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Alcuni elementi di Golasecca possono essere ritrovati in questa regione, per esempio le fibule a
sanguisuga e a forma di serpente e alcune varietà di ceramica (stanziamenti e necropoli di Genova,
lapidi di Savignone e Bobbio, stanziamenti di Gremiasco, ritrovamenti dal letto del fiume Magra e
Bocca di Magra). Ci sono anche molte importazioni dal sud (Genova).
Tra il 475 e l’inizio del IV secolo a.C. la cultura di Golasecca si è ampiamente diffusa nella regione
che si estende tra i laghi Prealpini sino al fiume Po.
Per la prima volta in questo periodo la bassa pianura lombarda sembra essersi densamente popolata;
infatti sembra che in precedenza questa regione fosse abbastanza priva di popolazione. Solo la
Lomellina, un’area a sud ovest di Milano, oltre il Ticino, aveva già una densa popolazione.
La sequenza cronologica del periodo Golasecca III A è stata proposta da M. Primas e una ancora
più dettagliata suddivisone cronologica è possibile grazie agli studi sui ritrovamenti della
Lombradia. Nel nostro lavoro possiamo usare le seguenti fasi cronologiche:
Golasecca III A 1= Tessin C, datata intorno al 475450 a.C.
Golasecca III A 2= Tessin D, lo stadio più antico, datato intorno al 450400 a.C.
Golasecca III A 3= Tessin D, il suo stadio più recente, datato attorno al 400375/350 a.C.
Oggetti La Tène più antichi possono essere ritrovati in tombe del periodo Golasecca III A. Una
spada con elsa pseudo antropomorfa, che si può far risalire all’inizio del LT A, è stata trovata nella
sepoltura di un guerriero nel cimitero di Ca’ Morta (tomba dell’elmo,VIII 1926). Questa tomba
appartiene alla fase Golasecca III A 1. Un’ altra antica spada è parte di un gruppo di ritrovamenti da
Miradolo (vicino al Po, a est di Pavia). Entrambe le spade sono state piegate molte volte secondo il
comune rituale di cremazione.
In Lombardia si conosce l’esistenza di due antiche spade La Tène con elsa pseudo antropomorfa, la
prima viene dalla necropoli di Brembate di Sotto (a sudovest di Bergamo), ma sfortunatamente gli
oggetti che si trovavano insieme ad essa sono stai mischiati con quelli provenienti da altre tombe; la
seconda è al museo di Como, ma non sappiamo dove sia stata trovata. Entrambe le spade sono
identiche a quella della Ca’ Morta, ma non sono state piegate.
Altre spade risalenti al primo periodo La Tène sono state trovate in Kt. Tessin, a cerinasca d’Arbedo
(tomba 108) e a Castione (tomba 31); in Val d’Ossola, a Montecrestese e a Gravellone Toce (tomba
15).
Le prime tre, che provengono da sepolture con inumazione, sono diritte, mentre l’ultima, da una
cremazione in urna datata Golasecca III A 2, è stata contorta.
Uno dei ritrovamenti La Tène più antichi trovati in un contesto golasecchiano è costituito da una
collana metallica fatta di filo di bronzo, di sezione rotonda, con i bordi lievemente allargati che sono
anche scavati/incavati per permettere l’allacciatura (fig. 3:6). Proviene dal cimitero di Cuggiono a
ovest di Milano; i ritrovamenti da tombe differenti erano mischiati, ma fortunatamente tutti questi
oggetti sono molto omogenei e possono essere datati Golasecca III A 1.
Un altro tipico oggetto del primo periodo La Tène è stato trovato a Melegnano, sud est di Milano,
durante dei lavori in una cava di rena. E’ un gancio da cintura lavorato a traforo con ornamenti
floreali, cosa tipica dell’antico stile della La Tène occidentale. Il gancio da cintura di Melegnano era
appeso con altri pendenti golasecchiani appartenenti alla fase Golasecca III A 2 su un braccialetto
di bronzo con i due estremi sovrapposti.
