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µL)
di sangue (1 contiene in media 5-5,5 milioni di emazie nell’uomo e 4,5-5 milioni nella donna.
L’eritrocita maturo è privo di nucleo e di organelli (RE, complesso di Golgi, lisosomi, …) e quindi della
capacità di replicarsi e di sintetizzare nuove proteine, mentre il citoplasma è saturo di emoglobina prodotta
dalle grandi quantità di ribosomi liberi nel citosol
presenti durante il processo di maturazione
(eritropoiesi). Solo una piccola quota di
mitocondri e di ribosomi dediti alle ultime fasi di
produzione dell’emoglobina permangono per
qualche ora dopo l’ingresso in circolo; in questa
fase, le cellule vengono dette reticolociti.
L’eritrocita è totalmente dedito a svolgere il suo
compito di trasporto di gas, rinunciando agli
apparati biosintetici che consentono di rinnovare
le componenti cellulari e di riparare i danni. Il
globulo rosso accumula col passare delle
settimane alterazioni della membrana che
portano
inevitabilmente
al riconoscimento
della cellula come
senescente e alla
sua distruzione
da parte di
macrofagi del
midollo osseo,
della milza e del
fegato. La durata
di vita di un
eritrocita
circolante è
stimata in media
intorno ai 120
giorni; da ciò
consegue che
circa 3 milioni di eritrociti vengono persi dall’organismo ogni secondo e che un numero uguale di cellule
deve essere generato e immesso nel circolo per mantenere costante il numero totale.
L’estrema specializzazione funzionale accompagnata dalla perdita di caratteristiche indispensabili alla vita
cellulare viene talvolta definita superdifferenziamento.
A parte l’emoglobina, la membrana plasmatica è la componente di maggior rilievo dell’eritrocita. La sua
peculiare conformazione dipende da una complessa impalcatura citoscheletrica ancorata al versante 35
interno della membrana. La forma biconcava del globulo rosso: aumenta la superficie di scambio fra
l’interno e l’esterno; rende la cellula molto flessibile e deformabile, in grado quindi di fluire liberamente
all’interno dei vasi capillari più fini e tortuosi. 36
Piastrine
Le piastrine sono piccoli corpuscoli anucleati del sangue circolante che derivano dalla frammentazione
(tramite un meccanismo di gemmazione) del citoplasma di precursori midollari di notevoli dimensioni detti
megacariociti. Le piastrine svolgono un ruolo fondamentale nelle prime fasi del processo di coagulazione
µm
del sangue. Al microscopio appaiono come minuscoli elementi discoidali di 2-3 di diametro; tale
morfologia è mantenuta da fasci di microtubuli (bande marginali) che decorrono ad anello lungo la
circonferenza equatoriale del corpuscolo, nella parte più periferica del citoplasma. Le piastrine presentano
granuli contenenti una sere di sostanze che vengono rilasciate in caso di necessità nell’area di lesione, e
sono ricche di actina e miosina, proteine contrattili la cui presenza giustifica i cambiamenti di morfologia
che si osservano in questi elementi nel corso dell’emostasi.
L’emostasi è una sequenza di reazioni che blocca un sanguinamento,
impedendo la perdita di sangue attraverso la parete danneggiata di un
vaso. Consta di tre fasi
- lo spasmo vascolare;
- la formazione di un tappo piastrinico;
- l’agglutinazione del sangue. 37
1. Quando un vaso sanguigno viene danneggiato, la muscolatura liscia delle pareti si contrae nello spasmo
vascolare. Le piastrine si accumulano sul sito danneggiato e rilasciano sostanze che promuovono la
vasocostrizione.
2. A contatto con la porzione danneggiata di un vaso sanguigno, le piastrine aderiscono alle pareti,
liberano fosfolipidi e aderiscono le une alle altre formando una massa chiamata tappo piastrinico.
3. Finché rimane all’interno dei vasi, il sangue è in forma fluida mentre fuori dall’organismo si addensa in
una sorta di gel detto Consiste in una rete di fibre proteiche insolubili, costituite
coagulo consistente.
da fibrina, in cui gli elementi figurati restano impigliati.
Il processo di formazione del coagulo è detto o ed è un processo a
coagulazione agglutinazione
cascata in cui varie sostanze chimiche, i cosiddetti si attivano a vicenda.
fattori della coagulazione,
La coagulazione avviene in tre stadi:
1. al termine della cascata coagulatoria si attiva la sintesi 38
della protrombina;
2. la protrombinasi converte la protrombina nell’enzima
la trombina converte il solubile in insolubile, che forma i filamenti del
trombina; fibrinogeno fibrina
coagulo.
La trombina può essere formata in due modi:
- la le cellule delle pareti vascolari danneggiate rilasciano una proteina (fattore
via estrinseca:
nel sangue che viene convertito in protrombina;
tissutale)
- la via intrinseca. Processo emostatico:
1) fase vascolare (emostasi primaria) =
contrazione vascolare e quindi riduzione del lume
vascolare
2) fase piastrinica = - adesione, - risposta
biochimica, - shade change, - degranulazione, -
aggregazione formazione tappo piastrinico
à
3) fase della coagulazione (emostasi
secondaria/fase plasmatica) = attivazione di proteasi
plasmatiche, quindi formazione di un coagulo di
fibrina
4) fibrinolisi = attivazione del sistema
fibrinolitico dissoluzione coagulo.
