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Parliamo della lingua che si utilizza

A partire dal testo di David Crystal. Egli ha un capitolo "think on my words" in Shakespearan Vocabulary, 2008. Qui David Crystal guarda alla lingua inglese di questa epoca e si concentra sul vocabolario, sui termini, non si ferma tanto sulla sintassi. I suoi esempi sono da S prevalentemente e la sua domanda è: come possiamo avvicinarci a testi di S senza temerli troppo? Il suo saggio procede a far vedere come quello che può sembrare difficile nell'avvicinarsi a S in realtà non lo è se si prende il giusto punto di vista. Partendo dalla considerazione che questa è una lingua difficile o almeno noi la immaginiamo così, diamo per buona questa affermazione ma proviamo a vedere quali sono tra le parole difficili, quelle che si possono definire facili. Ci sono nell'early modern english "easy words", parole facili tra quelle che potremmo pensare come difficili. Dal Titus Andronicus.

Scritta alla fine del 500, “My teares will choake me, if I opemy mouth”. “Teares” simile a “tears”. Dice così per manifestare il dolore. “Choake”, “Ope”. David Crystal dice che “ope” è una parola che definirebbe “easy word”. Di facile comprensione perché il contesto permette di comprendere perfettamente tutto il verso nel suo contesto. Egli si sta rivolgendo a lettori madrelingua inglesi. La difficoltà di avvicinarsi a S è anche per i native speakers.

1. Ricavare dal contesto il significato di un termine. Secondo esempio da Love’s labour’s lost. “faire ladies..“ Maskt”: masked: participio passato. La parola in questione che lui discute è “maskt”: è un'altra delle easy words. Si comprende che è il contrario di “unmasked”. Dovrebbe essere unmasked che utilizziamo come l’opposto del verbo mask-unmasked.

Qui il prefisso è “dis”. E’ vero che non esiste in inglese contemporaneo “dismasked” tuttavia conosciamo questo prefisso “dis” e sappiamo che significa “il contrario” posto davanti a un verbo perché conosciamo termini come “disconnect”, “dishearten”. Con una conoscenza che viene un po' dal testo di S e un po' da quello che sappiamo noi dell'inglese presente, possiamo risalire al significato di “dismaskt”. Crystal parla di termini che a volte S ha dovuto inventare perché il teatro di S è scritto in versi e allora c'è la limitazione (metrical costraints): esigenza di dover entrare nella lunghezza e nel ritmo del verso. Il suo esempio è da “Henry the Fourth”: “i can call spirits from the vastie deepe”. “Vastie deepe”: altro modo usato per dire “dalle profondità del mare”. Questa

diversità di espressione piuttosto che "vast sea" utilizzata da S per rientrare nel verso, ma anche come quel "vastie deepe" fa ricordare un "vast sea".

Poi ci sono effettivamente termini che si possono definire difficult, false friends. Queste parole sono difficili non tanto perché sono diverse nello spelling rispetto a come le scriveremmo noi oggi, anzi preservano lo stesso spelling, ma sono diverse nel significato che a quell'epoca si attribuiva a quel termine.

"naughty: wicked - maligno" oggi significa cattivo

"heavy: sorrowful - triste"

Per quanto riguarda gli aspetti della lingua che S utilizza.

"L'instabilità del linguaggio dell'Early modern - fine 500 e primi 600." La lingua in questo periodo è una lingua ancora in divenire, è estremamente instabile. Il luogo più facile che ci fa vedere questa instabilità è lo spelling e la punteggiatura. La stessa

parola poteva essere scritta in modo diverso ma significava la stessa cosa o uno stesso spelling poteva significare cose diverse. C'è la difficoltà di intendere anche per i contemporanei. La punteggiatura anche sembrava non ben stabilizzata. Una scrittura che non è stabilizzata permette di giocare moltissimo con i doppi sensi: puns. Piacciono molto a S. La lingua inglese per S sembra non essere sufficiente a rendere quello che lui vuole rendere. Troviamo moltissimi neologismi (coinages). Tre aspetti che possono essere collegati all'instabilità e alla non piena maturità.

Esempi:

Coesistenza di forme 1-2-3 persona singolare. La 2 persona singolare poteva esistere sia nella forma che è arrivata fino ad oggi "go-goest-goeth" e "go-go-goes". Coesistono "goest" e "go". E per la 3: goeth e goes. Stessa cosa per i pronomi "thou" e "you", coesistevano queste due forme. Nella lingua letteraria,

Le due forme non vengono utilizzate indistintamente: “thou” viene utilizzata quando ci si rivolge a persone che permette il “tu” più diretto. “You” quando ci si riferisce a persone di altro rango. Thou (dau) è invece per una maggiore confidenza.

