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Da questo conflitto sociale, non per forza ne deriva la disgregazione della città e Roma ne è un
esempio: divisa tra popolo e ottimati: il loro scontro ha prodotto una concordia migliore,
condivisione di un progetto che deve essere rivisto e discusso. In realtà le manifestazioni non
sfociano necessariamente nella guerra civile. Si apre la possibilità del confronto. Manifestazioni di
piazza, scioperi e cortei: dissenso come ammissibile, parlando della Repubblica romana: viene
dichiarato per la prima volta da Machiavelli. Roma libera all’esterno. Non si devono considerare
due umori diversi, quello del popolo e quello dei grandi e che le leggi nascano dallo loro
disunione. Mandati in esilio pochi cittadini, uccisi pochi e pochi sanzionati economicamente: non
è una Repubblica disordinata: buone leggi derivano dai tumulti che molti dannano. Cuore dei
Discorsi. La disunione e la discordia non sono necessariamente nocive: permettere di manifestare
il proprio punto di vista, necessita di rispondere alla domanda, di contare politicamente, di essere
cittadini a pieno titolo. Soldati che sono consapevoli di difendere cose di tutti: res publica. I tumulti
non diedero luogo a guerre civili ma a provvedimenti sporadici, dal punto di vista con cui
Machiavelli guarda la politica dall’alto del suo realismo: qualche morto ecc.. ci può stare. Non
perché non ci sono dei massacri tra i cittadini ma troviamo in Roma tanti esempi di virtù, legata
all’essere cittadino che testimoniano il rapporto di alimentazione reciproca tra morale pubblica e
produzione di buone leggi, che lo sono fin tanto che sono sostenute dall’etica pubblica e vengono
prese sul serio. Controllo del controllo del controllo che non può sempre esserci: si deve
presumere che le leggi siano per la maggior parte dei cittadini, che hanno incarichi pubblici e che
siano rispettate. Problema della corruzione dello spirito pubblico. Se non c'è alcuna legge, potrà
mai essere buono. Novità rispetto all’idea di governo misto di Aristotele e Polibio.
Di idea diversa sono invece i teorici dell’assolutismo: Machiavelli muore nel 1527.
‘500 / ‘600: due secoli dell’assolutismo politico: affermazione degli stati territoriali,
ricomposizione della frammentazione feudale del tardo medioevo. Stati di dimensioni simili a
quelle odierne. Stati che si danno come forma di governo prevalente la monarchia assoluta, dove il
monarca è sovraordinato alle leggi. Chi fa la legge può anche disfarla. I teorici dell’assolutismo
sono in Francia, Jean Bodin (1576) e a metà del ‘600: Thomas Hobbes: Il Leviatano (1651) e il De
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Cive. In comune hanno solo la difesa dell’assolutismo.
Hobbes propone un nuovo paradigma politico che aveva dominato l’età antica e l’età di mezzo
contro il paradigma aristotelico.
Bodin è un pensatore politico: guarda e riflette sulla storia, non fa costruzioni filosofiche, non si
occupa delle altre branche della filosofia. Per lui la politica è al centro dei suoi interessi. Forme
deboli in procinto di disgregarsi: la definizione su cui vale la pena di soffermarsi è la definizione
della sovranità: potere assoluto e perpetuo che è proprio dello stato: perpetuità: durata senza fine,
compresa l'elezione vitalizia di un sovrano: necessità di una elezione. Perpetuità, non nella
persona ma nella forma di governo. Chi è sovrano non deve essere soggetto al comando altrui. La
legge viene data modificando l’ordinamento giuridico. Lavoro che il sovrano fa, parole che
vengono cancellate perché inutili. Il sovrano da nuove norme, cosa che non può fare chi è
soggetto alla legge. Sovrano che governa per leges, attraverso le leggi, modificando e abrogando le
leggi (no despota orientale ma non è sub leges: sotto la legge): non c’è nessuna legge che valga
anche per lui.
Bodin non essendo un filosofo ma osservatore delle cose di Francia, da queste osservazioni, ma le
corregge ispirandosi all’idea che non bisogna confondere potere assoluto con potere illimitato. Un
monarca può essere assoluto ma non può ordinare a un suo suddito di fare cose che non è in
grado di fare: non può ordinargli di volare. La sua volontà si arresta di fronte ai limiti oggettivi,
nessuno è tenuto a fare cose impossibili. Anche il sovrano, sciolto dalle leggi, non può non
rispettare alcune leggi (1° limite): La legge ereditaria, dopo aver affermato che chi è sovrano non
deve essere soggetto, afferma che il principe non può derogare alla struttura del regno e al suo
accesso istituzionale come la legge salica. La legge di successione. Modificare la legge di
successione è come distruggere la legge stessa della corona: della monarchia francese. Viene meno
la struttura secondo cui viene obbedito dai sudditi, per cui viene riconosciuto legittimo dai sudditi.
Limiti che non ci sono in Hobbes.
Secondo limite : diritto di Proprietà. Francia contro Turchia. In Francia, ci sono grandi proprietari
portati dal sistema feudale, che si sta ricomponendo e non è stato superato: toccare la proprietà
significa privarsi dell’appoggio sociale e politico dei grandi proprietari. Può prendere beni altrui
solo per un motivo giusto e ragionevole, altrimenti non può disporre delle proprietà altrui e
disporne senza il consenso del legittimo proprietario. Re che non deve intervenire con forza.
