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ATRATTO E CONCRETO
Ogni atto linguistico è fatto a sé ed irripetibile. In una lingua è fondamentale la
capacità distintiva dei suoni: mano non è meno ecc.
manto- mento mela-mele ecc ---> esiste una [a] che si oppone ad una vocale
[e] e questa opposizione basta a distinguere moltissime parole. Esiste un livello
astratto dove vi è una /a/ (ed una sola) e poi questa /a/ si può realizzare in n
modi diversi. E lo stesso si può dire di /e/. e poi c'è un livello concreto dove c'è
molto varietà fisica ( dipende da organi della fonazione)
La trasformazione delle lingue: linguistica storica
L'idea che tutte le lingue derivano da un'unica lingua originaria è molto antica:
il mito biblico della torre di Babele è il tentativo + noto di risolvere il problema:
la lingua primitiva dell'umanità sarebbe stata una sola, l'ebraico, cioè la lingua
in cui dio parlava ad adamo, e gli uomini avrebbero cominciato a parlare lingue
diverse in conseguenza alla punizione divina lanciata contro il loro blasfemo
tentativo di costruire una torre che giungesse fino al cielo. Questa spiegazione
continuò ad essere accettata per molti secoli. A partire dal rinascimento furono
elaborate altre ipotesi alcune fantasiose ( il fiammingo era la lingua originaria )
altre invece anticipatrici di scoperte successive: Leibniz ipotizzò una famiglia di
lingue giapetiche, estesa non solo all'Europa ma anche a parte dell'Aia,
anticipando cosi quella che + tardi verrà chiamata la famiglia linguistica
indoeuropea. Ma soltanto all'inizio dell'800 lo studio della parentela
genealogica delle lingue e del loro mutamento attraverso il tempo assume
l'aspetto che lo caratterizza ancora oggi. ----> linguistica storica o
storico-comparativa.
Essa tiene ben distinti i due problemi delle lingue originarie da un lato e
dell'origine del linguaggio dall'altro, che invece la spiegazione babelica
unificava. Nell'epoca moderna la spiegazione biblica viene abbandonata e la
questione dell'origine del linguaggio fu affrontata da tanti filosofi: il filosofo
francese de Condillac ipotizzò che il linguaggio avesse avuto origine da suoni
primitivi (grida), all'inizio espressioni di emozioni, senza alcun valore simbolico,
e poi divenuti segni convenzionali di quelle entità Animate o non, che tali
emozioni avevano prodotto negli esseri umani. Questa spiegazione non superò
mai il livello di congetture e cosi gli studiosi di inizio 800 non si occuparono + di
spiegare come e perché fossero nati suoni e parole delle lingue originarie, ma
si interessarono solo a ricostruirli sulla base della comparazione delle lingue da
esse derivate. Una delle assunzioni + comunemente accettate è che l'origine
del linguaggio sia dovuta all'aumento proporzionale del peso del cervello
umano rispetto all'intero peso corporeo durante l'evoluzione dell'homo sapiens.
Questa ipotesi è stata contestata da alcuni, sulla base del fatto che i delfini
hanno un cervello di dimensioni paragonabili a quello umano ma non
comunicano attraverso un linguaggio verbale.
Non esistono lingue + primitive di altre: anche popolazioni molto primitive,
almeno rispetto agli standard occidentali, parlano lingue ugualmente
complesse come quelle dei popoli di + antica civilizzazione. Lo stesso vale per
le lingue originarie di una determinata famiglia linguistica: esse sono ricostruite
sulla base delle lingue che ne discendono, e quindi non mostrano alcun tipo di
primitività.
La linguistica storica rinuncia a qualunque ipotesi catastrofista per spiegare il
mutamento linguistico ( il mito babelico ecc): nel 400 un umanista Flavio
Biondo sosteneva che la trasformazione del latino nell'italiano era un effetto
delle invasioni barbariche dell'Italia; Leonardo Bruni invece diceva che l'italiano
è sempre esistito, era una forma volgare parlata dal popolo in epoca latina.
Caratteristica comune di tutte queste posizioni era comunque assumere la
necessitò di una causa esterna del mutamento linguistico.
Dante invece aveva già individuato la causa dei cambiamenti linguistici nel
semplice scorrere del tempo. La linguistica assume la stessa posizione di Dante
( questo non significa che eventi catastrofici non possano produrre
cambiamenti linguistici, ma non sono necessari). Ogni generazione apprende la
propria lingua dalla generazione precedente, ma questo apprendimento non è
puramente passivo, perché ogni vola nei bambini si sviluppa una competenza
propria e per ciò stessa diversa, almeno in parte, da quella dei genitori.
Inizialmente queste differenze sono lievi però a distanza di secoli, le fasi +
antiche di una lingua diventano incomprensibili ai parlanti delle ultime
generazioni.
IL METODO COMPARATIVO E LA RICOSTRUZIONE DELLE LINGUE ORIGINARIE
Il metodo comparativo si fonda sul confronto tra le lingue. Lo scopo di questo
confronto è scoprire se 2 o + lingue sono genealogicamente apparentate o no,
ossia se derivano da una stessa lingua originaria.
