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1. ALLEANZA TERAPEUTICA E TRANSFERT
Il pz sperimenta la relazione terapeutica non solo attraverso il transfert, ma
anche stabilendo un rapporto di collaborazione/cooperazione e fiducia nel
lavoro con il clinico. L’alleanza tra pz e analista si dovrebbe fondare sulla
capacità del pz di instaurare e coltivare un legame significativo con un altro
essere umano, in questo caso il terapeuta. L’alleanza di lavoro e il transfert
sono clinicamente I due tipi più importanti di rapporti oggettuali che si
verificano nella situazione analitica. L’alleanza terapeutica è un fattore
comune a tutte le psicoterapie e può essere definita “il reciprocoacordo
riguardo agli obiettivi del cambiamento e ai compiti necessari per
raggiungere tali obiettivi, insieme allo stabilirsi di un legame che mantiene
la collaborazione tra I partecipanti al lavoro terapeutico”. Gli obiettivi
riguardano il cambiamento che il processo si propone di produrre; I compiti
si riferiscono alle attività necessarie al raggiungimento di tali finalità; il
processo di negoziazione dal quale scaturisce la scelta degli obiettivi e dei
compiti è parte integrante della costruzione dell’alleanza. Sin dalle fasi
iniziali del trattamento, infatti, il pz deve essere considerato un collaboratore
attivamente partecipe del proprio cambiamento. L’alleanza va costruita
anche attraverso momenti di tensione, assume le caratteristiche di un fattore
dinamico, cioè suscettibile di cambiamento nel corso del trattamento.
2. CONTROTRANSFERT
All’iniziale definizione di controtransfert come “reazione nevrotica”
dell’analista derivata dai suoi conflitti irrisolti e potenziale elemento di
disturbo del lavoro analitico, si sia affiancata una concettualizzazione del
controtransfert come strumento utile alla comprensione delle dinamiche
interpersonali del pz. L’analisi delle risposte emotive del terapeuta nella
relazione con il pz diventa una lente attraverso cui poter leggere quanto
comunicato dal pz e fornisce info non solo su ciò che si pensa possa provare
il pz in un determinato momento del processo, ma anche sulle possibili
risposte dell’ambiente al pz stesso. Il controtransfert diviene utile per la
diagnosi e la terapia. Il cambiamento nella concettualizzazione del
controtransfert, da ostacolo a strumento di conoscenza, ha portato vari autori
a considerare come fisiologico il coinvolgimento emotivo del clinico nel
processo terapeutico, tanto da arrivare a definire il processo in sè come la
reciproca messa in atto di dinamiche transferali e controtransferali. Tali
cambiamenti hanno determinato un interesse nei confronti del concetto di
self-disclosure del terapeuta, ovvero quell’insieme di comunicazioni e
“atteggiamenti del terapeuta che rivelano aspetti personali del terapeuta
stesso”.
3. INTERSOGGETTIVITA’
La prospettiva intersoggettiva si rivela più utile a riflettere sul ruolo e la
funzione del clinico. L’uso del termine nasconde però insidie connesse al
fatto che può essere impiegato con accezioni diverse a seconda dell’ambito
disciplinare di riferimento. L’accento sulla dimensione intersoggettiva
dell’esperienza psicoanalitica ha profondamente modificato il modo di
guardare al processo terapeutico. Secondo Stern et coll, il cambiamento
terapeutico è garantito dalla possibilità del terapeuta di cogliere la richiesta
di condivisione da parte del pz di aspetti della propria soggettività che non
sono stati condivisi nelle relazioni significative della prima infanzia,
permettendogli così di trovare nuovi modi di stare insieme all’altro e
regolare mutuamente la propria esperienza hanno posto l’accento sugli
aspetti di regolazione affettiva e sulle modalità attraverso le quali la diade
(bm-caregiver, ma anche pz-terapeuta) giunge a sviluppare aspettative,
riparare le rotture nei processi di regolazione reciproca e a condividere e
modulare I momenti affettivi intensi. Altri, infine, hanno posto particolare
attenzione aglieffetti delle esperienze di regolazione intersoggettiva sulla
stabilizzazione del senso di coerenza e coesione del sè e alla costruzione di
stati di coscienza condivisi.
4. ETICA DELLA RELAZIONE TERAPEUTICA
E’ importante ricordare come fondativi della relazione terapeutica:
-importanza di mantenere sempre confini professionali appropriati
-gestire l’aspetto economico della professione senza mai approfittare dello
stato di bisogno del pz
-rispettare I valori e le scelte di vita del pz senza mai imporre I propri
-saper rispondere alle esigenze di pz diversi per genere, età, cultura, etnia,
religione, disabilità e orientamento sessuale
-rispettare la privacy del pz
-non rinunciare mai alle occasioni di inter-visione (confronto con I propri
colleghi) e supervisione (quando si è in difficoltà, l’aiuto di un collega più
esperto può essere fondamentale) e di aggiornamento scientifico e
professionale
-interrogarsi con regolarità sulle proprie reazioni e risposte emotive alle
comunicazioni, agli stati affettivi e ai comportamenti del pz, in modo da
promuovere la comprensione di sè e dell’altro nella relazione clinica.
La professionalità dello psicologo clinico viene a definirsi dalla qualità e la
significatività della relazione umana instaurata con I pz e dalla capacità di
mantenere la profondità di tale relazione all’interno di confini professionali.
Unico obiettivo del clinico è il benessere del pz. Bisogna comprendere qual
è la preoccupazione del pz, identificare la natura dei problemi che lo hanno
portato a richiedere un’osservazione clinica. Il clinico deve comprendere il
pz nella sua unicità , fare riferimento a sistemi come il PDM per attribuire
significati ai suoi sintomi.
5. RELAZIONE TERAPEUTICA, DIAGNOSI E PERSONALITA’
L’assunto per cui la qualità della relazione terapeutica possa informare anche
sulle problematiche centrali del pz è ormai condiviso. Nel corso del
trattamento, e attraverso processi di reciproca influenza di pz e terapeuta, si
attivano particolari modalità di funzionamento relazionale indicative delle
dinamiche interpersonali e intrapsichiche caratteristiche del pz (es.La
sofferenza psichica in pz con d. Di personalità).
DISTURBI DI PERSONALITA’:
1.PARANOIDE:
-Alleanza Terapeutica: l’ipersensibilità alle critich, unita alle aspettative di