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Per cui un giudice era stato trovato, ma era un giudice speciale legato a filo doppio, a partire dalla nomina, alla stessa

amministrazione di cui era chiamato a sindacare gli atti - in violazione del principio di separazione dei poteri. Quindi il

vero problema di tutta la vicenda, che inizia alla fine dell’ottocento e che prosegue fino ad oggi (da un certo punto di

vista del Consiglio di Stato - e poi i tribunali amministrativi regionali), è quello di far sì che attraverso la propria

giurisprudenza questo giudice riesca a mostrarsi - e non solo ad essere - nei confronti del potere esecutivo (perché la

nomina di questi giudici proveniva dal Governo). In parte ci riusciranno. Anche durante il fascismo ci sono molti casi che

dimostrano come, nello svolgimento delle proprie funzioni, il fatto che questo giudice fosse nominato dal governo non

significava che poi non esercitasse con indipendenza le proprie funzioni, poiché molte cose sono frutto della tradizione

che si accumula in un certo corpo giudicante e non tutto dipende dal fatto che è nominato da un organo. Ciò, però,

dipende dalla capacità dell’organo giurisdizionale, quando non è indipendente fin dall’inizio, di esercitare di fatto

queste funzioni quando si tratta di garantire i diritti con indipendenza nei confronti del potere esecutivo - cioè del

soggetto che lo ha nominato.

!

Lo Stato liberale nel periodo giolittiano

Dalla storia sappiamo che c’è una svolta autoritaria di fine secolo che culmina con la nomina del primo ministro

Luigi PELLOUX (generale fedele al re). Questa svolta fallisce a causa delle resistenze delle componenti più aperte del

gruppo liberale a “l’estrema” (socialisti che nel frattempo avevano formato una specie di gruppo parlamentare 5 ). In

questo quadro, però, abbiamo un’evoluzione in senso liberale, poiché Giovanni GIOLITTI viene nominato primo min-

istro (1901) ed abbiamo un cambiamento di clima. Filippo TURATI, il leader riformista dei socialisti, nel 1900 aveva det-

to, durante un intervento alla camera, in occasione del discorso della corona che lo statuto andava considerato “una

muraglia che impedisce l’indietreggiare e non l’avanzare”. È significativo che il personaggio meno aperto allo Stato

liberale dicesse questo. Questi avanzamenti ci furono su tanti fronti, a cominciare dal suffragio universale maschile

(1913) riservato agli cittadini italiani ultra trentenni, maschi. Ad esso si oppose alla Camera solo Gaetano MOSCA, un

grandissimo scienziato della politica famoso in tutto il mondo, il quale disse che dal suffragio universale non si sareb-

bero più tornati indietro. Infatti nel novecento (e questa non è una cosa che riguarda solo l’Italia) troviamo l’alternarsi di

! L’organizzazione dei gruppi politici era molto. C’era il partito liberale è diviso in due tronconi (destra e sinistra) e poi c’era l’estrema, ma non c’erano i

5

gruppi parlamentari organizzati poiché non vi erano ancora i partiti come organizzati nella società e nel gruppo parlamentare hanno una proiezione ( però

sono gruppi organizzati della società in sezioni, cellule, organizzazioni capillari articolate territorio per territorio, ecc.). La maggioranza parlamentare

dunque non era espressione di un gruppo politico organizzato, quindi potevano essere degli spostamenti - nel corso del tempo - di singoli deputati dal-

l’uno all’altro gruppo e potevano votare a favore o contro a seconda delle loro valutazioni. L’organizzazione di partito invece di stringe il consenso, poiché

pone la questione della disciplina di gruppo. ! 31

Appunti di Miele Pasquale Lezione 4

due possibili forme di Stato: lo Stato democratico (quindi che riconosce il suffragio universale) oppure lo Stato totali-

tario, non ci sono più Stati nei quali c’è un suffragio ristretto. Ciò può accadere perché la questione del suffragio va

bene al di là del puro dato numerico, ma bisogna indagare su quello che era successo a coloro che nel frattempo era

entrato nella sfera pubblica ed erano diventati consapevoli - ed avevano una capacità di incidenza molto maggiore.

Inoltre, contemporaneamente, la vita politica si organizza in partiti (con molti iscritti). quindi ci troviamo di fronte ad una

scena completamente rispetto allo Stato liberale ottocentesco. I partiti erano delle associazioni, ma le associazioni in

generale non erano riconosciuti. E lo stesso vale per i sindacati, perché anche questi ultimi sono associazioni che riunis-

cono le categorie di lavoratori di un certo settore per far valere i loro interessi nei confronti del datore di lavoro (e si

formano nello stesso periodo). I sindacati ed i partiti cominciano ad affermarsi grazie alla forza ed al numero dei i loro

iscritti ed pretese nuove che avanzano nei confronti dello Stato liberale esistente. Ciò cambia tutto, poiché la

democrazia, che fino ad allora era stata solo una ideologia (una visione del mondo caratterizzata ma non attuata), diven-

ta parte delle istituzioni (i partiti mandano rappresentanti al governo, i sindacati iniziano ad incidere nell’ambito eco-

nomico-sociale

6 , e così via), del momento in cui lo Stato liberale tradizionale non riesce più a proibire il formarsi di tali

associazioni. Queste si formano di fatto, non sono garantite - siamo ancora lontani dalla costituzione che le garantirà.

