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La violenza nel XX secolo
Sebbene emeriti studiosi concordino nel sostenere che il XX secolo abbia rappresentato la fase più pacifica della nostra storia, a prescindere da qualsivoglia opinione si intendasostenere in merito, è incontrovertibile che la violenza sia diventata una presenza perseverante, della civiltà, dell'organizzazione sociale, delle scoperte scientifiche, e nonostante il progresso delle tecnologie. Al contrario si è evoluta, diventando talora meno visibile ma non meno incisiva e pericolosa, forse proprio per l'impiego delle tecnologie nel perfezionamento di metodi brutali finalizzati alla conquista di potere. Vittime incolpevoli sono loro malgrado le minoranze etniche, le comunità religiose, i rappresentanti politici, i membri della comunità riteneva che l'aggressività fosse un istinto che necessitasse di scaricare periodicamente.
L'energia accumulata. Lorentz fu un medico, psicologo famoso per la sua teoria dell'imprinting. Negli anni '30 del secolo scorso si dedicò come zoologo austriaco allo studio delle specie animali nel loro habitat naturale, basato sull'osservazione scientifica e la comparazione. Tra i comportamenti più studiati ed analizzati rientra quello aggressivo, appartenente alla categoria di quelli istintivi.4
Aleandri G., Giovani senza paura: analisi socio-pedagogica del fenomeno bullismo, Armando Editore, 7-125, 2008.5
Krahé B. nella sua opera The Social Psychology of Aggression. Hove, 2001, ritiene che "il comportamento aggressivo è una forma di comportamento sociale influenzata dall'ambiente in cui viviamo ma che a sua volta ha effetti sull'ambiente stesso e sui chi ci circonda".6
Evidentemente dimenticando le due guerre mondiali, nonché la moltitudine di altri conflitti che hanno interessato le aree più
Povere del globo e che ancora oggi mietono vittime. Aggressività e violenza: Fenomeni e dinamiche di un'epoca spaventata, 7 Lazzarini G., Bollani L., Rota F., FrancoAngeli Editore, 2017. 2LGBT, ma non solo; episodi di questo genere investono sempre più frequentemente le nuove generazioni ed è su questo tema che si concentrerà l'attenzione nelle pagine a venire.
1.2 Le cause. In età adolescenziale l'aggressività sembra emergere da comprovate cause emotive e sociali, tra le quali si annoverano l'insicurezza, il bisogno di autonomia, il disagio emotivo, la frustrazione, la provocazione. Si manifesta nel momento in cui l'adolescente si confronta con i propri coetanei. Essa dipende tanto dalle caratteristiche fisiche quanto dalle doti intellettive e morali, nonché dalle capacità seduttive. Ulteriori comportamenti aggressivi sono legati al sentimento di ribellione.
Al tentativo di affermare la propria autonomia nei confronti dei genitori e degli adulti in generale. Episodi di collera e rabbia improvvisa vedono coinvolti genitori e compagni di scuola, soprattutto quando i ragazzi ritengono di non essere compresi o non si sentono rispettati. L'aggressività sembra essere un fattore fondamentale per definire la propria capacità di autodeterminazione. Di manifestare la sua personalità e di arrivare agli obiettivi preposti, ottenendo soddisfazioni e riconoscimenti in ambito scolastico, sportivo e sentimentale. Di contro, un atteggiamento sostanzialmente opposto determina conseguenze plurime che delineano a volte una pericolosità sociale. I comportamenti messi in atto dagli adolescenti, quando rientrano nell'ambito dei maltrattamenti psicofisici, della burla, del bullismo, della crudeltà nei confronti degli animali, della trasgressione alle norme.
