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LE ANTICHE VERSIONI LATINE DELLA BIBBIA
INDICE
Introduzione
1. La Vetus Latina
a) Caratteristiche e storia
a. b) I manoscritti dell’AT
b. c) I manoscritti del NT
c.
2. La Vulgata
a) Caratteristiche e storia
a. b) I manoscritti dell’AT
b. c) I manoscritti del NT
c.
3. La Neovulgata
Conclusione
Abbreviazioni
Bibliografia
Introduzione
Il tema di questo elaborato ha come obiettivo quello di raccogliere e sintetizzare tutte le informazioni relative
alle antiche versioni latine della Bibbia, in particolare la Vetus latina e la Vulgata.
Dopo aver esposto in forma semplificativa le caratteristiche e i riferimenti storici relativi alle singole versioni
individuate, esporrò tutti gli elementi contenutistici che differenziano le due “traduzioni”.
In particolare, segnalerò per ciascuna di esse la maniera in cui il testo sacro è stato letto, studiato ed
interpretato lungo i secoli e mi soffermerò - quindi suddividerò l’analisi - sia sui libri dell’Antico Testamento che su
quelli del Nuovo Testamento.
Non potrò mancare un riferimento anche agli sviluppi successivi alla Vulgata. Sviluppi che ci portano
direttamente ai giorni nostri e che hanno a che vedere con la versione che nacque da un espresso desiderio di Paolo VI,
la quale va sotto il nome di Neovulgata.
1. 1. La Vetus latina
Prima di addentrarci nelle caratteristiche della Vetus latina (d’ora in avanti VL), è opportuno spendere qualche
parola per spiegare innanzitutto che i termini “versioni” o “traduzioni” stanno ad indicare l’adattamento dei testi biblici
in altre lingue diverse dalle originali in cui furono scritti. Nel caso della VL (ma anche della greca dei LXX, della
Vulgata e della Neovulgata) siamo di fronte ad una versione che assume una speciale importanza per via dell’uso che ne
ha fatto la Chiesa nel corso dei secoli. In altri termini, essa sta a rappresentare come il testo sacro sia stato letto, studiato
e interpretato lungo la storia. Poiché sorta poi in un periodo anteriore ai più antichi manoscritti completi del testo
originale, questa acquista anche un fondamentale valore sul piano della critica testuale.
a. a) Caratteristiche e storia
La VL indica in modo convenzionale tutte le traduzioni latine della Bibbia anteriori alla Vulgata eseguita da san
Girolamo alla fine del IV secolo. Relativamente al numero di queste e al loro processo di composizione, non siamo in
grado di fornire dati certi; il motivo per cui furono scritte va invece ricercato nella necessità di diffondere il
cristianesimo in Occidente, in un’epoca in cui il latino aveva già raggiunto una generale diffusione.
Questa antica versione è attestata a partire dal II-III secolo nell’Africa settentrionale, nella Gallia meridionale
e in Italia, dove era usata dalle comunità cristiane di lingua latina, appunto. Fondamentalmente, dipende dalla versione
greca dei LXX di cui presuppone, per la sua antichità, una forma precedente alla revisioni e alle recensioni dei secoli III
e IV. Per quanto riguarda il testo africano, questi è collocabile intorno al 150, nell’epoca di Tertulliano, ed è attestato
che traduca un testo greco del II secolo, anteriore alla recensione di Origine, perciò molto antico e di considerevole
valore critico. Tale traduzione ha subìto negli anni continui adattamenti al linguaggio liturgico dei diversi luoghi nei
quali si diffuse. Anche le diverse recensioni che circolavano in Italia, Gallia e Spagna verso la fine del IV secolo e
denominate “europee” conservano tracce del primitivo testo africano.
Ve n’è poi una, che sant’Agostino chiama Itala, considerata dallo stesso Agostino superiore agli altri codici per
la fedeltà al testo e la chiarezza di espressione. È pur vero che essendo rivolte ad un popolo che non conosceva il greco,
sono state redatte in una lingua popolare, lontana da quella letteraria.
Per quanto concerne l’indicazione negli apparati critici dei manoscritti della VL, questi vengono identificati con
le lettere minuscole dell’alfabeto latino. I più importanti del testo africano sono e, h e k. Fra i testimoni del testo europeo
figurano invece a, b, c, d, j, ff, ecc.
a. b) I manoscritti dell’AT
I manoscritti dell’Antico Testamento della VL conservati tutt’oggi sono molto scarsi e frammentari. Essi
risultano attestati da citazioni patristiche – anche se spesso molto libere ma alquanto fedeli - e da manoscritti antichi
risalenti al V secolo.
Di questi vanno senz’altro segnalati il Codex Gothicus Leionensis (X sec.), che fornisce lezioni marginali tratte
dalla VL; lo Speculum de Divinis Scripturis dello Pseudo Agostino e la raccolta di citazioni ad opera di P. Sabatier:
Bibliorum sacrorum latinae versiones antiquae seu Vetus Itala (3 voll., Rheims 1743-1749, Paris 1751), che comprende
tutto l’AT.
a. c) I manoscritti del NT
I manoscritti latini del Nuovo Testamento pervenutici risalgono al secolo IV ma giungono fino al XIII secolo,
dato che la VL fu copiata anche molto tempo dopo che era uscita dall’uso comune.
Di questi se ne conservano circa 32 incompleti dei Vangeli, 12 degli Atti, 4 (più alcuni frammenti) delle lettere
paoline e soltanto 1 (con altri frammenti) dell’Apocalisse. Anche in questo caso la VL si caratterizza per il suo
letteralismo e per lo stile e la lingua popolari.
