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RIBALTARE CHOMSKY
Esiste di certo qualcosa di speciale nel cervello umano. Noam Chomsky ha per primo proposto l'esistenza di una "grammatica universale", dopo aver evidenziato vari motivi per cui tale facoltà innata esisterebbe. A tale ragionamento "per incredulità", si oppone la teoria dei critici secondo cui non vi è alcun paradosso da spiegare e una teoria dell'apprendimento spiegherebbe tutto, anche il fatto che i bambini apprendano il linguaggio prestissimo. Un'alternativa esiste: e se il supporto supplementare per apprendere la lingua sia fuori dal cervello, nel linguaggio medesimo? L'apprendimento è destinato verosimilmente a non fallire se si deve apprendere qualcosa user-friendly, se è organizzato secondo modalità verso cui il discente è predisposto a pensare e lavorare (esempio delfini, e Apple). Però, come è possibile che si sia costituita un'armonia prestabilita?tra i bambini e il linguaggio? Noi non siamo brillanti addestratori!Le lingue subiscono una forte pressione selettiva per adattarsi alle probabili congetture dei bambini: esse si evolvono!comunicazione, l'apprendimento, l'interazione sociale, il riferimento simbolico!L'ALTRA EVOLUZIONELa lingua, quindi rassomiglia a un organismo vivente. La struttura di una lingua è soggetta a intensa selezione poiché deve attraversare quella strozzatura che è la mente del bambino. Essa dovrebbe modificarsi nel corso della storia con modalità conformi alle aspettative infantili. Ed è utile immaginarla come una forma di vita indipendente, che colonizza il cervello umano usandolo per riprodursi. Gli umani moderni hanno bisogno del parassita linguaggio per prosperare e riprodursi, e viceversa. Naturalmente bisogna tenere presente anche una dinamica sociale, oltre che una biologica. La chiaveè il mutamento linguistico.
UNIVERSALI EMERGENTI
Li universali grammaticali esistono. Essi sono emersi spontaneamente e indipendentemente in ciascuna lingua che si è evoluta; sono stati la risposta a tendenze universali nei processi selettivi.
Le strutture del linguaggio sono il prodotto di potenti processi evoluzionistici. I problemi sollevati dalle teorie della GU possono essere interpretati come prodotti di tendenze evoluzionistiche sociali convergenti, adattamenti spontanei e paralleli della struttura linguistica. Le lingue si sono adattate al cervello e quest'ultimo si è adattato al linguaggio.
L'AMNESIA CONSENTE UN APPRENDIMENTO MIGLIORE
Esiste un periodo critico per acquisire la lingua? Un isola di competenza vincolata al fattore tempo? Esiste il LAD (Language Acquisition Device)? Un esperimento su uno scimpanzè pigmeo, Kanzi, ha dimostrato le capacità di comprensione linguistica di tale animale. Questo primate ha imparato a comprendere la
parola e a usare i lessigrammi simbolicamente, senza unaddestramento esplicito. Che Kenzi sia stato un discente migliore di Austin e Sherman perché piùimmaturo? Ha manifestato un effetto da “periodo critico”? Se sì, perché gli scimpanzè allo stato dinatura non imparano alcuna lingua?
L’apprendimento è la risultante di molti processi. L’efficacia con cui si apprende qualcosa dipendedall’accoppiamento tra il processo di apprendimento e la struttura dei modelli da apprendere.
Diversi esperimenti e simulazioni sulle reti neurali hanno dimostrato come essere incapaci diricordare i dettagli di specifiche associazioni verbali, essere lenti a proiettare parole su oggetti checo-occorrono nello stesso contesto, ricordare solo le relazioni struttura-funzione più globali deglienunciati, etc. possono essere tutti elementi favorevoli per apprendere la lingua. Le lingue delmondo sopravvissute si sono evolute per essere
apprese in stadi sempre più precoci di sviluppo. (es. pidgin). L'immaturità del cervello è un handicap nell'apprendimento che favorisce il linguaggio. A rendere gli umani speciali è una predisposizione innata ad apprendere che minimizza l'interferenza cognitiva nello scoprire la logica del riferimento simbolico.
IL CERVELLO
Le dimensioni dell'intelligenza
UN GROSSO EQUIVOCO
La presunta relazione tra grandezza del cervello e intelligenza è un'idea irresistibile. Ma come pensare che il cervello sia un organo unitario con un compito semplice (come "INTELLIGENZA")?
La grandezza non è semplice come sembra! I topi sono più cerebrati di noi e elefanti e balene hanno cervelli più grandi e con più neuroni. Il punto è calcolare la forza cerebrale netta. A differenza della massa muscolare, poi, il cervello non muta dimensione con l'uso, nel corso della vita.
CERVELLI in
L'intelligenza comparata è funzione della quantità di cervello residua, sottratta la parte dedicata alle funzioni corporee basali; il rapporto si rifletterebbe direttamente nel rapporto scalare comparato tra cervelli e corpi. L'attività netta del cervello è complicata da calcolare anche per la sua non linearità.
Per conservare il controllo di fronte alla crescita di volume e complessità, il cervello dedicherà una quota sempre maggiore della capacità di elaborazione d'informazione a funzioni "gestionali".