Bisogna evitare di cadere in errore, ossia che sia la semplice somiglianza tra
parole a mostrare che 2 lingue sono apparentate: italiano- treno e turco- tren
---> fenomeno di prestito: il turco ha preso a prestito, nel campo semantico
delle parole relative ai trasporti, molte parole dall'italiano e da altre lingue
romanze; il primo errore da evitare è il confronto generico tra parole, che può
essere il + delle volte sviante, a cause dei fenomeni di prestito, e in generale di
interferenza linguistica, che caratterizzano i contatti tra lingue. Quindi bisogna
prendere in considerazione le parole native di una lingua come per esempio le
parole indicanti i numerali, i nomi di parentela o le parti del corpo. ( ita – uno
tedesco – ein). La corretta applicazione del modo comparativo è individuare
una serie di corrispondenze sistematiche tra fonemi e morfemi in
determinate lingue, ossia che a determinati fonemi e morfemi in una lingua
corrispondono determinati altri fonemi e morfemi in un altra lingua: questo
significa che 2 parole corrispondenti in 2 lingue possono essere anche formate
da fonemi tutti diversi, e quindi avere un aspetto molto diverso,,eppure avere
la stessa etimologia: foot e piede.
Per dimostrare l'esistenza di queste corrispondenze : 1) mostrare che esse non
si limitano ad una parola sola ma si estendono ad altre parole del vocabolario
nativo.
2) ricostruire il cammino che ha portato dalla parola nella lingua originaria
alla parola nelle due lingue apparentate.
La comparazione tra lingue x dimostrarne la parentela genealogica richiede
quindi di ripercorrerne la storia ed è x questa che è spesso chiamata linguistica
storico-comparativa. Questo procedimento permette di stabilire qual è
l'antenato comune + vicino di determinate lingue ( nel caso dell'italiano e delle
altre lingue romanze è il latino). Nel caso dell'inglese e delle altre lingue
germaniche non è attestato, però si può ricostruire e viene chiamata
proto-germanica o germanico comune.
L'originaria sequenza latina ct si è mutata in tt in ita, it in francese e pt in
rumeno ( factum>fatto > fait>fapt).
Ogni ricostruzione linguistica è un'ipotesi e quindi non è assolutamente
inconfutabile: la linguistica storico-comparativa è una disciplina empirica, e
quindi le sue ipotesi, x quanto fondate, sono in linea di principio falsificabili.
La comparazione dei vari gruppi linguistici ci permette di ricostruire la lingua
originaria dell'intera famiglia (l'indoeuropeo).----> albero genealogico.
Questa forma fu proposta x la prima volta dal linguistica tedesco August
Schleicher ( alla metà 800) ed è tuttora in discussione. L'immagine dell'albero
genealogico esclude che ci possano essere interferenze tra lingue dopo la loro
separazione dall'antenato comune ma l'interferenza tra lingue appartenenti a
diversi gruppi è un fatto che non ha mai conosciuto e né conoscerà mai
interruzioni, come lo studio dei prestiti ci indica.
Per questo esiste la cosiddetta teoria delle onde: i vari fenomeni linguistici si
distribuirebbero, all'interno delle lingue indoeuropee, come le onde in uno
specchio d'acqua, in mondo che alcuni fenomeni si estenderebbero fino a un
certo punto, altri fino ad un altro, e poi altri si incrocerebbero tra loro. Alle linee
che determinano l'estensione dei vari fenomeni viene dato il nome di isoglosse.
( sul modello dei termini geografici tipo isoterme) : ad es. si può dire che il
gruppo italico e celtico condividono l'isoglossa dei passivi in -r. ( amor- sono
amato).
Queste 2 immagini sono complementari. Se si vogliono indicare con nettezza le
proprietà che caratterizzano le differenze tra i sistemi fonologico e morfologico
di un determinato gruppo o sottogruppo di lingue, Allora si usa l'albero. Se
vogliamo indicare invece l'estensione che un determinato fenomeno ha avuto
nell'ambito della famiglia indoeuropea, eventualmente indicandone anche la
cronologia relativa, allora si sa la teoria delle onde.
L'indoeuropeo viene presentato dall'albero genealogico come una lingua
omogenea, senza variazioni dialettali; la teoria delle onde lo presenta come
una lingua distinta in gruppi dialettali considerevolmente diversi l'uno dall'altro.
---> non si dimentichi che esso è frutto di una ricostruzione.
Alcuni considerano le parole della lingua originaria ricostruita come formule x
esprimere le varie corrispondenze; altri pensano che queste comunque
rappresentassero una testimonianza di una lingua parlata e quindi di una
cultura.
RICOSTRUZIONE
sono importanti le testimonianze fornite dalle fonti scritte + antiche e infatti si
preferiscono le lingue come il sanscrito, il greco e il latino, il gotico e lo slavo-
ecclesiastico ecc.
1) alle occlusive sorde del sanscrito, del greco e del latino corrispondono
nelle lingue germaniche fricative sorde : /p/--->/f/
2) alle occlusive sonore del sanscrito, del greco e del latino corrispondono
nelle lingue germaniche occlusive sorde: /b/---->/p/
3) ai fonemi che sono in sanscrito occlusive sonore aspirate, in greco
occlusive sorde aspirate, in latino fricative sorde, corrispondono nelle
lingue germaniche occlusive sonore: /bh/---->/ph/---->/f/---->/b/
questa è chiamata legge di Grimm, dallo studioso che lo scoprì nel 800, è
chiamata anche mutazione consonantica germanica.
IL MUTAMENTO FONETICO E LE LEGGI FONETICHE
In latino i fonemi vocalici si distinguevano anche x lunghezza : in nominativo
[rosa] si oppone all'ablativo [rosa:]. Nel passaggio dal sistema vocalico latino a
quello italiano sono andate perdute q