Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 114
Istologia e citologia Pag. 1 Istologia e citologia Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 114.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Istologia e citologia Pag. 41
1 su 114
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

C

cellula venga degradata, ad esempio attraverso apoptosi.

MHC di classe II: è presente in particolare sulle cellule presentanti l’antigene. In questo caso

• non si tratta di segnalare le proteine anomale di una cellula autologa, invece quando viene

riconosciuta una molecola non-self entrano in gioco le cellule APC che fagocitano questo

microrganismo. Anche altre cellule possono svolgere il ruolo delle cellule APC, ossia i linfociti B

e i macrofagi, in modo da sveltire quando necessario la risposta immunitaria. L’obiettivo della

digestione del microrganismo non è la sua eliminazione, bensì un lavoro molto sofisticato che

ha il compito di spezzettare gli antigeni che sono presenti sul microrganismo in peptidi che poi

esposti sulla superficie della cellula tramite le glicoproteine MHC di classe II. A questo punto la

cellula APC con tutte le sue proteine non- self esposte sulla propria superficie va a raggiungere

i linfociti T i quali inducono la risposta immunitaria anticorpo – mediata. Infatti i linfociti T

H H

rilasciano delle citochine che inducono i linfociti B a diventare plasmacellule le quali si

selezionano in maniera tale da produrre anticorpi specifici contro quel determinato antigene.

Normalmente le cellule tumorali esprimono tantissimi MHC di classe I con le proteine anomale sulla

superficie; quindi queste cellule sono molto visibili dal sistema immunitario di conseguenza è molto

probabile che si imbatterà in un TC che la riconoscerà facilmente. Tuttavia le cellule tumorali a volte

riescono ad eludere il sistema immunitario riducendo drasticamente il numero di MHC di classe I che

loro espongono sulla loro superficie. Questo è uno di quei meccanismo per cui ad un certo punto

nell’equilibrio cellule tumorali/sistema immunitario vincono le cellule tumorali.

I linfociti T vengono attivati solo dai complessi MHC di classe II, mentre i linfociti T vengono attivati

H C

dal contatto con il complesso MHC di classe I. Il timo è un organo retrosternale che nell’infanzia e

nell’adolescenza è molto attivo, ovvero è costituito soprattutto da tessuto linfoide. All’interno di

questo organo i linfociti T , T e T maturano per nel circolo. In particolare il timo non ha quasi circolo

H C S

linfatico per cui vanno a finire soprattutto nel torrente circolatorio sanguifero.

Durante la vita adulta quest’organo viene quasi completamente sostituito da tessuto adiposo, mentre

piccole isole di tessuto linfoide rimangono attive.

Il sistema circolatorio linfatico è un sistema aperto; infatti guardando i capillari linfatici si può

osservare che essi hanno delle aperture nell’interstizio tali che vi penetra facilmente il liquido

interstiziale, linfociti e monociti. In questo modo si forma la linfa che viene gettata nel torrente

circolatorio a livello delle grosse vene presenti nella zona.

Nei vasi linfatici si interpongono nel loro percorso i linfonodi, ossia dei piccoli organelli all’interno dei

quali avvengono due livelli di difesa: sia la fagocitosi che i processi dell’immunità. I linfonodi al loro

interno sono fatti in maniera tale che la linfa scorra entrando da una parte e uscendo dall’altra; per

questo i linfonodi hanno una forma a fagiolo e sono perpendicolari al flusso della linfa. In particolare

nella loro parte convessa arrivano i vasi afferenti linfatici, poi la linfa scorre al loro interno per poi

uscire dall’altra parte con il vaso linfatico.

I linfonodi hanno due funzioni:

Funzione specifica: i linfociti interagiscono con nuovi antigeni o con le cellule APC. A partire da

• un piccolo numero iniziale di linfociti in grado di riconoscere l’antigene, vengono attivate altre

cellule della serie linfocitaria che proliferano amplificando la risposta immune.

Funzione aspecifica: i fagociti presenti eliminano batteri e materiale dannoso come cellule

• tumorali e cellule infettate da virus.

I linfonodi possono aumentare di volume soprattutto in caso di infezione.

All’interno della milza sono presenti delle zone di polpa bianca, quindi soprattutto tessuto linfoide, in

mezzo alla cosiddetta polpa rossa, ossia una zona della milza molto vascolarizzata.

La milza ha come funzione principale quella della risposta immune nella polpa bianca, mentre nella

polpa rossa la milza provvede all’eritrocateresi o comunque alla digestione di piastrine vecchie.

Inoltre la milza è un serbatoio di globuli rossi soprattutto a carico della polpa rossa che è una sorta di

spugna in quanto contiene dei vasi sanguigni a lume molto ampio ripieni di sangue. La milza è in grado

di contrarsi quando improvvisamente c’è bisogno di un maggior apporto di ossigeno per il tessuto

muscolare.

La linfa prevede sia una componente fluida che una componente corpuscolata. La linfa è in grado di

coagulare quindi nella parte fluida è presente il fibrinogeno. Inoltre all’interno della componente

fluida è presente un po’ di ossigeno, anidride carbonica, colesterolo e i chilomicroni i quali si formano

a livello dei vasi linfatici intestinali lì dove vengono assorbiti i grassi.

Invece la parte corpuscolata è rappresentata per l’80% da linfociti, da un 5% di monociti e infine da

elementi di transizione quali ad esempio una cellula APC che ha ritirato i suoi prolungamenti e circola

nell’apparato circolatorio linfatico. Raramente possono trovarsi anche eritrociti e granulociti.

