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VICTORIA AND ALBERT MUSEUM - LONDRA
E' un museo proiettato verso il '900, che punta a musealizzare le cosiddette arti minori che finora non erano
state molto considerate. Nasce nel 1852 a un anno di distanza da quella che fu l'esposizione universale di
Londra del 1851 che fu una mostra sull'artigianato. Questa esposizione è stata un'occasione di
internazionalizzazione dell'artigianato inglese locale, perchè in quell'occasione “hanno aperto una finestra” su
Londra artigiani che venivano da tutta Europa. Quest'esposizione è stata la molla che ha indotto all'istituzione e
progettazione di quello che poi è diventato il Victoria and Albert Museum, cioè è risultato evidente da
quest'esposizione che l'artigianato inglese è un artigianato che non era assolutamente all'altezza (in termini
forse qualitativi, ma sicuramente inventivi) rispetto all'artigianato di altri paesi europei, primi fra tutti l'Italia e la
Francia che in questo senso erano delle vere e proprie eccellenze. In secondo luogo si era affacciata sul mondo
delle mostre un nuovo ceto, non si parla più di ceto aristocratico, c'era una borghesia ricca e informata che
viaggiava e si confrontava; si avverte l'esigenza di procedere con un processo di alfabetizzazione. Il museo
Victoria and Albert Museum aveva come processo fondamentale l'alfabetizzazione delle nuove classi sociali
(borghesia e di coloro che possono essere gli acquirenti delle opere stesse e gli artigiani che le producevano
all'interno di un sistema lavorativo che si va modificando, infatti, finisce con il collocare all'interno della
produzione artigianale i nuovi meccanismi di meccanizzazione della lavorazione industriale, che consente di
abbassare i costi e consente di raggiungere un numero sempre più ampio di persone).
Quello che è primario all'interno di questo nuovo progetto è che punta tutto sulla formazione, e si vede che a
questo museo è strettamente legata una scuola di disegno. In età neoclassica si vedeva collegate l'accademia e
il museo, in questo caso c'è una sorta di amplificazione di questo progetto, perchè vuole avere una nuova
portata non vuole raggiungere solo gli artisti ma anche una classe che si sta espandendo. Vediamo nel museo
opere nuove (sono tutte prodotte e applicate alle arti applicate): maioliche, in lavorazioni in ferro, manufatti
vari e dall'altro non si rinuncia ad inserire nel museo opere tradizionali, come una serie di opere scultoree. Sono
opere scultoree particolari, non si tratta di sculture antiche e non sono importanti come quelle che
caratterizzano il museo Pio – Clementino o il Louvre, ma sono calchi in gesso di opere importanti: come il calco
della colonna Traiana. Non si pone nel museo l'opera magniloquente, ma la replica dell'opera, perchè
comunque quello che è importante, magari intervenendo con pochi mezzi e risorse economiche, è
documentare quelle che sono state le opere che hanno fatto la storia delle arti condivisa con l'immagine
collettiva.
Oggi il Victoria and Albert Museum non è più solo un museo della arti applicate, anche se questa componente
rimane molto visibile, ma è un museo che si è venuto modificando perchè nei deceni hanno fatto ingresso
anche altre opere (soprattutto grazie alle donazioni ma anche grazie agli acquisti), come la collezione campana,
con artisti come: Donatello o Luca della Robbia. Inoltre oggi al museo troviamo stanze con artisti 500-
600enteschi italiani. Ci sono stanze con i bronzetti, con gli oggetti più minuti e preziosi, la pittura; insomma
materiali che sono tra loro eterogenei.
Troviamo la presenza inedita di quelli che sono spazi nuovi, come le sale da pranzo, che negli altri musei fino a
questo momento erano assenti, questo perchè il museo nasce con una certa intenzione di socialità, si rivolge a
un pubblico che si ritrova nel museo e al quale si devono dare dei servizi. (noi oggi a ciò ci siamo abituati, ma
non li possiamo dare per scontati in queste date).
Gamble Room
Siamo davanti alla fatta da Arch James Gamble, 1865 – 77 (pieno clima vittoriano) che è una
sala da pranzo, oggi è una stanza musealizzzata. Si tiene conto degli aspetti più funzionali e necessari per quella
che è una sala da pranzo: nel soffitto c'erano delle valvole che aspirano il fumo, pavimento, colonne e soffitto
sono rivestiti di piastrelle (che riflettono la luce) perchè queste superfici sono lavabili e non assorbono grassi o
fumi e questo è un dato di funzionalità massima. Avere delle superfici non di legno, come vuole la tradizione del
nord Europa, avere un rivestimento inedito e dal potenziale decorativo molto particolare è anche funzionale a
impedire il rischio di incendio della stanza. Le cucine della sala da pranzo si trovavano in spazi separati al museo,
proprio per evitare di evitare il rischio di incendio.
Green Dining Room
Tra le altre sale dedicate alla socializzaione c'è: la di William Morris (1866), nasce
nello stesso periodo ma è diversa dalla precedente proprio nel suo assetto nativo. E' una stanza essenziale nel
suo arredo. Morris era uno degli esponenti dell'estetic moviment. La stanza risponde a una progettualità coesa
nella definizione dei volumi e nell'arredo delle singole parti, tutto è così serrato in una sorta di unità d'insieme,
qualsiasi dettaglio va a rispondere a precisi valori estetici: legno verde con la presenza di decori che vanno, oltre
che sui vetri, pure sul soffitto.
