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Le catene pesanti della molecola sono avvolte l’una sull’altra con le loro code ad α-elica ed
appaiano le due teste
formano
catene leggere degli anelli nella regione del collo.
L’actina è sintetizzata come proteina globulare, una catena polipeptidica con struttura a U, con in
mezzo una cavità che lega l’ATP.
Le singole molecole di actina polimerizzano a formare dei microfilamenti composti da
due catene parallele avvolte una sull’altra a formare un’elica.
Le molecole di actina sono poi in grado di legare molte proteine che ne modificano la
funzionalità come la troponina e la tropomiosina.
Troponina e tropomiosina
La troponina e la tropomiosina rispondono alla presenza di ioni Ca++ attivando la
contrazione del muscolo. che
La troponina è un complesso di 3 catene polipeptidiche, la troponina T, C ed I legano
rispettivamente la tropomiosina, gli ioni Ca++ e l’actina.
Le tropomiosina sono una famiglia di proteine fibrose costituite da due catene ad α-elica che si
legano ai monomeri di actina. Anche la tropomiosina è coinvolta nel meccanismo di regolazione
della contrazione ed in particolare regola i siti di legame tra actina e miosina. Inoltre la
tropomiosina regola la stabilità dei polimeri di actina e la loro lunghezza
non c’è contatto fra siti di legame e actina
Contrazione e rilassamento
Innescato da un impulso nervoso.
Accorciamento della fibra muscolare è la somma degli accorciamenti dei singoli sarcomeri.
Durante la contrazione i filamenti sottili= actina scivolano su quelli spessi=miosina
Le teste di miosina sono in grado di legarsi a recettori sulle membrane di actina,
successivamente la testa della miosina si muove verso il centro del sarcomero trascinando
con se l'actina e provocando lo scivolamento del filamento sottile verso il centro mentre il
filamento spesso resta immobile. Una volta terminato il movimento in avanti, la testa della
miosina si stacca dall'actina arretrando e legandosi ad un'altra molecola di actina. Con questo
movimento i filamenti sottili vengono fatti scorrere verso il centro trascinando con se le bandeZ.
Nell’uomo esistono i muscoli rossi ed i muscoli bianchi, l’attività fisica e l’allenamento possono
far variare la percentuale di fibre rosse e bianche
.
Nei muscoli rossi
è presente una elevata quantità di mioglobina, una proteina che lega l’ossigeno
immagazzinandolo.
Le fibre di questi muscoli sono molto ricche di mitocondri, hanno molti vasi sanguigni e
producono ATP attraverso il metabolismo aerobico del glucosio (glicolisi, ciclo di Krebs
etc).
Sono fibre muscolari definite lente o ossidative, hanno contrazioni prolungate e
raggiungono lo stato di fatica lentamente.
Le cellule dei muscoli rossi sono in grado di utilizzare come fonte di energia anche gli
acidi grassi e gli amminoacidi.
Nei muscoli bianchi
ci sono pochi capillari, basse concentrazioni di mioglobina e pochi mitocondri.
Le fibre bianche sono dette fibre veloci, si «stancano» velocemente.
L’ATP viene prodotto attraverso il metabolismo anaerobico del glucosio.
In questa reazione si produce acido piruvico che non viene utilizzato dai mitocondri e
rimane nel sarcoplasma, il NADH prodotto durante le reazioni di ossidazione viene
utilizzato per ridurre l’acido piruvico ad acido lattico (fermentazione lattica),
rigenerando l’NAD+ necessario perché la glicolisi possa continuare
L’ ATP prodotta è poca solo 2 molecole per molecola di glucosio.
La glicolisi anaerobica permette al muscolo di continuare a contrarsi anche quando l’attività
mitocondriale è ridotta per la mancanza di ossigeno (attività fisica intensa).
Durante i periodi di riposo l’acido lattico viene riossidato ad acido piruvico.
IL CICLO DI CORI
L’accumulo locale di lattato che deriva da questo processo provoca affaticamento e dolore
muscolare. Dal muscolo il lattato è portato dal sistema circolatorio al fegato dove è riconvertito in
glucosio dal processo di gluconeogenesi (ciclo di Cori) ed immagazzinato come glicogeno.
Approfondimento: Mitocondri e allenamento di endurance
I mitocondri del muscolo scheletrico aumentano in dimensioni e numero con l’allenamento
aerobico, dotando le fibre muscolari di un metabolismo ossidativo più efficiente. L’esercizio di
resistenza è accompagnato da un numero di adattamenti fisiologici che migliorano la funzione
muscolare e la performance. In particolare, il muscolo allenato mostra un rimodellamento verso
un fenotipo più ossidativo, con modificazioni che intervengono a livello subcellulare e
ultrastrutturale.
Tra queste, ricordiamo l’aumento della densità capillare, l’aumento delle riserve di glicogeno e di
lipidi intramiocellulari, la migliorata risposta all’insulina.
Ma è la stimolazione della biogenesi dei mitocondri il più importante adattamento indotto
dall’allenamento di endurance: l’incremento del numero di mitocondri e apprezzabile già dopo
poche settimane di allenamento.
Sin dalle prime settimane di allenamento, è riscontrabile infatti un massiccio incremento della
concentrazione e dell’attività degli enzimi mitocondriali coinvolti nella respirazione cellulare. E’
stato inoltre provato che, anche a riposo, nei muscoli degli atleti l’ossidazione dei substrati è
aumentata rispetto ai soggetti sedentari, senza che la produzione energetica totale differisca tra i
due gruppi: il surplus di energia prodotta dal maggior numero di mitocondri dei più allenati, quindi,
sarebbe dissipato sotto forma di calore.
