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OC
st
Q =
air ρ∙0,21∙r
ρ: densità dell’aria a 20 °C (1,429 kg/m³);
Dove: r: resa di trasferimento; è funzione
0,21… l’ossigeno è il dell’aria.
del tipo di aeratore utilizzato; 21%
v/v
Rimozione biologica del fosforo
Durante i processi biologici parte del fosforo presente nei liquami (che si trova
prevalentemente nella forma di fosfato) viene rimosso dai microorganismi per
produrre biomassa. In pratica una parte del fosforo viene inglobata dai
microorganismi. In particolare, si verifica una rimozione dei fosfati pari a:
−3
(P ) (S )
− PO = − S ∗ ρ
rimosso 0 e
4
ρ
Dove rappresenta i fosfati consumati dai microorganismi per la rimozione di un
kg di BOD (0.01kg /kg ). Quindi il fosforo è necessario e bisogna garantire
P-PO4 BOD
almeno 0.01 kg /kg .
P-PO4 BOD
I PAO sono microorganismi eterotrofi in grado di accumulare grandi quantitativi di
fosfati nella forma di polifosfati e grazie ad un ciclo di trattamento che comprende
una vasca anaerobica (con assenza di ossigeno) con al suo interno i composti
organici biodegradabili, che vengono metabolizzati molto lentamente, portano alla
produzione dei VFA. Alla presenza di questi acidi grassi volatili (VFA), che sono
degli acidi organici a basso peso molecolare, tali microorganismi sono in grado di
riprodursi accumulando fosforo all’interno delle singole cellule. Di conseguenza, il
L’energia viene presa
fosforo rimosso dei liquami lo troveremo nei fanghi di supero.
dall’ossidazione delle catene dei polifosfati.
Se ci trovassimo in condizioni aerobiche ci sarebbe l’assenza di VFA e quindi il
microorganismo incamera il PHB (Polidrossibutirrato) ed è quella la sua fonte di
energia per formare nuove cellule di microorganismi che devono avere una loro
catena di polifosfati all’interno. l’energia rilevata dall’ossidazione del PHB
Inoltre
viene sfruttata dai microorganismi per costituire la catena di polifosfati distrutta
prima e quindi si riprende gli ioni fosfato che aveva precedentemente perso. Così
viene prodotta nuova biomassa e il PAO appena nato, al suo interno, contiene
sempre gli ioni fosfato.
Quindi nella fase anaerobica si ha la produzione di VFA a partire dal BOD disciolto
in soluzione, i PAO assimilano i VFA nella forma di prodotti di stoccaggio
a spese dell’energia resa disponibile dalle catene di polifosfato
intracellulari e si
può formare anche glicogeno che si trasforma in glucosio che dà sempre energia. In
concomitanza alla rimozione dei VFA, si ha un rilascio di fosfati in soluzione e così
il contenuto di PHB nella singola cellula aumenta, mentre i polifosfati
diminuiscono.
In condizioni aerobiche il PHB immagazzinato viene metabolizzato, così da fornire
l’energia attraverso la reazione di ossidazione e il carbonio necessario alla sintesi di
nuove cellule. Inoltre, dal metabolismo del PHB si ha la produzione di glicogeno.
L’energia rilasciata dall’ossidazione del PHB viene utilizzata per ricostruire i
legami dei polifosfati con una conseguente rimozione dei fosfati dal liquame. Al
contempo essendosi verificato un aumento delle cellule di PAO, il quantitativo di
fosfati rimossi nella fase aerobica/anossica è maggiore di quella rilasciata durante
la fase anaerobica.
In fase anaerobica, quindi, si ha un consumo di BOD che viene tramutato in VFA
che vengono poi inglobati dalla cellula e trasformati in PHB, a spese della rottura
delle catene di polifosfati, e di conseguenza quando procediamo lungo la vasca si
vede un incremento della concentrazione di fosfato. Questi ioni fosfato vengono re-
inglobati dalle cellule quando passano in condizioni aerobiche e visto che si
formano nuove cellule, queste prendono gli ioni fosfato inizialmente presenti in
soluzione. Quindi tutto il fosforo presente in soluzione si trova all’interno dei PAO
e ce lo ritroveremo sul fondo della vasca di sedimentazione e ce lo ritroviamo in
linea fanghi.
Per la rimozione del fosforo conviene sempre una vasca anaerobica.
Se volessi rimuovere contemporaneamente BOD, azoto e fosforo basta mettere tra
la vasca aerobica e anaerobica una vasca anossica, in modo da non dare ossigeno
alla soluzione in alcun modo e ricircoliamo i nitrati presenti nelle pre-
denitrificazione.
Nasce adesso un problema dovuto all’SRT perché se io lo aumento troppo i
microorganismi rimangono per troppo tempo all’interno di tutto il processo
biologico e per quanto possono riprodursi, gli altri moriranno. Dobbiamo quindi
dare una SRT che non sia troppo bassa per permettere il corretto funzionamento dei
processi, ma neanche troppo alto altrimenti muoiono i PAO. Per garantire una
nitrificazione completa ci vogliono circa 8 giorni e nel caso di rimozione del fosforo
non posso superare i 4 giorni di SRT perché se no muoiono i microorganismi.
Avendo tutti i trattamenti SRT differenti, devo mettermi in un intervallo che vada
ovvero circa 4 giorni (garantisco l’eliminazione del BOD, del fosforo
bene per tutti
e la nitrificazione).
