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INVITARE
Siamo chiamati ad aprire le nostre porte e lo possiamo fare se superiamo la tentazione dell'autoisolamento. 1. ALLESTIRE L'AMBIENTE → l'arte di invitare presuppone l'arte di abitare. Necessario coltivare il luogo dell'ospitalità perché favorisca lo stare bene per il padrone di casa e lo stare bene assieme. Questa tematica sottende molteplici sfide connesse all'attualissima problematica ecologica. Il buon funzionamento dell'ecosistema comincia da casa nostra, dai nostri comportamenti. Se l'autoctonia implica amore difensivo per il luogo, soltanto un autoctonia che si apra all'ospitalità dà luogo al luogo stesso, la vera dimensione dell'ecologia integrale, dove la protezione dell'ambiente va pari passo con la relazionalità. Significa rendere il luogo sano ma anche bello, ridare bellezza ai nostri ambienti, alle nostre case, alle nostre piazze, alle città. L'arte diInvitare implica l'arte di allestire luoghi belli e sobri, realmente coinvolgenti e attenti alla salute della persona umana.
AUTENTICITÀ → aprirsi al Tu, essere accoglienza, ospitare l'Altro, implica quindi avere una casa o un luogo capace di ospitare. Conquistare, ampliare e arricchire uno spazio personale intimo in cui installare la nostra interiorità e identità. Ricerca dell'identità personale, umana, spirituale e culturale per rinforzare il rapporto con le nostre radici più profonde. La dimensione Io-Tu autentica implica proprio che l'Altro possa trovare in noi questo genuino spazio identitario. La sincerità, l'essere senza maschere, perciò implica il radicale recupero della più intima identità personale e culturale per saperla efficacemente porgere con trasparenza.
UMILTÁ → l'arte di invitare l'Altro presuppone il possesso di qualcosa da offrire e
Condividere. Nel contempo implica un desiderio: si invita chiedendo, riconoscendo perciò l'importanza e la grandezza del Tu ospite e manifestandoci poveri e bisognosi di fronte a lui. La consapevolezza della propria povertà che equivale a umiltà è condizione di partenza per stabilire un incontro autentico. Essere umile per Freire, quasi come per Buber, significa semplicemente essere capace di sentirsi e di sapersi uomo come gli altri.
Contatto → si pone come premessa a qualsiasi relazione significativa = punto d'ingresso nella relazione. L'etimologia stessa del termine allude alla delicatezza dell'azione sottesa: con-tatto, si riferisce all'approccio che mette in azione lo sguardo, la prontezza dell'ascolto, l'atteggiamento posturale. Proprio l'incontro con il diverso, con lo straniero, con chi si pone come sfida alle nostre abitudini sedimentate, implica la massima attenzione all'ingresso nella comunicazione.
Nonesistono stratagemmi o particolari tecniche attraverso le quali imparare il contatto ma a partire da una progettazione esistenziale è possibile mettere in atto la scelta, la decisione di incontrare l'Altro, valorizzando ogni fase della relazione interpersonale.- ACCETTAZIONE → ogni incontro con l'Altro si autentica nell'accettazione della sua alterità e diversità. Accettare il Tu, cogliendo e apprezzando la necessaria distanza che separa e relaziona allo stesso tempo è segno di attento decentramento: consente di superare certi atteggiamenti di difesa o fuga di fronte alla diversità. L'incontro interpersonale e interculturale implica sempre un'intima determinazione: accetterò questa persona con vera disponibilità verso di lei. C. Rogers sostiene che è necessario assumere un atteggiamento incondizionatamente positivo e nello stesso tempo autentico. L'accettazione si applica in modo radicale nei
Riguardi di qualsiasi atteggiamento del Tu e ogniaspetto della comunicazione con l'Altro deve manifestare accettazione. Ciascuno di noi ha ilcompito di aiutare l'Altro a individuare il proprio percorso verso quell'orizzonte, senza pretendereche egli sia diverso da quello che effettivamente è. Educare è indubbiamente invitare e ospitare.
ANDARE A TROVARE
Soltanto visitando l'Altro si riesce a rintracciare se stessi.
6. EMPATIA → assunzione di complesse modalità d'incontro comprensivo dell'Altro. Il vero incontroavviene solo tramite quella che Buber chiama appercezione sintetizzante → permette di far tesorodelle qualità dell'Altro e allo stesso tempo di cogliere il quid personale e unico molto più profondo eoriginale. L'atteggiamento chiamato in causa è l'empatia a lungo trattata da Rogers per il quale essaè la modalità relazionale che consente di sentire il mondo.
più intimo dei valori dell’Altro come se fosse il proprio ma senza mai perdere la qualità del come se = sentire con ma rimanendo a distanza. Per Buber lo sguardo empatico dovrebbe dispiegarsi nel tempo per poter abbracciare almeno in parte il futuro. Agire in prospettiva educativa equivale a preparare il futuro della persona in formazione nella sua singolarità e dell’umanità nella sua complessa totalità. Fantasia reale significa costruire un ponte fra ciò che è reale e ciò che può essere solo immaginato. Un simile rapportarsi al Tu, al suo futuro e alla sua possibilità inespressa, necessità perciò un salto nel vuoto. Empatia o fantasia reale devono sempre essere accompagnate dal rispetto.
