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C
cellula venga degradata, ad esempio attraverso apoptosi.
MHC di classe II: è presente in particolare sulle cellule presentanti l’antigene. In questo caso
• non si tratta di segnalare le proteine anomale di una cellula autologa, invece quando viene
riconosciuta una molecola non-self entrano in gioco le cellule APC che fagocitano questo
microrganismo. Anche altre cellule possono svolgere il ruolo delle cellule APC, ossia i linfociti B
e i macrofagi, in modo da sveltire quando necessario la risposta immunitaria. L’obiettivo della
digestione del microrganismo non è la sua eliminazione, bensì un lavoro molto sofisticato che
ha il compito di spezzettare gli antigeni che sono presenti sul microrganismo in peptidi che poi
esposti sulla superficie della cellula tramite le glicoproteine MHC di classe II. A questo punto la
cellula APC con tutte le sue proteine non- self esposte sulla propria superficie va a raggiungere
i linfociti T i quali inducono la risposta immunitaria anticorpo – mediata. Infatti i linfociti T
H H
rilasciano delle citochine che inducono i linfociti B a diventare plasmacellule le quali si
selezionano in maniera tale da produrre anticorpi specifici contro quel determinato antigene.
Normalmente le cellule tumorali esprimono tantissimi MHC di classe I con le proteine anomale sulla
superficie; quindi queste cellule sono molto visibili dal sistema immunitario di conseguenza è molto
probabile che si imbatterà in un TC che la riconoscerà facilmente. Tuttavia le cellule tumorali a volte
riescono ad eludere il sistema immunitario riducendo drasticamente il numero di MHC di classe I che
loro espongono sulla loro superficie. Questo è uno di quei meccanismo per cui ad un certo punto
nell’equilibrio cellule tumorali/sistema immunitario vincono le cellule tumorali.
I linfociti T vengono attivati solo dai complessi MHC di classe II, mentre i linfociti T vengono attivati
H C
dal contatto con il complesso MHC di classe I. Il timo è un organo retrosternale che nell’infanzia e
nell’adolescenza è molto attivo, ovvero è costituito soprattutto da tessuto linfoide. All’interno di
questo organo i linfociti T , T e T maturano per nel circolo. In particolare il timo non ha quasi circolo
H C S
linfatico per cui vanno a finire soprattutto nel torrente circolatorio sanguifero.
Durante la vita adulta quest’organo viene quasi completamente sostituito da tessuto adiposo, mentre
piccole isole di tessuto linfoide rimangono attive.
Il sistema circolatorio linfatico è un sistema aperto; infatti guardando i capillari linfatici si può
osservare che essi hanno delle aperture nell’interstizio tali che vi penetra facilmente il liquido
interstiziale, linfociti e monociti. In questo modo si forma la linfa che viene gettata nel torrente
circolatorio a livello delle grosse vene presenti nella zona.
Nei vasi linfatici si interpongono nel loro percorso i linfonodi, ossia dei piccoli organelli all’interno dei
quali avvengono due livelli di difesa: sia la fagocitosi che i processi dell’immunità. I linfonodi al loro
interno sono fatti in maniera tale che la linfa scorra entrando da una parte e uscendo dall’altra; per
questo i linfonodi hanno una forma a fagiolo e sono perpendicolari al flusso della linfa. In particolare
nella loro parte convessa arrivano i vasi afferenti linfatici, poi la linfa scorre al loro interno per poi
uscire dall’altra parte con il vaso linfatico.
I linfonodi hanno due funzioni:
Funzione specifica: i linfociti interagiscono con nuovi antigeni o con le cellule APC. A partire da
• un piccolo numero iniziale di linfociti in grado di riconoscere l’antigene, vengono attivate altre
cellule della serie linfocitaria che proliferano amplificando la risposta immune.
Funzione aspecifica: i fagociti presenti eliminano batteri e materiale dannoso come cellule
• tumorali e cellule infettate da virus.
I linfonodi possono aumentare di volume soprattutto in caso di infezione.
All’interno della milza sono presenti delle zone di polpa bianca, quindi soprattutto tessuto linfoide, in
mezzo alla cosiddetta polpa rossa, ossia una zona della milza molto vascolarizzata.
La milza ha come funzione principale quella della risposta immune nella polpa bianca, mentre nella
polpa rossa la milza provvede all’eritrocateresi o comunque alla digestione di piastrine vecchie.
Inoltre la milza è un serbatoio di globuli rossi soprattutto a carico della polpa rossa che è una sorta di
spugna in quanto contiene dei vasi sanguigni a lume molto ampio ripieni di sangue. La milza è in grado
di contrarsi quando improvvisamente c’è bisogno di un maggior apporto di ossigeno per il tessuto
muscolare.
La linfa prevede sia una componente fluida che una componente corpuscolata. La linfa è in grado di
coagulare quindi nella parte fluida è presente il fibrinogeno. Inoltre all’interno della componente
fluida è presente un po’ di ossigeno, anidride carbonica, colesterolo e i chilomicroni i quali si formano
a livello dei vasi linfatici intestinali lì dove vengono assorbiti i grassi.
Invece la parte corpuscolata è rappresentata per l’80% da linfociti, da un 5% di monociti e infine da
elementi di transizione quali ad esempio una cellula APC che ha ritirato i suoi prolungamenti e circola
nell’apparato circolatorio linfatico. Raramente possono trovarsi anche eritrociti e granulociti.
