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PROEMIO DELL'ENEIDE

Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam, fato profugus, Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum saevae memorem Iunonis ob iram;
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem,
inferretque deos Latio, genus unde Latinum,
Albanique patres, atque altae moenia Romae.
Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,
quidve dolens, regina deum tot volvere casus
insignem pietate virum, tot adire labores
impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?

Canto le armi e l'eroe, il quale per primo dalle coste di Troia
giunse in Italia, profugo per volere del fato, e alle spiagge
di Lavinio, egli che fu sballottato ampiamente per terra e per mare
dalla potenza degli dei a causa dell'ira memore della crudele Giunone;
e sopportò molto anche in guerra, pur di fondare la città,
e portare gli dei nel Lazio, da cui la stirpe latina,
e i padri albani, e le mura dell'alta Roma.
Musa, ricordami le cause, per quale volontà

Divina offesa, o perché addolorata, la regina degli dei costrinse un eroe illustre per devozione ad affrontare tante vicende e a subire tante fatiche. Così profonda l'ira nell'animo dei celesti?

Odusia, Livio Andronico: virum mihi, Camena, insece versutum

insece = è traduzione etimologica

Camena è la musa romana

inizia con un lungo periodo di 7 versi, insolito per Virgilio, ma che ha la stessa struttura sintattica e lunghezza del proemio dell'Iliade: sostantivo in accusativo ripreso dalla relativa con una temporale e interrogativa (la struttura si ritrova anche nel Bellum civile di Lucano).

arma virumque suona come un titolo ed è usato da Marziale come tale, riassume parte iliadica (arma) e parte odissiaca (virum). Questo accostamento ricompare nel poema con virum degli eroi), cfr. la definizione greca dell'epica come (= "le imprese gloriose degli eroi"). Gli stessi eroi (cfr. Achille

in Iliade, IX) cantavano sulla lira le imprese eroiche, quasi come surrogato dell'azione concreta. dell'Odissea, avendo la "i" breve, non può stare virum = ma in posizione diversa perché virum, all'inizio dell'esametro, ma solo all'inizio del saturnio, come nella traduzione di Livio Andronico. Neanche Orazio, nell'Ars all'inizio. poetica, mette virum/ / cano il soggetto dell'opera è sempre in accusativo/ / arma virumque: Virgilio ritarda l'invocazione alla Musa (cfr. Argonautiche): il poeta è protagonista in prima persona, la le azioni di Giunone: com'è possibile Musa compare solo nella domanda. La Musa è invocata perché ricordi che la regina degli dei abbia spinto un uomo così pius a passare tante disgrazie? l'epica ama iniziare dalle origini (primus): Enea ha il primato di essere giunto in Italia (Antenore aveva fondato Padova, che però era nella Gallia

cisalpina) e l'ultimo è il primo sostantivo della frase è Troiae Romae: tema del viaggio e della fondazione di una nuova città la volontà del Fato è già subito in rilievo: impianto teleologico è un poema di profughi frequenti enjambements variante Lavina/Lavinia: la prima è lezione giustificata da Quintiliano e Properzio et terris...et alto e libro VI nell'incontro tra Enea e Anchise, è espressione polare tradizionale (cfr. Odissea che ripropone anche, alla fine della prima esade, iactatus) forza violenta del piano divino: l'ira ( ) di Giunone, l'antagonista, pervade tutto il poema vis è la qualificano Enea come eroe "passivo" passus (da patior) e iactatus la temporale col dum + congiuntivo ha quasi sfumatura finale, di intento provvidenzialistico la pietas religiosa di Enea si dispiega verso i padri (oltre che verso gli dei e gli alleati) e verso un futuro lontano con la sua discendenza ad

Albalonga e Roma. Altae in senso geografico, perché Roma è sui 7 colli, ma anche nel senso di nobileriflessione sulla rappresentazione antropomorfica degli dei, indispensabili nell'epica: Giunone è il motoredell'azione, ma dal punto di vista cultuale questa rappresentazione favolosa è fortemente criticata. I lettori diVirgilio sono diversi dai lettori di Omero e sono a conoscenza della critica religiosa, ad esempio di Senofane.Tutto questo esplode nella domanda finale, che non è più alla Musa, ma ai lettori, solleva indignazione escandalo (cfr. domanda a Giove nel libro XII), ricordando la tragedia: ai due capi del poema si esprime unacoscienza ormai educata alla filosofia. Anche Lucano, nel Bellum civile, bolla la guerra civile tra Cesare ePompeo come deprecabile e innaturale, scandalosa.Circolavano nell'antichità edizioni dell'Eneide con 4 versi premessi al proemio, di collegamento con le altreopere virgiliane:

ce lo dice Servio rifacendosi al maestro Donato. Rispecchiano il gusto di raccordi editoriali già di Callimaco nel passaggio ai giambi. Anche Ovidio premette un epigramma di 4 versi (2 distici elegiaci) agli Amores in cui dà informazioni sullariduzione dell'opera da 5 in 3 libri: prendono la parola direttamente i libelli per dialogare in tono scherzoso col lettore. Forse è una presa in giro del raccordo virgiliano. Eneide INFO VARIE Già ai tempi di Virgilio c'erano i suoi obtrectatores, i detrattori che gli rimproveravano la pedissequa imitazione di Omero: a questo proposito Virgilio dice che è più facile rubare la clava a Ercole che un verso a Omero. Tuttavia ci sono delle differenze: Omero è un narratore onnisciente, Virgilio adotta uno stile soggettivo, con e: forse di imitazione catulliana, teoria di Heinze e Conte secondo cui nella voce del narratore si sente il punto di vista dei personaggi (compresi i vinti), che hanno dunque

Un loro spazio, in una focalizzazione interna simile a quella della tragedia per cui si parla di testo policentrico: in ripresa degli alessandrini, interventi diretti del narratore (cfr. episodio della morte di Eurialoe Niso).

