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III PARTE
A pag. 350 si parla del progetto del matrimonio di Claude de France, la seconda
figlia femmina del re. Questa è l’occasione per il ritorno di Monsieur de Nemours che
stava a Bruxelles occupato dai preparativi pre-matrimoniali con la regina d’Inghilterra ed è
pieno di se stesso grazie alla reputazione della sua bellezza e del suo fascino che gli avevano
permesso di conquistare il cuore di una delle più importanti regine europee.
Nemours, occupato dai preparativi con l’Inghilterra, è pieno di euforia, e si agghinda
particolarmente per questa festa.
Madame de Clèves, insensibile al fascino maschile, aveva sentito parlare di quest’uomo,
quindi la conoscenza precede l’incontro come con Elisabetta.
Aveva sentito parlare da tutti indistintamente del duca di Nemours come della persona più
bella e più affascinante di tutta la corte, e soprattutto la regina delfina glielo aveva descritto
in modo tale da renderla curiosa e anche impaziente di vederlo (ricordiamo di quando il
marito di Madame de Clèves si lamentava del fatto che lei non fosse impaziente).
La principessa di Clèves terminò la danza e, mentre con gli occhi cercava il prossimo
ballerino, il re le gridò di prendere la persona che stava entrando allora. Ella si volse e
subito pensò che colui che stava scavalcando le sedie per giungere dove si ballava
non poteva essere altri che il duca di Nemours. Questo principe era fatto in modo
tale che era ben difficile non essere sorpresi quando lo si vedeva la prima volta.
Si ha subito l’immagine del cavaliere che per arrivare dove si danna passa sopra le sedie
(poi lo vedremo passare sopra le palizzate che proteggono il giardino della principessa).
I due iniziano a danzare e tutta la corte è sorpresa per questa straordinaria intesa che si
crea tra questi due giovani che non si conoscono.
Quando finiscono di ballare, la Reine Dauphine, una delle donne amate da Nemours,
chiede a Monsieur Nemours se sa di chi si tratti, quest’ultimo immediatamente dice di
conoscere il nome della ragazza ma lei forse non sa chi sia lui. Madame de Clèves, che lo ha
riconosciuto, per la prima volta mente e si schernisce. La madre l’aveva apprezzata per
la sua sincerità ma adesso che un primo barlume del sentimento amoroso compare nella
sua vita, per la prima volta la ragazza mente.
Il cavaliere di Guisa, che seguitava ad adorarla, era ai suoi piedi e quanto era accaduto gli
aveva dato un dolore cocente. Lo considerò come un presagio che la sorte destinava il
duca di Nemours ad amare la principessa di Clèves. Sia che un qualche
turbamento fosse realmente apparso su quel volto, sia che la gelosia gli facesse
vedere più del vero, sta di fatto che gli parve commossa e non poté fare a meno di dirle
che il duca di Nemours era ben fortunato di cominciare la sua conoscenza in circostanze
che avevano qualche cosa di galante e di straordinario.
Quando la principessa torna a casa, entra nella camera della madre per rendergliene conto;
e si mette a tessere le lodi del signor di Nemours con un certo qual tono, tanto che il
medesimo dubbio del duca di Guisa si insinua nell'animo di Madame de
Chartres.
Madame de Clèves ancora non ha capito di essere innamorata di Nemours, ma gli altri lo
hanno già capito.
Nei giorni successivi si incontrano però lui ha un’inclinazione violenta, un sentimento
amoroso molto forte, nei confronti di Madame de Clèves e i due si piacciono infinitamente.
Inizia una lunga divagazione su Madame de Valentinois funzionale a rendere chiari
alcuni avvenimenti; è un altro di questi specchi offerti a Madame de Clèves affinché in
futuro capisca se stessa. Sono dei racconti che dicono tutti la stessa cosa: l’amore è
irrazionale e pericoloso.
Il pretesto è che madame de Clèves non capisce come il re possa essere innamorato
di questa donna che è molto più grande di lui e che all’epoca ha quasi sessant’anni.
Per Madame de Clèves la bellezza finisce ai 25 anni, il re è il più potente di Francia,
potrebbe amare tutte le donne che vuole, tuttavia è ancora innamorato di Madame de
Valentinois. Per altro, come le spiega la madre, non solo è più grande di lui, ma anche
infedele e sta con lui solo perché ne trae vantaggio, per la sua ambizione.
Questo racconto è un altro passaggio per l’educazione sentimentale della ragazza e serve ad
istruire Madame de Clèves. Infatti lei dirà che pensava che il connestabile fosse molto
legato a Madame de Valentinois, invece Madame de Chartres smentisce ciò. Questa le dice
che deve fare attenzione alle cose che succedono, bisogna imparare come funziona la corte
perché: “Se in un luogo come questo giudicherete dalle apparenze vi
ingannerete sempre: quello che si vede non è quasi mai la verità”. Per dire
ingannata, la madre usa “trompée”, termine usato anche per le relazioni amorose. Quindi
la donna vuole dire: attenzione che anche l’amore a corte è un’apparenza come tutte
le altre.
