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PIERO DELLA FRANCESCA, PALA MONTEFELTRO, 1472-1474
Queste sono le opere arrivate a Brera tramite le soppressioni napoleoniche. Questa è una delle
opere più celebri di Piero della Francesca, il grande alfiere della tradizione prospettica toscana,
un'opera realizzata per uno dei committenti più famosi che Piero della Francesca si è trovato ad
incontrare nel suo percorso, e cioè Federico da Montefeltro, che vediamo raccolto in preghiera, in
primo piano, sulla destra in quella che la posizione canonica del committente e vediamo come la
scena si svolge all'insegna di una grande monumentalità, all'interno di un contesto architettonico,
che fa da cornice, tutto rinascimentale. Questa struttura, per ragionare in termini di contesto e
per- dita di contesto, una volta posizionata all'interno della sua sede naturale, cioè quella per la
quale Piero della Francesca l'aveva creata, cioè l'altare centrale della Chiesa di S.Bernardino a
Urbino, il complesso architettonico progettato da Francesco di Giorgio Martini, come luogo che
doveva ospitare le spoglie di Federico da Montefeltro e della sua famiglia. In quella sede naturale
c'era un'as- soluta identità e una stretta relazione tra l'architettura dipinta e l'interno architettonico
di quel com- plesso, di quel particolare mausoleo. Ovviamente tutto ciò è andato perduto con lo
spostamento dell'opera che è stata, con il suo trasporto, completamente decontestualizzata.
'interno di questa pinacoteca, però, ci sono anche altre opere che sono altrettanto famose,
All
che non provengono da soppressioni come ad esempio:
GIOVANNI BELLINI, PIETA', 1465
È un'opera che era già nel mercato prima dell'ottocento, che aveva già avuto un passaggio bolo-
gnese e, che attraverso una donazione, approda anch'essa all'interno della raccolta di Brera. In
questo caso ci spostiamo in un figurativo veneto, in un momento di passaggi tra quelle che sono
le coordinate del primo quattrocento veneto alla cultura figurativa pienamente rinascimentale che
si respira anche in laguna.
SPOSALIZIO DELLA VERGINE, RAFFAELLO, 1504
Un'opera famosa che viene paragonata ad un'altra per capire meglio come Raffaello costruisca
una sorta di compiuta maturazione di quello che era stato il suo esordio con Perugino; il confronto
che molto spesso si fa è proprio questo, cioè si mettono accanto lo "Sposalizio della Vergine" di
Raffaello e quello di Perugino (1501-1504). Curiosamente entrambe le opere sono frutto di sop-
pressioni napoleoniche, con la differenza che quella di Perugino ha preso la strada della Francia
ed è finita a Cannes e quella di Raffaello è finita a Brera ed è diventata, al pari di quella della pala
Piero, una delle opere più celebri di quel circuito museale.
Oggi a seguito della crisi economica, le risorse economiche si sono ridotte rispetto ad anni fa e
non è più possibile pensare a grandi mostre che richiedono grandi investimenti economici, Bred-
burn fa qualcosa che è piuttosto abile: non rinuncia alle mostre, come hanno fatto in altri luoghi,
ma pensa a delle mostre diverse e sceglie di volta in volta, in una sorta di percorso che lui ha defi-
nito "Dialoghi", a cui corrispondono piccolissime mostre, mai legate a più di due/tre opere che,
però, interagiscono strettamente tra di loro e che partono sempre da quella che è la vocazione di
quel museo, cioè quello di Brera. Lui Sceglie le icone del museo e accanto alle icone del museo
per contestualizzarle meglio, le mette a confronto con altre opere. Lo fa con Perugino-Raffaello e
con il tema della morte di Cristo, con la deposizione mettendo a confronto il Cristo deposto di
Mantegna con un'opera di Annibale Carracci.
Anche se il nucleo costitutivo di questa raccolta è un nucleo ottocentesco nato dalle
soppressioni, non è esclusivo e questo è dimostrato dal fatto che è proprio lì che si possono
trovare altre opere che sono famosissime come:
GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO, FIUMANA, 1895-1896
È un grande manifesto sociale e politico, una grande opera del divisionismo lombardo, cioè il
Quarto Stato.
UMBERTO BOCCIONI, RISSA IN GALLERIA, 1910
A dimostrare anche la proiezione novecentesca di questo museo abbiamo un'opera che ci ricorda
la stagione futurista
BRITISH MUSEUM DI LONDRA
Ci spostiamo di zona e approdiamo in Inghilterra, a Londra, al British Museum, che ci costringe
ancora una volta a fare i conti con gli aspetti che abbiamo evidenziato ragionando del Louvre. Noi
il caso del Louvre l'abbiamo proposto come costola dell'Illuminismo, ma come caso di museo
uni- versale; anche questo è un museo universale ed è un museo che prova a mettere insieme il
sapere scientifico con il sapere umanistico, legato agli studi classici, all'archeologia greca e
romana ma non solo a quella. La foggia di questo edificio da un punto di vista strettamente
architettonico ci fornisce già qualche coordinata e va in questa direzione: a metà del 700 (ma
anche per tutto il se- colo successivo, cioè per buona parte dell'800), la maggior parte dei musei,
visto che trovano un preciso elemento fondativo nel collezionismo della scultura antica, la scultura
archeologica, finiscono con il riflettere questo elemento di gusto in termini di contenitore
architettonico. Artefice di questo allestimento, di questa struttura, di questo complesso
architettonico è uno degli artefici del Greek revival, uno degli architetti più noti in questo contesto,
Smirke.
volto a rivitalizzate l'architettura antica classica, che si chiama Questo si coglie molto
bene in questo sistema di colonne che perimetrano la struttura, in questo frontone ricco di un
arredo scultoreo.