Durante questo periodo (riferendosi ovviamente al primo quindicennio del novecento) abbiamo delle trasfor-

mazioni che riguardano più le istituzioni in quanto tali. Il decreto legge Zanardelli n.1 determina gli oggetti da sottopor-

si al Consiglio dei Ministri ed attribuisce al Consiglio la presentazione dei disegni di legge alle Camere e la deliber-

azione degli altri atti amministrativi, nonché il potere di nomina e revoca delle alte cariche civili e militari (compresi sen-

atori, consiglieri di Stato, Corte dei Conti, ambasciatori e cariche più elevate). Tutti questi erano poteri di nomina, op-

pure predisposizione di atti (come disegni di legge, regolamenti, ecc.), si erano riservati al re dallo statuto. Zanardelli li

attribuisce al consiglio dei ministri, ma questo non vuol dire che non vengono poi formalmente presentati dal re.

Queste nomine, infatti, continueranno ad essere fatte dal monarca e quindi lo statuto sarà rispettato. Il Governo però, in

questo periodo, sposterà sempre più il centro di gravità verso il Parlamento: è più la maggioranza parlamentare che

sostiene il Governo di quanto non sia il re. Quest’ultima infatti non ha un indirizzo politico attivo che condiziona più di

tanto il governo, specialmente nel periodo giolittiano. Questo è un depotenziamento del ruolo politico ed istituzionale

de re. Non a caso all’interno del Governo emerge la figura del Presidente del Consiglio, che già affiorava prima, ma che

ora viene riconosciuta formalmente con un decreto. Quest’ultimo aveva potere di direzione delle sedute e di redazione

dell’ordine del giorno, di indirizzo e coordinamento nei confronti dei ministri e dei dicasteri (compresi esteri, guerra,

marina che erano state riservate fino ad allora alla prerogativa del re). Tutto ciò significa che venivano gettate le basi per

una evoluzione della forma di Governo in senso parlamentare.

Inoltre, come già detto troviamo il riconoscimento della libertà di associazione (affermazione dei partiti e dei sin-

dacati) ed il potenziamento delle garanzie di indipendenza della magistratura (istituzione del consiglio della magistratu-

ra). Quindi abbiamo una chiara evoluzione verso una forma di Stato liberale, poiché molti dei caratteri che erano stati

negati dalla lettera dello statuto ora vengono riconosciuti o di fatto (affermazione dei partiti sindacati) o anche sul piano

legislativo (decreto Zanardelli - per quanto riguarda l’organizzazione del governo - e istituzione del consiglio dei giudici

- indipendenza della magistratura).

Lo stato totalitario è una forma di Stato nella quale:

le libertà politiche e civili, sia individuali che collettive, sono soppresse;

• la separazione dei poteri e il principio di legalità sono aboliti o gravemente compromessi;

• l’indirizzo politico è concentrato in un partito, a sua volta dominato da un dittatore o da una cerchia ristretta di

capi; Lo Stato totalitario, dunque, appare molto più complesso rispetto ad una dittatura e molto più moderno dello

Stato assoluto. Negli anni 30, mentre il fascismo dilagava in Europa, alcuni studiosi democratici sostennero che

l’avvento della democrazia conteneva una possibile torsione in senso totalitario. Secondo Franz Leopold NEUMANN “le

tendenze conformisti che insite nella democrazia, senza condurre al dominio della massa, diventavano pericolose quan-

do compaiono sulla scena politica in forma organizzata guidate da un demagogo, generosamente finanziate. La dittatu-

ra ha bisogno ancora più della stessa democrazia di legittimarsi democraticamente e discredita come antidemocratiche

le libertà borghesi di opinione, di associazione, di riunione, di stampa e voto segreto”. In altre parole, per affermarsi, il

totalitarismo deve coinvolgere necessariamente le masse - che sono al centro dell’attenzione dei dittatori. È proprio un

cambiamento di prospettiva. Nello Stato liberale puro, oligarchico le classi sociali sono controllabili e tutto si regge su

un accordo sostanziale fra alcune élite, la borghesia economica e le istituzioni pubbliche. Dunque è tutto molto più

facile, poiché è sufficiente reprimere il dissenso e poi consentire cittadini di esprimersi, per il resto, liberamente. Nel

caso dello Stato totalitario, non basta questo. Occorre il consenso attivo delle masse che non si può formare se a

queste ultime vi vengono riconosciuti i diritti di libertà dello Stato liberale. Quindi il vero nemico è il liberalismo, perché

attraverso i diritti fondamentali ciascuno si forma liberamente una propria opinione - anzitutto.

Il consenso si riusciva ad ottenere poiché:

le culture, gli stili di vita e gli apprendimenti collettivi sono uniformati a modelli prestabiliti;

6

! ciò fu favorito dalla rivoluzione industriale, dall’urbanizzazione e dalla proletarizzazione di masse ingenti di popolazione.

! 32

Appunti di Miele Pasquale Lezione 4

le elaborazioni della memoria nazionale sono sostituite da una verità ufficiale sul passato;

• la ricerca scientifica è posta al servizio dei progetti militari e civili dello Stato e degradata a tecnologia (la ricerca

scientifica è pura tecnica, conto solo in quanto serve allo Stato);

la coscienza individuale viene manipolata in vista della totale sottomissione alla volontà dei titolari del pubblico

potere.

L’organizzazione dunque sarà molto più capi

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Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pasQuiino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Pinelli Cesare.