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MALICANE.
Con questo sistema si andò consolidando la pratica di lasciare all’appaltatore la
concessione fiscale che aveva acquistato per un periodo di tempo molto più lungo,
addirittura per la vita intera dell’appaltatore. Chiaramente questo significava che il prezzo
di acquisto dell’appalto era costituito da una somma fissa forfettaria che veniva data subito
e poi di tante rate suddivise nel tempo. Fintato che l’appaltatore pagava queste rate nel
tempo, in maniera regolare l’unità fiscale gli veniva ceduto come vitalizio, ma nel momento
in cui queste rate non venivano pagate, l’unità fiscale rientrava nelle mani del governo e si
procedeva ad un’ulteriore messa all’asta.
In questo modo il governo aveva delle grosse entrate subito perché l’appalto costava
molto di più, quando alla fine del 600 il governo si trovò a fronteggiare tutta una serie di
spese militari, amministrative e non aveva adeguati finanziamenti perché le entrate
derivanti dalla vendita degli appalti nel breve periodo non servivano a coprire tutte queste
spese del governo, allora ci fu un’ondata di conversione delle unità fiscali dal sistema de
iltizam a quello del malicane. 41
Anche qui si innescò in problema perché gli esattori iniziarono a vantare dei diritti di
ereditarietà sulle unità fiscali, cioè in pratica dato che questo appalto durava un’intera vita,
capitava che il governo perdesse le tracce del fatto che magari moriva l’appaltatore e
questa unità fiscale andava direttamente nelle mani del figlio dell’appaltatore, la
conseguenza era che non si rimetteva sul mercato l’unità fiscale , quindi se c’era la
possibilità di aggiornare la vendita di queste unità fiscali che nel frattempo magari avevano
aumentato la loro produttività, lo stato non lo poteva più fare perché l’unità fiscale era
passata automaticamente nelle mani degli eredi che continuavano a versare alla tesoreria
quelle somme fisse a rate stabilite. In questo modo non soltanto le casse dello stato
andavano a perdere ma c’era anche un altro problema: l’ereditarietà delle unità fiscali fece
si che gli esattori si sentissero quasi proprietari delle unità fiscali. Abbiamo detto che non
c’era un diritto di proprietà sulla terra e il contadino era l’usufruttuario, c’era quasi
un’incertezza su chi fosse il proprietario (chi era? Il sultano? Era la comunità dei
musulmani messa insieme? Chi coltivava la terra?) , ad un certo punto gli esattori si
sentivano loro proprietari di fatto di quelle terre; e con il sistema del Malicane andavo ad
acquisire un potere economico e politico talmente forte da minacciare il sovrano stesso. A
lungo andare il sistema del Malicane rafforzava il potere dei notabili locali capaci di
minacciare il governo centrale con manovre secessionistiche.
È vero che tanto più duratura era la concessione dell’appalto delle imposte quanto più alta
era l’offerta pubblica di acquisto delle unità fiscali, ma al tempo stesso tanto più lungo era
il periodo dell’appalto tanto più alta era la probabilità che colui che si era aggiudicato
l’appalto potesse acquisire un’autonomia politica per via di questo passaggio del Malicane
da un sistema di vitalizio ad uno di eredità vero e proprio. Lo stato si trovava di fronte a
questo trade-off, dato che non esistevano le banche (fino alla seconda metà dell’800)
l’unico modo che aveva lo stato per assicurarsi dei prestiti interni era o attraverso l’aiuto
finanziario di qualche grosso finanziere così detti banchieri di Galata, oppure attraverso
questo sistema degli appalti che era un modo di auto finanziarsi da parte dello stato e il
Malicane era quello che gli garantiva di avere subito delle grosse entrate ma avendo perso
il controllo su questo passaggio delle unità fiscali, anche questo beneficio di grosse entrate
fiscali rischiava di perderlo il sultano perché le unità fiscali non erano mai più rimesse sul
mercato degli appalti.
Il governo a inizio 800 decise il ritorno al sistema de iltizam ma nel ritornare a questo
sistema seppure portò nel lungo periodo dei benefici ebbe però il problema di bloccare sul
nascere delle innovazioni societarie sul piano dell’organizzazione d’impresa legate al
sistema proprio del Malicane che nel lungo periodo avrebbero potuto dar luogo a delle
business corporations.
Gli esattori che si volevano aggiudicare un’unità fiscale all’interno del sistema del Malicane
dovevano sborsare parecchi soldi perché non era come nell’altro sistema che io me la
compravo per un breve periodo di tempo, stavolta me la compravo per l’intera vita e
dovevo spendere parecchio all’asta per comprarmi questa unità quindi spesso
l’appaltatore se la comprava in società con altri creando un pool di risorse finanziarie per
acquistare l’unità fiscale e quindi si creavano queste società che duravano quanto l’intera
durata dell’appalto e che erano nate con l’intento di raccogliere le risorse finanziarie per
l’acquisto dell’unità fiscale.