Sociali e alla violenza sessuale, richiamano proprio la necessità di essere ascoltati, contenuti ed educati poiché i modelli genitoriali ed istituzionali non risultano incisivi per cui finiscono per essere assenti e insufficienti a garantire una condotta lineare. Proposero un'interpretazione sulla correlazione frustrazione –
Nel 1939 alcuni autori L'agire in maniera aggressiva non è un fatto puramente istintuale, aggressività. Ma deriva da una condizione in cui un ostacolo si pone tra un individuo e il fine che vuole raggiungere, quindi, agisce aggressivamente contro l'interferenza provocando la cd. frustrazione. Il soggetto, per porre fine a questa condizione. Inoltre, introducono il concetto di aggressività trasferita per
È opinione diffusa che nel caso di specie le emozioni sono spesso canalizzate verso le attività sportive che permettono al soggetto di scaricare la tensione accumulata. Dollard, Doob, Miller, Mowrer e Sears,
Frustrazione e aggressività, 1939. Indicare il comportamento che si verifica quando un soggetto inizialmente provocato non può reagire direttamente contro la fonte della provocazione e in seguito aggredisce un target apparentemente innocente, in modo eccessivo rispetto a quanto ci si aspetterebbe dato il comportamento del target stesso. Per quel che concerne la provocazione, essa è probabilmente la causa principale delle reazioni aggressive, e include azioni di insulto, vessazione e più ampiamente forme implicite o esplicite di aggressività verbale e/o fisica. La risposta aggressiva a questo tipo di azione si configura quindi come una ritorsione, che può essere a sua volta percepita come provocatoria, innescando di conseguenza una spirale di comportamenti aggressivi concatenati. In primo luogo, la ritorsione avviene ad un livello di intensità maggiore rispetto alla provocazione subita; ciò significa che l'escalation di violenza.Può raggiungere livelli estremi in un lasso di tempo, arrivando persino all'utilizzo di armi atte ad offendere l'avversario.
1.3 Le forme in cui può manifestarsi l'aggressività giovanile, di certo il bullismo è la più (tristemente) nota. Il celebre psicologo svedese-norvegese Dan Olweus, uno dei massimi studiosi in materia, ne ha sintetizzato una definizione esprimendosi come segue: "uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni".
Esso si configura come una specifica forma di violenza che, diversamente dalle normali schermaglie tra adolescenti, destinate ad esaurirsi nei limiti dei normali litigi, acquisisce un attacco diretto e costante verso la vittima designata. L'intento è quello di sottometterla.
Il fenomeno del bullismo si caratterizza per l'intenzionalità, la sistematicità e l'asimmetria di potere tra il bullo e la vittima. Il bullo utilizza il suo potere per instaurare una sensazione di terrore fisico e psicologico, con l'obiettivo di assoggettare la vittima fino all'annientamento. Spesso le vittime più fragili sono spinte a gesti estremi o sono lasciate con ferite che rimarranno per tutta la vita. Il termine "bullismo" deriva dall'inglese "bullying" e indica l'uso della prepotenza, del maltrattamento e dell'intimidazione da parte di una persona più forte nei confronti di una persona più debole.
manifestarsi in maniera diretta o indiretta. Nel primo caso la relazione aguzzino vittima è caratterizzata da un contatto concreto, fatto di aggressioni fisiche e verbali (calci, pugni, "partita" insulti, scherni, ecc.), mentre il secondo caso è meno evidente in quanto la si gioca più sul piano psicologico. Rientrano nel novero delle tecniche messe in atto dal bullo ladiffamazione, i pettegolezzi, le minacce velate. Le vittime di tali soprusi sopportano pesanticonseguenze sul piano psicologico, dal senso di inadeguatezza fino al calo di rendimentoscolastico, dalla perdita di autostima allo sviluppo di comportamenti devianti. Considerando ilbullismo un fenomeno relazionale e dinamico è lecito aspettarsi il coinvolgimento di altri attori,spettatori più o meno attivi/passivi, quali gli amici e i compagni di classe.altrimenti detto "bullismoStrettamente imparentato al precedente è il cyberbullismo,online", il cui termineè stato coniato nel 2002 dall’educatore canadese Bill Belsey. Si deve a Peter K. Smith (e collaboratori) il merito di averne dato una definizione, indicandolo come «un atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi». l’abuso di Gli elementi che lo contraddistinguono «quali potere, la ripetizione degli attivi lesivi, l’intenzionalità e l’aggressività dell’agire vanno ridefiniti considerando la natura L’abuso di potere13 specifica del cyberbullismo». si esplica attraverso una conoscenza più dei dispositivi informatici e l’anonimato approfondita (illusorio poiché ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce) garantito dal web, per cui la vittima quasi sempre si trova in una situazione di inferiorità rispetto al molestatore.
ed ha difficoltà a risalire alla sua identità. La ripetitività degli atti lesivi della persona è una diretta conseguenza dello sviluppo tecnologico raggiunto; gli utenti possono visualizzare immagini e video, salvarli e condividerli pressoché all'infinito, tenendo conto che i tempi di rimozione di suddetti file non sono brevi. Si individuano due categorie del fenomeno: diretto e indiretto. Nel primo caso il molestatore si serve degli strumenti di messaggistica istantanea (sms, e-mail), mentre nel secondo caso il cyberbullismo riguarda tutte le forme di prevaricazione attuate attraverso i mezzi informatici, quali ad esempio e-mail.chat, blog, s