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FINE TRADUZIONE
La fine del messaggio che codifica una proteina è segnalata dalla presenza di uno dei tre
codoni di stop (UAA, UAG o UGA). Questi non sono riconosciuti da un tRNA e non
specificano un amminoacido, ma segnalano invece al ribosoma di fermare la traduzione.
Proteine note come fattori di rilascio si legano a qualunque ribosoma con un codone di
stop posizionato nel sito A,forzando la peptidil trasferasi del ribosoma a catalizzare
l’aggiunta di una molecola d’acqua invece di un amminoacido al peptidil-tRNA. Questa
reazione libera l’estremità carbossilica della catena polipeptidica in crescita dal suo
attacco ad un tRNA e, poiché soltanto questo attacco normalmente tiene la catena 38
polipeptidica in crescita unita al ribosoma, la proteica completa è immediatamente
rilasciata nel citoplasma. Il ribosoma rilascia quindi l’mRNA e si separa nelle subunità
maggiore e minore.
I fattori di rilascio sono un esempio di mimetismo molecolare, per cui un tipo di
macromolecola assomiglia alla forma di una molecola non correlata chimicamente. In
questo caso, la struttura tridimensionale dei fattori di rilascio (composti interamente di
proteine) assomiglia alla forma e alla distribuzione di cariche di una molecola di tRNA.
Questo mimetismo di forma e di carica permette ai fattori di rilascio di entrare nel sito A del
ribosoma e provocare il termine della traduzione.
POLIRIBOSOMI
In genere avvengono inizi multipli su ciascuna molecola di mRNA che viene tradotta. Non
appena il ribosoma precedente ha tradotto abbastanza sequenza nucleotidica, l’estremità
5’ dell’mRNA viene introdotta in nuovo ribosoma. Le molecole di mRNA che vengono
tradotte si trovano perciò di solito sottoforma di poliribosomi (o polisomi), grossi
complessi citoplasmatici composti di parecchi ribosomi spaziati anche di soli 80
nucleotidi lungo una singola molecola di mRNA. Questi inizi multipli significano che molte
più proteine possono essere prodotte in un dato tempo di quante sarebbe possibile se
ciascuna dovesse essere completata prima dell’inizio della successiva.
Poiché l’mRNA batterico non ha bisogno di essere modificato ed è accessibile ai ribosomi
mentre viene prodotto, i ribosomi si possono attaccare all’estremità libera di una molecola
di mRNA batterico e cominciare a tradurlo anche prima che la trascrizione dell’RNA sia
completa.
Negli eucarioti, le estremità 5’ e 3’ dell’mRNA interagiscono; perciò, non appena un
ribosoma si dissocia, le sue due subunità sono in una posizione ottimale per iniziare di
nuovo la traduzione della stessa molecola di mRNA.
INIBITORI
Molti antibiotici sono composti prodotti da funghi che agiscono inibendo la sintesi proteica
batterica. Alcuni di questi farmaci sfruttano le differenze strutturali e funzionali fra i 39
ribosomi batterici e quelli eucariotici in modo da interferire preferenzialmente con la
funzione dei ribosomi batterici. Così alcuni di questi composti possono essere assunti ad
alte dosi senza tossicità per gli esseri umani.
Molti antibiotici si posizionano in tasche degli RNA ribosomali e semplicemente
interferiscono con il funzionamento regolare del ribosoma.
Cloramfenicolo in una cellula eucariotica inibisce la sintesi proteica soltanto sui ribosomi
dei mitocondri
Cicloesimide ha effetti soltanto sui ribosomi del citosol
Puromicina è un analogo strutturale di una molecola di tRNA legata ad un amminoacido.
Il ribosoma la scambia per un amminoacido autentico e la incorpora covalentemente al C-
terminale della catena polipeptidica in crescita, provocando una terminazione prematura e
il rilascio del polipeptide.
MECCANISMI DI CONTROLLO QUALITA’ 40
Negli eucarioti la produzione di mRNA comporta sia trascrizione che una serie di passaggi
elaborati di modificazione dell’RNA; questi avvengono nel nucleo, segregati rispetto ai
ribosomi e soltanto quando la modificazione è completa gli mRNA sono trasportati nel
citoplasma per essere tradotti.
Per evitare di tradurre molecole rotte di RNA,il cappuccio 5’ e la coda di poli-A sono
riconosciuti entrambi dall’apparato di inizio della traduzione prima che questa inizi.
Per aiutare ad assicurare che gli mRNA siano sottoposti a splicing in modo appropriato
prima che siano tradotti, il complesso della giunzione degli esoni (EJC), che è depositato
sull’mRNA dopo lo splicing, stimola la successiva traduzione dell’mRNA.
Il più potente sistema di sorveglianza è la degradazione dell’mRNA mediata da
nonsenso che elimina gli mRNA difettosi prima che possano essere tradotti in modo
efficiente in proteina. Questo meccanismo entra in azione quando la cellula determina che
una molecola di mRNA ha un codone nonsenso (stop: UAA,UAG,UGA) nel posto
“sbagliato”, situazione che si verifica probabilmente in una molecola che ha subito uno
splicing inappropriato.
Questo meccanismo di sorveglianza inizia quando una molecola di mRNA viene
trasportata dal nucleo nel citosol. Quando la sua estremità 5’ emerge dal poro nucleare,
l’mRNA incontra un ribosoma che inizia a tradurlo. Man mano che la traduzione procede, i
complessi della giunzione degli esoni (EJC) legati all’mRNA a livello di ciascun sito di
splicing vengono apparentemente spostati dal ribosoma in movimento. Il codone di stop
normale sarà solitamente nell’ultimo esone e quindi, quando il ribosoma lo raggiunge e si
ferma, all’mRNA non dovrebbero essere legati più EJC. Se questo è il caso l’mRNA passa
“l’ispezione” e viene rilasciato nel citosol dove può essere tradotto sul serio. Ma se il
ribosoma raggiunge un codone di stop prematuro e si ferma, avverte che rimane un EJC
e la molecola di mRNA legata viene rapidamente degradata. In questo modo il primo ciclo
di traduzione permette alla cellula di controllare l’appropriatezza di ciascuna molecola di
mRNA quando esce dal nucleo.
