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Il problema del riferimento
Qual è la differenza tra il modo in cui una parola designa le cose e quello in cui un richiamo o una risata o un ritratto denotano qualcos'altro? Il riferimento non richiede, per essere determinato, alcun concetto o significato coscienti. È strano affermare che il riso abbia un significato, è più corretto dire che il riso di qualcuno indica qualcosa. In sostanza, il riferimento non è intrinseco a una parola, a un suono o a un gesto, ma è creato dalla natura della risposta che a esso viene data.
Il riferimento deriva dal processo di generazione di un'azione cognitiva, una risposta interpretativa (interpretante). Un interpretante è tutto ciò che consente di inferire il riferimento da un segno o più segni e dal loro contesto. L'interpretante è il mediatore che fa incontrare un segno e il suo referente. Differenze nella forma del riferimento sono dovute a differenze nella forma di.
Questo processo di mediazione. Il quid in più che ci differisce dagli animali sta nella differenza tra una risposta interpretativa capace di sostenere le associazioni tra una parola e il suo riferimento – a prescindere che siano correlate nell'esperienza – e le associazioni meccaniche che vengono formate e dissolte come decide l'esperienza (si vedano gli esempi pappagallo, cane, moffetta). I simboli non sono semplici.
LA NATURA GERARCHICA DEL RIFERIMENTO
Peirce distinse tre categorie di associazioni referenziali: l'icona, l'indice e il simbolo. Le icone sono mediate da una similarità tra segno e oggetto; gli indici da una connessione fisica o temporale di qualche natura tra segno e oggetto e i simboli da una connessione formale o convenzionale. Le tre forme di riferimento riflettono una classica tricotomia filosofica dei modi di relazione associativa: (a) similarità, (b) contiguità o relazione, (c) legge, causa o convenzione.
Icona =
rassomiglianza che notiamo – indice = collegato o associato a qualcos’altro – simbolo =collegamento dato da tacito accordo, convenzione o codice. Peirce ha inoltre notato che il riferimento ha un aspetto gerarchico, cioè, forme più complesse di riferimento si costruiscono su forme più semplici. La scomposizione della competenza referenziale dà luogo ad una discesa ordinata dal simbolo, all’indice, all’icona. Si ha iconismo laddove la responsabilità referenziale si ferma perché nulla di nuovo viene aggiunto (es. la falena e l’albero). “È icona qualcosa che, a un’indagine più approfondita, può fornire ulteriori informazioni sugli attributi del suo oggetto” (Peirce). Le relazioni iconiche sono il livello più basso della gerarchia interpretativa. Le icone sono associate mediante generalizzazione dello stimolo o similarità convenzionale. A fare di qualcosaIndice di un'altra è la risposta interpretativa mediante cui una sembrarinviare all'altra. Rispetto alle interpretazioni iconiche, quelle indicali richiedono un valoreaggiunto (correlazione spazio-temporale o contiguità parte-tutto) e sono costituite darelazioni tra icone.
LA SOGLIA SIMBOLICA
Per apprendere i simboli cominciamo imparando correlazioni simbolo-oggetto, ma, una voltaapprese, le associazioni devono essere considerate semplicemente indizi per determinare lerelazioni più cruciali. ESPERIMENTO Savage-Rumbaugh sugli scimpanzé: si sono analizzate ledifficoltà di apprendimento nel passaggio dalle associazioni condizionate a quelle simboliche.Addestrati ad associare dei lessigrammi in una relazione verbo-sostantivo, gli scimpanzé sono poiriusciti (mediante un addestramento ulteriore per esclusione degli errori) anche ad imparare lerelazioni esclusive inverse. Gli animali hanno imparato non solo un insieme di
associazioni specifiche tra lessigrammi e oggetti o eventi, ma hanno anche appreso un insieme di relazioni logiche tra lessigrammi, relazioni di esclusione e di inclusione. E, cosa fondamentale, hanno imparato un nuovo tipo di generalizzazione: quella logica, o categoriale, di contro a quella dello stimolo. Questo gli ha permesso di alleggerire il carico mnemonico e di sfruttare la conoscenza implicita fornita da tale ricodificazione. La relazione referenziale non è più soltanto una funzione della co-occorrenza lessigrammi-cibo, ma è diventata una funzione della relazione che un nuovo lessigramma condivide con il sistema dei lessigrammi esistenti.
ESTINGUERE UN INSIGHT
Quello che potremmo definire un insight simbolico si verifica nel momento in cui abbandoniamo una strategia associativa e ne afferriamo un'altra, di ordine superiore, che indirizza le nostre ricerche in memoria. La scoperta della nuova associazione simbolica è un evento di ristrutturazione in cui
le associazioni apprese in precedenza vengono di colpo percepite sotto una nuova luce e devono essere riorganizzate. I simboli non si limitano a rappresentare le cose del mondo, ma si rappresentano anche a vicenda. I simboli, poiché non si riferiscono direttamente alle altre cose del mondo, ma indirettamente ad altri simboli, sono implicitamente entità combinatorie il cui potere referenziale dipende dall'occupazione di posizioni specifiche in un sistema organizzato di altri simboli. Essi, quindi, non andranno ad accumularsi in collezioni prive di struttura. Fuori dal cervello RIBALTARE CHOMSKY Esiste di certo qualcosa di speciale nel cervello umano. Noam Chomsky ha per primo proposto l'esistenza di una "grammatica universale", dopo aver evidenziato vari motivi per cui tale facoltà innata esisterebbe. A tale ragionamento "per incredulità", si oppone la teoria dei critici secondo cui non vi è alcun paradosso da spiegare e unateoria dell'apprendimento spiegherebbe tutto, anche il fatto che i bambini apprendano il linguaggio prestissimo. Un'alternativa esiste: e se il supporto supplementare per apprendere la lingua sia fuori dal cervello, nel linguaggio medesimo?
