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Analizzeremo, infine, anche le implicazioni che questa pratica antica detiene
rispetto all’arte, alla tecnica e alla religione.
Forme impropriamente religiose
1. Non è questa la sede per fornire la definizione di religione. Per semplificare
diremmo che – attese comunque le numerose proposte fornite dagli studiosi – la
religione si riferisce in senso ampio al rapporto tra l’uomo e una o più divinità,
riconosciuta dall’uomo e rispetto alla quale questi si pone in un legame soggettivo .
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Nello studiare l’evoluzione religiosa dell’umanità e nel soffermarsi sui diversi stadi di
questa evoluzione, emerge però che accanto alle normali forme di religiosità – che
possiedono un proprio carattere specifico e sono accomunate da elementi caratterizzanti
che chiamiamo costanti – convivono altre forme “improprie”, altrimenti dette
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secondarie o derivate. Queste espressioni non si possono definire religione tout-court
poiché rappresentano appunto una degradazione del fenomeno .
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1 M. Guerra, Storia delle Religioni, La Scuola, Brescia 1989, p. 179.
2 Cfr. M. Guerra, Storia delle Religioni, op. cit.
3 M. Guerra, Storia delle Religioni, op. cit., p. 179.
Nonostante tutto, esistono e convivono con le forme di religione classiche,
condividendone ad esempio il concetto monoteista della divinità.
In questo studio, come già anticipato, ci soffermeremo soltanto sulle
caratteristiche della magia. Per capire come questa si distigue dalla religione vera è
propria, si potrebbe accennare al fatto che mentre la seconda fa riferimento al culto
degli dèi o dei morti, la magia si concentra sia sul rapporto tra gli dèi fra di loro, che
sulle azioni degli uomini su se stessi e a beneficio dei vivi, anche se non esclude
l’intervento degli dèi e dei morti nel rito magico .
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2. La magia, sguardo d’insieme
La magia si caratterizza essere una credenza in un dinamismo che si concentra
su alcuni oggetti, simboli, parole, pensieri, figure, danze o suoni, e che l’uomo adotta al
fine di raggiungere alcuni obiettivi, siano essi legati all’aspetto umano o materiali,
altrimenti irraggiungibili con le sole forze umane e naturali. È una pratica ancestrale,
che esiste da sempre all’interno di qualsiasi cultura; in queste sussiste e si è trasformata
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lungo i secoli .
Il mago utilizza dunque il suo sapere magico con pratiche rituali o con intenti
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benefici (magia bianca , o altrimenti detta “positiva”: i prestigiatori) o con intenti
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malefici (magia nera , negativa: stregoneria).
Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in alcune
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categorie specifiche :
4 Guillemette Andreu, in Grande Dizionario delle Religioni, Cittadella Editrice-
Piemme, Assisi-Casale Monferrato 1988, p. 1202.
5 Cfr. M. Guerra, Storia delle Religioni, op. cit, e Jacques Vidal, in Grande
Dizionario delle Religioni, op. cit., pp. 1201-1202.
6 M. Guerra, Storia delle Religioni, op. cit., p. 180.
7 Idem.
8 Per questa distinzione si utilizza uno schema personale che tiene conto delle
diverse nozioni citate sia da M. Guerra in Storia delle Religioni che da J. Vidal in
Grande Dizionario delle Religioni.
La cosiddetta magia simpatica o di incanalamento, in cui l'effetto magico è
1. perseguito tramite l'utilizzo di immagini od oggetti (pensiamo agli amuleti o ai
talismani), che possono essere usati, ad esempio, come rappresentazione
simbolica della persona cui si vuole nuocere.
La magia da contatto è caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri
2. magici con ingredienti più o meno naturali.
Un’altra forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole o
3. formule magiche.
C’è poi la categoria della assomiglianza, il “simile produce il simile”. Si pensi
4. qui ai pigmei, che prima di andare a cacciare, imitano i movimenti, i versi e i
comportamenti in genere dell'animale che desiderano catturare.
L’atto magico, invece, seguendo la descrizione che ne fa M. Guerra, può essere
suddiviso in quattro parti: l’invocazione del potere superiore interpellandolo con il suo
proprio nome; il rito del sacrificio; l’atto magico in sé che presuppone appunto
l’attuazione di determinate azioni, gesti, simbolismo vario dalla cui perfetta
concatenazione e applicazione dipenderà la riuscita e l’efficacia dell’azione magic a; la
liberazione dalle forze o spiriti evocati .
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Prima di affrontare le implicazioni che la magia detiene con l’arte, la tecnica e
la religione, passiamo in rassegna alcune esperienze presso popoli antichi quali ad
esempio quello egiziano, hittita, romano e melanese.
Magia e riti presso egiziani, hittiti, romani e melanesi (Oceania)
3. Gli egiziani riservavano alla magia un posto molto importante nel corso della
loro vita quotidiana. Il loro specifico rito consisteva nel recitare formule innanzi a
immagini o rappresentazioni modellati in cera o argilla. Credevano anche che per
raggiungere una persona e agire su di essa fosse sufficiente pronunciare il suo nome o
scriverlo in geroglifici. Questa pratica serviva innanzitutto come difesa contro le
malattie, i malocchi; teneva lontano le bestie feroci, i fantasmi e riduceva il potere
malefico di quanti apparivano ostili. I depositari della conoscenza della magia erano i
9 M. Guerra, Storia delle Religione, op. cit., p. 182
sacerdoti, ai quali veniva insegnata nei templi. Anche i medici erano a conoscenza della
maggior parte delle formule guaritrici occorrenti per salvare i loro malati .