1. 2. La Vulgata
Con il termine Vulgata si designa la traduzione latina della Bibbia compiuta in gran parte da san Girolamo alla
fine del IV secolo e utilizzata nella Chiesa come testo ufficiale fino ad epoca recente.
Alcune fonti attestano che san Girolamo ricevette l’incarico di rivedere e correggere la precedente VL
direttamente da papa Damaso nel 382, per via della situazione di decadimento intollerabile in cui era caduto il testo
della versione antica e della confusione esistente fra i differenti codici in circolazione. Altri autori però ritengono che sia
inesatta la notizia dell’incarico ufficiale del Papa per eseguire una traduzione completa della Bibbia: “tale mandato
avrebbe potuto riguardare tutt’al più soltanto la versione dei vangeli (Gribomont).
In ogni caso, san Girolamo iniziò il duplice lavoro di revisione e traduzione nel 383 a Roma e lo concluse nel
405-406 a Betlemme, ivi si trasferì ca. venti anni prima.
Tra le caratteristiche della Vulgata, particolare importanza l’assume la “fedeltà nel rendere il senso” e “una
certa eleganza nella forma”. San Girolamo, in poche parole, si preoccupò di rendere intelligibile il testo biblico,
esponendolo con chiarezza, non mancando di aggiungere, seppur raramente, qualche nota esplicativa. Le tradizioni
testuali ed esegetiche che confluiscono in questa sua opera appartengono alle tre lingue, latina, greca ed ebraica. Infatti,
in ogni libro, e perfino in sezioni di uno stesso libro, possono predominare elementi dell’una o dell’altra lingua.
La Vulgata risulta essere anche il testo più copiato in assoluto. Il numero dei manoscritti ammonta a più di
8.000, che aggiunti ai frammenti più piccoli raggiungono le 30.000 unità.
Il centro di diffusione di questa versione fu inizialmente l’Italia, ma successivamente si formarono anche tipi di
testi con caratteristiche proprie in Spagna, Gallia, Irlandra. Per queste ragioni, i manoscritti in circolazione vengono
classificati in base alle regioni di provenienza: italici, spagnoli e insulari ai quali si aggiungono poi quelli gallici del IX
secolo. A causa della sua ampia diffusione, la Vulgata registrò l’inserimento di numerose varianti che aumentavano al
crescere delle copie. E poiché la VL resisteva al proprio tramonto, si registrarono non poche contaminazioni fra i due
testi. Si rese pertanto necessaria la redazione di alcune recensioni – o se vogliamo revisioni - con l’obiettivo di
ripristinare il testo originale. Tra queste meritano di essere segnalate quella di Cassiodoro (IV sec.), Alcuino (VIII sec.)
e Teodolfo. In seguito, ad opera dell’Università di Parigi, si diffuse la Bibbia parigina (XIII sec.) che introdusse la
divisione in capitoli e, poiché molto corotta, favorì la nascita dei Correttori biblici, il primo tentativo di ciò che oggi va
sotto il nome di apparato critico.
Dopo l’invenzione della stampa, e fino al 1500, la Vulgata venne stampata decine di volte. La prima volta –
evento storico – da Gutenberg a Magonza intorno al 1452 sotto il nome di Bibbia Mazarina.
Per quanto corncerne i primi tentativi di edizioni critiche realizzate su testi codici antichi, queste appaiono nel
XVI secolo, come ad esempio la Complutense (1522) e la Parigina (1528) di Estienne nella quale troviamo il primo
caso di divisione in versetti.
Con il Concilio di Trento, durante l’epoca rinascimentale e la nascita dell’eresia protestante, si volle attestare la
canonicità dei libri sacri “come si trovano nell’antica tradizione della Volgata latina” e si stabilì, mediante il decreto
Insuper, che la stessa antica edizione, approvata dalla Chiesa da un uso secolare, andava ritenuta “autentica nelle lezioni
pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione” e per nessuna ragione respinta.
Al decreto Insuper fece seguito l’edizione Sisto-Clementina, editata nel 1592 sotto Clemente VII, che rivede
appunto la Vulgata “con la massima esattezza”.
Negli apparati critici i manoscritti della Vulgata sono indicati con le lettere maiuscole dell’alfabeto latino o con
la prima sillaba del loro nome. I testimoni migliori della Vulgata sono i codici A, F, G, M, R, Z, ∑ (Sangallensis) e il
palinsensto di Autun.
a. a) I manoscritti dell’AT
Per l’Antico Testamento, San Girolamo realizzò diversi lavori di revisione e di traduzione, partendo in
particolare dai testi originali ebraici con la versione dei libri di Samuele-Re o, probabilmente, con quella dei libri
profetici. I libri tradotti in seguito furono il Salterio iuxta Hebraeos, Giobbe, Esdra-Neemia, Cronache, i libri di
Salomone, l’Ottateuco ed Ester.
I libri deuterocanonici dell’AT non vennero tradotti perché non facevano parte della veritas Hebraica, anche se
si conservano i frammenti di Dn dalla versione greca di Teodozione.
Gli altri libri che costituiscono la Vulgata provengono dalla VL, tranne il Salterio, che è il Salterio Gallicano
-adottato da Carlo Magno per l’impero franco-, revisione del testo latino della VL fatta da San Girolamo nel testo
esemplare di Origiene (Esapla).
Tra le edizioni critiche moderne, per l’AT si segnala l’edizione Benedettina, realizzata su incarico di san Pio X
all’Ordine benedettino nel 1907. I lavori di revisione furono eseguiti nel monastero di San Girolamo in Urbe a Roma,
dalla Commissione per la revisione della Vulgata.
a. b) I manoscritti del NT
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