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La visione politica di DANTE ALIGHIERI: il canto 6 del Paradiso
Dante ha una visione globale e imperiale del governo. Nell’esordio del “De
Monarchia” l’idea era quella di vedere Roma nella sua forza prevaricatrice, ma
quella serie di successi ottenuti era in realtà il frutto di un disegno divino. Per Dante
solo con un imperatore che unifica i popoli è possibile la nascita di Cristo e la
conseguente diffusione della sua parola.
Questa idea viene espressa nel VI canto del Paradiso. Il potere sotto l’aquila
imperiale governò il mondo, così di mano in mano arrivò fino a GIUSTINIANO nel
527. Di lui nella storia viene ricordato l’impegno per la creazione del corpus iuris
civilis iustinianei e il MONOFISISMO (Giustiniano crede, cioè, solo nella natura
divina di Dio).
In questo canto è famoso è il verso CESARE FUI E SON GIUSTINIANO con cui Dante
vuole esprimere l’idea secondo cui tutte le cariche mondane cessano dopo la morte:
questa carica ha portato Giustiniano in Paradiso, ma è durata solo il tempo della
vita.
In teoria, Giustiniano non dovrebbe trovarsi in Paradiso per due motivi:
1) Non è ortodosso
2) Il suo comandante Bellisario fu bellicoso e sanguinario, ma anche lui fu dispotico.
Quindi per quale motivo Giustiniano viene collocato nel Paradiso? La scelta di
metterlo nel Paradiso è dovuta al fatto che questo imperatore rappresenta l’UNITA’
IMPERIALE CHE DANTE PERSEGUE.
Giustiniano fa una sorta di riassunto della storia romana per dimostrare che l’aquila
imperiale è un simbolo guidato dalla provvidenza di Dio. Ecco, quindi, la storia dai
primordi.
-Il “sacrosanto segno” fa dimora per 300 anni ad Albalonga finchè non ci fu la lotta
tra Orazi e Curiazi
- L’aquila passa nelle mani dei 7 re di Roma e atterra la forza dei cartaginesi (durante
le guerre puniche). Sotto l’aquila trionfò Scipione contro Annibale.