I patners di questa società poi, talvolta potevano anche vendere i loro diritto a riscuotere
l’imposta a terze parti, quindi si attuò un sistema di vendita delle quote all’interno di questa
società, sistema assolutamente illegale dal punto di vista della legge islamica ma che di
fatto venne tollerato dal governo ottomano e che rappresentò una sorta di potenziale
mercato borsistico, di mercato azionario. Le imprese poi che nascevano a sostegno
dell’acquisto e dell’organizzazione di queste concessioni fiscali, introdussero anche
un’innovazione del management attraverso una sorta di divisione del lavoro tra i membri
appartenenti a queste società perché c’era una sorta di rotazione per cui a turno i patners
assumevano il ruolo di manager di questa società. Si era creata un’embrionale società per
azioni e questo stabiliva i presupposti magari per la nascita di una business corporation.
Tuttavia il governo ottomano per paura di assistere ad una concentrazione di potere nelle
mani dei notabili locali che avrebbero potuto innescare delle forze secessionistiche
centripete all’interno dell’impero, inibì tali innovazioni decretando la fine del sistema del
Malicane e il successivo passaggio del sistema de iltizam.
Il ritorno del sistema de iltizam in nuovo contesto storico quello dell’800, delle riforme
dell’integrazione economica dell’impero ottomano nell’economia mondo del sistema
occidentale registra delle unintended consequences positive.
Si assiste un rinforzo agli ostacoli nel medio-oriente alla business corporations:
− Il primo era la semplicità della patnership ottomana commerciale della Mudaraba,
semplicità che si rifletteva nella limitata dimensione – durata della società stessa
− Il secondo risiedeva nell’offerta dei servizi sociali del Waqf, che poteva sopravvivere
stavolta al suo fondatore ma non aveva una personalità giuridica e non prevedeva
forme di autogoverno che si rinnovavano nel tempo, dato che l’amministratore del
Waqf doveva seguire le direttive del fondatore ed attenersi alla missione originaria e
non poteva quindi cogliere nuove opportunità di profitto.
Seppure c’erano dei divieti ufficiali della SHARIA nei confronti della nascita della business
corporation, divieti che affondavano la loro origine nella mentalità propria di Maometto,
nell’etica musulmana originaria che era quella di superare la faziosità originaria tipica della
popolazione pre-islamica quindi la business corporation avrebbe significato introdurre
nuovamente l’elemento individualistico che confliggeva con l’ideale della UMMA islamica,
nonostante questo i divieti della legge islamica sono tutti aggirabili, non ci fu da un lato
domanda di innovazioni da parte della classe mercantile perché nel tempo non si erano
abituati com’era successo in occidente ad introdurre quelle piccole innovazioni a livello
incrementale che determinavano poi il CLUSTER di innovazioni a grappolo perché non
essendoci all’origine il contesto istituzionale venivano a mancare gli incentivi e quindi
veniva a mancare la formazione di una mentalità adatta; ma anche laddove si fosse
formata questa mentalità a livello embrionale come nelle corporazioni artigiane ottomane o
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nelle società che sostenevano l’appalto dell’esazione delle imposte quindi una mentalità
che si stava formando all’interno della classe degli AIAN dei notabili, troviamo il governo
che blocca queste innovazioni per paura di perdere la legittimità del suo governo, di
trovarsi di fronte a gruppi troppo forti e mettere a rischio l’elite al governo.
Questo è il motivo per cui l’innovazione organizzativa nell’impero ottomano avvenne
soltanto a partire dalla seconda metà dell’800 e non troviamo nessun ostacolo religioso
all’introduzione di queste innovazioni , abbiamo detto che la prima società per azioni fu
fatta nella seconda metà dell’800 ad opera del sultano quindi aggirando completamente le
leggi della sharia ma ciò avvenne in un periodo in cui furono i sultani stessi a decidersi ad
innovare trapiantando le istituzioni occidentali in medio - oriente e facendo tutto in una
volta attraverso una politica riformistica ad ampio raggio e lo fecero quando il governo
ottomano decise di avviarsi sulla strada della secolarizzazione ( arginando l’influenza della
classe religiosa degli ULEIMA che fino ad allora aveva sostenuto il governo) che
proseguirà fino alla rivoluzione dei giovani turchi e all’instaurazione di una repubblica laica
con Ataturk.
Il fatto che oggi le economie medio - orientali beneficiano delle istituzioni come la business
corporation che l’occidente aveva conosciuto secoli prima non significa che il ritardo di
questa adozione non abbia avuto un suo peso degli effetti duraturi, il fatto che il sistema
universitario e le municipalità non hanno beneficiato di secoli di sperimentazione come in
occidente ha avuto come effetto la mancanza di sviluppo per questi paesi medio- orientali
di una coscienza civile, di una società civile forte. Non a caso anche nella Turchia odierna
la scelte di sviluppo sono sempre imposte dall’alto da Ataturk fino ad oggi con Erdogan, è
lo stato che compie le scelte fondamentali in materia economica e si lascia ancora troppo
poco spazio all’iniziativa privata e questo perché l’iniziativa privata nei paesi medio-
orientali è ancora debole pe