(Anche l'accademia di Brera è interessante da questo punto di vista perchè è la prima che nel nostro territorio
che ha una caffetteria e un bookshop).
A Firenze sono presenti musei della moda, ma sono strutture a se stanti rispetto ai musei canonici, esiste il
Museo di Gucci o Ferragamo. Si propongono quindi esposizioni artigianali di vario livello.
CASE MUSEO
Case museo di collezionista, artista, di poeta. Case museo che rispondono pur nella loro diversità, allo stesso
criterio di allestimento che punta a preservare l'idea dell'ambientazione filologica e vocativa di quello che è
stato il mondo del personaggio che in quella casa vi ha vissuto. Esistono varie tipologie di case museo:
La casa museo di personaggio che ci ha veramente vissuto
La casa museo creata ad hoc e artificialmente su un personaggio. Questo tipo di allestimento che ha un
approccio storicistico è figlio del romanticismo storico che ci ha abituato ad avere delle attenzioni particolari
nella ridefinizione più o meno filologica di un contesto.
(Per esempio i “Promessi sposi” di Manzoni che simula un episodio in un'Italia 600entesca. Lo stesso esempio si
può riportare anche nel teatro come nelle opere di Verdi, oppure il pittore Hayez che mette in scena opere che
si rivolgono al passato, raccontando però cose che si riferiscono al presente e le mette in scena in chiave
passata per non subire la censura).
Il Museo del Medioevo: MUSEO DI CLUNY – PARIGI
In Francia nell'800 c'è un personaggio particolare che è il promotore di questo museo. Oggi questo è il museo
del medioevo sotto le sue varie forme, quello legato a un' arte alta, fatta da tappezzerie (tappeti famosi ed
arazzi), sculture, pitture ma è anche il museo del medioevo anche legato a utensili e materiali d'uso. Questa
collezione non esisterebbe se non l'avesse messa insieme nell'arco di tutta la sa vita, Alexadre du Sumerar, il
quale ne fa dono allo Stato che nel 1843 allestisce questo museo. Non è un caso che Du Sumerar decida di
acquistare questo palazzo che ben si adattava a fare da contenitore alla sua raccolta di arte medievale; sceglie
una cornice che ha un corrispettivo rispetto agli oggetti che ci vuol mettere dentro.
È una struttura che dichiara palesemente nei suoi pilastri una struttura gotica, anche se poi di fatto è un edificio
400entesco perchè se 1400 nel nostro Paese significa Rinascimento e quindi richiamo all'antico nelle fogge e nei
modi della ittura, dell'architettura e della scultura, al di là dell'Italia l'immaginario visivo e i riferimenti stilistico –
culturali sono legati a un contesto che resta fortemente connotato da aspetti gotici. Questo tipo di occasione,
quella che crea un'occasione stretta tra il contesto e le opere, creando una sorta di dialogo serrato per far si che
ci sia una rispondenza tra ciò che fa da cornice e ciò che va a vivere all'interno della cornice (le opere), è un
aspetto che mette in gioco una serie di attori che sono gli artigiani e restauratori che intervengono a rendere
coerente quel contenitore; coerente rispetto alle opere che vi sono esposte.
Cantagalli ditta specializzata nella riproduzione o produzione ex – novo ma ispirandosi a modelli antichi e che
privilegia molto il Rinascimento. Possiamo vedere una produzione di ceramica che richiama una tradizione
nobile per la Toscana che è quella della produzione robbiana, propone calchi di opere dei Della Robbia o altri
maestri (Donatello). Queste opere ben si addicevano alle abitazioni che poi sono diventati contesti museali che
si collocano in clima di Romanticismo storico.
MUSEO POLDI – PEZZOLI - MILANO
L'anima di questo museo è Giangiacomo Pezzoli, ed è un museo che nasce dal romanticismo storico. Vediamo
una stanza monumentale, neorinascimentale nel suo assetto: soffitto a cassettoni decorato, in cui in un effetto
quasi “tutto pieno”, una specie di horror vaqui, si vede un viaggio tra antico e nuovo che viaggiano a braccetto:
pavimento alla maiolica, arazzi alle parete, pitture che sono 800entesche, alle pareti raccolte di primitivi (i
grandi maestri 300-400enteschi, come vediamo il profilo del Pollaiolo che è diventato l'icona del museo. E'
diventata l'icona del museo in seguito alla mostra che un paio di anni fa è stata fatta all'interno di questo
museo). A destra nella stanza ci sono altre opere 400entesche (forse l'autore è Lippi). Al centro della stanza si
vedono dei mobili antichi, o forse antichi, perchè in parte sono opere antiche e in parte opere di artisti
800enteschi che lavorano su modelli neorinascimentali, o magari sono opere antiche molto restaurate. Era
l'abitazione dei Poldi – Pezzoli, se il committente fu Giangiacomo Pezzoli, l'interlocutore di questo museo è
Domenico Morelli ed è uno storico dell'arte e la terza persona in rapporto con loro è il restauratore e si chiama
Moltini, gli vengono affidate le restaurazioni delle opere che vengono comprate dal committente, opere che in
alcuni casi diventano quasi falsificate (più che restauri sono forti ridipinture). In altri casi è lui stesso che disegna
motivi decorativi di gusto retrò da collocare all'intern