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D 2 Lato del cartone
D 3 Naso
D 4 Unghia a sinistra
D 5 Zampa posteriore a sinistra
D 6 Cinturino dell’orologio
D 7 Cardine
D 8 Bambola dallo specchio
D 9 Manca l’1 (sull’11)
D 10 Pomello
D 11
D 12
D 13
D 14
D 15
D 16
D 17
D 18
D 19
D 20
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D 22
D 23
D 24
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D 26
D 27
D 28
D 29
D 30
14/3/14
Fonologia: riguarda la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riprodurli.
Morfologia: riguarda l’uso dei suffissi e del genere.
Sintassi: riguarda l’organizzazione e la combinazione delle parole in un enunciato o testo.
Semantica: riguarda la capacità di convogliare specifici significati attraverso i suoni linguistici.
Pragmatica: coincide con la funzione comunicativa del linguaggio con l’uso di simboli in modo
appropriato in relazione al contesto sociale.
Molto spesso, i bambini che presentano dei disturbi nella comunicazione presentano anche un
disturbo nel comportamento. La scrittura ha una funzione “auto-narrante”.
Abilità di scrittuta:
- capacità di scrittura;
- capacità di comporre frasi;
- capacità di comporre paragrafi coerenti;
il processo di scrittura viene separato in tre diverse aree:
1) grafia;
2) ortografia;
3) composizione del testo.
Il modello neuropsicologico: butta le sue basi anche su modelli neurologici. Questo modello pone
l’attenzione su due vie:
- via fonologica (parola sconosciuta);
- via semantica (parola nota).
Questo modello funziona in questo modo:
- parola udita;
- analisi della parola udita;
- lessico grafemico buffer fonemico;
- buffer grafemico.
Il modello evolutivo di Fith:
lettura: scrittura:
stadio logografico stadio logografico
stadio alfabetico stadio alfabetico
stadio ortografico stadio ortografico
stadio lessicale stadio lessicale
La grafia: la tracciatura delle lettere è un’attività che può “competere” con le risorse attentive
necessarie per la codifica.
In 3° elementare, è difficile per i bambini fare il dettato perché devono fare attenzione sia alle
parole udite sia a quelle che sta scrivendo.
Fluenza: è la velocità media di scrittura, di produzione scritta. È maggiormente legata agli aspetti
motori dell’atto di scrittura; è misurabile in numero di grafemi per unità do tempo (minuti o
secondi).
Qualità del segno grafico: resa formale di alcune sue caratteristiche. Analisi dei movimenti scrittori,
delle forme e dimensioni della scrittura e la sua disposizione nello spazio del foglio. Sono elementi
che, nel loro insieme, contribuiscono alla “leggibilità” (possibilità di decodificare correttamente e
senza sforzo l’elaborato da parte dello scrivente o di un lettore).
L’ortografia è interpretata come la capacità di rispettare le regole e le convenzioni della nostra
lingua che permettono di trasformare la parola pensata o ascoltata in parola scritta, ovvero in una
sequenza convenzionale di grafemi. È l’utilizzo, in fase di scrittura, del codice linguistico in quanto
tale. L’ortografia scorretta caratterizza il disturbo specifico di scrittura, la “disortografia”, in cui c’è
una minor correttezza del testo scritto.
Ci sono alcune convenzioni ortografiche della lingua italiana come, per esempio:
- accenti: aumento di sonorità di una vocale;
- raddoppiamento: prolungamento o breve pausa di una consonante.
Alcune parole risentono di errori fonologici. Quelle che risentono di errori non fonologici sono:
separazioni illegali; fusioni illegali; scambio di grafema omofono; omissione o aggiunta di h. Errori
fonetici: aggiunta o omissione di doppie.
Lo sviluppo delle competenze di scrittura (Bereiter e Scardamalia 1987):
- knowledge telling: scrivere tutto ciò che viene in mente, nessuna rielaborazione;
- knowledge transforming.
Il passaggio da un sistema dialogico ad un sistema di feedback autonomo implica l’utilizzo di una
“regola metacognitiva”.
Disturbo dell’apprendimento della scrittura, questa categoria diagnostica include due tipi di
difficoltà distinte:
1) disgrafia: è più legata ad un deficit di tipo motorio;
2) disortografia: è più legata ad un deficit di tipo linguistico. Disordine della codifica del testo
scritto.
Questi due tipi di difficoltà, possono essere presenti da sole, co-presenti allo stesso momento o,
infine, presente qualcosa dell’uno o dell’altra insieme alla difficoltà principale. Nei bambini con
DSA è presente una difficoltà linguistica espressa a livello fonologico, lessicale, sintattico e
semantico. I bambini con DSA incontrano maggiori difficoltà nei compiti di scrittura.
Riabilitazione per la grafia: bisogna insegnare “esplicitamente” a tracciare le diverse lettere;
utilizzare più canali per rafforzare la traccia mnestica della lettera scritta. “Saper tracciare una
lettera non è una condizione necessaria per saperla riconoscere”. La capacità di leggere un testo in
stampato minuscolo non dipende dall’apprendimento dello stesso carattere (il più difficile sul piano
grafico per le molte somiglianze tra le lettere). Non si parla solo di “disturbo specifico
dell’apprendimento” ma anche di “disturbi dell’apprendimento”.