à
Quando un coagulo si è formato, al suo interno viene incorporato un enzima plasmatico inattivo chiamato
plasminogeno. Plasminogeno = il precursore inattivo della plasmina,
proteasi che, agendo sulla fibrina e sulle catene α del
fibrinogeno, determina la dissoluzione del coagulo
(➔fibrinogeno). Il p. è trasformato in plasmina per
azione della proteasi urochinasi.
Fibrinogeno = Sostanza di natura proteica presente nel
plasma (200-400 mg /100 ml); appartenente alla classe
delle proteine fibrose; è poco solubile in acqua e forma
soluzioni acquose viscose; il suo punto isoelettrico è di
circa 5,5; con peso molecolare di oltre 300.000 e forma
ellissoide allungata. È costituito da tre coppie di catene
polipeptidiche non uguali, unite fra loro da ponti
disolfuro che hanno un residuo oligosaccaridico legato
covalentemente. È sintetizzato nel fegato e ha un
tempo di emivita di circa 3,5-4 giorni. Isolato, si usa
come emostatico locale. La fibrinogenemia indica il contenuto di fibrinogeno nel sangue. 39
Fibrina = Sostanza di natura proteica che si forma per idrolisi dal suo precursore, il fibrinogeno, presente
nel plasma sanguigno, con un processo molto complesso il cui punto di partenza è la formazione della
proteina tromboplastina, che si origina in vivo in seguito a lesioni dei tessuti, come avviene nelle ferite. La
fibrina, associata con quantità variabili di piastrine, è il principale costituente dei trombi sia venosi sia
arteriosi.
Trombina = Enzima proteolitico, appartenente al gruppo delle proteasi a serina (➔ proteasi), che converte
il fibrinogeno in fibrina nel processo di coagulazione del sangue. La t., nota anche come fattore IIα, si forma
per attivazione della protrombina (fattore II) grazie all’azione del complesso protrombinasi.
Globuli bianchi
I globuli bianchi o leucociti sono una famiglia di cellule coinvolte nei meccanismi di difesa dell’organismo. I
leucociti circolanti rappresentano una frazione relativamente piccola del sangue (cica l’1% in volume,
µl).
ovvero da 4000 a 10000 per La maggior parte dei leucociti si trova nel sangue solo “di passaggio”,
provenienti dal midollo emopoietico o dagli organi linfoidi e diretti ad altri tessuti (specialmente il
connettivo lasso) dove esplicano le loro azioni biologiche.
Proprietà comuni a tutti i leucociti
Ciascun tipo di leucocita svolge compiti molto specifici, ma alcune importanti proprietà sono comuni a tutti.
La capacità di uscire dal circolo ematico, specialmente laddove sia necessario un intervento di difesa dei
tessuti, è una proprietà distintiva di tutti i globuli bianchi. Il processo inizia con il rilascio di sostanze ad
azione chemiotattica da parte di cellule che si trovano in una sede di infiammazione (es. IL-1 w TNFa
secrete dai macrofagi); tali sostanze stimolano le cellule del rivestimento endoteliale delle venule post-
capillari che si trovano nei paraggi a presentare molecole “di adesione” lungo il versante ematico del
plasmalemma. I globuli bianchi, interagendo con le molecole di adesione, vengono rallentati e infine
arrestati nel loro flusso. A questo punto, grazie alla loro capacità di deformarsi, i leucociti si incuneano
attraverso la parete dell’endotelio fino a uscire completamente dal vaso (diapedesi). Giunti nel connettivo,
grazie al movimento ameboide, le cellule migrano verso la fonte del richiamo chemiotattico, partecipando
così alla risposta infiammatoria.
Si distinguono diversi tipi di leucociti
Tipi di globuli bianchi circolanti µ
Famiglia Tipo % Diametro in m
Granulociti Neutrofili 50-70 10-12
~
Eosinofili 2-5 12
~
Basofili 0-1 10
Agranulociti Linfociti 20-40 6-9
Monociti 2-6 12-18
La tabella elenca i 5 tipi di globuli bianchi circolanti insieme alla conta leucocitaria differenziale, ovvero le
% relative dei diversi tipi cellulari rispetto all’intera massa leucocitaria.
Oltre alla normale variabilità interindividuale, nel corso di processi patologici (es. infezioni), sia il numero
totale dei leucociti che le % relative possono risultare fortemente alterati.
I granulociti sono caratterizzati da un nucleo di forma variabile (polimorfo), che spesso si presenta lobato, e
da abbondante citoplasma contente numerosi granuli (cioè vescicole circondate da membrana). Si
distinguono diversi tipi di granuli a seconda del loro contenuto; alcuni sono indistinguibili dai comuni
lisosomi contenenti idrolasi acide, mentre altri sono detti specifici in quanto contengono sostanze che si
trovano esclusivamente in quel tipo di granulocita. I granulociti sono prodotti nel midollo osseo a partire
dai precursori detti granuloblasti o mieloblasti, di cui rappresentano lo stadio differenziativo terminale, e
una volta in circolo hanno una vita media limitata (da poche ore ad alcuni giorni). Il citoplasma degli 40
agranulociti è meno ricco di granuli colorabili e ben visibili al microscopio ottico. I linfociti (e talvolta i
monociti) conservano la capacità potenziale di replicarsi e sono caratterizzate da vita anche molto lunga
(decenni).
Granulociti neutrofili
I granulociti neutrofili sono le cellule più numerose della serie bianca.
Sono detti neutrofili per la colorazione più pallida del citoplasma,
rispetto a quella degli altri granulociti. Sono facilmente riconoscibili
anche a causa della conformazione del nucleo, costituito da 2-5 lobuli
connessi da sottili ponti di materiale nucleare, cui si deve i