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La funzione palingenetica della legge delle XII Tavole.

Palingenesi vuol dire ricostruire di nuovo, nel senso che la legge delle XII Tavole a noi non è arrivata. Mentre altri

monumenti legislativi dell’antichità ci sono arrivati. Ad esempio il codice di Hammurabi, del 18° secolo, ci è arrivato.

Molto probabilmente la legge che era affissa in 12 tavole, si pensa di bronzo, nel foro romano, nel 450 a.C., poco tempo

dopo, nel 390 a.C. arrivano a Roma i Galli, e tra le altre cose che vengono distrutte o spariscono si trovano anche le

tavole della legge. Questo non significa che non fossero conosciute nel corso dei secoli successivi, perché esse si

tramandavano oralmente.

Erano scritte in una forma metrica ritmica per facilitare l’apprendimento mnemonico. Da quanto ci dice Cicerone, le XII

Tavole erano studiate a memoria dai ragazzini romani.

Nella prima età scolare, tutti i pueri, cioè i bambini romani, studiavano il latino, cioè imparavano a leggere ed a scrivere,

avendo come testo base le XII Tavole. Mentre i greci avevano fior fiore di letteratura, i romani no, soprattutto alle origini

hanno una letteratura modestissima: le prime importanti prove di letteratura romana sono delle traduzioni di opere

greche.

La grammatica nazionale dei romani erano appunto le XII Tavole, che vengono esaltate per tutta la storia romana;

Favolino, del II secolo a.C., disse di aver letto le XII Tavole con più interesse delle Leggi di Platone.

Giustiniano, nel VI secolo d.C., nel Digesto, dopo aver messo il I capitolo sul ius, mette un capitolo sulla storia giuridica

di Roma, con un commento di Gaio alle XII Tavole.

I testi che noi conosciamo delle XII Tavole sono di un latino diverso dal latino arcaico ed originario, appunto perché

erano trasmesse oralmente.

Conosciamo circa 120 leggi, in quanto le XII Tavole erano una raccolta di leggi, contenute dentro le XII Tavole. Le

conosciamo attraverso citazioni di autori latini o greci di età romana che raccontano gli usi ed i costumi dei romani. Il

problema è che noi non sappiamo dove fossero collocate all’interno delle XII Tavole: sappiamo solo come iniziamo, cioè

iniziavano con la in ius vocatio, la convocazione in giudizio; dies diffisus, la possibilità di spostare il termine nella 2^

tavola; sappiamo che la seconda mancipazione del figlio stava nella 4; il testamento stava nella 10^ tavola; in una delle

ultime vi era il divieto di connubium tra patrizi e plebei.

Il primo tentativo di palingenesi a stampa che noi conosciamo è del 1515. In quell’anno appare un’opera di un autore

francese di 25 anni, Rivallius. Francese che si è formato a Pavia. Pubblica un’opera che segna una svolta non solo nella

scienza palingenetica, intitolata Historia iuris civilis, ed è la prima volta nella storia intellettuale d’Europa in cui si utilizza

questa espressione. Rivallius insomma fonda la scienza che ancora noi studiamo, cioè la storia del diritto. Rivallius tenta

la prima palingenesi delle XII Tavole, cioè mette in ordine le norme. Compie tanti errori, come spesso accade nelle opere

pionieristiche, ma la cosa sorprendente è che egli mette in ordine quasi tutte le leggi che noi conosciamo oggi a distanza

di 5 secoli, cioè egli conosce già quasi tutte le 120 citazioni. Questo libro viene stampato decine di volte nel corso dei

secoli, dopo l’autore. Ma dopo di esso, Rivallius non pubblica altro.

Nel 1522, a Napoli un giurista umanista, Alessandro d’Alessandro pubblica un’opera intitolata DIes Geniales in cui prova

a proporre una palingenesi delle XII Tavole. D’Alessandro non ha letto il libro di Rivallius, perché propone un’opera

totalmente diversa, ma conosce già le 120 citazioni.

Nel 1525 appare a Venezia, che era allora la capitale assoluta dell’editoria europea, in cui uno stampatore pubblica

un’opera miscellanea anonima. Ad un certo punto appare delle XII Tavole: in questo caso, la proposta di palingenesi è

modestissima: questo anonimo conosce solo 5 o 6 norme.

Taccuino sta pubblicando dei manoscritti degli argomenti più disparati e li pubblica in unico volume, tra cui vi doveva

essere un manoscritto precedente delle XII Tavole, per cui sta pubblicando un manoscritto molto precedente a Rivallius

e d’Alessandro.

Studiosi non giuristi, nel 1400, cominciarono a ricostruire le XII Tavole, ed è stata ricostruire una prima serie di

manoscritti sparsi in tutta Europa.

Nel 1400 c’è un libro che raccoglie le antiche iscrizioni latine. Lo redige un ecclesiastico, Michele Fabrizio Ferrarini,

priore dei carmelitani di Reggio Emilia. Egli gira per l’Italia e riproduce le varie iscrizioni. Il manoscritto non verrà mai

stampato.

Ad un certo riproduce una delle XII Tavole. Tuttavia si è visto che Ferrarini ha preso uno dei manoscritti, ne riproduce il

contenuto mettendola in una lastra, ma è un falso.

È saltato fuori un manoscritto molto lungo, in cui un anonimo francese ha schedato tutte le citazioni delle XII Tavole che

si trovano nel Corpus iuris; è una specie di lavoro preparatorio. Il manoscritto viene comperato dalla regina Cristina di

Dettagli
A.A. 2014-2015
2 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesca ghione di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto privato romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Diliberto Oliviero.