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La prevenzione nella salute mentale: evoluzione storica di un concetto
Il concetto di prevenzione nell'ambito della salute mentale si è progressivamente staccato da una prospettiva biomedica, orientata alla ricerca delle cause soggettive ed individuali, ad una prospettiva bio-psico-sociale, che postula un'interazione dinamica tra fattori di rischio e di protezione di natura ambientale e socio-ambientale.La prevenzione nella salute mentale: origini e sviluppi
La storia della prevenzione e dei concetti ad essa relativi è molto più antica ed estesa di quanto appaia nella bibliografia esistente a riguardo. Interessanti prescrizioni circa i modelli di vita in grado di prevenire le malattie e di promuovere la buona salute si ritrovano in antichi scritti a carattere religioso, in antichi testi cinesi, nelle opere di studiosi dell'età classica. Tuttavia, la sistematizzazione delle conoscenze in materia ha avuto bisogno di molto altro tempo. Il concetto di prevenzione nascenel campo della medicina sociale; secondo l'accezione medica la prevenzione può essere distinta, in base ad un criterio temporale, in primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria mira a prevenire la comparsa delle malattie; la prevenzione secondaria mira alla prevenzione o al rallentamento dell'evoluzione della malattia; la prevenzione terziaria mira alla prevenzione delle conseguenze negative della malattia. La differenza rispetto alla cura risiede nel fatto che quest'ultima si incentra sulla guarigione della malattia o sul trattamento del paziente, mentre la prevenzione terziaria ha quale obiettivo le implicazioni secondarie della malattia. Quando parliamo di prevenzione della salute mentale, ci riferiamo al concetto di prevenzione nato intorno agli anni '50 nell'ambito della psicologia clinica, e che ne diviene uno degli obiettivo principali, insieme alla diagnosi e alla terapia. La prevenzione assume la prospettiva del modello biomedico e viene aconfigurarsi come azione direttamente rivolta ad impedire che specifiche patologie insorgano e si sviluppino. La prevenzione dei disturbi mentali mira all'individuazione di cause, per lo più di natura biologica ed individuale, responsabili dell'insorgenza delle disfunzioni. Tuttavia, il vero impulso alla prevenzione nel campo della salute mentale si ha con l'avvento della Psicologia di comunità, che include la prevenzione nei suoi scopi primari. La psicologia di comunità nasce nel 1965 negli Usa e si origina in ambito clinico come movimento di trasformazione degli approcci teorici e delle prassi operative sul disagio mentale, interpretato non solo come legato soltanto all'individuo, ma alle inique relazioni individuo-ambiente. Il vero atto di fondazione della psicologia di comunità come area autonoma è il convegno del 1965 durante il quale viene sottolineata la necessità di un intervento preventivo a livello di comunità, di unademedicalizzazione dei servizi psichiatrici, di un ampio processo interdisciplinare. Infatti, la sfiducia verso la teoria e le prassi tradizionali e l'insoddisfazione nei confronti di una concezione medica dei problemi mentali, avevano fatto maturare l'esigenza di mettere a punto strategie innovative di tipo preventivo e di elaborare strumenti di intervento alternativi alle modalità cliniche tradizionali. Nello stesso periodo, nel campo della psichiatria, Caplan concettualizzava la prevenzione come un'azione continuativa specificata in 3 livelli distinti: primario, secondario e terziario. La prevenzione primaria implica il decremento della percentuale di casi di disagio psichico in una data popolazione in un determinato periodo di tempo; tale decremento è connesso al fatto che si interviene su alcune condizioni ritenute potenzialmente dannose prima che queste producano malattia. Fare prevenzione primaria vuol dire agire per ridurre il rischio di malattia.l'avanzamento di una malattia o di un problema di salute già in corso. Gli interventi a livello di prevenzione secondaria si concentrano sulla diagnosi precoce e sul trattamento tempestivo delle condizioni patologiche. Gli interventi a livello di diagnosi precoce includono esami di screening e test diagnostici per individuare precocemente malattie o condizioni a rischio. Questo può includere esami del sangue, radiografie, mammografie, test del DNA, ecc. Gli interventi a livello di trattamento tempestivo si concentrano sulla gestione e il controllo delle condizioni patologiche già presenti. Questo può includere terapie farmacologiche, interventi chirurgici, terapie fisiche, terapie psicologiche, ecc. La prevenzione terziaria ha come obiettivo quello di ridurre al minimo le conseguenze a lungo termine di una malattia o di un problema di salute già presente. Gli interventi a livello di prevenzione terziaria si concentrano sulla riabilitazione, sulla gestione delle complicanze e sulla promozione di uno stile di vita sano per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Gli interventi a livello di riabilitazione includono terapie fisiche, terapie occupazionali, terapie del linguaggio, terapie psicologiche, ecc. Gli interventi a livello di gestione delle complicanze si concentrano sul controllo dei sintomi, sulla prevenzione delle recidive e sulla gestione delle complicanze a lungo termine. La promozione di uno stile di vita sano include consigli sulla dieta, sull'esercizio fisico, sul controllo dello stress, sull'astensione da fumo e alcol, ecc. In conclusione, la prevenzione primaria si concentra sulla prevenzione delle malattie e dei problemi di salute prima che si verifichino, la prevenzione secondaria si concentra sulla diagnosi precoce e sul trattamento tempestivo, mentre la prevenzione terziaria si concentra sulla riabilitazione, sulla gestione delle complicanze e sulla promozione di uno stile di vita sano per migliorare la qualità della vita dei pazienti.l'evolversi della malattia; essa si realizza attraverso la diagnosi precoce e mediante l'intervento sui fattori patogeni o a rischio. Per quanto concerne la prevenzione terziaria, Caplan afferma che essa è indirizzata a ridurre la percentuale di casi di disagio psichico mediante l'intervento riabilitativo sui pazienti, affinché questi sviluppino le loro risorse e capacità messe fuori gioco dalla malattia. Secondo l'autore il termine riabilitazione fa riferimento al singolo, mentre "prevenzione terziaria" fa riferimento all'intera comunità. Le teorizzazioni di Caplan hanno avuto un importante impatto, contribuendo allo sviluppo di ricerche e programmi nell'ottica della prevenzione. A partire dal 1970 la prevenzione diventa campo di interesse prevalente da parte di quanti operano nella salute mentale ed è soprattutto sulla prevenzione primaria che si orientano gli sforzi teorici ed applicativi, al punto tale che essaLa salute mentale viene definita da molte parti come la quarta rivoluzione nella salute mentale. Negli Usa, la Commissione per la Salute Mentale ritiene che la prevenzione primaria si caratterizzi per:
- essere proattiva, in quanto cerca di promuovere nelle persone forze adattive, risorse di coping e salute;
- essere interessata a tutta la popolazione e non a provvedere servizi sulla base dei singoli casi;
- avere, quali strumenti e modelli prevalenti, quelli propri dell'educazione e dell'ingegneria sociale, piuttosto che della terapia o della riabilitazione;
- l'assunto che equipaggiare le persone di risorse personali e sociali sia il modo migliore di allontanare le disfunzioni, piuttosto che cercare di gestire problemi che sono già germinati.
