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Questo equivale a dire che preso un epsilon maggiore di 0 trovo una partizione
dipendente da epsilon tale che:
( )−s ( )< ( )−I ( )
−s <
0 ≤ S Pε Pε ε , quindi 0 ≤ S Pε ≤ ε , e 0 ≤ I Pε ε
L’integrale definito è un numero appartenente a R (la x è detta variabile muta
poiché ha valore solo all’interno dell’integrale), se f è positiva allora l’integrale
è positivo, se non ha segno costante si controlla man mano e se le somme
inferiore e superiore sono maggiori o minori di 0, a sua volta la funzione è
maggiore o minore di 0.
Data una funzione f positiva e g suo opposto, l’integrale di g è uguale
all’integrale di (-f) e di conseguenza all’integrale negativo, motivo per il quale i
segni escono dagli integrali.
Per quel che riguarda le funzioni costanti, dato che estremo superiore e
inferiore sono uguali per tutti i termini a c, l’integrale sarà c(b-a).
Ecco alcune proprietà:
b a
∫ ∫
( ) ( )
f x dx=− f x dx
a b
Se a < b, vale l’opposto.
a
∫ ( )
f x dx=0
a
Perché non viene considerato nessun intervallo.
b
n n
∑ ∫ ∑
( )
( −x )≤ (x −x )
m x f x dx ≤ M
k k k−1 k k k−1
k=1 k=1
a
In cui la prima sommatoria è f(x-min), la seconda è f(x-max), qui viene spiegata
la presenza di dx (differenziale), che è l’incremento infinitesimo all’interno delle
sommatorie.
Additività rispetto al dominio di integrazione:
Dati a < c < b:
b c b c b c
∫ ∫ ∫ ∫ ∫ ∫
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )
+
f x dx= f x dx f x dx , quindi f x dx= f x dx+ f x dx
a a c a a b
GLI INTEGRALI HANNO LO STESSO SEGNO DELLA FUNZIONE.
( )
αf x
b b
∫ ∫
( ) ( )
(¿+ )) +
βg(x dx=α f x dx β g x dx
a a
b
∫ ¿
a
Con alfa e beta appartenenti a R.