Inizia la storia di Madame de Valentinois che inizia con il regno precedente del re
Francesco I. Questo aveva portato sul patibolo il padre della donna, tuttavia proprio
quando il padre sta per essere giustiziato, interviene la figlia che in qualche modo
convinse il re a graziare il padre. Si sacrifica con il re per salvare il padre. Diventa
l’amante del re, questo poi viene catturato e quando ritorna la regina madre, che odia
Diane de Poitiers, gli porta tutte le giovani nobili del suo seguito perché ne trovi una che
sostituisca Diane. Il re sceglie Mademoiselle de Piseleu e momentaneamente Diane de
Poitiers viene messa da parte. Il testo dice che il re non era fedele a nessuna delle sue
amanti, ma parla addirittura di Dames qui le partageaient tour à tour, quindi una sorta di
harem.
Muore il Delfino e ciò addolorò profondamente il re, che non aveva uguale amore e
simpatia per il secondogenito, l'attuale re, che giudicava meno ardito e vivace. Un
giorno in cui se ne doleva con la duchessa del Valentinois, questa gli rispose che lo
avrebbe fatto innamorare di sé per renderlo più brillante e piacevole. Da allora
inizia una relazione ininterrotta che dura per vent’anni.
Questo “amore” è osteggiato dal padre che è geloso, tuttavia Enrico II, a dimostrazione del
fatto che l’amore è del tutto irrazionale, si ostina ad amare questa donna più grande di lui e
per amore verso questa, non solo litiga con il padre, ma anche con il fratello che a sua
volta è istigato da Madame d’Etampes (Piseleu).
Quindi l’amore rovina i legami familiari.
Si formano due partiti a corte: quello di Madame d’Etampes e di Madame de Valentinois.
Addirittura Madame d’Etampes prova talmente tanto odio per Madame de Valentinois che
fa perdere militarmente il futuro Enrico II, sperando che prevalga il terzogenito.
La rivalità continua finché non muore Francesco I e muore anche il terzogenito.
Quindi Enrico II diventa re e il suo regno comincia anticipando quello che succederà alla
morte di Enrico II stesso: il re per testimoniare la sua autorevolezza caccia i consiglieri del
padre, l’amante del padre, fa tornare il connestabile (che era stato allontanato da
Francesco I) e pone Madame de Valentinois come vero arbitro del regno. Quindi
decide del successo, dell’ascesa dei frequentatori della corte e si crea degli amanti, in
particolare Monsieur de Brissac: è talmente cieco e intenso l’amore del re per questa donna
che non soltanto è costretto a tenere a freno la sua gelosia, ma addirittura deve
promuovere a Maresciallo di Francia, senza meriti, l’amante della sua amante.
La passione del duca di Nemours per la principessa di Clèves è subito così violenta da
togliergli il piacere e persino il ricordo delle donne che aveva amate e con le quali
era rimasto in rapporto durante la sua assenza. Anche la sua impazienza per il viaggio
in Inghilterra cominciò ad attenuarsi; smise di sollecitare i preparativi per la
partenza. Continuò ad andare molto spesso dalla regina delfina per il solo fatto che vi
incontrava di frequente la principessa di Clèves e non gli dispiaceva di lasciare pensare ciò
che molti supponevano dei suoi sentimenti per la regina. Tale era la considerazione che
aveva per questa principessa, che preferiva farle ignorare la sua passione piuttosto che
rischiare di renderla di pubblico dominio.
Quando la ragazza inizia a ricambiare questi sentimenti, raccontare a sua madre ciò
che pensava dei sentimenti del duca non le era così facile come lo era stato
parlarle dei suoi innamorati: pur senza la precisa intenzione di tenerglieli nascosti,
non gliene fece parola. Ma la principessa di Chartres se ne accorgeva fin troppo,
come si accorgeva dell'inclinazione di sua figlia per il duca. Una tale certezza le diede gran
dolore; comprendeva quale pericolo fosse per una creatura tanto giovane essere amata da
un uomo come il signor di Nemours, per il quale aveva della simpatia.
Tra gli spasimanti della Princesse de Clèves c’era anche le marechal de Saint-André
che era stato scelto dal re come suo consigliere senza particolari capacità e senza avere l’età
adatta per questo ruolo. Questo conduce una vita lussuosa finché il re elargisce
generosamente nei suoi confronti e decide di organizzare un ballo presso la sua nuova
casa per dare prova della sua ricchezza, del suo sfarzo presso la Princesse de
Clèves. Quest’ultima, come tutte le dame della sua società, è tutta intenta a trovare le
parures adeguate per presentarsi al ballo; è la civiltà dell’apparire in cui è importante
mostrarsi in pubblico. La Princesse si fa prestare dei gioielli dalla Reine Dauphine, la sua
amica più fidata. Tuttavia, mentre si stanno organizzando, arriva Condé che essendo
cugino del re può avere accesso a tutti i salotti e riferisce di una discussione che ha avuto
luogo dal re.
In questa discussione Nemours ha difeso, in maniera abbastanza sorprendente, una
tesi anomala seconda la quale un qualsiasi innamorato è contrario a ciò che la sua
amata vada ad un ballo, soprattutto quando lui è assente. Questo perché se il suo
amore è ricambiato, le attenzioni nei confronti dell’amato si ridurranno perché le donne si
occupano di piacere a tutti. Se il loro amore non è ricambiato, il ballo può essere il pretesto
per intraprendere delle galanteries con altri spasimanti.
A questo punto la sua amata è esposta a molti rischi perché la corte è pericolosa. L’unica
eccezione che Nemours contempla è quando