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LA COGNIZIONE SOCIALE ARCURI E CASTELLI
Capitolo 1° ALLE ORIGINI DEL PROBLEMA
1.1 Una definizione preliminare
La cognizione sociale studia le modalità con cui gli individui attribuiscono un senso alla loro esistenza e interpretano il comportamento proprio e degli altri.
Esistono due punti di vista alla base dello studio della C.S.:
- quello basato sulla psicologia ingenua (approccio fenomenologico) attraverso il quale si chiede semplicemente agli individui di descrivere il modo in cui essi attribuiscono senso agli altri
- Quello basato sulla psicologia cognitiva, più complesso, che conduce un'analisi particolarmente fine e dettagliata e che si propone di descrivere i meccanismi dell'apprendimento, del pensiero e della memoria in relazione a vari contesti incluso quello sociale.
2.1 Le radici filosofiche della cognizione sociale.
Esistono due approcci di base allo studio della C.S.:
- Approccio elementarista: concezione caratterizzata dalla frammentazione problema. Questo approccio considera il problema come un sistema complesso in cui le parti sono interdipendenti e influenzano reciprocamente. L'obiettivo è comprendere l'intero sistema e le dinamiche che lo caratterizzano. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario analizzare le componenti del problema nel loro contesto e studiare le relazioni che le connettono. Questo approccio permette di cogliere le interazioni tra le diverse componenti e di comprendere come queste influenzino il problema nel suo complesso. Inoltre, l'approccio olistico considera anche l'importanza delle relazioni spaziali e temporali tra le componenti del problema. Ad esempio, pensare a una forchetta può automaticamente portare ad associarvi la presenza di un coltello e viceversa. Questo perché le due componenti sono spazialmente e temporalmente collegate, essendo spesso utilizzate insieme durante i pasti. In conclusione, l'approccio olistico permette di comprendere il problema nella sua interezza, analizzando le componenti nel loro contesto e studiando le relazioni che le connettono. Questo approccio favorisce una visione più completa e approfondita del problema, consentendo di individuare soluzioni più efficaci.problema.3.1 I metodi Gli psicologi che colgono gli aspetti olistici dei processi di pensiero non analizzano le singole componenti della percezione o della sensazione, ma colgono il fenomeno nella sua interezza accedendo in maniera immediata all'esperienza per come appare e per come viene interpretata. GESTALT (forma). Un chiaro esempio della differenza tra approccio elementarista ed olistico è quello della melodia e del modo in cui la sequenza di note viene rappresentata dalla mente dell'individuo. Infatti secondo l'approccio elementarista una melodia può essere prima percepita e poi concepita come una serie di elementi sonori che si succedono e che possono essere isolati come se si trattasse di costituenti di un composto chimico. Ma secondo l'approccio olistico se un individuo si proponesse di ricostruire l'intera esperienza percettiva dall'accostamento dei singoli elementi isolati non arriverebbe a nulla, infatti secondo i Gestalisti
- Combinazione persona – situazione. La persona è il veicolo attraverso cui si rendono disponibili quei fattori che agiscono sull'ambiente per costituire il campo psicologico (bisogno, credenze, abilità percettive..). Ma perché tali caratteristiche personali si concretizzino è necessario che la situazione presenti opportune facilitazioni: l'automobilista può mettere alla prova le proprie abilità se il traffico lo consente.
- Combinazione cognizione – motivazione. La cognizione è lo strumento per costruire l'interpretazione del mondo e aiuta l'individuo ad identificare ciò
Ciò che rende significativa l'intera sequenza di note non sono i singoli componenti ma le relazioni che li collegano.
4.1 Il contributo di Lewin
È dalla corrente di pensiero della Gestalt che scaturisce il maggior contributo teorico all'ascente psicologia sociale e in seguito sui paradigmi di ricerca nel settore della C.S.
Kurt Lewin (padre fondatore della psicologia sociale) nel considerare i processi percettivi che l'individuo mette in atto quando interagisce con l'ambiente fisico e sociale che lo circonda sottolinea l'importanza dell'esperienza che soggettivamente a lui si impone, nei termini di un campo psicologico. La ricostruzione di un concetto non può avvenire se non per la mediazione dell'interpretazione che l'individuo opera nel momento in cui percepisce l'ambiente e le azioni che in esso si svolgono. Dal punto di vista psicologico è determinante l'interazione tra un individuo e il suo interlocutore.
non solo per la descrizione oggettiva delle azioni che si mettono in atto, quanto la percezione che reciprocamente essi realizzano a proposito delle rispettive intenzioni, desideri e progetti. Altra assunzione della teoria lewiniana è quella che sottolinea l'importanza di descrivere la situazione in cui si trova ad operare l'individuo in termini di campo di forze. Un esempio che può chiarire questo concetto è l'interpretazione, dal punto di vista psicologico, del comportamento di guida di un automobilista: il suo stile di guida, la velocità a cui decide di correre, i rischi che decide di affrontare sono un insieme di forze psicologiche che operano non sempre sinergicamente ma la cui composizione produce la condotta messa in atto dall'individuo. Le forze che incidono sul campo psicologico dell'automobilista possono risultare dalla motivazione a premere sull'acceleratore (desiderio di arrivare presto, il voler mettere alla prova il proprio veicolo), dalla paura di essere in ritardo (desiderio di evitare conseguenze negative come una multa o una reprimenda), dalla necessità di rispettare le regole del codice della strada (desiderio di evitare incidenti o sanzioni legali), ecc.motore o al contrario senso di stanchezza, importanza attribuita alle norme del codice stradale..), da come si compongono queste forze deriverà la condotta di guida in un dato momento ( equilibrio dinamico o "quasi stazionario").