“BES: bisogno educativo speciale”.
Riabilitazione per “l’ortografia”, indicazioni generali:
1) Riabilitazione per “l’ortografia”, indicazioni generali:
- creare momenti di riflessione per l’alunno: consapevolezza dell’abilità da acquisire e delle
modalità di controllo e acquisizione;
- presentazione di parole che si differenziano per la tenuta del suono (coppie minime).
2) Percorso di recupero degli accenti:
- presentazione di parole coppie minime (faro/farò);
- discriminazione della presenza/assenza dell’accento.
3) Percorso di recupero degli errori omofoni non omografi:
- ricorrere al rinforzo mnestico corretto;
- in fase iniziale “non usare” attività di decisione ortografica.
Il DDE-2 è uno strumento di valutazione per la disgrafia e la disortografia. È costituito da 8 prove
di cui 5 sono focalizzate sulla parte linguistica mentre, le ultime 3 sono focalizzate sulla scrittura.
Questo test permette di valutare bambini fino alla 3° media. Un altro test per valutare la disgrafia e
la disortografia è il BVSCO-2. Questa scala permette di valutare i ragazzi fino alla 3° media. è
costituita da tre parti.
“Test BHK” è la scala sintetica per la valutazione della scrittura in età evolutiva.
Il “test VMI (Visual Motor Integration)” è un test trasversale (cioè che non tiene conto delle
differenze culturali) che tiene conto sia delle abilità visive che delle abilità motorie.
21/3/14
I dislessici hanno un QI nella norma, sono ragazzi molto intelligenti. Spesso gli insegnanti, anche se
correttamente informati dalla diagnosi, hanno il loro rapporto con i ragazzi dislessici minato da
alcuni miti (un tempo venivano chiamati “lazzaroni). “Ogni bambino dislessico è diverso da un
altro dislessico”. Per usare le “strategie compensative” (dislessia) è importante tener conto dell’età.
Oggi siamo facilitati nel fare una valutazione/diagnosi di dislessia. Parlare di valutazione, anziché
di diagnosi, premette un “prendersi cura” piuttosto che un “guarire”. Il “prendersi cura”, inoltre,
implica anche un avvicinamento degli insegnati ai ragazzi con dislessia.
28/3/14
Il bambino non è sempre in grado di manipolare gli oggetti mentalmente.
Contributi di ricerca sui meccanismi preverbali:
- i meccanismi di riconoscimento preverbale delle quantità precedono l’apprendimento della
lettura e scrittura dei numeri e dei sistemi di conteggio;
- l’idea di numero è astratta.
5 livelli evolutivi di conteggio:
1) la sequenza di numeri è usata come strategie di parole;
2) le parole-numero vengono usate in sequenza unidirezionale in avanti a partire dall’uno;
3) la sequenza è producibile a partire da un numero qualsiasi della serie, governata dalle
relazioni numeriche di subito.
L’evoluzione di questi meccanismi svolge, quindi, un ruolo essenziale. Solo quando tale evoluzione
si è sviluppata e integrata con gli apprendimenti relativi ai sistemi di conteggio, di lettura e di
scrittura dei numeri elementari allora possono avere origine tutti i meccanismi di calcolo e
manipolazione del sistema numerico. I tre meccanismi alla base dell’intelligenza numerica sono:
1) meccanismi semantici;
2) meccanismi lessicali;
3) meccanismi sintattici (questo sistema implica una grammatica interna).
Per la valutazione della “discalculia” ci soffermereno prevalentemente su queste tre aree:
1) comprensione;
2) produzione;
3) procedure calcolo scritto.
I bambini con discalculia non riescono proprio nelle tabelline. Conoscenze di base sui numeri:
- conoscenze semantiche;
- conoscenze lessicali;
- conoscenze sintattiche.
Abilità di base del calcolo:
- conoscenze procedurali del calcolo scritto;
- strategie di calcolo a mente.
Discalculia (disturbo specifico delle abilità aritmetiche): implica una specifica compromissione
delle abilità aritmetiche, non solamente spiegabile in base ad un ritardo mentale globale o ad
un’istruzione scolastica grossolanamente inadeguata. Il deficit riguarda la padronanza delle capacità
di calcolo fondamentali, come addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione (piuttosto che
delle capacità di calcolo matematico più astratto implicate nell’algebra e nella trigonometria o nella
geometria). I disturbi aritmetici sono stati studiati meno di quelli relativi alla lettura. I bambini con
questi disturbi tendono ad avere capacità visuo-percettive e visuo-spaziali compromesse. Alcuni
bambini hanno problemi socio-emotivo-comportamentali associati ma si sa poco sulle loro
caratteristiche o sulla loro frequenza. Due profili della discalculia:
- debolezza nella strutturazione cognitiva delle componenti di cognizione numerica (cioè
intelligenza numerica basale: meccanismi di coparazione);
- dal coinvolgimento di procedure (lettura, scrittura e messa in colonna dei numeri) esecutive
e del calcolo (recupero dei fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto).
Il livello di difficoltà dei problemi può essere:
- basso: problemi aritmetici semplici che presentano un problema breve ed essenziale, con
una domanda e con la richiesta di un’unica operazion