Il sapere scientifico, invece, è reso manifesto dal fatto che l'elemento costitutivo del museo è
Hans Sloane
strettamente correlato al 1753, che è la data nella quale dona allo stato la sua
straordinaria raccolta di libri, volumi, manoscritti, tutti i carattere rigorosamente scientifico. Testi
che non ancora oggi molto importanti che sono diventati uno dei nuclei più rilevanti della British
Library, che è una delle più grandi biblioteche che si trovano al mondo.
Il nucleo costitutivo del British Museum non è solo quello di Sloane ma prevede la riunione di una
serie altri fondi e sono quelli di Cotton, che mette insieme una bellissima raccolta di manoscritti
medievali, e quello dei ponti di Oxford e quello della raccolta reale della Royal Library. Allo stato
attuale questo nucleo costitutivo fatto di volumi non è più visibile all'interno del British Museum,
se non per una musealizzazione recente che si è voluta fare intorno a quella che si chiama
Reading Room, che è stata oggetto di una sorta di sottolineatura fatta da Foster in quello che è
l'allestimento più moderno, volto al contemporaneo di questa raccolta. Non è più visibile perché
tutta la raccolta di materiale librario, è stata spostata all'interno della British Library.
Anche questi interessi scientifici che si manifestavano, non solo sotto forma di raccolta di volumi,
ma anche sotto la raccolta di oggetti, oggi non sono più visibili perché anche quelli, nel 1857,
sono stati destinati ad un'altra sede e sono stati musealizzati all'interno del museo di storia
naturale di South Kensington. Allo stato attuale, questa operazione omnia ce teneva insieme
scienza e cultura classica si è disgiunto e oggi il British Museum è il museo dedicato alla raccolta
archeologica; espone alcuni dei pezzi archeologici più famosi di tutti i tempi.
Ha una bellissima raccolta egizia, e lì si trova un testo fondamentale per lo studio dell'arte
egiziana che è la Stele di Rosetta, che è stata determinate per decriptare i caratteri cuneiformi; c'è
un'altra sezione dedicata all'esposizione di questi marmi:
I marmi di Lord Elgin
Sono marmi celeberrimi, perché a Ottocento inoltrato in realtà, nel 1816, Lord Elgin in un
momento in cui era diventato quasi impossibile trovare sul mercato, a causa anche della
legislazione che si stava diffondendo (Roma stava dando un contributo rilevante, per esempio Pio
VII aveva calmiera- to l'esportazione di opere d'arte antiche a Roma e le aveva vincolate al
territorio) e perciò tutti coloro che si trovavano fuori di Roma avevano una qualche difficoltà ad
avere opere antiche. A seguito di quel momento Lord Elgin riesce a "saccheggiare" quello che è
stato ed è, nell'opinione collettiva, il monumento che rappresenta il mito del mondo antico, cioè il
Partenone, il tempo più importante che ha, da un punto di vista simbolico, il valore più alto che si
trova sull'Acropoli di Atene; il tempio fu commissionato da Tericle che mette in campo, con il suo
sapere e il suo prestigio, Fidia, lo scultore mitico di tutti i tempi.
Elgin si porta via dal Partenone, con l'avvallo dei Turchi, ai quali troppo non doveva interessare di
mantenere sul luogo queste opere, e in barba a ciò che si era già detto da parte di Quatremère de
Quincy, delle sue lettere a Miranda, in relazione alla rilevanza di mantenere l'opera nel suo conte-
sto naturale, una serie molto rilevante di sculture a tutto tondo che erano quelle che di fatto occu-
pano il frontone del Partenone e di altorilievi, cioè di metope che perimetravano la cella centrale
che era posta all'interno del Partenone stesso. Ovviamente tutto questo accadde non senza ali-
mentare un dibattito che vide coinvolti personaggi ben in vista del tempo, come Lord Baiyron.
Questi marmi sono una delle attrazioni principali del museo e qui li vediamo riprodotti in
un'incisio- ne che corrisponde al vecchio allestimento del museo di cui erano stati fatti oggetto.
Qui vediamo una stanza di grandi dimensioni, con un pavimento tavolato con le opere che sono
posizionate a creare un perimetro all'interno della stanza, un perimetro non eccessivamente
ordinato, niente di paragonabile a quello della sala della Niove agli Uffizi (perché lì era evidente
che ci fosse una sorta di processo di omogenizzazione, di intento di creare una sorta di cornice
omogenea). Qui la cornice è abbastanza disomogenea, le opere sono poste su piedistalli che, in
alcuni casi, recuperano a mo' di basamento, pezzi di colonna o comunque materiali antichi, in altri
il basamento sono nuovi e definiti architettonicamente; le metope, invece, si trovano su un
registro superiore sopraelevato, a rievocare quella che era la loro collocazione; la stanza inoltre
presentava delle decorazioni pittoriche e un colore rosso pompeiano. Ciò che prevale abbastanza
evidentemente è un arredo di carattere antiqua