Il campo psicologico totale trova le sue radici in due coppie di costrutti:
6.1 L'approccio comportamentista
I comportamentisti che si occupavano di psicologia sociale affermavano che lo sviluppo della disciplina era garantito dall'uso di modelli teorici capaci di attribuire un ruolo fondamentale agli stimoli osservabili e alle risposte registrabili prodotte da questi. I problemi sociali erano traducibili in comportamenti osservabili da osservatori esterni. Quest'ottica, pur se meno limitata rispetto alla semplice introspezione rendeva però la concettualizzazione dei fenomeni osservati estremamente semplificata e circoscritta e il sistema di rappresentazione che l'individuo elabora è in realtà uno "stato interno" non osservabile. Nel valutare il pregiudizio, ad esempio, un
membro di un "altro gruppo" era lo stimolo capace di suscitare risposte comportamentali di "evitamento" e le espressioni di approvazione veniva intese come le ricompense provenienti dal gruppo di appartenenza. Si supponeva quindi che le diverse forme di comportamento sociale e le successive modificazioni fossero frutto di processi di apprendimento, ma non si analizzavano costrutti mentali come lo stereotipo o l'atteggiamento. 7.1 Le suggestioni della linguistica generativa La posizione comportamentista venne messa in crisi dalle teorie che valutavano le "operazioni mentali" e in generale le teorie della mente. Molti ritengono che il dibattito tra Chomsky e Skinner sul linguaggio umano sia stato un punto di svolta nell'emergere dei modelli della mente e del significato. La teoria di Chomsky si basa su un modello del linguaggio concepito come un sistema di regole che connettono la struttura profonda e quella superficiale di una frase dove lastruttura profonda trasmette le relazioni sintattiche e l'interpretazione semantica della frase, mentre quella superficiale veicola l'interpretazione fonologica della frase. Chomsky distingue tra competenza linguistica (conoscenza e capacità che l'utente di una lingua è potenzialmente in grado di esibire nel produrre e comprendere un numero infinito di frasi) e prestazione linguistica (concrete prestazioni che l'utente realizza). Al di là di alcune posizioni teoriche riviste dalla linguistica più recente il contributo di Chomsky ha spostato l'accento sul problema del "significato". La psicologia degli anni 70 assumeva che il significato degli stimoli va ricostruito non dalle proprietà che essi possiedono quanto dalle modalità di rappresentazione e dai processi di conoscenza che l'individuo realizza. In particolare Franks (1982) distingueva tra conoscenza (insieme di relazioni stabilizzate e pocomodificabili che costituiscono la memoria a lungo termine) il significato (insieme direlazioni che collegano le conoscenze già possedute a uno specifico contesto ambientale) e lacomprensione(la funzione che collega la generazione di particolari significati alla presenza diadeguati contesti).
CAPITOLO 2° LA RAPPRESENTAZIONE DELLE CONOSCENZE
1.2 L’emergere del concetto di schema
Da queste considerazioni teoriche gli psicologi di matrice cognitivista importarono in modonuovo il tema delle rappresentazioni e conoscenze.Rumelhart e Ortony (1977) ritenevano che gli individui non si limitano a registrare i datisensoriali ma li elaborano e ne ricavano conoscenze strutturate di diverso grado di astrazione.Questa posizione teorica postulava l’esistenza di strutture cognitive particolari quali l’interfacciatra individuo e ambiente: tale costrutto venne identificato nello schema, struttura integrata incui i dati dell’esperienza non compaiono nei loro contenuti.
mente umana. Gli schemi sono strutture cognitive che organizzano le informazioni e le esperienze in categorie o modelli. Sono come dei "quadri mentali" che ci aiutano a comprendere il mondo intorno a noi. Secondo Bruner, gli schemi sono costruiti attraverso l'interazione con l'ambiente e vengono modificati e adattati in base alle nuove informazioni che riceviamo. Questo processo di costruzione e adattamento degli schemi è chiamato "apprendimento per scoperta". Gli schemi possono essere di diversi tipi, come ad esempio gli schemi sensoriali, che ci permettono di interpretare le informazioni provenienti dai nostri sensi, o gli schemi concettuali, che ci aiutano a organizzare le informazioni in categorie o concetti. Gli schemi sono importanti perché ci permettono di elaborare le informazioni in modo più efficiente ed efficace. Ci aiutano a individuare le caratteristiche salienti di una situazione e a fare previsioni sulle situazioni future. In conclusione, gli schemi sono delle strutture cognitive che ci aiutano a comprendere il mondo intorno a noi. Sono costruiti attraverso l'interazione con l'ambiente e vengono modificati e adattati in base alle nuove informazioni che riceviamo. Gli schemi sono importanti perché ci permettono di elaborare le informazioni in modo più efficiente ed efficace.