L’apparato linfatico complessivamente è costituito da vasi linfatici e organi linfatici. I vasi linfatici
raccolgono la linfa dai tessuti e la convogliano nel sistema venoso. La milza è un po’ coinvolta nel
circolo linfatico, mente il timo pochissimo e quindi gli organi linfatici che fanno parte di questo sono
soprattutto i linfonodi.
Dal momento che il circolo linfatico non prevede il cuore, ossia l’elemento propulsivo del movimento,
impediscono il reflusso della linfa attraverso l’uso di valvole.
Il sistema circolatorio linfatico è presente nella mammella ed è collegato con i linfonodi ascellari e con
i vasi linfatici degli arti superiori. Se si sviluppa un tumore alla mammella, esso può rimanere
circoscritto alla mammella oppure mandare delle cellule tumorali nel circolo linfatico ed esse possono
spostarsi. Quindi normalmente quando si asporta un tumore alla mammella si prende anche un
linfonodo per vedere se esso contiene delle cellule tumorali; se le contiene viene fatta anche
un’asportazione chirurgica dei linfonodi ascellari. Tuttavia in questo modo viene interrotto, più o
meno a seconda dell’invasività dell’operazione, il circolo ascellare degli arti superiori. Quindi si avrà
una stasi del circolo linfatico a livello dell’arto superiore, di conseguenza il braccio si rigonfia perché
l’interstizio non riesce più a catturare il liquido interstiziale.
In queste condizioni c’è un pericolo maggiore che una lesione a livello della mano o del braccio stesso
che possa indurre l’invasione di microrganismi nell’arto superiore possa essere pericolosa perché
questi microrganismi non vengono catturati dal circolo linfatico e quindi non vengono processati a
livello dei linfonodi.
Tessuto muscolare
Il tessuto muscolare si divide principalmente in:
Tessuto muscolare striato scheletrico.
• Tessuto muscolare striato cardiaco
• Tessuto muscolare liscio.
•
Inoltre esistono anche altri elementi contrattili che non appartengono a questi tessuti:
Cellule mioepiteliali, ossia le cellule di origine epiteliale che stanno a circondare gli adenomeri
• ghiandolari di ghiandole esocrine formando delle strutture a canestro, in quanto cellule
stellate, e hanno la capacitò di contrarsi per spremere l’adenomero e favorire il flusso del
secreto nei dotti.
Periciti, ossia cellule contrattili che circondano i capillari sanguigni modulandone il calibro.
• Miofibroblasti, ossia cellule tipiche del tessuto connettivo propriamente detto e il loro ruolo
• è piuttosto oscuro anche se si sa che sono coinvolte nei processi di riparazione delle lesione,
quindi nella cicatrizzazione dei tessuti.
Il tessuto muscolare cardiaco e quello scheletrico sono definiti striati perché al microscopio
presentano una bandatura che invece non è presentata dal tessuto muscolare liscio. Un'altra
differenza tra questi tessuti sarà il tipo di innervazione. È chiaro che la muscolatura scheletrica la
quale è innervata dal sistema nervoso somatico si chiamerà “volontaria” perché è più o meno sotto il
controllo della volontà.
Invece gli altri due tipi di tessuti saranno innervati dal sistema nervoso autonomo, o vegetativo, che
innerva il cuore, la muscolatura liscia, le ghiandole e il tessuto adiposo.
Tessuto muscolare scheletrico
Il muscolo scheletrico è costituito da sincizi enormi rispetto alla grandezza di una cellula media, quindi
un unico elemento contiene fino a centinaia di nuclei. La fibra muscolare scheletrica deve lasciare al
proprio interno lo spazio alle strutture contrattili che sono le miofibrille, quindi i nuclei si spostano
verso la membrana plasmatica. Di conseguenza i nuclei di questo tessuto saranno eccentrici.
Il muscolo cardiaco è striato anch’esso però è caratterizzato da nuclei centrali; in particolare è
presente un unico nucleo o al massimo due per ogni singola cellula. Nel muscolo liscio invece è
presente un unico nucleo a forma di bastoncino per cellula in posizione centrale.
Gli elementi cellulari che costituiscono un muscolo scheletrico si chiamano fibre muscolari
scheletriche. Per la contrazione muscolare è necessario organizzare in maniera molto precisa i
filamenti contrattili che sono rappresentati principalmente dalla miosina e dall’actina con numerose
proteine accessorie.
La maggior parte dei muscoli scheletrici si ancorano mediante i tendini alle ossa dello scheletro per
muovere l’apparato locomotore con le contrazioni e i rispettivi rilasciamenti dei muscoli. Tuttavia
esistono anche dei muscoli, ad esempio la lingua, che sono solo parzialmente ancorati allo scheletro
non determinandone il movimento.
Vengono definiti muscoli mimici e pellicciai quei muscoli che si inseriscono a livello della cute e che
con la loro contrazione e rilasciamento determinano la formazione delle espressioni del volto. Le
cellule muscolari sono cellule stabili, cioè sono cellule che normalmente le fibre muscolari non vanno
in mitosi perché sono molto differenziate tuttavia il muscolo in sé ha una capacità rigenerativa in caso
di lesione. Questa capacità rigenerativa è tanto più efficace quanto più piccola e la lesione. Questa
capacità è conferita al muscolo dalle cellule staminali presenti al suo interno, quindi gli elementi
differenziati al massimo non potran