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Egli, nel 1954, diventa segretario della DC dopo De Gasperi. Fanfani, rispetto alla politica del suo
predecessore, è portatore di due punti diversi:
1) diversamente da De Gasperi, portatore di un partito non molto organizzato che contava
sull’appoggio della Chiesa, dell’Azione Cattolica e della Confindustria, Fanfani vuole fare della
DC un partito di massa che si radicalizzi nella società. Questo perché Fanfani vuole che la DC
acquisti maggiore autonomia dalla Chiesa, dall’Azione Cattolica e dalla Confindustria. Non
nega il loro appoggio, ma vuole che la DC acquisti consensi indipendentemente da esse;
2) intervento più ampio nell’economia per favorire un maggiore sviluppo, mobilitazione delle
risorse e modernizzazione che non intacchino, però, i valori tradizionali sociali e culturali.
Fanfani vuole l’espansione dell’economia pubblica, tant’è che nel 1956 si crea il Ministero delle
Amministrazioni Statali. Questa politica ha un risultato riformatore perché dà allo stato un ruolo
importante per lo sviluppo, la mobilitazione delle risorse e la modernizzazione. Ha, però, anche
un risvolto negativo, perché con Fanfani cresce l’intromissione degli uomini di partito
nell’economia pubblica che creano gruppi di potere interni agli enti legati ai partiti di governo.
Inizia, quindi, una politicizzazione dell’apparato statale perché, oltre a creare organismi
pubblici che rispondono al partito, c’è il rischio che gli obiettivi degli enti pubblici rispondano
ad interessi più clientelari che generali.
Tra 1953 e 1958, quindi, inizia e si sviluppa un lungo processo di elaborazione che sfocia nel 1962 con
il primo governo di centro-sinistra caratterizzato dall’incontro tra cattolici e socialisti. All’interno della
DC è importante Fanfani, che dà attenzione all’economia pubblica in chiave riformatrice. Alcuni storici
parlano di occupazione dello stato da parte dei partiti perché sono proprio loro che si impadroniscono
delle strutture pubbliche riguardanti l’economia. Tali strutture, quindi, diventano più clientelari. Per
questi motivi, Fanfani vede nel PSI un interlocutore con cui realizzare questa politica a patto di alcune
condizioni, come la rottura del patto d’azione col PC. Alcuni gruppi intellettuali già intuiscono lo
sviluppo dell’economia italiana e vogliono governare questa fase per non riprodurre gli squilibri che
già esistono, come la contrapposizione Nord-Sud, l’enorme sperequazione del reddito e la
contrapposizione tra imprese più sviluppate e imprese meno sviluppate (lo sviluppo basato sul mercato,
infatti, di per sé riproduce gli squilibri già esistenti perché l’investimento si attua sempre nelle zone più
sviluppate). Gronchi, nel 1955, viene eletto Presidente della Repubblica dopo Einaudi. Egli è
favorevole al centro-sinistra. Per lui il problema chiave dell’economia italiana è valorizzare il lavoro ed
inserire la classe operaia all’interno della società.
Dentro il PSI, dopo la scissione del 1947, nel 1948 c’è una corrente autonomista che ritiene che il PSI
debba staccarsi dal patto di unità d’azione con il PC perché esso blocca l’iniziativa del PSI stesso.
Dopo le elezioni del 1953, in seguito alla sconfitta del centrismo, Nenni (PSI) comincia a prospettare
l’idea che sia indispensabile un’apertura verso i cattolici sia pure in una logica di costruzione di
un’alternativa socialista. Il PSI, quindi, pone una serie di condizioni, come l’abolizione della legge
truffa. Nel 1955, in un congresso, Nenni pone in modo ufficiale ed esplicito la possibilità di una
collaborazione governativa con i cattolici.
Ci sono due problematiche che rallentano la collaborazione tra PC e PSI:
1) gli stessi rapporti tra PC e PSI legati dal patto di unità d’azione. A minare tale rapporto è il fatto
che il PSI, dal 1948, ha perso peso in termini elettorali rispetto al PC e, quindi, non dà più
risultati;
2) in politica estera, c’è il problema del legame del PC con l’URSS e che, quindi, anche il PSI
guarda con occhio particolare l’URSS stessa.
