curricolo ad hoc. Questo è fondamentale nelle società.
complesse.I MODELLI OPERATIVI DELLA TRADIZIONE: DALLA CONVERSAZIONE CON IL FILOSOFO ALLA LEZIONE CON IL RETORE.
La tradizione ci ha tramandato 2 modelli, la conversazione maieutica e la lezione ex-cattedra. Oggi questo funziona solo per il dottorato di ricerca, o per la glottodidattica nell'insegnamento dell'italiano a piccoli gruppi di immigrati. Non è applicabile nell'insegnamento delle lingue nella nostra babele quotidiana. Nella babele globale il maestro sacerdote non funziona più.
I MODELLI EREDITATI DAL XX SECOLO
Nella tradizione glottodidattica, dagli anni 60 si parla di unità didattica, in genere una unità è composta da unità matetiche cioè di apprendimento: sono queste unità il punto di partenza nell'ottica di una glottodidattica umanistico-affettiva che ponga davvero lo studente e i suoi processi acquisitivi al centro dell'attenzione. In tempi più recenti si è richiesto
l’elaborazione di un ulteriore modello, di organizzazione didattica organizzando blocchi di competenza e accreditarli ad una persona. TRE MODELLI PER INSEGNARE LE LINGUE OGGI. 1. UNITA’ DI APPRENDIMENTO si definisce sulla base delle ricerche di matrice psicodidattica in particolare della Gestalt che descrive la percezione in termini di: 1) GLOBALITA’ 2) ANALISI 3) SINTESI Nel modello gestaltico si ipotizza che ci sia innanzitutto una percezione globale dell’evento comunicativo o del testo che coinvolge l’emisfero destro e si basa: - Sfruttamento della ridondanza - Formazione di ipotesi socio-pragmatiche su quanto potrà avvenire in quel contesto, sulla base delle nostre conoscenze del mondo - Formazione di ipotesi linguistiche, sulla base delle nostre conoscenze grammaticali - Elaborazione delle metafore che ci consentono di visualizzare alcuni significati. Lo schema mentale delle metafore ci permette di comprendere meglio il testo. Questo modello si basa sulla percezione globale dell'evento comunicativo o del testo, sfruttando la ridondanza e formando ipotesi socio-pragmatiche e linguistiche. Inoltre, l'elaborazione delle metafore aiuta a visualizzare e comprendere meglio i significati.