Teoria della ricezione: il significato di un testo si dà all'atto della lettura e dell'interpretazione, che varia a seconda delle epoche (es. interpretazione romantica con Virgilio svalutato perché, secondo pregiudizio, autore di una poesia imitativa e distaccata dalla natura, e Omero amato per la sua poesia ingenua spontanea).

Due correnti interpretative:

  • SCUOLA EUROPEA
  • SCUOLA DI HARVARD (o delle due/molte voci)

ottimisti pessimisti

Klinger, Pöschl prendono le mosse da un articolo di A. Parry o dallibro di Lyne'60, incontestabile intento celebrativo dell'Eneide con nata a metà degli anni in piena contestazione impianto teleologico della guerra del Vietnam: attenzione alla voce dei Valore della clementia, autolimitazione

del princeps vinti portata all'estremo. Servio dice di Virgilio: imitari Homerum et laudare Si arriva a sostenere che la celebrazione di Augusto Augustum a parentibus sia solo formale e anzi prevalga la sua contestazione La storia entra nel poema (vd. la catabasi, lo scudo (la pace è fatta a prezzo di una guerra sanguinosa, con effigiata la battaglia di Azio e la profezia post per di più civile) eventum di Giove che predice a Roma un imperium sine fine) di Augusto e l'avvento della L'apoteosi pax Augusta descritti indicano un innegabile intento celebrativo Per superare questa dicotomia gli studiosi hanno riconosciuto ragioni per l'una e per l'altra visione. Queste due visioni emergono soprattutto nel finale, nel duello tra Enea e Turno, in cui emerge prepotentemente il conflitto tra clementia verso i nemici (parcere subiectis) e pietas come senso di responsabilità verso gli alleati: è un finale inquietante, problematico. Interpretazione di

Hardie: rintraccia nell'Eneide riferimenti alla gigantomachia, ad esempio nella tempesta, come minaccia all'ordine naturale: nello scontro tra cosmo e caos prevale l'ordine, ma germi di caos, soprattutto dei vinti, sono ripresi da Lucano nella sua trattazione sulla distruzione della repubblica (riflessione problematica sulla storia, vincitori vs vinti, cosmo vs caos).

"puntelli", Virgilio componeva lentamente, prima in prosa con versi incompleti, i tibicines (dai suonatori di flauto), che testimoniano, insieme a piccole incongruenze interne, che sicuramente l'Eneide è incompiuta e la sua pubblicazione, non voluta dall'autore, è demandata agli amici Vario e Tucca.

La vita di Donato (IV secolo) è la più famosa, è ripresa da Svetonio e premessa al commento di Servio (c'erano anche altre vite di Virgilio minori anche in versi.

Riduzione in proporzione e condensazione drammatica rispetto al modello omerico (vd. numero).

di libri). Heinz dice che la particella ecce sta a indicare nuovi sviluppi di tecnica drammatica. Utilizzatissima è anche la strategia drammatica del ritardo (es. nel duello con Turno).

II libro: Ettore appare in sogno a Enea, che gli dice che è giunta l'ora di Troia in una sorta di passaggio di consegne degli dei di Troia (l'episodio si configura anche come una continuazione dell'Iliade, perché la caduta di Troia è profetizzata nell'incontro tra Ettore e Andromaca del libro VI): la parte iliadica sembra quasi una ripresa a parti rovesciate (i Troiani vincono) dell'Iliade.

Turno è una sorta di altro Achille, ma in realtà lo è Enea, perché è il vincitore, (l'assimilazione di Achille è oscillante tra i due) e Turno è più Ettore, il difensore della patria (vd. topos della spoliazione delle armi (Turno e Pallante/Ettore e Patroclo); MA nell'Iliade il finale non è

inquietante perché Achille e Priamo si riconciliano. Stessa immagine dello scudo: VIII dell'Eneide e XVI dell'Iliade. Il rapporto Pallante-Enea è quasi filiale: a Enea viene affidato dal padre Evandro. Turno esprime nel duello la massima crudeltà: si augura che Evandro assista alla morte di Pallante (vd. libro X, in cui Giove dice che il destino di Pallante è di morire, come Patroclo e come Sarpedonte, suo figlio stesso (nemmeno gli dei possono salvare i loro figli dalla morte per non generare caos), nell'Iliade, e al cui omaggio Zeus manda una pioggia di sangue interpretata come il suo pianto, e che bisogna coltivare la virtus per vivere bene, il che richiama lo Stoicismo). L'imperativo è sempre obbedire al Fato. La commozione, in Virgilio, è di Achille, semidio, che piange, come indicavano gli scolii a Omero. Mito sul balteo di Pallante: mito delle Danaidi, le 50 figlie di Danao che uccisero la prima notte di

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Publisher
A.A. 2020-2021
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ireneneb22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Bessone Federica.