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Meccanismi di controllo di prima linea

1. Barocettori: si trovano a livello dell'arco aorta e delle arterie carotidi. Quando la

pressione crolla, attivano il sistema nervoso tramite uno stimolo riflesso che,

tramite il sistema simpatico, determina vasocostrizione.

2. Ischemia, che determina una vasocostrizione che permetta di alzare la

pressione. Agisce per pochi secondi.

3. Chemocettori, che determinano vasocostrizione se percepiscono una

diminuzione della pressione di ossigeno.

Meccanismi di controllo intermedi

1. Sistema renina – angiotensina – aldosterone. La renina è sintetizzata soprattutto

nel rene in risposta a variazioni di sodio e di pressione di perfusione. La renina è

un enzima proteolitico che attiva l'angiotensinogeno in angiotensina I.

Quest'ultima viene convertita in angiotensina II dall’ACE, prodotto soprattutto a

livello polmonare. L'angiotensina II svolge molteplici funzioni che influenzano

direttamente o indirettamente la pressione arteriosa. L’angiotensina II ha le

seguenti azioni:

 Vasocostrizione diretta dei vasi sanguigni.

 Favorisce la produzione di aldosterone da parte del surrene: ha la capacità di

stimolare riassorbimento di sodio a livello del tubulo distale;

 Sollecitazione del sistema simpatico;

 Azione positiva nei confronti della sete.

Meccanismi di controllo a lungo termine

Questi meccanismi entrano in gioco nel giro di qualche ora e richiedono qualche giorno

per esercitare il loro pieno effetto.

1. Natriuresi Atriale

2. Fattore Natriuretico Atriale

Eziologia

L’ipertensione può essere classificata dal punto di vista eziopatogenetico in:

 Primaria, cioè ad eziologia ignota. Rappresenta il 90 – 95% dei casi di

ipertensione.

 Secondaria, determinata da altre patologie. Rappresenta il 5 – 10% dei casi di

ipertensione.

La secondaria può dipendere da:

1. Coartazione aortica, cioè un restringimento a livello dell’arteria aorta.

2. Ipertensione nefrovascolare, cioè un aumento di pressione a livello dell’arteria

renale.

3. Sindrome di Cushing.

4. Feocromocitoma, per aumentata produzione di catecolamine.

5. Iperaldosteronismo primario (Morbo di Conn) o secondario, per aumentata

produzione di aldosterone.

6. Ipertiroidismo.

7. Alimentazione (ad esempio, un’aumentata assunzione di sale con la dieta,

oppure di caffè).

8. Sostanze d’abuso (droghe, come la cocaina, o fumo di sigaretta) o farmaci.

Effetti dell’ipertensione sui vari organi

Esistono vari stadi che correlano la pressione arteriosa con danni d’organo:

 Stadio 1: nessun danno, solo ipertensione.

 Stadio 2: ipertrofia cardiaca, danni ai piccoli vasi, danni renali.

 Stadio 3. In questo stadio, il paziente comincia a manifestare i segni, i sintomi e

le patologie associate all’ipertensione:

o Angina, infarto, scompenso.

o Ictus ischemico o emorragico, encefalopatie ipertensive.

o Emorragie retiniche.

o Insufficienza renale.

o Aneurismi, aterosclerosi.

Diagnosi

 Misurare la pressione arteriosa (misurazioni seriate). Si devono valutare bene i

polsi femorali ed i polsi periferici;

 Valutazione dei fattori di rischio (assunzione di sostanze, di farmaci, gravidanze,

alimenti particolari come la liquirizia, etc.) e delle patologie concomitanti per

stabilire se si tratta di ipertensione arteriosa primaria o secondaria.

 Esame obiettivo cardiaco;

 Esame del fondo oculare;

 Esame obiettivo dell’addome;

 Esami delle urine e del sangue (elettroliti, azotemia, creatininemia, assetto

lipidico);

 ECG;

 Ecocardiogramma;

 Esami di secondo livello per valutare le malattie presenti (TC, RMN, etc.).

Fattori Prognostici Negativi

 Fumo

 Sesso maschile

 Età avanzata

 Insufficienza cardiaca

 Insufficienza renale

 Malattie associate, come il diabete

Trattamento

Nel caso in cui si tratti di un’ipertensione secondaria, bisogna trattare la patologia di

base. Trattando questa, l’ipertensione si risolve automaticamente, senza necessità di

un trattamento antiipertensivo.

Innanzitutto, è importante conoscere i vari fattori di rischio del paziente perché

esistono delle carte di rischio cardiovascolare che ci permettono di valutare, in base ad

un punteggio ben preciso per ogni condizione, la terapia più appropriata e la sua

prognosi. Infatti, il trattamento cambia a seconda del rischio dell'iperteso.

La prima terapia del paziente iperteso è costituita dalla modificazione e correzione

dello stile di vita:

 Riduzione del peso corporeo;

 Limitazione dell’assunzione di alcol e fumo;

 Attività fisica regolare;

 Curare l’alimentazione, con riduzione dei grassi ed aumento di alimenti quali

frutta e verdura.

Nelle vecchie linee – guida, se dopo almeno 6 mesi, la pressione è rimasta alta e la

risposta è inadeguata, si proseguiva con la terapia farmacologica con diuretici, con β –

bloccanti, ACE – inibitori, sartanici, calcio – antagonisti, etc. Si iniziava con un dosaggio

basso e con un solo farmaco. Se anche in questo caso la risposta era inadeguata, si

poteva aumentare il dosaggio del farmaco o se ne poteva aggiungere un altro, e così

via finché la pressione non si normalizzava con il trattamento del paziente. Con

l’aggiornamento delle nuove linee – guida, invece, i farmaci vengono dati sin dal

principio (quindi senza aspettare i 6 mesi e rivalutare il paziente in un secondo

momento), oltre ovviamente alla correzione dei fattori di rischio. Tra l’altro, i farmaci da

utilizzare si trovano nella stessa compressa (ovvero una di queste può contenere una

formulazione di 2, 3, 4 farmaci). Qui di seguito sono riportate le associazioni permesse

tra i vari farmaci.

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze mediche MED/23 Chirurgia cardiaca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rityanel di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cardiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Capodanno Davide.