La biogenesi mitocondriale è indipendente da fattori umorali e si manifesta in risposta allo
stimolo dell’esercizio fisico continuo, proveniente dai muscoli in contrazione.
Questo spiega perché l’aumento del contenuto mitocondriale interessi principalmente le fibre lente
ossidative, le fibre rosse di tipo I, piuttosto che le fibre veloci, bianche (e quindi velocemente
affaticabili).
Nonostante l’associazione tra endurance training e biogenesi mitocondriale sia nota da molti
anni, i meccanismi molecolari di regolazione della moltiplicazione e dell’attività mitocondriale non
sono stati ancora completamente chiariti.
Il sarcolemma permette inoltre di accoppiare l’impulso nervoso alla contrazione della fibra in
punti specifici dove si formano delle invaginazioni, i tubuli T.
Il sarcolemma come tutte le membrane biologiche è caratterizzato dalla presenza di molte
proteine che ne determinano le funzioni quali recettori per fattori di crescita, ormoni peptidici,
neurotrasmettitori, giunzioni cellulari, trasportatori di zuccheri, pompe ioniche etc.
Vediamone alcuni.
Recettori per ormoni e neurotrasmettitori
Il recettore per l’insulina
L’insulina è un ormone peptidico secreto nel circolo sanguigno in risposta ad un aumento della
concentrazione ematica di glucosio. L’effetto dell’insulina sulle cellule muscolari è quello di
aumentare l’ingresso del glucosio all’interno del sarcolemma e di modulare altri enzimi coinvolti
nel metabolismo del glucosio.
Il legame dell’insulina con il suo recettore del sarcolemma aumenta l’entrata del glucosio nel
citoplasma di 10-20 volte.
Questo incremento è dovuto al fatto che il recettore per l’insulina dopo aver ricevuto il segnale
promuove l’esposizione sul sarcolemma di un numero maggiore di trasportatori per il glucosio
GLUT4, che normalmente sono inattivi perché immagazzinati in vescicole nel citoplasma.
Il recettore per l’acetilcolina
L’acetilcolina è un neurotrasmettitore che viene rilasciato dalle cellule neuronali in seguito
all’entrata nel neurone di ioni Ca++.
Il sarcolemma delle cellule muscolari scheletriche espone sulla sua superficie i recettori nicotinici
per l’acetilcolina che sono tipici delle giunzioni neuro-muscolari (strutture in cui la membrana
plasmatica di un assone entra in contatto con il sarcolemma di una cellula muscolare).
Il legame dell’acetilcolina al recettore nicotinico apre
un canale ionico che permette il passaggio di ioni
modificando il potenziale di membrana (entrata ioni Na+ e depolarizzazione della membrana)
Placca neuromuscolare
La placca neuromuscolare consente la trasmissione dell'impulso nervoso tra la terminazione del
nervo motorio ed il muscolo. In risposta a questo stimolo avviene la contrazione muscolare.
Le terminazioni finali della fibra nervosa nel muscolo costituiscono il terminale presinaptico. Il loro
rapporto con la superficie esterna della fibra (sarcolemma) corrispondente, detta superficie
postsinaptica, non è diretto, ma mediato da uno spazio, detto spazio sinaptico.
Affinché l'impulso superi tale spazio è necessaria la liberazione di un neurotrasmettitore, nello
specifico di acetilcolina, da parte del terminale presinaptico; il suo compito è di attraversare lo
spazio sinaptico e di consegnare "il messaggio contrattile" alla fibra muscolare.
La sinapsi chimica tra nervo e muscolo è chiamata giunzione neuromuscolare
L'acetilcolina (ACh), dopo essere stata riversata nello spazio sinaptico, viene captata da specifici
recettori posti sulla superficie postsinaptica (li abbiamo visti nella sessione precedente).
L'interazione tra acetilcolina e recettore causa un aumento di permeabilità del sarcolemma agli
ioni sodio e potassio, da cui risulta una parziale depolarizzazione della membrana
postsinaptica. Se tale depolarizzazione è sufficientemente ampia da superare una determinata
soglia, si innesca il cosiddetto potenziale d'azione.
La rigenerazione muscolare
Il tessuto connettivo che riveste esternamente il sarcolemma prende il nome di endomisio che
contiene, oltre alle proteine della matrice extracellulare anche una componente cellulare, le cellule
satellite.
Le cellule satellite sono cellule non differenziate definite unipotenti perchè sono in grado di dare
origine solo ad un tipo di cellule differenziate, le cellule miogeniche.
Le cellule satelliti rimangono quiescenti finché non vengono attivate in risposta a stress come
perdita di peso, esercizio fisico, traumi, danni muscolari, stretching, etc. In questi casi si attivano i
processi di proliferazione cellulare (mitosi), riparo della membrana e rigenerazione della fibra
muscolare.
La rigenerazione della miofibra muscolare scheletrica è un processo che avviene in due fasi: la
prima è una degenerazione e la seconda una rigenerazione propriamente detta.
La fase di degenerazione prevede la necrosi della fibra muscolare, dovuta alla distruzione del
sarcolemma con conseguente aumento della permeabilità ed aumento dei livelli sierici di creatin
chinasi che esce