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IL TERRITORIO DELL’ESTETICA IN
KANT E HEGEL
La fortuna dell’estetica come disciplina si
lega ad altri filosofi come Kant e Hegel che
hanno reso l’estetica estremamente
popolare. Ci sono dei cambiamenti di vario
tipo rispetto a baumgarten. Kant è colui
che consacra effettivamente l’estetica come
disciplina filosofica, definendone il settore
d’indagine rispetto alla gnoseologia e alla
morale. Di fatto quando si parla di Kant si
parla di tre critiche “la critica della ragion
pura”, “la critica della ragion pratica”, e “la
critica del giudizio” che ha tra i vari scopi
quello di determinare un termine medio tra
il piano del conoscere e il piano dell’agire e
proprio qui si afferma il giudizio estetico.
La questione di cosa dovesse essere
l’estetica era stata affrontata da Kant nella
critica della ragion pura che aveva
chiamato estetica trascendentale una
scienza di tutti i principi a priori della
sensibilità e proprio in quel contesto aveva
polemizzato con baumgarten e con il
neologismo che egli aveva coniato.
Possiamo notare che la preoccupazione di
Kant quando affronta il tema del giudizio
di gusto, che è il giudizio estetico di fatto, è
soprattutto quella di affermare l’autonomia
del giudizio di gusto in quanto sentimento
di piacere legato all’esperienza del bello sia
naturale che artistico. I giudizi estetici si
differenziano da quelli intellettuali perché
nascono dall’esigenza soggettiva di
stabilire un rapporto tra il nostro
sentimento di piacere e certe cose che noi
chiamiamo belle. Dunque la bellezza non è
una proprietà oggettiva delle cose ma è
frutto di incontra tra certe cose e la mente,
si motiva cosi la critica di Kant
Baumgarten. L’autonomia del bello che sta
a cuore a Kant, implica il divorzio tra
logica ed estetica, mentre per Baumgarten
l’estetica era una logica del sensibile.
Sicuramente un’ulteriore critica nei
confronti di Baumgarten e anche un
ulteriore restringimento viene operato da
Hegel. Egli nelle sue lezioni di estetica
sottolinea l’improprietà del termine
estetica, per lui il termine giusto sarebbe
“filosofia della bella arte”. Hegel ha
ristretto ancora di più il campo
dell’estetica, infatti se per Kant l’oggetto