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La Tragedia
Il dramma inglese di questa epoca. Potremmo dire che gli anni 80 del 500 segnano uno spartiacque. Prima degli anni 80, tutto quello che viene prodotto presenta spesso al suo interno delle caratteristiche che mescolano aspetti della commedia con aspetti della tragedia. Dillon dice che quel teatro poteva leggersi come una "commistione di tragico e divertente". Thomas Preston, Cambises King of Persia (1569): tragedia 'lamentable' che si commistiona con anche tante altre parti che sono allegre. Qualcosa accade dopo gli anni 80 (esempio della produzione shakesperiana): Shakespeare riconosce la distinzione tra generi ma lui ci gioca, la usa, la sfrutta. Polonius è un personaggio in Hamlet che lui prende in giro, che si espone nella sua pedanteria. Shakespeare fa elencare a Polonius tutte le forme di teatro: tragedy, comedy, history, pastoral, e le commistioni diventano sottogeneri. In questo passo, Shakespeare mostra il suo riconoscere i generi ma il suo anchescherzare con questi: lui continua a mettereinsieme i generi ma con consapevolezza.La tragedia arriva dalla definizione che Aristotele dà nella sua Poetica. Questa versione arriva al Rinascimento inglese non nell'originale greco ma in traduzioni latine. Si dovrà aspettare il 700 per avere una traduzione inglese della Poetica. Aristotele nella poetica parla dei generi, si sofferma sulla tragedia e spiega: "la tragedia non è imitazione di uomini, ma di azione e di vita. Deve rappresentare la storia che si sta mettendo in scena, dev'essere vicina alla vita. La tragedia, però, non è solo imitazione di azione completa ma di casi che suscitino la pietà e il terrore." 2 elementi fondamentali, così la tragedia cattura lo spettatore, quando produce sia pietà che terrore. La pietà si prova per chi si trovi in condizioni di infelicità senza essersela meritata: i virtuosi che cadono in disgrazia. L'eroetragico non è cattivo: noi proviamo pietà per quelli che partono come virtuosi e poi cadano in rovina senza meritarsi quella rovina. Ecco perché la pietà e poi il terrore: il terrore si prova nei riguardi di chi ci sia simile. La tragedia chiede immedesimazione ma l'immedesimazione non accade solo perché ci sia la magia del teatro: il terrore lo suscita il personaggio nel quale noi ci identifichiamo perché troviamo la somiglianza, sentiamo una somiglianza. Ci identifichiamo perché magari sentiamo che, col suo modo di esporre i suoi sentimenti, ci sentiamo partecipe di quelle emozioni. Terrore perché a quel punto pensiamo che se lui ha sbagliato in questo modo e io lo sento simile a me, allora quella rovina può capitare anche a me. È importante questo sentimento nella tragedia perché la tragedia ha un'intenzione didattica forte. Nella Poetica, Aristotele presenta i propositi morali della tragedia:
“lacatarsi” che passa attraverso la pietà e il terrore (noi a sentire la somiglianza con quelpersonaggio viviamo una catarsi). La catarsi ci permette di purificarci da passionisbagliate che hanno condotto il protagonista alla rovina. Errore del protagonista,mimesi (imitazione di azioni e di vita), catarsi dello spettatore. Devono esistere questeaffinché il dramma si definisca tragedia. Geoffrey Chaucer, Canterbury Tales, nelPrologue to the Monk’s tale si racconta di tanti personaggi che da virtuosi sono cadutiin disgrazia. In 3 versi Chaucer riassume l’idea di tragedia aristotelica: colui cheprospera (personaggio di The Tempest Prospero in maniera ironica che poi diventareale) è baciato dalla fortuna, vive la sua vita tranquillamente e prospera anchematerialmente però poi è caduto in rovina e quanto più è elevata la sua situazioneprima della rovina, tanto più sarà rovinosa la rovina. Cade da quel
suo status inmiseria e finisce ancor più miseramente. Due fondamentali: Philip Sidney: 1595, Defence of poesie. Difendere di volta in volta la poesia, la retorica. La tragedia ha una funzione didascalica, insegna qualcosa, questa è l'importanza della tragedia, insegna più della commedia. La citazione: "la tragedia cattura, suscita ammirazione ma anche commiserazione e così ci insegna a"