Un gancio da cintura lavorato a traforo, ma fatto di ferro e appartenente ad un tipo diverso, è nella
tomba VI a Brembate Sotto. In questa tomba, datata Golasecca III A 2, c’era inoltre un elmetto
Negau, di tipo etruscoitalico, e due “koppelringe”. Questo tipo di anello è stato trovato anche a
3
Golasecca, ed esemplari in bronzo provengono da Ca’ Morta (tomba 110) e da Brembate Sotto
(tomba 10, Golasecca III A 2).
La produzione di ganci da cintura lavorati a traforo di tipo Tessin durante il Golasecca III A 3 è
certamente locale, come mostrato dalla distribuzione geografica dei ritrovamenti, ma questi oggetti
sono ispirati dall’arte “orientalizzante” celtica della fine di LT A.
Fuori Kt. Tessin e Mesolcina, sono stati trovati ganci da cintura lavorati a traforo, nell’area inclusa
nei nostri studi, a Sesto Calende e a S. Polo, Reggio Emilia. L’esemplare da S. Polo è identico a
quello della tomba 75 di Castaneda, ritrovamento importante a causa della sua associazione a
materiali appartenenti a Golasecca III A 3.
E’ interessante notare che, nel complesso dei ritrovamenti appartenenti a Golasecca III A, ci sono
alcuni elementi che riportano al tardo Halstatt, com’è stato mostrato da M. Primas e O. H. Frey.
Ad esempio alcune fibule del tardo Halstatt nell’insieme di ritrovamenti di Arbedo, datati fine
Tessin C, attorno al 450 a.C., e la fibula di tipo Ha D 3 della tomba 160 dal cimitero di Gudo. Gli
altri oggetti da questa tomba appartengono alla fase Golasecca III A 2 (450400 a.C.).
L’intera serie di ritrovamenti mostra chiaramente che la cultura di Golasecca durante il V secolo e
all’inizio del secolo VI a.C. ha agito da intermediario di scambio tra etruschi e celti dell’area
Transalpina.
Poco dopo l’inizio del IV secolo a.C. le invasioni galliche apportarono profondi cambiamenti nei
gruppi culturali del nord Italia, che abbiamo definito precedentemente. Mentre l’area di Este e della
cultura centroalpina non sono coinvolte o sono solo marginalmente incluse nelle migrazioni
celtiche, i cambiamenti più profondi possono essere rilevati nell’area di Golasecca e in Emilia
Romagna sino al Piceno.
I dati più interessanti, ricavati dal nostro studio di tutti i ritrovamenti del periodo di Golasecca III A,
mostrano che i ritrovamenti appartenenti al periodo Golasecca III A 3 (che corrisponde all’ultima
parte di Tessin D secondo la cronologia di M. Primas) sono molto rari nel territorio che si estende
dalle colline moreniche della regione subalpina sino al corso del fiume Po. Ciò è in largo contrasto
con la prova della fase precedente. Sembra che i ritrovamenti di Golasecca siano scomparsi
completamente ed improvvisamente.
Ci fu un nuovo sviluppo nella situazione culturale e una rottura nella sequenza archeologica nella
valle del Po. Sembra come se la fase Golasecca III A 3, iniziata attorno il 400 a.C., non avesse
avuto il tempo di svilupparsi nella valle del Po. Dunque l’area occupata dalla cultura di Golasecca
divenne ancora più limitata. Solo qualche fibula a sanguisuga e qualche anello a globetti trovati
nella pianura lombarda possono appartenere alla fase Golasecca III A 3 (ritrovamenti dall’ospedale
di S. Antonino, a Milano; Miradolo, Melegnano, Villa Pasquali a Mantova), mentre non un
singolo…. di Golasecca appartenente a questa fase è stato ancora ritrovato. Dobbiamo anche
osservare che, visto che la produzione di queste varianti iniziò attorno al 400 a.C., i ritrovamenti
bronzei che abbiamo citato possono essere precedenti, anche se solo di qualche anno, l’invasione
gallica del 388 a.C.
