Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 41
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 1 Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle sue fonti ed.2017 Giappichelli Pag. 41
1 su 41
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

FORMA DI GOVERNO COSTITUZIONALE PURA

In tale forma di governo esiste una netta separazione dei poteri: al re e al Governo spetta il potere

esecutivo, al Parlamento il potere legislativo, alla magistratura il potere giudiziario. Re e

Parlamento sono entrambi titolari dell’indirizzo politico ma con forme di legittimazione distinte: il

re manteneva la legittimazione dinastica e il Parlamento era formato sulla base del principio

rappresentativo anche se la rappresentanza era limitata a una parte del popolo a causa del

suffragio limitato. Tale forma di governo si sviluppò in Inghilterra alla fine del XVII successivamente

tale monarchia costituzionale arrivò sul continente europeo nel periodo delle costituzioni

octroyèes. In tali esperienze il potere esecutivo spettava al re e al suo Governo. I membri del

Governo erano liberamente nominati e revocati dal re e solo a lui rispondevano. Il potere

legislativo era affidato al Parlamento ma il re aveva un diritto di veto sulle leggi. Il Parlamento era

solitamente composto da due Camere di cui soltanto una elettiva (suffragio limitato). La funzione

giurisdizionale era esercitata nel nome del Re, per cui la magistratura non riuscì mai a godere di

una sua indipendenza.

FORMA DI GOVERNO PARLAMENTARE

La forma di governo parlamentare deriva da quella costituzionale pura. È la forma di governo nella

quale il Governo è legato al Parlamento da un rapporto di fiducia. La fiducia è un elemento

costitutivo del rapporto tra Governo e Parlamento. Il primo ordinamento ad attuare tale forma fu

l’ordinamento britannico: il re cominciò a disertare le riunioni del Governo e se ne determinò

l’esigenza di un ministro che assunse un ruolo di coordinamento diventando successivamente

primo ministro. Di conseguenza si venne a creare una forma di governo parlamentare dualista,

nella quale il Governo aveva una “doppia fiducia”, legato sia al Parlamento che al re.

Successivamente con l’allargamento del suffragio si venne a creare la forma di governo

parlamentare monista: il re perde qualsiasi possibilità di decidere sulla composizione del Governo,

determinata soltanto dal Parlamento. Il sovrano comunque titolare degli stessi poteri ma non

poteva più esercitarli. Inseguito alle trasformazioni della forma di stato si cercò di rendere più

funzionale tale forma di governo attraverso la sua razionalizzazione scrivendo nella Costituzione

delle regole che regolavano il rapporto di fiducia cercando di assicurarne la governabilità.

Tra le esperienze di parlamentarismo razionalizzato troviamo l’tali la Germania e la spagna, esse

hanno introdotto regole molto più incisive: in ambito del Governo la figura del primo ministro o

cancelliere era l’unico destinatario della fiducia. Esso proponeva la nomina e la revoca dei ministri,

per tale motivo tale forma di governo venne definita anche cancellierato o premierato. Inoltre, per

assicurarne la stabilità dell’esecutivo era prevista la mozione di sfiducia costruttiva, il Parlamento

poteva votare la sfiducia al primo ministro eleggendone contestualmente un altro.

FORMA DI GOVERNO PRESIDENZIALE

Forma di governo presidenziale è simile a quella costituzionale pura per la separazione dei poteri.

Si caratterizza per la presenza di un potere esecutivo monocratico, affidato a un Presidente della

Repubblica eletto direttamente dal popolo, non legato al Parlamento da un rapporto di fiducia. Il

presidente della repubblica non è solo capo dello Stato ma anche capo del Governo. L’esecutivo è

quindi monocratico, il presidente comunque si avvale di segretari di Stato che non rispondono al

Parlamento ma al Presidente. Il gabinetto formato dal Presidente e dai segretari non è un organo

dotato di uno specifico rilievo e di competenze proprie. I due poteri sono separati l’esecutivo non

necessita della fiducia del Parlamento e il Presidente può sciogliere anticipatamente le Camere;

però i due poteri non sono separati in maniera assoluta, i rapporti tra gli organi sono strutturati in

modo da creare un sistema di pesi e contrappesi che eviti i comportamenti arbitrari. Inoltre, anche

se non esiste il rapporto di fiducia tra il Presidente e il Governo, tutti i titolari di cariche pubbliche

civili posso essere messi in stato d’accusa dal Congresso tramite l’impeachment (istituto che non

ha valenza penale).

LA FORMA DI GOVERNO DIRETTORIALE

La forma di governo direttoriale prende il nome dal direttorio. La caratteristica di tale forma di

governo direttoriale è quindi l’assenza di figure monocratiche di rilievo costituzionale e la divisione

del potere politico tra un Parlamento eletto e un direttorio (Governo) che svolge sia le funzioni di

Esecutivo che di capo dello Stato ed è composto da ministri individuati dal Parlamento.

LA FORMA DI GOVERNO SEMIPRESIDENZIALE

La forma di governo semipresidenziale nella quale convivono un Presidente della Repubblica

dotato di legittimazione popolare diretta, a cui spettano competenze proprie del potere esecutivo

e un Governo collegiale condizionato all’esistenza di un rapporto di fiducia col Parlamento.

L’esistenza di un Presidente della Repubblica dotato di rilevanti poteri e di un Governo

responsabile davanti al Parlamento comporta un carattere bicefalo del potere esecutivo. Vi furono

degli accenni in Finlandia e con la Repubblica di Weimar, in realtà però queste esperienze vengono

considerate semipresidenziali apparenti poiché il Presidente non esercitava un ruolo di primo

piano nell’indirizzo politico.