8. Quadro normativo per il trattamento ed il riutilizzo delle acque e
membrane
I microorganismi posso allontanarli dalla soluzione con la filtrazione grazie alle
membrane. Si usano in trattamento biologico e sono membrane a fibre cave.
all’interno
Sono semplicemente dei tubi di materiale organico e poroso con una pompa
all’interno delle membrane e di conseguenza il
di aspirazione che aspira il liquido
liquame presente in una vasca a fanghi attivi andrà verso le fibre che hanno dei pori
tali da non far passare i microorganismi ma solo acqua, composti organici disciolti,
composti inorganici disciolti, ecc. Posso inserirle o nella vasca a fanghi attivi (non
facendo dopo la sedimentazione) o creare una piccola vasca apposita. La qualità
dell’effluente è molto più elevata rispetto a quella che esce dalla sedimentazione
secondaria e possiamo lavorare con concentrazione di biomassa molto più elevate
(invece di 2-4 g/l si può arrivare a 10-12 g/l). Con questo metodo si risparmia spazio,
diminuisce la portata di spurgo e quindi meno fanghi da trattare, però avendo una
concentrazione così elevata aumenterà l’SRT e se aumenta troppo è problematico per
la rimozione del fosforo.
Gli svantaggi dell’utilizzo delle membrane sono: l’intasamento delle fibre, ci vogliono
degli impianti di sollevamento per aspirare l’acqua e i costi per l’aspirazione, per
quando si sporca e per la membrana stessa.
Possono essere classificate in funzione:
- Della dimensione dei pori (d): più è piccolo il diametro maggiore è la perdita di
carico e quindi maggiore è la pressione che deve garantire la pompa.
- Della struttura geometrica e del materiale costitutivo: possono essere di
materiale organico (più economiche, buona resistenza alle variazioni di PH ma
minore resistenza nei confronti dei solventi organici) o inorganico (più costose
e con maggiore resistenza verso agenti chimici). Le membrane
commerciali utilizzate generalmente nel trattamento delle acque sono quelle
costituite da materiali organici polimerici.
- Sono o a spirale o tubolari.
In quelle tubolari le pareti sono semi-permeabili. Questi tubi infondo sono chiusi con
materiale uguale alle membrane, le particelle passano nel tubo e vanno verso l’esterno
e poi escono sotto forma di permeato.
Quelle a spirale vengono utilizzate per l’osmosi inversa (processo che riesce a
rimuovere ioni, sali, ecc, adatto per la potabilizzazione) ed è fatta a strati che si ripetono
in continuazione. Il liquame entra e passa per la griglia, che serve esclusivamente per
tenere separati tra loro i fogli di membrana, separate anche da parti permeabili. Il tutto
è arrotolato a spirale.
Con il passare del tempo si ha il fenomeno del fouling (sporcamento). Ci si accorge di
questo fenomeno perché si avverte una diminuzione del flusso del permeato nel tempo
(significa che i pori si sono intasati). Accumulandosi il tutto sulla superficie della
membrana aumentano le perdite di carico dovendo fornire all’acqua energia maggiore.
Dobbiamo quindi prevedere una pulizia delle membrane.
Lo sporcamento o fouling è un fenomeno che deriva dalla:
- Deposizione e dall’ accumulo di particelle sulla superficie della membrana;
- Formazione di colture adese di microorganismi (biofouling);
- Cristallizzazione e precipitazione di soluto sulla superficie e tra i pori della
membrana stessa.
Ci sono diverse tecniche di pulizia per manutenere una membrana: lavaggio in
controcorrente acqua e/o aria o lavaggio chimico. 3
Per risolvere questo problema si potrebbe ricorrere al contro-lavaggio (ogni tot m che
passano dalla membrana, una piccola parte la si fa ritornare indietro e la faccio uscire
sotto forma di concentrato) ma non basta perché, ad esempio, si possono avere delle
colture adese sulla membrana, quindi nel lavaggio si può aggiungere candeggina per
garantire l’abbattimento dei microorganismi che si stanno sviluppando e poi l’acido
muriatico per eliminare il calcare.
Il lavaggio di tipo fisico comporta un contro-lavaggio con acqua oppure con il
rilassamento (ad esempio nelle fibre cave ci sono dei tubi lunghi che si fanno rilassare
e tutto il materiale che si è adeso sopra cade e precipita sul fondo).
Il lavaggio di tipo chimico si fa in funzione di quello che vogliamo rimuovere
(ipoclorito di sodio, acidi, ecc..). Per far sciogliere le incrostazioni si deve avere un PH
basico e quindi vado a mettere nel contro-lavaggio una base.
Purtroppo, lo sporcamento delle membrane è un fenomeno non reversibile (quindi
vanno saltuariamente cambiate), ma una accorta manutenzione può farle durare a
lungo. Le membrane degli MBR (microfiltrazione) possono durare anche più di 10
anni.
9. Filtrazione in volume. Chiariflocculazione.
La chiariflocculazione serve per far sedimentare le particelle che non sedimentano;
sono particelle solide che non galleggiano e non sedimentano.
I solidi sospesi non sedimentabili aumentano la torbidità dell’acqua, causando
problemi alla flora e alla fauna e possono causare l’intasamento degli ugelli negli
impianti.
La filtrazione in volume permette la rimozione dei solidi sospesi (non colloidali) da un
liquido, facendo passare questi ultimi attraverso un letto filtrante costituito da materiale
granulare. In un depuratore, la filtrazione in volume viene generalmente usata a valle
della sedimentazione secondaria per la rimozione dei solidi sospesi non sedimentabili.
È un processo fisico, ma può diventare fisico-chimico se aggiungiamo reagenti prima
del processo di filtrazione in volume (chiariflocculazione che è un processo mirato per
eliminare i solid