“this sonne of York” (Richard III). Spelling di “sonne”. Gloster dice: “now is the winter of our discontent. Made glorious summer by this son of York”. Questo è lo spelling regolare. Questo “son of York” scritto come “sonne” poteva significare sia “son”: figlio della dinastia degli York ma anche significare “sun” cioè sole. È chiaro il pun che fa S ma dal momento che ha nominato un inverno che si trasforma in estate da questo sole di York. Le due parole sono così diverse tra loro che la lingua italiana deve scegliere. Come l’instabilità permette il gioco di parole.

instabilità viene anche dalla situazione storica: tra 1400-1700 c'è The Great Vowel Shift (grande spostamento vocalico): variazione della pronuncia delle vocali: dal Middle English precedente, si sta passando a un nuovo modo di pronunciare le vocali. Anche questo comporta instabilità: ci sono dei modi che sono emergenti che continuano a coesistere con quei modi residuali. Alcuni termini potevano essere messi in rima con termini che oggi non potremmo utilizzare per creare una rima: "one" poteva rimare con "own". "Wind" diventa "wind" (waind), rima con "kind". "Sea" rima con "lay". Sonetto 54 dalla raccolta Amoretti "disguysing diuersly": "travestirsi", "camuffarsi", "mascherarsi DIUERSLY": carattere che non identifichiamo come U era quello che poi evolvendosi è diventata la V. "ydly": oziosamente. Loue con quella u e

Lyke con y. Un altro aspetto di questa lingua di S instabile: coesistono non soltanto spelling antichi e più moderni o pronunce e quindi scritture più antiche e moderne ma anche parole che vengono da età più antiche, arcaismi. Lwis (indeed), speken (speak), y-clad (clothed). Arcaismiche erano neologismi. Shakespeare era un grande inventore della lingua. L'uso di "very" davanti a qualsiasi altro aggettivo per dire molto, per accrescere grado. Questo uso è un uso che va emergendo proprio negli anni di S, fine XVI secolo. Anche David Crystal ci fa notare come questo sia un periodo nel quale le variazioni nella lingua si fanno sentire per una serie di motivi. La lingua inglese ha contatti con latino e il greco stesso. La conoscenza di quelle lingue antiche fa sì che la lingua contemporanea si ibridizzi, accolga alcune di quelle parole antiche o magari le prenda come radice per creare nuove parole. Questa attività della lingua porta

alla creazione di neologismi (esempio: "puffed up" (rigonfio) da Othello). Come conseguenza di questo incontro con latino e greco, abbiamo a volte la coesistenza di due o più termini che significano però la stessa cosa. Esempi di Russ McDonald: "beniso" e "benediction", "frail" e "fragile", "poor" e "pauper". Questi termini coesistevano. "Real", "royal" e "regal" coesistevano dall'anglo-normanno, francese antico e dal latino. Il testo di Robert Cawdrey, "A Tabel Alphabeticall", è il primo dizionario dell'lingua inglese (1604). Fino al 1604, non si è sentita l'esigenza di sistematizzare da qualche parte quella lingua. È chiaro che un dizionario dà l'informazione di come scrivere quella parola e poi rimane. Questa instabilità della lingua permette i giochi di parole, i PUNS: Erasmus, l'elogio della follia "Moriae Encomium". "Moria": Greek Foolishness. Proprio Erasmus si è permesso un gioco di parole: con un unico titolo ha potuto sia

Elogiare la follia significa presentare il suo elogio a Thomas More. Moriae potrebbe essere una scrittura alla latina di More; è dedicato a Thomas More.

Un altro esempio: da Hamlet "and with a hideous craSH/ tAKES Prisoner Pyrrhus' EAR." Shakespeare si è divertito a inserire la sua firma. Il suo cognome. Ai fini di quello che accade in Hamlet, non è rilevante ma dà il senso dell'attenzione che gli autori di questa epoca prestavano alle parole. Firma che lui inserisce e lascia anche celata.

Questi giochi di parole ci dicono sempre di un'attenzione al linguaggio, nessun termine è messo lì per caso. Qui si sta parlando di tutt'altro ma questa storia riportata in Hamlet dà comunque l'occasione a S per poter inserire la sua firma nascosta. S fa un'altra cosa sempre col suo nome: Will compare nei Sonetti, nel sonetto 136: il gioco di parole è proprio sul nome Will. Will è scritto a volte in maiuscolo, a

volte in minuscolo. Will è un nome proprio quindi la prima persona di questo sonetto si rivolge all'amato/amata con il suo nome proprio, utilizza la parola anche come will: il volere, il desiderio. Will si sposta dalla sfera della filosofia, volontà di conoscenza, alla sfera del desiderio. Nella traduzione di Serpieri, will è voglia non riusciamo a comprendere che qui c'è una parola e subito a seguire la stessa parola con la lettera minuscola. L'inglese mette insieme Will e voglia in un'unica parola finale che per la prima volta è inserito tra virgolette. S dal suo nome, inventa il sonetto 136. La percezione della lingua inglese all'epoca di S, nella seconda meta del 500ma a cavallo tra XV e XVI sec (tra 1400 e 1500). In quest'epoca, oltre alla lingua inglese che è la lingua utilizzata anche per la comunicazione orale tra tutti, le lingue riservate per i documenti importanti e i testi scritti è il latino (per

Trattati di storia, di filologia e teologia

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A.A. 2020-2021
7 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cristiana7735 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Cimitile Anna Maria.