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Le caratteristiche del processo di aiuto:
- Unitarietà: rispetto a utenza (individuale o collettiva), procedimento metodologico, concetto
di benessere e territorio. Pluridimensionalità dell’intervento.
- Globalità: si riferisce alla persona in quanto essere inscindibile e al rapporto uomo –
ambiente (intraprendenza e reciprocità). Il processo metodologico deve essere in grado di
cogliere la complessità del reale, usando modelli unitari e olistici.
- Circolarità: le fasi in cui si articola il processo di aiuto sono in sequenza logico – temporale
a forma elicoidale.
- Specificità: l’integrazione, sul piano operativo, di queste caratteristiche e i modelli teorici , i
principi e i valori del s.s.
- Progettualità: è il modus operandi dell’a.s. e l’asse portante del processo di aiuto.
Attraverso la progettazione l’operatore governa i processi attivati in relazione ai risultati
attesi, controlla gli effetti delle esternalità in modo da trasformarle in risorse positive per
l’utenza e la comunità.
Fasi del processo di aiuto: il processo di aiuto si articola in fasi legate tra loro in modo logico al
fine di raggiungere uno scopo definito. Nella prassi tuttavia tali fasi non seguono l’ordine
temporale definito, il passaggio non è chiaro e varia in base alle circostanze. Assumono un
andamento a spirale perché l’operatore , sulla base delle sue valutazioni, può ritornare nella
fase precedente. All’interno di ognuna di queste fasi, l’utente occupa la posizione centrale per
ragioni metodologiche (verifica risultati) e deontologiche (rispetto della dignità e del diritto
all’autodeterminazione).
Contesto informativo.
1) Individuazione del problema e presa in carico . L’a.s. accoglie la persona, cercando di
costruire un rapporto empatico che consenta alla persona di esplicitare il suo problema.
Tale problema può essere di natura psicologica, sociologica, relazionale, economica… l’as.
Deve individuare se il problema è di pertinenza dell’ente o del servizio sociale professionale
in generale. Ovviamente l’operatore nella valutazione della domanda deve tenere conto se
questa è posta spontaneamente o sottopressione di terzi o se il servizio interviene in base
a interventi autoritativi. In questa prima fase l’operatore cercherà di raccogliere le
informazioni fondamentali per l’individuazione del problema e l’eventuale presa in carico. Si
raccolgono i dati anagrafici della persona e quelli dei componenti del nucleo familiare;
elementi relativi all’ambiente di vita e al contesto relazionale della persona; le modalità con
cui è arrivata al servizio; le informazioni su problema (carattere, genesi, tentativi di
soluzione); la formulazione della richiesta e le aspettative. Presa in carico: atto formale ,
amministrativo e professionale che legittima l’avvio del processo di aiuto.
2) Analisi del problema e delle risorse. Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie
all’individuazione del problema, si procede alla sua analisi, cioè se ne valuta la portata e gli
aspetti che costituiscono il bersaglio dell’intervento. Tale bersaglio va scelto tenendo
presente: le competenze dell’ente del s.s. professionale, la disponibilità della persona la
cambiamento, l’esistenza e la qualità delle risorse e la capacità della persona di attivarle e
usarle. In questa fase è importante conoscere le risorse per attivarle relativamente al
contesto di vita, ambiente, ente e sistema dei servizi – mappatura della rete dei servizi.
Individuare anche i vincoli (norme, regolamenti, strutture, pregiudizi, spazio e tempo).
3) Contesto valutativo. Valutazione preliminare del problema ed enucleazione degli obiettivi.
La valutazione è un’attività che accompagna tutto il processo di aiuto anche se in alcune
fasi assume un ruolo predominante. Essa consiste nella sintesi delle informazioni raccolte
nelle fasi precedenti per la formulazione di ipotesi d’intervento sulle quali appoggiare il
progetto di aiuto. Si ricordi che le fonti dell’informazione sono: l’utente di cui si raccolgono
le informazioni essenziali per la comprensione del bersaglio dell’intervento, rispetto diritto di
riservatezza, l’ambiente di vita e gli altri operatori. Nella formulazione della valutazione si
deve tenere conto di come l’utente vede il proprio problema, cosa ha fatto per risolverlo, di
quali risorse dispone, quali aspettative di soluzione ha, quali elementi del contesto familiare
influenzano la situazione. La formulazione della valutazione comporta la stesura di un
documento valutativo che costituisce la guida per la stesura degli obiettivi verso cui tenderà
il progetto di aiuto. Si deve tenere conto degli obiettivi dei componenti del processo di aiuto
e degli obiettivi del progetto di aiuto: generali (aiutare, prevenire, promuovere), di medio
livello (posti dal mandato istituzionale), di cambiamento ( utenza/comunità), differenziali
(specifici per persona), a breve scadenza (significativi per la conclusione dell’intervento), a
lunga scadenza (verso cui il progetto è finalizzato) e metodologici (specificità delle singole
fasi).
4) Contesto progettuale/contrattuale. Elaborazione del progetto d’intervento e del contratto.
