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PREZZI.

RICORDA: la somma totale dei flussi in uscita deve essere uguale alla somma totale dei flussi in

entrata.

Tutte le entrate e le uscite che avvengono in un Paese sono registrate dai CONTI DEL PRODOTTO E DEL

REDDITO NAZIONALI chiamati anche CONTI ECONOMICI NAZIONALI. Questi ultimi si possono

rappresentare in un diagramma di flusso circolare variando quello riassunto in precedenza aggiungendo

Stato e Resto del Mondo.

I nuclei famigliari sostengono la SPESA PER CONSUMI acquistando beni e servizi. Le entrate dei nuclei

provengono dai salari, guadagnati vendendo il proprio lavoro, e attraverso la rendita di AZIONI (quote di

partecipazione nella proprietà di un’impresa) e OBBLIGAZIONI (titoli che costituiscono un debito dell’impresa

che corrisponde interessi). Tuttavia accade che le famiglie siano sottoposte anche a tasse, che versano allo

Stato, e ci sono anche casi in cui delle famiglie ricevano denaro dallo Stato, chiamati TRASFERIMENTI

PUBBLICI (pensioni d’invalidità, ecc.). Il reddito, dopo le tasse ed eventuali trasferimenti pubblici, prende il

nome di REDDITO DISPONIBILE. Inoltre le famiglie solitamente non spendono tutto ciò che guadagnano,

ma ne risparmiano una parte (RISPARMIO PRIVATO).

Per quanto riguarda lo Stato, ciò che guadagna attraverso le tasse, è speso come trasferimento pubblico,

nella minor parte, e in beni e sevizi (sanità, scuola, ecc.).

Limitatamente il resto del mondo, esso partecipa all’economia di un Paese attraverso: ESPORTAZIONI

(denaro dal resto del mondo verso il paese che esporta), IMPORTAZIONI (denaro dal paese che importa

verso resto del mondo) e TRANSAZIONI NEI MERCATI FINANZIARI (prestiti, debiti, investimenti).

IL PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)

E’ il valore totale di tutti i beni e servizi finali (venduti all’utente finale) prodotti da un sistema economico in un

dato periodo di tempo, di solito un anno. Esso si può calcolare in tre modi:

- VALORE DELLA PRODUZIONE DEI BENI E SERVIZI FINALI = si calcola solamente la vendita di

beni finali, senza considerare i beni e servizi intermedi (beni che diventano fattori per altri beni), in

quanto considerando questi ultimi si finirebbe per ingrossare il PIL sommando più volte la stessa

voce entrata a far parte di altre imprese sotto altri nomi. Per evitare ciò si ricorre al VALORE

AGGIUNTO (valore vendite – costo per beni intermedi) sommando poi tutti i valori aggiunti delle

imprese.

- SPESA PER L’ACQUISTO DEI BENI E SERVIZI FINALI PRODOTTI DALLE IMPRESE = si

PIL = C + I + G + X – IM

esprime attraverso la formula dove C sono i consumi, I sono le spese di

investimento (ossia la spesa per il capitale fisico, come edifici, macchinari o scorte), G è la spesa

pubblica, X sono le esportazioni, IM sono le importazioni.

- REDDITO DEI FATTORI CORRISPOSTO DALLE IMPRESE NEL SISTEMA ECONOMICO = si

sommano tutte le entrate dei nuclei famigliari come salari, interessi, rendite e profitti. Ciò avviene in

virtù del fatto che la somma totale dei flussi in uscita deve essere uguale alla somma totale dei flussi

in entrata.

Il PIL è usato principalmente per calcolare le dimensioni di un sistema economico offrendo così la possibilità

di paragonare le prestazioni economiche di uno stesso paese in periodi diversi o un confronto fra le

economie di due paesi diversi. In questi confronti tuttavia il PIL non basta in quanto nel tempo bisogna

tenere conto che i prezzi dei vari servizi e beni muta: serve pertanto il PIL REALE. Tuttavia esistono diversi

tipi di PIL, vediamoli:

- PIL NOMINALE = è il PIL considerato facendo riferimento ai prezzi correnti.