A CIASCUNO LE PROPRIE DIMENSIONI
Le dimensioni contano. Cambiano le strategie d'apprendimento. E cambia l'organizzazione dell'archiviazione in memoria. Perché sono diverse le richieste di elaborazione d'informazione e le esigenze naturali (si vedano le specie piccole e quelle grandi e longeve). Aumentare le dimensioni significa perdita di velocità e frammentazione.
delle funzioni.
Crescita indipendente
L'INGANNO DEL CHIHUAHUA
Cosa rende più attraente la selezione a favore del volume cerebrale rispetto a quella delle dimensioni corporee? Consideriamo l'evoluzione del cervello umano il culmine di una linea tendenziale molto più grande, e consideriamo il cervello come una parte fuori dal contesto. Il nostro interesse per il volume cerebrale e l'encefalizzazione ci ha indotto a confondere i tre processi distinti: il nanismo nelle razze di mammiferi piccoli; la riduzione embrionale nei mammiferi della crescita corporea ma non di quella cerebrale; il prolungamento della crescita cerebrale negli esseri umani, senza un'estensione della crescita corporea (se la crescita del nostro corpo seguisse l'andamento indicato dalla crescita del cervello, diventeremmo una scimmia molto grossa).
GENI DI MOSCERINO PER COSTRUIRE IL CERVELLO DELL'UOMO
In un embrione la sede dove si svilupperanno il cervello, il cuore, lo stomaco, già arti
etc è geni omeotici, in un discorso molto controllata da una costellazione di geni, i geni omeotici (generale, sono geni che vengono attivati o disattivati in momenti specifici dello sviluppo. In questo modo sono in grado di guidare lo sviluppo di organi e apparati secondo un preciso ordine sia temporale che topografico. Da sottolineare che mentre alcuni geni omeotici vengono attivati solo durante l'embriogenesi e poi vengono spenti per sempre, altri geni omeotici sono espressi pure nell'individuo adulto; in quest'ultimo caso la proteina codificata è sempre la stessa, ma assume ruoli diversi a seconda del momento). La scoperta di tali geni fornisce dati utilissimi per capire come l'evoluzione potrebbe regolare, ad esempio, le proporzioni tra corpo e cervello e indizi sui fondamenti genetici delle differenze dei primati e dell'uomo, tramite esperimenti. Di certo la differenza dell'uomo è correlata all'espressione di geni di tale tipo.
Nella regione cerebrale. L'OROLOGIO DELLO SVILUPPO La decisione del numero di divisioni cellulari necessarie per costruire il corpo di un mammifero sembra essere presa molto precocemente nello sviluppo. All'inizio del differenziamento, qualunque sia il contesto in cui inizia, le cellule attivano un orologio interno di sviluppo, che determina il numero di divisioni cellulari permesse, e ciò prima di raggiungere il destino cellulare ultimo. La decisione viene presa prima che nell'embrione vi sia la presenza del cervello. È un' "ARMONIA DI CRESCITA PRESTABILITA". L'orologio dello sviluppo è interno alle cellule (es. il trapianto di mesencefalo di embrione di quaglia in cervello di pollo). 4 Un elettricista darwiniano IL GIOCO DELLE SEDIE Un cervello, maturando, si adatta letteralmente al proprio corpo. La morfogenesi di quasi tutte le parti corporee è il risultato di interazioni locali tra cellule. Ciò però non vale
Per il cervello. Concretamente, è il cervello nella sua interezza che partecipa alla progettazione delle proprie parti. I neuroni, infatti, sono in diretto contatto con molte cellule anche distanti, grazie agli assoni e ai dendriti (lunghe ramificazioni). Neuroni nati in regioni distanti e differenti possono comunicare in via diretta e specifica, e influenzarsi nel differenziamento. La natura, affinché si formino corrispondenze, preferisce produrre per ridondanza e poi potare, piuttosto che controllare nel dettaglio lo sviluppo di moltissime popolazioni separate di cellule. Lo stesso vale per lo sviluppo degli schemi di connessione: gli assoni allo stadio fetale possiedono un'informazione piuttosto generale, che riguarda l'attrazione e la repulsione da e verso il bersaglio, e quindi non sanno con precisione dove crescere o su quali cellule terminare. Essi sono indirizzati verso ampie regioni bersaglio senza precisione. Le connessioni più minute, saranno specificate successivamente.
Riscontri sorprendenti derivano da esperimenti di trapianto neurale che varcano i confini tra specie (es xenotrapianto da maiale a ratto). I segnali della crescita iniziale degli assoni non sono quindi specie-specifici. Tutto ciò è dato dalla promozione e dalla eliminazione selettiva di specifici modelli varianti, grazie alla produzione iniziale di connessioni in eccesso.
Ma cosa influenza la competizione? Le cellule in differenti aree del cervello non sono artefici del proprio destino, semmai dispongono di un'informazione grezza. Il cervello può sviluppare una struttura ondine durante lo sviluppo. L'evoluzione dunque è dotata di un potente strumento di flessibilità adattativa.
LO SPIAZZAMENTO
Una variazione genetica che aumenti o diminuisca la grandezza relativa delle popolazioni in competizione da cui originano gli assoni rimpiazzerà o devierà le connessioni dalla popolazione più piccola favorendo la persistenza delle
connessioni da quella più grande. Variazioni nel numero totale, o nelle proporzioni, dei recettori sensoriali, dovrebbero dunque ripe