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Figura 5
La persona che tira la porta verso l’alto, a massima distanza dal cardine, ovviamente ha effetto
cinematico maggiore della persona che spinge la porta, con la stessa intensità, ma a distanza minore.
L’effetto finale è che la porta ruota in senso antiorario (Figura 5b). E poiché quella coppia di forze
equivale a un momento antiorario (Figura 5c), abbiamo dimostrato il dualismo statica-cinematica.
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1.2 Introduzione al concetto di equilibrio
Come detto all’inizio, una struttura è soggetta all’azione di carichi noti, che sono le forze attive. Al
tempo stesso la struttura è collegata al terreno o ad altre strutture tramite vincoli (si rimanda al
capitolo 2). Ad esempio il telaio in Figura 6 è sottoposto al peso della folla ed è vincolato (ovvero
collegato) a terra. Nei vincoli nasce una risposta (reazioni vincolari, dette forze reattive) che ha lo
scopo di equilibrare i carichi.
Figura 6
Per introdurre il concetto di equilibrio che tratteremo nel capitolo 3, si può dire che un corpo in
equilibrio sotto effetto di forze non subisce moto rigido ma ammette solo moto deformativo. Una
struttura isostatica (si rimanda al capitolo 3), come quelle che trattiamo in queste pagine, è
necessariamente in equilibrio, può quindi solo deformarsi.
Nella Figura 7a è rappresentata una mensola, ad esempio un balcone, incastrata al muro e soggetta
a una forza puntale nell’estremo libero. La mensola può solo deformarsi, ed è pertanto in equilibrio.
Al contrario, nella Figura 7b, la stessa trave è collegata al muro tramite un vincolo che consente la
rotazione (è l’esempio della porta che si apre) e sotto effetto della forza ovviamente ruota
rigidamente. Questa seconda struttura non è in equilibrio (e non è isostatica).
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Figura 7
In una struttura non in equilibrio il problema del calcolo delle reazioni vincolari non ha alcun senso
ed è ovvio che nella realtà piccole deformazioni sono tollerate ma non certo grandi spostamenti dovuti
a moto rigido.
1.3 Obiettivo della scienza delle costruzioni
La scienza delle costruzioni si occupa di comprendere e calcolare l’effetto dei carichi (a livello di
deformazione, spostamenti, sforzo interno) su una struttura. Immaginiamo il telaio mostrato all’inizio,
vincolato a terra e caricato con il peso della folla. Ovviamente nel tempo l’effetto visibile è lo
spostamento, anche se lieve, di alcune parti della struttura (Figura 8).
Figura 8
Dunque i carichi sono il dato, e sono la causa statica. I vincoli, che collegano in questo caso il telaio
a terra, si oppongono ai carichi mantenendo la struttura in equilibrio, impedendo ovvero moti rigidi,
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come già visto. La struttura è quindi soggetta a forze attive (carichi) e reattive (vincoli), e questo
produce al suo interno uno stato di sforzo. Un obiettivo di questa disciplina è valutare se questo sforzo
interno è compatibile con la resistenza del materiale di cui è costituito l’elemento strutturale. A sua
volta, lo stress interno al materiale produce come effetto cinematico una deformazione, che porta la
struttura a muoversi. Ecco, noi vediamo i carichi (la folla, la neve o altro) che sono la causa e vediamo
anche gli spostamenti, che sono l’effetto. Ma tra causa ed effetto c’è molto più di questo. Per arrivare
a comprendere come la struttura risponde ai carichi, il primo passo è quello di calcolare la risposta
dei vincoli, ovvero in che modo i vincoli si oppongono ai carichi mantenendo la struttura in equilibrio.
2. Significato dei vincoli
2.1 Vincoli esterni: caratterizzazione statica e cinematica
I vincoli esterni sono oggetti che collegano la struttura a terra, e nel farlo impediscono alcune
componenti di sposamento. Come già detto, chiamiamo lo spostamento orizzontale, quello
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verticale e la rotazione.
In figura 9 è rappresentata una cerniera esterna. Essa impedisce i movimenti del punto in cui è
applicata ma consente la rotazione attorno ad essa.
Figura 9
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In figura 10 è rappresentato un carrello o pendolo esterno. Nella figura in alto il carrello può scorrere
orizzontalmente e ruotare mentre impedisce al punto di sollevarsi dal terreno, in quella in basso il
piano di scorrimento è verticale quindi è impedito solo lo spostamento orizzontale.
Figura 10
In figura 11 è rappresentato un glifo o bipendolo o pattino, che consente solo traslazioni ortogonali
agli assi dei pendoli e impedisce quindi sia la rotazione che la traslazione lungo gli assi dei pendoli.
Figura 11
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In figura 12 è rappresentato un doppio glifo che impedisce solo la rotazione, dunque il corpo può solo
traslare.
Figura 12
Infine in figura 13 è rappresentato un incastro, che elimina tutte e tre le componenti di spostamento.
Figura 13
Quella che abbiamo appena affrontato è detta caratterizzazione cinematica dei vincoli,