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La tradizione magica presso gli hittiti risale alle precedenti esperienze degli
Hurriti e dei Babilonesi. Nel loro ricorso alla magia, questi cercavano innanzitutto di
mettersi al riparo da tutte quelle forze portatrici di disgrazie e superiori all’uomo. La
magia comportava dunque un risultato sempre maggiore rispetto a quello che gli uomini
potrebbero raggiungere con il proprio sapere, questo perché in un certo senso si credeva
che “chi eseguiva una pratica magica si rivestiva a posteriori di un potere divino e agiva
come il dio che, in un’epoca remota, era ricorso a quei procedimenti in circostanze
analoghe”. Non a caso, secondo M. Vieyra, “la magia è una tecnica utilizzata un tempo
dagli dèi in circostanze particolari; quando gli uomini la usano non fanno che ripetere e
riprodurre i fatti e i gesti, recitare le parole pronunciate dagli dèi nei tempi antichi” .
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Sempre presso gli hittiti, la magia risultava intimamente legata alla religione,
pertanto prevedeva dei riti specifici di purificazione :
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Rituali di guarigione – Questi servivano a purificarsi da un male risiedente di
1) solito in un errore commesso da un antenato, da un re o da membri della
comunità. Guarivano principalmente dalle epidemie della peste, dalla febbre e
dalle varie sterilità.
Rituali di pacificazione – Servivano per placare sia la collera di un dio contro il
2) proprio popolo che le inimicizie fra due paesi, tra famiglie e tra membri di una
stessa famiglia.
Rituali di sostituzione – L’impurità di una persona o di un luogo veniva
3) trasmessa ad un altro essere o luogo nei quali la stessa diventerebbe
inoffensiva e non preoccupante agli occhi di quelli che la portavano.
“Mugawar” – Era necessario per far ritornare una divinità scomparsa,
4) commuovendola e facendola uscire dallo sdegno in cui si era chiusa.
10 Guillemette Andreu, in Grande Dizionario delle Religioni, op. cit., pp. 1202-
1203.
11 M. Vieyra, Les religione du Proche-Orient, cit. in G. Andreu, Grande
Dizionario delle Religioni, op. cit., p. 1203.
12 Cfr. René Lebrun, in Grande Dizionario delle Religioni, op. cit., pp. 1203-
1204. “Evocatio” – È simile al precedete, solo che in questo caso il dio non è
5) scomparso ma si trova in un luogo diverso, dal quale si tratta di farlo tornare.
Rituali di purificazione – Si tratta di cerimonie che duravano parecchi giorni,
6) anche due o tre settimane, e dipendevano dal grado di contaminazione e dal
rango del colpevole. Le parti da purificare dovevano ritornare pulite.
Magia prospettiva – Sono riti di esecrazione che gettavano la maledizione su
7) un essere disonesto oppure delle formule esecratorie che vengono poste in
calce ai trattati o sui monumenti.
Anche presso la tradizione romana arcaica vi erano delle credenze magiche,
che si risolvevano principalmente con pratiche relative al parto delle donne, del
bestiame, sacrifici di purificazione o di fertilità (fordicidia), pratiche di sortilegio…
Un’attestazione di questo tipo di magia è data dal testo giuridico denominato
La Legge delle dodici tavole, nel quale si legge che tutti coloro che gettano malefici
sulle messi o che, attraverso vari incantesimi, se ne impadroniscono, ricevono una
severa punizione. Toccava addirittura morire per mezzo della flagellazione a quanti
avrebbero privato altri del proprio raccolto mediante la magia.
Oltre al carattere agreste, si registrano credenze anche nell’ambito del
malocchio, una influenza nociva che poteva essere annientata soltanto mediante
amuleti; nell’ambito della medicina con una farmacopea tutta particolare; nell’ambito
sentimentale, con filtri per le donne abbandonate e per gli innamorati respinti; nella
negromanzia, che unisce magia e pratiche divinatorie con ricorso al mondo dei morti .
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Parimenti in Oceania, e in particolare in Melanesia, è abbondantemente
attestata una tradizione magica, considerata addirittura come forma principale
dell’attività religiosa (Codrington, 1891) .
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Qui la magia è intesa come un’azione rituale che cerca di dirigere certe forze
sia verso il bene che verso il male. In questo ultimo caso, assume il nome di stegoneria.
L’altro aspetto importante è che in Melanesia la pratica magica è alla portata di tutti,
tutti possono praticarla, salvo poi alcuni specialisti che con il tempo acquisiscono la
conoscenza di particolari rituali e formule: stregoni, indovini e guaritori .
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13 Michael Meslin, in Grande Dizionario delle Religioni, op. cit., pp. 1205-1206.
14 Robert J. Schreiter, in Grande Dizionario delle Religioni, op. cit., p. 1210.
15 Idem, p. 1211.
Tra i riti magici più diffusi, vi sono quelli usati per attirare le potenze che
influenzano orti, caccia, pesca, guerra e costruzioni; quelli di stregoneria che invece
hanno lo scopo di ridurre potenza e vita nell’oggetto considerato; riti apotropaici al fine
di attirare a se gli spiriti malvagi e gli antenati malevoli ed indirizzarli contro la
stregoneria; riti di guarigione e la pratica della divinazione, uscata per discernere le
cause della morte o del