FORMA DI GOVERNO NEOPARLAMENTARE

La forma di governo neoparlamentare, basata sulla elezione diretta del vertice dell’esecutivo, ché

però è al contempo vincolato dal rapporto di fiducia con l’assemblea legislativa. I due organi,

vertice dell’esecutivo e assemblea legislativa sono legati dal principio che se uno dei due per

qualche motivo viene meno anche l’altro è costretto a dimettersi e si torna a votare

contestualmente entrambi.

Esiste un legame fondamentale tra le forme di governo e i sistemi politici in cui esse

concretamente vivono. I sistemi politici sono influenzati dalle diverse legislazioni elettorali che

regola le modalità mendiate le quali il popolo esprime la sovranità attraverso l’elezione dei propri

rappresentati.

La parte centrale della legislazione elettorale è il sistema elettorale, ossia il meccanismo volto a

trasformare i voti in seggi.

Un sistema è maggioritario quando chi ottiene più voti all’interno di una circoscrizione (collegio

elettorale) conquista tutti i seggi segnati alla circoscrizione stessa. Tra i sistemi maggioritari si

collocano: i sistemi a turno unico e quelli a doppio turno in questo caso viene eletto il candidato

più votato. Se questa percentuale non viene raggiunta si effettua una seconda votazione detta

ballottaggio alla quale partecipano i due candidati che hanno preso il maggior numero di voti.

I sistemi proporzionali invece prevedono circoscrizioni plurinominali nelle quali la competizione si

svolge non tra candidati ma tra liste concorrenti: i seggi sono attribuiti alle liste in proporzione ai

voti che ottengono. Tale sistema assicura una tendenziale corrispondenza tra l’organo elettivo e la

volontà popolare espressa dai voti, ma in paesi in cui vi è un multipartitismo elevato non ne

assicura la governabilità. In assenza di una maggioranza chiara è necessario formare governi di

coalizione, molto instabili.

I sistemi misti introducono correttivi di tipo maggioritario nel sistema proporzionale. I correttivi

più usati sono la soglia di sbarramento con la quale sono ammesse alla ripartizione dei seggi le

forze politiche che raggiungono una certa percentuale e il premio di maggioranza, ovvero

nell’assegnazione di un numero di seggi supplementari rispetto a quello ottenuto nel

proporzionale in favore della forza politica che ha ottenuto più voti.

FORMA DI GOVERNO

La forma di governo nel regno d’Italia inizia con l’ordinamento del Regno di Sardegna proclamato

dallo Statuto del 1848 aveva i caratteri di una forma costituzionale pura e successivamente si

trasformo in una forma di governo parlamentare. Nel 1861 la camera elettiva si era imposta al

sovrano nella scelta del Presidente del consiglio e dei ministri. Il ruolo svolto dal sistema elettorale

in questo periodo era minimo: si alternavano sistemi di tipo maggioritario. Nel 1919 si giunse al

suffragio universale maschile portando la nascita di partiti politici di massa e nel 1919 si introdusse

una nuova legge elettorale di tipo proporzionale. Nel periodo tra il 1919 e il 1921 si sperimentò

una democrazia parlamentare ma si scontrò con la crisi del dopoguerra e portò all’affermazione

violenta del movimento fascista con la Marcia su Roma il re nomino Benito mussolini presidente

del consiglio il 30 ottobre 1922. Il Governo nel 1923 introdusse una legge elettorale denominata

legge Acerbo essa attribuiva i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza dei

voti nel collegio unico nazionale. Nel 1924 grazie alla legge Acerbo il partito fascista raggiunge la

maggioranza dei voti in un clima di violenza e scorrettezza.

Nel 1946 l’assemblea costituente sceglie la forma di governo parlamentare, prefigurata dalla

costituzione provvisoria e dai principali partiti politici che ne erano forti sostenitori, consapevoli

che la frammentazione partitica aveva portato all’avvento del fascismo. Posero dei (deboli)

dispositivi di razionalizzazione per evitare le “degenerazioni del parlamentarismo” (Art. 94 Cost.).

Quanto al sistema elettorale optarono per quello proporzionale e decisero inoltre di non

costituzionalizzarlo. Il sistema elettorale era diverso per le due Camere. Per l'elezione della

Camera dei deputati si stabiliva il sistema proporzionale, per il Senato quello maggioritario con

una percentuale del 65%, un quorum difficile da raggiungere. I due sistemi hanno finito per

funzionare in modo simile. Nella I legislatura (1948-1953) Emersero la difficoltà a garantire la

stabilità di governo per il suo funzionamento bipolare. Con la Riforma del1953 “legge truffa”,

veniva assegnato un premio di maggioranza (il 64% dei seggi della Camera dei deputati) ai partiti

''apparenti'' che avessero ottenuto la metà più uno dei voti validi. Ma nessun partito raggiunge il

50%, legge fu abrogata e si tornò al sistema proporzionale.

Le successive legislature ebbero una durata molto limitata perché si trattava di Governi di

coalizione, si susseguirono ben 42 Governi in periodo che doveva prevedere nove legislature. La

causa di questa instabilità è stata individuata in un multipartitismo estremo e polarizzato (forte

frammentazione nella composizione delle Camere). Durante la XI legislatura (1992-1994) è

avvenuto

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
41 pagine
1 download
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fortuna123 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni Di Diritto Pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Groppi Tania.