L’apparato linfatico complessivamente è costituito da vasi linfatici e organi linfatici. I vasi linfatici

raccolgono la linfa dai tessuti e la convogliano nel sistema venoso. La milza è un po’ coinvolta nel

circolo linfatico, mente il timo pochissimo e quindi gli organi linfatici che fanno parte di questo sono

soprattutto i linfonodi.

Dal momento che il circolo linfatico non prevede il cuore, ossia l’elemento propulsivo del movimento,

impediscono il reflusso della linfa attraverso l’uso di valvole.

Il sistema circolatorio linfatico è presente nella mammella ed è collegato con i linfonodi ascellari e con

i vasi linfatici degli arti superiori. Se si sviluppa un tumore alla mammella, esso può rimanere

circoscritto alla mammella oppure mandare delle cellule tumorali nel circolo linfatico ed esse possono

spostarsi. Quindi normalmente quando si asporta un tumore alla mammella si prende anche un

linfonodo per vedere se esso contiene delle cellule tumorali; se le contiene viene fatta anche

un’asportazione chirurgica dei linfonodi ascellari. Tuttavia in questo modo viene interrotto, più o

meno a seconda dell’invasività dell’operazione, il circolo ascellare degli arti superiori. Quindi si avrà

una stasi del circolo linfatico a livello dell’arto superiore, di conseguenza il braccio si rigonfia perché

l’interstizio non riesce più a catturare il liquido interstiziale.

In queste condizioni c’è un pericolo maggiore che una lesione a livello della mano o del braccio stesso

che possa indurre l’invasione di microrganismi nell’arto superiore possa essere pericolosa perché

questi microrganismi non vengono catturati dal circolo linfatico e quindi non vengono processati a

livello dei linfonodi.

Tessuto muscolare

Il tessuto muscolare si divide principalmente in:

Tessuto muscolare striato scheletrico.

• Tessuto muscolare striato cardiaco

• Tessuto muscolare liscio.

Inoltre esistono anche altri elementi contrattili che non appartengono a questi tessuti:

Cellule mioepiteliali, ossia le cellule di origine epiteliale che stanno a circondare gli adenomeri

• ghiandolari di ghiandole esocrine formando delle strutture a canestro, in quanto cellule

stellate, e hanno la capacitò di contrarsi per spremere l’adenomero e favorire il flusso del

secreto nei dotti.

Periciti, ossia cellule contrattili che circondano i capillari sanguigni modulandone il calibro.

• Miofibroblasti, ossia cellule tipiche del tessuto connettivo propriamente detto e il loro ruolo

• è piuttosto oscuro anche se si sa che sono coinvolte nei processi di riparazione delle lesione,

quindi nella cicatrizzazione dei tessuti.

Il tessuto muscolare cardiaco e quello scheletrico sono definiti striati perché al microscopio

presentano una bandatura che invece non è presentata dal tessuto muscolare liscio. Un'altra

differenza tra questi tessuti sarà il tipo di innervazione. È chiaro che la muscolatura scheletrica la

quale è innervata dal sistema nervoso somatico si chiamerà “volontaria” perché è più o meno sotto il

controllo della volontà.

Invece gli altri due tipi di tessuti saranno innervati dal sistema nervoso autonomo, o vegetativo, che

innerva il cuore, la muscolatura liscia, le ghiandole e il tessuto adiposo.

Tessuto muscolare scheletrico

Il muscolo scheletrico è costituito da sincizi enormi rispetto alla grandezza di una cellula media, quindi

un unico elemento contiene fino a centinaia di nuclei. La fibra muscolare scheletrica deve lasciare al

proprio interno lo spazio alle strutture contrattili che sono le miofibrille, quindi i nuclei si spostano

verso la membrana plasmatica. Di conseguenza i nuclei di questo tessuto saranno eccentrici.

Il muscolo cardiaco è striato anch’esso però è caratterizzato da nuclei centrali; in particolare è

presente un unico nucleo o al massimo due per ogni singola cellula. Nel muscolo liscio invece è

presente un unico nucleo a forma di bastoncino per cellula in posizione centrale.

Gli elementi cellulari che costituiscono un muscolo scheletrico si chiamano fibre muscolari

scheletriche. Per la contrazione muscolare è necessario organizzare in maniera molto precisa i

filamenti contrattili che sono rappresentati principalmente dalla miosina e dall’actina con numerose

proteine accessorie.

La maggior parte dei muscoli scheletrici si ancorano mediante i tendini alle ossa dello scheletro per

muovere l’apparato locomotore con le contrazioni e i rispettivi rilasciamenti dei muscoli. Tuttavia

esistono anche dei muscoli, ad esempio la lingua, che sono solo parzialmente ancorati allo scheletro

non determinandone il movimento.

Vengono definiti muscoli mimici e pellicciai quei muscoli che si inseriscono a livello della cute e che

con la loro contrazione e rilasciamento determinano la formazione delle espressioni del volto. Le

cellule muscolari sono cellule stabili, cioè sono cellule che normalmente le fibre muscolari non vanno

in mitosi perché sono molto differenziate tuttavia il muscolo in sé ha una capacità rigenerativa in caso

di lesione. Questa capacità rigenerativa è tanto più efficace quanto più piccola e la lesione. Questa

capacità è conferita al muscolo dalle cellule staminali presenti al suo interno, quindi gli elementi

differenziati al massimo non potran

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
114 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/06 Anatomia comparata e citologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher met.97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Citologia e istologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Zweyer Marina.