Sovranità assoluta e sovranità perpetua. Il Governo misto da inizio a costituzioni in cui non si sa
chi assicura la stabilità e la durata. Per Bodin, gli stati misti sono disordinati, ad un passo dalla
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disgregazione. Danimarca. Il re e la nobiltà si dividono la sovranità. Tre forme di stato che non
cessano da essere agitate dalla discordia dei contendenti. L' idea è che il governo misto non sia la
soluzione ma il problema. Governi misti non esistono e le forme di governo, non sono tutte quelle
che aveva enumerato Aristotele. Bodin dice che in realtà le forme di Governo sono solo tre. La
monarchia, l' aristocrazia e la democrazia; forme corrotte non esistono. Se la maggioranza dei
cittadini è sovrana,ma il popolo concede benefici solo ai nobili: governo aristocratico, se non si
avrà aristocrazia, governo democratico: se tutto il popolo ha poteri: sorteggio: regime e governo
democratico. La gestione oggettiva: titolari del potere politico parziale (novità): i titolari del potere
politico e della sovranità possono essere solo tre: uno, alcuni, molti (tutti), come titolari di 1
regime monarchico, aristocratico e democratico. Dal punto di vista scientifico, allontanando le
passioni, la differenza è solo di numero per quanto riguarda la titolarità del potere: diverso
dall’esercizio del potere. Se i titolari sono molti: il regime è democratico: la sovranità appartiene al
popolo: la titolarità del potere è del popolo, dell’insieme dei cittadini. L’esercizio del potere è in
altri organi. Il rapporto tra titolarità e esercizio che può essere: nel primo caso affidato, trasferito
definitivamente o temporaneamente, ad un altro organo. Secondo Bodin possiamo avere una
democrazia dal punto di vista della titolarità e dal punto di vista dell’esercizio che può essere una
democrazia in cui il potere è esercitato da uno solo, monarchico. Se affidato ad una élite:
aristocrazia o democrazia che conserva esercizio del potere allo stesso livello della titolarità.
Risiede nei molti. Si riconoscono solo tre forme di governo ma in relazione alla divisione di
titolarità e esercizio si moltiplicano per tre. Le sei forme di governo aristoteliche diventano nove.
Da un lato Bodin critica Aristotele dicendo che la sua categorizzazione è ridondante, ma
moltiplica le forme di governo e introduce ulteriori classificazioni in favore del bene comune e
dell’interesse particolare. Esercizio tirannico dispotico.
Titolarità che rimane. Esistenza di molte distinzioni, dell’esercizio del potere, che è diverso dalla
titolarità. Migliore è la forma di rappresentanza e più la titolarità si avvicina: ma sono due
momenti distinti. Anche la vecchia categoria del dispotismo orientale viene rinfrescata nell’opera
di Bodin. 1576: la scoperta dell’America ha prodotto i suoi effetti: operazione di conquista
coloniale e con essa nasce la nuova forma di dispotismo che riguarda i sovrani europei, che sono
assoluti, contro dei loro popoli: rispetto della legge della successione e della libertà dei popoli. Lo
stesso sovrano che in Europa rispetto ai suoi sudditi governa per Leges contro dei territori
d’oltremare è un vero e proprio despota. Dispotismo coloniale. Perù: sistema dove la popolazione
dispone di beni in affitto e per la solo durata della loro vita. modello del dispotismo orientale.
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Thomas Hobbes
Filosofo a tutto tondo. Non si occupa solo di politica. Le opere di politica precedono l’ultima parte
del suo sistema filosofico. Siamo nell’Inghilterra del 1600, attraversata dalla rivoluzione inglese
che è anche guerra civile. C'è il monarca che non convoca più il parlamento, ambisce ad una
monarchia assoluta. Carlo I Stuart. 1689: fine della rivoluzione. Momento della Repubblica che si
trasforma in dittatura personale di Carlo. 1640 - 1689: gloriosa rivoluzione dove Carlo II va in
esilio e viene sostituito da Guglielmo III d’Orange: diventa re d’Inghilterra e accetta la
costituzione: Bill of Rights. Hobbes sta dieci anni in Francia ma partecipando a questi avvenimenti,
con la sua opera scrive nel 1651 il Leviatano e prima il De Cive, nel 1641. Sostenitore
dell’assolutismo monarchico, ma non è solo questo. È stato considerato il fondatore della filosofia
politica moderna. E’ l’inventore della filosofia civile: la trasformazione di quello che riteneva un
discorso sulla politica, trasformato in scientifico, sulla politica, che aveva solide basi come la fisica
( le scienze matematiche ). Il modello che Hobbes ha in mente è l’idea di trasporre alle scienze
sociali, alla filosofia civile, il modello delle scienze geometriche matematiche di Euclide. Si
inaugura la fisica meccanica della prima metà del 1600. Trasporre l’idea della deduzione della
scientificità dalla retorica politica. Produrre un cambiamento di paradigma con cui leggere la
realtà. Fino ad Hobbes, ha dominato il modello aristotelico che fa riferimento al modello che la
polis: la scienza o l’ambito di conoscenza della città sia lo sviluppo naturale della famiglia. Dalla
famiglia al villaggio, dal villaggio alla polis. Dal modello genetico evolutivo al modello finalistico:
è già scritto il percorso della politica: non si trova mai l’indivi