Invece la cultura di Golasecca continuò il suo sviluppo nella regione prealpina attorno a Como,
Lugano, Lago Maggiore e naturalmente Kt. Tessin e Mesolcina. La differenza tra l’area di
Bellinzona, con sepolture a inumazione, e la zona di Como con sepolture a cremazione ancora
esisteva durante questo periodo.
In queste aree, durante il IV secolo a.C., la cultura di Golasecca continuò ad esistere conservando le
proprie peculiari caratteristiche, che possono essere osservate sia nella ceramica che nel bronzo. Ma
la lenta e graduale trasformazione delle caratteristiche di Golasecca era già iniziata nel IV secolo
a.C. e dobbiamo considerare un continuo processo di acculturamento al termine del quale non un
singolo oggetto di tipo Golasecca sopravvivrà, specialmente tra gli oggetti in metallo. 4
Lo sviluppo culturale di quest’area durante il periodo La Tène è stato recentemente studiato da W.
Stockly, che ha basato il suo lavoro sui ritrovamenti dal cimitero di Gudo, Giubiasco e Soldino (tutti
in Kt. Tessin) e ha definito le caratteristiche di ciascun piano cronologico da LT B a LT D.
PRIMO PERIODO La Tène
Durante il IV secolo a.C. un nuovo gruppo culturale comparve nella valle del Po. Le sue
caratteristiche principali sono sepolture a inumazione e corredo funerario composto interamente,
salvo qualche eccezione, da oggetti di tipo La Tène; certamente erano Galli. Il confine tra l’area
golasecchiana, costituito dal Leponzio e dagli abitanti della regione di Como, e l’area gallica non
possono essere determinati in modo chiaro, a causa della mancanza di ritrovamenti significativi
appartenenti al IV e III secolo a.C. nell’area nord di Milano e nell’area che va dalla città al fiume
Ticino.
Una delle caratteristiche principali di questa nuova area gallica, a confronto con quella precedente
di Golasecca, è il differente schema di distribuzione di stanziamenti e cimiteri. I cimiteri gallici
sono piccoli, numerosi e si estendono su tutto il territorio; inoltre ricoprono un periodo di tempo
piuttosto ristretto. La prova è in accordo con quanto conosciamo dalle fonti letterarie circa i katà
kòmas, stanziamenti che erano tipici della popolazione celtica.
Al contrario, nell’area Golasecca ci sono vasti cimiteri, simili a quelli vicino a Bellinzona
(Cerinasca d’Arbedo etc), vicino a Solduno nei pressi di Locarno, Castaneda (valle di Mesolcina) o
Ca’ Morta vicino a Como, che indicano l’esistenza di stanziamenti permanenti e densamente
popolati, con una vita lunga e continua.
Le conseguenze della migrazione Gallica non erano avvertite soltanto nel territorio della cultura
Golasecca, ma anche altrove.
L’area tra i fumi Oglio e Mincio, scarsamente popolata in quel periodo, come i pochi ritrovamenti
risalenti alla prima età del ferro sembrano dimostrare, divenne una delle principali aree galliche.
L’Emilia occidentale e l’area etrusco felsinea furono immediatamente conquistate dai galli. La
Romagna ebbe lo stesso destino, infatti i cimiteri come quello di Casola Valsenio, circa il quale
abbiamo scritto in precedenza, non sembra essere stato continuato nel IV secolo a.C. Mentre Felsina
poté sopravvivere per qualche decennio all’invasione gallica, Marzabotto fu conquistata e insieme
distrutta. Crediamo che questa città etrusca, il cui nome è tuttora sconosciuto, debba essere
identificata con l’antica città di Melpum, che fu distrutta dai Galli nell’anno 388/387 a.C. e la cui
distruzio