7. RISPETTO → ci sono alcuni rischi connessi all’empatia, P. Ricoeur sostiene la necessità di prestare attenzione alla relazione di immediata simpatia incapace di rispettare la distanza Io-Tu.
che siconfigura come una contaminazione psicologica cieca e quasi automatica ed esclude la veracomprensione. Questo processo alla simpatia conduce Ricoeur a sostenere la necessità di un'etica delrispetto capace di fondare l'incontro con l'Altro su basi equilibrate e tutt'altro che superficiali. Secondo questa etica del rispetto l'io si autolimita e l'Altro è inteso come valore assoluto. Il15guardare indietro con rispetto da una certa importanza e protegge lo spazio che intercorre tra noi e l'Altro, relativizza le nostre certezze le verità precostituite sull'Altro o le facili stigmatizzazioni. Sostare per riguardare l'Altro con uno sguardo non scontato, per considerarlo veramenterendendoci conto che è sempre impossibile scoprirne le altezze e le profondità. SOSTAREL'incontro autentico è certamente viaggio ma ogni viaggio prevede anche la sosta per stabilire unpatto, una condizione cheConsente di legarci come persone per costruire insieme il senso di appartenenza alla stessa famiglia umana. L'uso sapiente della lentezza dà valore alla dimensione della sosta nella relazione e può includere l'attenzione alle infinite tonalità che giocano nel caleidoscopio dell'incontro. Anche in questa fase, in cui si piantano le radici autentiche del terreno esistenziale, possiamo riconoscere dei passi = lotta, conferma e fiducia.
8. LOTTA → per stabilire una relazione efficace non basta comprendere, empatizzare e prevedere, va compiuto un passo ulteriore che attingendo al linguaggio di Buber, chiamiamo Lotta. Evoca l'impegno, la fatica, il prezzo, le sconfitte e le vittorie che l'autentico incontro implica per chi ne è coinvolto. Il concetto va usato in senso positivo attribuendogli il significato di un complesso e dinamico rapportarsi al Tu per promuoverne le risorse, la personalità e per aiutarlo a diventare.
ciò che può e deve diventare. Noi tutti siamo sottoposti alla lotta alla quale ci sottopongono i valori che sempre ci sfidano a oltrepassarci e migliorarci. Lotta è quindi l'appassionato e sempre nuovo dialogo attraverso il quale l'Io aiuta il Tu a conformarsi a quanto la fantasia reale consente di intravedere e a quel mondo dei valori al quale dobbiamo tendere insieme. Un aspetto della crisi educativa odierna sta nell'impossibilità per i giovani di combattere con qualcuno, per confrontarsi, per crescere, per essere esortati e misurarsi anche nel conflitto. Non si può insegnare senza incontrare e ogni vero incontro implica la Lotta. Importante il conflitto costruttivo che mette a confronto visioni, tradizioni, valori e comportamenti → l'interculturalità si configura come continua interazione dinamica di tempi, spazi, valori, tradizioni, visioni che proprio in questo confronto sanno rigenerarsi e riappropriarsi diun'identità che va sempre rielaborata.
9. CONFERMA → gli atteggiamenti che abbiamo considerato fin'ora si legano e si integrano costruttivamente nella relazione con il Tu e contribuiscono a confermarlo come persona unica, originale e irripetibile. Buber vede nella conferma dell'Altro l'atteggiamento sintesi delle modalità relazionali positive, al contrario la disconferma, oggi dilagante, si esplica come una totale insensibilità all'Altro. Ciascuno di noi chiede di essere considerato e confermato nella sua unicità e ciascuno è chiamato a cogliere l'appello che gli viene rivolto e a rispondere in modo pertinente. Confermare, dare un nome, chiamare per nome = compiti fondamentali del vero educatore interculturale.
10. FIDUCIA → normalmente accade che dopo le difficili fasi di rodaggio in cui l'autenticità del rapporto viene messa in sfida, si approdi alla fiducia accompagnata dalla sicurezza. La fiducia
apre le porte alla reciprocità. Importante parlare di fiducia in quanto significa parlare dell'essere umano stesso e dell'educazione ma essa può anche essere tradita quando entra in gioco il grande potere della libertà. La relazione autentica dialogica avverte la presenza dell'Altro interno e consente all'essere umano di superare lo spaesamento esistenziale e di sentirsi abitante-abitato da una presenza che è fiducia e dà fiducia. Due ricercatori tedeschi, Krampen e Hank, hanno sviluppano quella che definiscono la triade della fiducia, un modello che distingue 3 fasi della fiducia sempre ed dinamicamente interconnesse: fiducia interpersonale, fiducia in sé stessi e fiducia nel futuro. Si stabilisce perciò che il punto di partenza è esteriore per arricchirsi successivamente nella dimensione interiore e in quella del futuro → il rapporto di fiducia interpersonale è base imprescindibile. Pare giustificato.l’accostamento fra fiducia ed empatia → cogliere oggettivamente la realtà e nel contempo guardare in profondità e in altezza per comprendere la misteriosa grandezza dell’Altro. Scena 3.3 Teatro globale Citiamo ora alcune delle metodologie pe