Anche i batteri hanno meccanismi di controllo di qualità che trattano mRNA rotti o
sintetizzati in modo incompleto. Quando il ribosoma batterico traduce fino alla fine un RNA
incompleto, si blocca e non rilascia l’RNA. Il salvataggio arriva ad opera di un RNA
speciale (tmRNA) che entra nel sito A del ribosoma e viene tradotto, rilasciando il
ribosoma. L’etichetta speciale di 11 amminoacidi così aggiunta al C-terminale della
proteina troncata segnala alla proteasi che l’intera proteina deve essere degradata.
MATURAZIONE DELLE PROTEINE 41
Per essere utile alla cellula questa nuova catena polipeptidica deve ripiegarsi nella sua
conformazione tridimensionale unica, legare qualunque piccolo cofattore necessario per la
sua attività, essere modificata in modo appropriato da proteina chinasi o da altri enzimi e
assemblarsi correttamente con le altre subunità proteiche con le quali funziona.
L’informazione necessaria per tutti questi passaggi elencati sopra è contenuta alla fine
nella sequenza di amminoacidi che il ribosoma produce quando traduce una molecola di
mRNA in una catena polipeptidica. Quando una proteina si ripiega in una struttura
compatta seppellisce la maggior parte dei suoi residui idrofobici in un nucleo interno.
Inoltre, grandi numeri di interazioni non covalenti si formano fra varie parti della molecola.
E’ la somma di tutte queste disposizioni energeticamente favorevoli che determina lo
schema finale di ripiegamento della catena polipeptidica, come la conformazione con
meno energia libera. 42
Spesso avviene un ripiegamento cotraduzionale: la catena polipeptidica in crescita
acquisisce la struttura secondaria e terziaria mentre emerge da un ribosoma. Il dominio N-
terminale si ripiega per primo, mentre il dominio C-terminale viene ancora sintetizzato. In
questo caso la proteina non ha ancora raggiunto la sua conformazione finale nel momento
in cui è rilasciata dal ribosoma.
CHAPERONI MOLECOLARI
La maggior parte delle proteine si ripiega con l’assistenza di chaperoni molecolari:
Molti chaperoni molecolari sono chiamati proteine dello shock da calore (Hsp) perché sono
sintetizzati in quantità enormemente maggiori dopo una breve esposizione delle cellule ad
una temperatura elevata.
Esistono parecchie famiglie principali di chaperoni molecolari eucariotici, fra cui le proteine
Hsp60 e Hsp70. Queste proteine lavorano ognuna con la propria piccola serie di proteine
associate quando aiutano altre proteine a ripiegarsi.
Le Hsp hanno in comune un’affinità per le zone idrofobiche esposte su proteine non
completamente ripiegate e idrolizzano ATP, spesso legando e rilasciando la proteina
substrato ad ogni ciclo di idrolisi di ATP.
Il macchinario Hsp70 agisce precocemente sulla vita di molte proteine, legandosi ad una
fila di circa sette amminoacidi idrofobici. Aiutate da una serie di proteine più piccole,
Hsp40, molecole legate ad ATP di Hsp70 si legano alla proteina bersaglio e quindi
idrolizzano una molecola di ATP ad ADP, subendo un cambiamento di conformazione che
fa legare le Hsp70 con forza ancora maggiore al bersaglio. Dopo che la Hsp40 si dissocia,
la dissociazione della proteina Hsp70 è indotta dal rapido riattacco di ATP dopo il rilascio
di ADP. Cicli ripetuti di attacco e rilascio della proteina Hsp aiutano il ripiegamento della
proteina bersaglio. (CITOSOL-ER-MITOCONDRI) 43
Le proteine del tipo Hsp60 creano invece una struttura a forma di botte che agisce più
tardi nella vita di una proteina, dopo che è stata completamente sintetizzata. Questo tipo di
chaperone, chiamato talvolta chaperonina, forma una “camera di isolamento” in cui
entrano proteine ripiegate non correttamente, impedendone l’aggregazione e fornendo
loro un ambiente favorevole in cui tentare di ripiegarsi.
Questo è il loro funzionamento:
una proteina ripiegata male è inizialmente catturata da interazioni idrofobiche lungo un
bordo della “botte”. Il successivo attacco di ATP più una proteina cappuccio aumenta il
diametro del bordo della botte, che può svolgere parzialmente la proteina cliente. Ciò
confina la proteina in uno spazio chiuso, dove ha una nuova opportunità di ripiegarsi.
Dopo circa 15 secondi, l’idrolisi di ATP indebolisce il complesso. Il successivo legame di
un’altra molecola di ATP espelle la proteina, ripiegata o meno, e il ciclo si ripete.
CONTROLLO QUALITA’
Una proteina appena sintetizzata talvolta si ripiega correttamente e si assembla con i suoi
partner da sola, nel qual caso i meccanismi di controllo qualità la lasciano stare. Le
proteine ripiegate in modo incompleto sono aiutate a ripiegarsi da chaperoni molecolari, o
da Hsp70 o da Hsp60. In entrambi i casi le proteine “clienti” sono riconosciute grazie a
una zona anormalmente esposta di amminoacidi idrofobici sulla loro superficie. Quest