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La sua poesia ha contribuito a far nascere numerose leggende fra cui quella di Fukakusa
no Shōshō, un comandante della guardia imperiale di rango elevato: si narra che
Komachi gli avesse promesso di divenire sua amante se egli l'avesse visitata
consecutivamente per cento notti. Egli la visitò per 99 notti ma l'ultima sera non riuscì a
raggiungere la casa dell'amata; in preda allo sconforto, cadde malato e morì.
Una delle sue poesie è “l’amore tra sogno e realtà” (13:656). Qui l’autrice trasporta la sua
paura di vedere l’amante dalla realtà al sogno.
L'artificialità è causata da una vita a corte codificata e dall'uso di immagini fisse ripetute
come ciliegi in fiore e luna. L’obiettivo è quello di leggere i fenomeni del mondo attraverso
l'esperienza soggettiva.
La natura nella poesia è l’elaborazione ed interpretazione della voce narrante.
Ariwara no Narihira
Altro poeta è (825-60).
Nella poesia 14:705 il poeta scrive una poesia per un’altra persona, si cala nei panni di
una donna, elemento costante della poesia giapponese. La scrive per l’amante di
Fujiwara no Toshiyuki. Vi è una sorta di fusione tra l’elemento naturale (pioggia) ed
umano; la pioggia diviene il modo in cui la natura partecipa alla dimensione emotiva del
poeta.
Altra poesia riguarda i fiori di ciliegio (1:53). Qui vi è un Mono no aware: è meglio che il
ciliegio non esistesse perchè a causa della sua breve intensità di vita strazierebbe il cuore
delle persone.
Le poesie 2:85-2:86 sono entrambe legate all’elemento naturale del vento. In quella di
Fujiwara no Yoshizake vi è un appello al vento di non sfiorare i fiori primaverili; nella
seconda Ōshikōshi no Mitsune bisbiglia al vento.
kotobagaki
Il è l’introduzione in prosa ad alcune poesie. Sono introduzioni semplici che
spiegano il contesto della poesia.
Esempi vi si hanno nelle poesie sul susino. La prima (1:43) di Ise: il protagonista della
poesia vede indirettamente il susino da uno specchio d’acqua, cerca di raccoglierlo ma si
bagna. La seconda (1:42) di Ki no Tsurayuki: il protagonista raccoglie il susino accanto
alla casa in cui, ogni volta che si reca sul monte Hatsuse, dimora.
Il Kokinshū è ricco di figure retoriche:
• Makurakotoba (lett. “Parola cuscino”): specie di epiteto, in genere di cinque sillabe, che
introduce determinati termini o locuzioni. In origine probabilmente una formula magico-
rituale, che aveva a che fare con la credenza sul potere della parola, si è poi trasformato
in artificio retorico. In origine aveva il ruolo di migliorare il testo, aiutare la comprensione
del testo e facilitare la memorizzazione. Le makurakotoba occupano un verso. Un
esempio ci è dato da Ki no Tsurayuki nella poesia dei ciliegi (1:59): (valli di
あしひきの山
montagna).
• Jokotoba (lett. “Parola introduttiva) o jo (introduzione): introduce le espressioni
principali. Viene creato liberamente sia nel contenuto sia nella lunghezza che può
superare le cinque sillabe. Hanno per oggetto elementi naturali o paesaggi. Non sono
cristallizzate in espressioni fisse. Sono seguite dall’espressione di un sentimento umano.
Le jokotoba occupano dai due ai tre versi. Un esempio ci è dato dalla poesia sul cuculo di
un anonimo (11:469): i primi tre versi sono jokotoba mentre i rimanenti sono i sentimenti
umani.