Nel 1956, però, avvengono alcuni fatti importanti, perché c’è la repressione sovietica nei confronti
dell’insurrezione scoppiata in Ungheria. Nel 1953 muore Stalin e diventa segretario del PC russo
Kruscev. Egli, al ventesimo congresso del PC russo, pronuncia un rapporto che doveva rimanere
segreto in cui condanna lo stalinismo e, soprattutto, il culto della personalità di Stalin e i crimini da lui
compiuti. Tale condanna viene resa nota e crea un grosso shock perché, per il mondo comunista
occidentale, l’URSS è considerata il paese delle meraviglie e Stalin il padre dell’umanità. Togliatti, in
Italia, interviene e riesce a conciliare cose opposte, affermando che il PC italiano non sapeva nulla di
questo aspetto criminale. Inoltre, afferma che forse in URSS sono stati fatti degli errori, ma la storia
verso il socialismo italiano non è la stessa di quella russa. Teorizza, quindi, il policentrismo, cioè
l’idea che ogni paese può trovare una propria via nazionale al socialismo. In ambito internazionale, in
seguito al rapporto Kruscev, nei paesi sottomessi all’influenza russa si innescano speranze di
modificazioni più liberali del socialismo, soprattutto in Polonia ed Ungheria. In Polonia, il PC
emargina il gruppo più conservatore e vi è, quindi, una politica più distensiva e liberale. Invece la
situazione esplode in Ungheria, dove la protesta assume aspetti di un’insurrezione popolare. Si forma
un governo con a capo un comunista che chiede l’uscita dell’Ungheria dal Patto di Varsavia e
l’instaurazione di una democrazia formata sul pluralismo partitico. L’URSS, di fronte all’idea che
l’Ungheria uscisse dal Patto di Varsavia, interviene con i carri armati, attua una sanguinosa repressione
e lo stesso capo ungherese viene fucilato. Questo è un fatto scioccante per tutti i comunisti che vedono
nell’URSS il paese della felicità. Nello stesso periodo, gli Anglofrancesi sbarcano sul canale di Suez e
questo fatto attutisce lo shock della violenza russa in Ungheria. Togliatti, in questa occasione,
interviene appoggiando e giustificando l’invasione sovietica. Questo crea sconcerto nel PC italiano
tant’è che molti comunisti intellettuali escono dal partito (vedi, ad esempio, De Felice). Questo
atteggiamento del PC non influisce sul voto politico perché nel 1958, in occasione delle elezioni, il
partito ottiene un buon risultato. Gli storici vedono nell’atteggiamento di Togliatti del 1956
un’occasione mancata. Infatti questa era un’occasione, per il PC, di rompere il legame con Mosca e di
legittimarsi come partito nazionale all’interno di un sistema democratico. Invece questa rottura non è
avvenuta e, quindi, continua a vigere la condizione ad excludendum. Inoltre il PC fa fatica a capire le
trasformazioni che stanno avvenendo in Italia e una rottura con l’URSS avrebbe fatto sì che il PC
prendesse coscienza di queste trasformazioni e che, quindi, il marxismo si aprisse ad altre influenze.
La repressione russa del 1956 rappresenta un’ulteriore prova della divisione del mondo. Essa, cioè,
provoca scandalo, ma gli USA non intervengono in questa situazione, pur criticandola. È sottinteso,
quindi, che l’Ungheria dovesse rimanere sotto l’influenza russa. In questi anni, la pace è fondata sul
terrore del pericolo atomico. La divisione in due blocchi del mondo, quindi, costituisce un
mantenimento della pace: le due potenze impediscono l’esplosione di conflitti locali in quanto ci sono
negoziati. nel 1959, anche l'URSS si fornisce della bomba atomica e si capisce che la guerra atomica
sarebbe stata una catastrofe per l’umanità. Durante la crisi di Cuba, scoppia il terrore dell’attuazione
della guerra atomica e papa Giovanni XXXIII, in quest’occasione, dice che la guerra atomica non è né
giusta né ingiusta.