- PIL REALE = è il PIL considerato facendo riferimento ai prezzi di un certo anno preso come

riferimento. Una volta scelto l’anno (bisogna sceglierlo scrupolosamente altrimenti si rischia di

falsare il valore), si considera il PIL degli anni successivi mantenendo i prezzi dei beni dell’anno

scelto.

- PIL PRO CAPITE = è il rapporto fra il PIL (quando PIL reale si chiama PIL REALE PRO CAPITE) e il

numero di abitanti. Serve per confrontare paesi con una demografia (quindi una forza lavoro) diversa

in quantità. Nonostante ciò non è un buon indicatore per identificare lo stato di benessere di un

Paese, infatti un paese può essere povero e offrire molti servizi o viceversa.

Per tenere conto della variazione dei prezzi nel tempo, quindi tener conto dell’inflazione e deflazione, si

utilizza un PANIERE DI MERCATO, ossia un insieme ipotetico di beni e servizi del consumatore medio.

Attraverso questo strumento si calcolano poi le oscillazioni sull’INDICE DEI PREZZI (costo del paniere

in un certo anno / costo del paniere nell’anno di riferimento) in percentuale. Vi sono però due diversi tipi

di INDICE DEI PREZZI: c’è l’INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC; in cui il paniere è costituito dai

beni e servizi utilizzati dalle famiglie) e l’INDICE DEI PREZZA ALLA PRODUZIONE (IPP; in cui il

paniere è costituito dai beni e servizi acquistati dalle imprese).

Gli indici dei prezzi sono utili al calcolo del TASSO D’INFLAZIONE, calcolato come il rapporto fra la

differenza degli indici dei prezzi in due anni consecutivi e l’indice dei prezzi del primo anno fra i due.

MICROECONOMIA NELLO SPECIFICO

La microeconomia si basa su alcuni concetti i cui principali sono: i CONSUMATORI e i PRODUTTORI.

Questi due elementi costituiscono i MERCATI, ossia l’insieme di produttori e consumatori di un servizio o di

un bene (MERCE).

I mercati si possono identificare da un punto di vista geografico o temporale infatti in un mercato rionale si

può delimitare da una zona, il rione, e per farne parte bisogna essere presenti fisicamente; ciò non vale per

un mercato globale come la Borsa di New York il quale non necessita della presenza fisica o temporale.

La prima variabile che influenza i mercati è il PREZZO (numero di unità di conto di un bene) e può essere

NOMINALE, se considerato in modo assoluto, o REALE, se considerato rispetto ai prezzi di tutti gli altri beni.

Nella CURVA DI DOMANDA c’è il prezzo sull’asse delle ordinate e la quantità su quello delle ascisse. La

curva di domanda è una relazione matematica che ci indica la quantità di un bene che i consumatori sono

disposti a comprare per un dato prezzo. La lettura di tale curva può essere per INTERPRETAZIONE

ORIZZONTALE (parto dal costo e vedo la quantità) o VERTICALE (parto dalla quantità e vedo il prezzo).

Ciò che accomuna tutte le curve di domanda è la pendenza negativa (LEGGE DELLA DOMANDA: la

quantità domandata aumenta quando il prezzo diminuisce).

Nella CURVA DI OFFERTA c’è sempre il prezzo P sull’asse delle ordinate e la quantità Q sull’asse delle

ascisse. Ciò che accomuna le curve di offerta è invece la pendenza positiva. All’aumentare del prezzo di un

bene la quantità che i consumatori sono disposti a vendere di quel bene aumenta. Ciò accade perché più

aumentano le entrate più i produttori possono avventurarsi in condizioni di produzione svantaggiose.