Dalla valutazione viene fuori il progetto di intervento. È un itinerario logico – operativo, cioè
attuato secondo una sequenza: formulazione ipotesi (teoria) , definizione obiettivi
(teoria/prassi), attivazione monitorata dell’intervento (prassi), verifica e valutazione dei
risultati (prassi/teoria), funzionale al raggiungimento del cambiamento (comportamento
persone, rapporto tra istituzioni e cittadini, organizzazione delle risorse). Le caratteristiche
del progetto sono: attività logico operativa, finalizzato al cambiamento, dinamico (funzionale
al fare), personalizzato (soluzioni non assunte apriori o stereotipate, pluridimensionale
(sistema cliente), flessibile (possibilità di aggiustamenti), verificabile, documentabile. Gli
elementi di cui tenere conto nell’elaborazione del progetto sono: la valutazione del
problema, gli obiettivi dell’operatore confrontati con quelli dell’utente, i soggetti del processo
di aiuto, le priorità rispetto al cambiamento, gli interventi diretti e indiretti, le risorse
necessarie, gli strumenti utilizzabili, il raccordo operativo con gli altri operatori, i tempi di
attuazione del progetto,, i compiti dei diversi soggetti e gli indicatori per la verifica dei
risultati di cambiamento. L’a.s. dovrà tenere conto di alcuni vincoli di tipo organizzativo
(l’assetto organizzativo del servizio), istituzionale (rapporti tra i servizi), normativo ( vincoli
della normativa vigente) e gli orientamenti di politica sociale. Si possono attivare diversi tipi
di intervento: interventi di facilitazione (integrare risorse familiari), di sostegno (compensare
la carenza di risorse solo parziale), di mediazione, di controllo e tutela, e terapeutici.
L’attuazione del progetto dipende dalla volontà condivisa di a.s. e utente di realizzarlo,
pertanto è stipulato il contratto. Contratto: è fase del processo di aiuto e strumento perché
attraverso la sua formulazione è formalizzata la collaborazione raggiunta tra a.s., utente e
organizzazione, diventa lo strumento di garanzia e di controllo reciproco. Richiede
professionalità e sensibilità, infatti: l’a.s. confronta la propria valutazione con l’utente, gli
sottopone il progetto d’intervento espresso in termini di ipotesi; l’a.s. deve ottenere il
consenso e la collaborazione per l’attuazione del progetto; l’a.s. deve apportare gli
aggiustamenti necessari espressi dal confronto. Il contratto può essere in forma scritta o
orale. È preferibile la forma scritta per evitare malintesi e rispondere in caso di
contestazione. Inoltre, prevedere la firma dell’utente è fondamentale per il suo diritto
all’autodeterminazione e l’empowerment (funzione educativa).
5) Contesto di trattamento. Attuazione del progetto d’intervento. È messo in atto tutto quanto
stabilito nel contratto. L’operatore deve monitorare i vari cambiamenti, valutarli ed
eventualmente apportare modifiche.
6) Verifica e valutazione dei risultati. Verifica: attività di controllo sulla rispondenza dei
cambiamenti con quanto espresso nel progetto. Valutazione: chiama in caso la
formulazione di un giudizio sulla efficacia (processi/cambiamenti) ed efficienza
(risorse/risultati) dell’intervento.
7) Contesto conclusivo. Conclusione del processo di aiuto. Questa fase va programmata
come tutte le altre poiché comporta notevoli implicazioni dal punto di vista affettivo e
relazionale. Ci si può trovare in situazioni non programmate quando è l’utente a porre fine
al processo di aiuto, oppure per via dell’istituzione che richiede un cambio di operatore. Alla
fine del percorso ha inizio una fase valutativa: quali obiettivi sono stati raggiunti quali non e
perché? Ciò seve come riflessione per l’operatore sul suo operato, per migliorarsi e anche
per migliorare la politica del suo ente.
L’assesment è un elemento essenziale dell’azione dell’a.s. è svolto durante tutte le fasi del
processo di aiuto ma in alcuni casi costituisce una fase ben precisa. Avviene quando l’operatore ha
accolto la persona e giudicato il caso di sua competenza. Consiste nella raccolta e analisi delle
informazioni volte ad accertare la situazione di una persona. Le informazioni riguardano sia fatti
oggettivi ma anche il punto di vista dei soggetti rispetto la situazione. Dopo la raccolta di queste
informazioni, l’operatore è in gradio di formlare un giudizio e una decisione. Questa valutazione
può concludersi in se stessa( indagine psicosociale) OPPURE PRELIMINARE A UNA PRESA IN
CARICO o a un intervento a lungo termine (valutazione iniziale).
L’assesment può essere guidato da diverse finalità:
- Valutazione dei bisogni: economici, salute fisica, sicurezza, assistenza nelle attività
quotidiane, riposo, contatti sociali, sviluppo personalità, affettivi e formativi.
- Valutazione del rischio attuale o potenziale.
- Valutazione di accesso alle prestazioni.
- Valutazione sociale (agency): valutare la rete di fronteggiamento esistente.
A seconda di chi lo effettua si distingue in singolo o multi professionale. Può essere effettuata solo
da professionisti e poi comunicata all’utente oppure condivisa (in cui si valuta la capacità delle
persone coinvolte di fronteggiare il problema).
L’operatore quando opera con il singolo può anche svolgere una funzione di controllo. Tale
funzione è complessa po