L'apprendimento è destinato verosimilmente a non fallire se si deve apprendere qualcosa user-friendly, se è organizzato secondo modalità verso cui il discente è predisposto a pensare e lavorare (esempio delfini, e Apple). Però, come è possibile che si sia costituita un'armonia prestabilita tra i bambini e il linguaggio? Noi non siamo brillanti addestratori!
Le lingue subiscono una forte pressione selettiva per adattarsi alle probabili congetture dei bambini: esse si evolvono! Hanno dovuto adattarsi alle congetture spontanee dei bambini sulla comunicazione, l'apprendimento, l'interazione sociale, il riferimento simbolico!
L'ALTRA EVOLUZIONE
La lingua, quindi rassomiglia a un
organismo vivente. La struttura di una lingua è soggetta aintensa selezione poiché deve attraversare quella strozzatura che è la mente del bambino. Essadovrebbe modificarsi nel corso della storia con modalità conformi alle aspettative infantili. Ed è utileimmaginarla come una forma di vita indipendente, che colonizza il cervello umano usandolo perriprodursi. Gli umani moderni hanno bisogno del parassita linguaggio per prosperare e riprodursi, eviceversa. Naturalmente bisogna tenere presente anche una dinamica sociale, oltre che unabiologica. La chiave è il mutamento linguistico.
UNIVERSALI EMERGENTI
Gli universali grammaticali esistono. Essi sono emersi spontaneamente e indipendentemente inciascuna lingua che si è evoluta; sono stati la risposta a tendenze universali nei processi selettivi.Le strutture del linguaggio sono il prodotto di potenti processi evoluzionistici. I problemi sollevatidalle teorie della GU possono essere interpretati
Come prodotti di tendenze evoluzionistiche socialiconvergenti, adattamenti spontanei e paralleli della struttura linguistica. Le lingue si sono adattate al cervello e quest'ultimo si è adattato al linguaggio.
L'amnesia consente un apprendimento migliore. Esiste un periodo critico per acquisire la lingua? Un isola di competenza vincolata al fattore tempo? Esiste il LAD (Language Acquisition Device)? Un esperimento su uno scimpanzè pigmeo, Kanzi, ha dimostrato le capacità di comprensione linguistica di tale animale. Questo primate ha imparato a comprendere la parola e a usare i lessigrammi simbolicamente, senza un addestramento esplicito. Che Kenzi sia stato un discente migliore di Austin e Sherman perché più immaturo? Ha manifestato un effetto da "periodo critico"? Se sì, perché gli scimpanzé allo stato di natura non imparano alcuna lingua?
L'apprendimento è la risultante di molti processi.
L'efficacia con cui si apprende qualcosa dipende dall'accoppiamento tra il processo di apprendimento e la struttura dei modelli da apprendere. Diversi esperimenti e simulazioni sulle reti neurali hanno dimostrato come essere incapaci di ricordare i dettagli di specifiche associazioni verbali, essere lenti a proiettare parole su oggetti che co-occorrono nello stesso contesto, ricordare solo le relazioni struttura-funzione più globali degli enunciati, etc. possono essere tutti elementi favorevoli per apprendere la lingua. Le lingue del mondo sopravvissute si sono evolute per essere apprese in stadi sempre più precoci di sviluppo (es. pidgin). L'immaturità del cervello è un handicap nell'apprendimento che favorisce il linguaggio. A rendere gli umani speciali è una predisposizione innata ad apprendere che minimizza l'interferenza cognitiva nello scoprire la logica del riferimento simbolico.
IL CERVELLO Le dimensioni
dell'intelligenza UN GROSSO EQUIVOCO La presunta relazione tra grandezza del cervello e intelligenza è un'idea irresistibile. Ma come pensare che il cervello sia un organo unitario con un compito semplice (come "INTELLIGENZA")? La grandezza non è semplice come sembra! I topi sono più cerebrati di noi e elefanti e balene hanno cervelli più grandi e con più neuroni. Il punto è calcolare la forza cerebrale netta. A differenza della massa muscolare, poi, il cervello non muta dimensione con l'uso, nel corso della vita. CERVELLI in corpore L'intelligenza comparata è funzione della quantità di cervello residua, sottratta la parte dedicata alle funzioni corporee basali; il rapporto si rifletterebbe direttamente nel rapporto scalare comparato tra cervelli e corpi. L'attività netta del cervello è complicata da calcolare anche per la sua non linearità. Per conservare il controllo di fronte alla