Attraverso queste due curve in uno stesso grafico è possibile determinare la QUANTITA E IL PREZZO DI

EQUILIBRIO ossia quella combinazione prezzo-quantità in corrispondenza della quale sono soddisfatti sia i

consumatori sia i produttori. Ogni altra coppia di valori porterebbe svantaggio ad uno dei due gruppi. Se la

coppia di valori si trova sopra l’equilibrio si avrà un ECCESSO DI OFFERTA e quando viceversa si ha un

ECCESSO DI DOMANDA.

Ogni volta che la situazione non è all’equilibrio le pressioni al rialzo o al ribasso conducono all’equilibrio. Se

non chiaro come ciò accada, guardo pagina 36 del libro F.

Eventuali cambiamenti nel mercato portano ad una situazione diversa. Se la variabile che cambia è

ENDOGENA (es. prezzo) lo spostamento si avrà sulla curva, si parla quindi di variazione della quantità

domandata o offerta, mentre se la variabile che varia è ESOGENA si sposta tutta la curva, si parla quindi di

variazione della domanda o offerta.

Ciò che cambia la CURVA DI DOMANDA sono:

- REDDITO = quando diminuisce il reddito cala anche il potere di acquisto per una quantità di bene

quindi la curva si sposta verso sinistra e viceversa quando il reddito aumenta. Ciò vale tuttavia solo

per i BENI NORMALI. Infatti per i BENI MINORI (es Hamburger) quando il reddito diminuisce

aumenta il consumo di questi beni e quindi la curva si sposta verso destra.

- GUSTI = se un certo bene guadagna preferenza aumenterà anche la sua richiesta (curva verso

destra).

- BENI SOSTITUTIVI E COMPLEMENTARI = se il prezzo di un bene aumenta diminuisce il consumo

di quel determinato bene; allo stesso tempo aumenta il consumo di un bene detto SOSTITUTIVO.

Se poi aumenta il costo di un bene, strettamente legato al consumo di un altro bene detto

COMPLEMENTARE, allora anche il consumo di quest’ultimo bene diminuisce.

- ASPETTATIVE = se si prevede un aumento di reddito o un rincaro di prezzi il consumo di beni

aumenta per una futura maggiore disponibilità economica o per un futuro risparmio.

- FATTORI DEMOGRAFICI = Più grande è un mercato maggiore è la domanda di un certo bene.

Ciò che cambia la CURVA DI OFFERTA sono:

- TECNOLOGIA = se migliora la tecnologia allora si abbasseranno i prezzi per la produzione e quindi

la curva di offerta si sposta verso destra in quanto ad uno stesso prezzo si può offrire una maggiore

quantità di merce.

- PREZZO DEI FATTORI = se aumenta il prezzo dei fattori aumentano anche i costi di produzione

quindi la curva si sposta verso sinistra.

- CONCORRENZA O N° PRODUTTORI = maggiore è il numero di imprese che producono uno

stesso bene maggiore sarà la quantità offerta ad un certo prezzo.

- ASPETTATIVE = vedi sopra

- METEO = riguarda soprattutto i beni agricoli.

I CONSUMATORI

Per costruire la CURVA DI DOMANDA DI MERCATO si procede per somma orizzontale: si sommano le

quantità volute dai vari consumatori per un certo prezzo. Si continua così per tutti i prezzi fino a costruire la

curva. La curva di domanda di mercato è la somma orizzontale delle curve di domanda individuali.

Algebricamente si può scrivere: P = a – (b/n) Q

ELASTICITA DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO

E’ la variazione percentuale della quantità domandata rispetto a una variazione di prezzo dell’1%.

Algebricamente la formula per calcolare l’elasticità è:

ε = (ΔQ / Q) / (ΔP / P) o ε = (ΔQ / ΔP) x (P / Q) = (P / Q) x (1 /

pendenza)

Nella prima formula il numeratore è la variazione percentuale della quantità mentre il denominatore è la

variazione percentuale del prezzo. La seconda formula inve

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Publisher
A.A. 2012-2013
10 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ma_fack di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di Economia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università "Carlo Cattaneo" (LIUC) o del prof Borghi Elisa.