La prevenzione nella salute mentale: i maggiori contributi teorici.
Gerard Caplan.
Nel suo testo Principles of preventive psychiatry descrive un modello di intervento che include una prevenzione primaria, secondaria e terziaria destinate a
ridotto rispettivamente l'incidenza, la durata ed il danno dei disordini psichici. Anche se tale modello risente eccessivamente della prospettiva biomedica, nelle formulazioni di Caplan è possibile rintracciare alcuni innegabili vantaggi. In primo luogo, la sua classificazione garantisce una certa continuità tra prevenzione e terapia: le due attività non sono viste come escludenti reciprocamente, ma come facenti parte entrambe di uno spettro di interventi finalizzati a ridurre l'incidenza, la prevalenza ed il danno delle disfunzioni. In secondo luogo, con Caplan si assiste ad uno spostamento di attenzione dall'individuo alla collettività. Egli, infatti, fu il primo a sostenere che la prevenzione primaria dovesse essere un concetto diretto verso la comunità, piuttosto che all'individuo. Infine, Caplan ha avuto il merito di aver introdotto il "modello della crisi", spiegando come ci siano, nell'arco della vita, periodi arischio che possono sconvolgere i normali processi di sviluppo e che, inquanto tali, dovrebbero essere oggetto di interventi preventivi. Caplan è a tutt'oggi riconosciuto come uno dei leader e dei massimi esponenti in materia di prevenzione. Emory Cowen. Cowen ha dato un attivo contributo all'area della prevenzione attraverso lo sviluppo di programmi, progetti e training che hanno consentito una maggiore operativizzazione delle variabili oggetto di intervento. Particolarmente famoso è il programma PMHP (Primary Mental Health Project) che egli ha sviluppato assieme ad alcuni collaboratori per l'individuazione e l'intervento precoce sul disadattamento scolastico. Cowen definisce in modo più accurato la prevenzione primaria che, secondo l'autore, deve unire 3 esigenze strutturali: deve essere di gruppo o di orientamento di massa, piuttosto che individuale; deve qualificarsi per il "prima di..", essere cioè indirizzata a gruppi che nonsperimentino ancora undisadattamento significativo; deve essere intenzionale, cioè poggiare su una solida conoscenza chesuggerisca che il programma ha la potenzialità o di migliorare la salute psicologica, o di prevenire ildisadattamento.
La prevenzione primaria deve contemplare un filone esecutivo (programmi pratici da attuare) ed unfilone generativo (un corpo di conoscenze da cui attingere). Di qui l'urgenza di studi e ricerche chemettano in evidenza le relazioni esistenti tra eventi di vita, strutture sociali ed esiti di sviluppo. Cowenaggiunge che la prevenzione primaria deve poter palesare dati che mostrino gli effetti positivi di essa.
George Albee.I contributo di Albee alla prevenzione, particolarmente alla prevenzione primaria, sono teorici,concettuali, operativi, ma anche politici (è ad Albee, infatti, che si deve l'istituzione della ConferenzaNazionale sulla Prevenzione Primaria in Psicopatologia, nota come Conferenza del Vermont).
Nelle sue
concettualizzazioni è centrale l'idea secondo cui molti disturbi hanno una chiara matrice psicosociale e possono essere anticipati e ridotti da un intervento sociale mirato. Albee sottolinea il fatto che gli individui non vanno incontro a disagi psichici per un'incapacità ascrivibile a problemi di natura intrapsichica o genetica, ma piuttosto a condizioni di vita, situazioni sociali che contribuiscono all'incidenza e alla diffusione dei medesimi. Di qui la necessità di cambiare il modello concettuale di approccio, non + quello della deficienza, ma quello della competenza e dell'empowerment. Albee propone un'equazione per spiegare l'incidenza del disagio e per organizzare gli sforzi di prevenzione: l'equazione prevede al numeratore fattori organici + stress da sfruttamento ed al denominatore abilità di coping + autostima + gruppi di supporto. Le azioni che aumentano le variabili poste al numeratore si correlano ad una maggioreincidenza del disagio, al contrario attività indirizzate ad una loro riduzione comportano un decremento dell'incidenza stessa. Analogamente, una riduzione dei fattori che contribuiscono al disagio può portare ad una diminuzione della sua presenza.