vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per questo è entrata in vigore una direttiva dell’OMS che afferma che i governi devono
adoperarsi responsabilmente attraverso un programma di Educazione alla Salute per la
promozione di uno stile di vita consono allo sviluppo di condizioni pratiche in grado di
garantire ai cittadini un alto livello di benessere. (tanto meglio sta il singolo, tanto meglio
sta la comunità poiché ha meno investimenti da fare)
Nella Carta di Ottawa, documento redatto nel 1986 si legge: “Grazie ad un buon livello di
salute l’individuo e il gruppo devono essere in grado di identificare e sviluppare le proprie
aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente e di attivarsi.”
Dunque si è compreso a livello internazionale e istituzionale che la salute non dipende
dall’assenza di agenti biologici che casualmente provocano la malattia, ma è il risultato di
un armonico, naturale e completo sviluppo dell’individuo in ogni aspetto dell’esistenza.
Possiamo inoltre definire la salute come benessere fisico, sociale, mentale e ambientale.
I “compiti” dell’infermiere
• Promuovere
• Prevenire
• Curare
• Accompagnare alla morte in maniera serena il cliente
• Educare
• Riabilitare
L’olistica
La visione olistica dell’uomo
Il corpo non è indipendente dalla mente, così come un organo non è isolato dagli altri e
la conoscenza e lo spirito si riflettono sulla realtà materiale, emozionale e mentale.
L’olismo e la scienza
La scienza attuale è suddivisa in molteplici campi disciplinari, settori e sotto-settori, spesso
incomunicanti e quindi di ogni fenomeno si hanno conoscenze specialistiche di singoli
aspetti o parti mentre manca una visione del fenomeno nella sua totalità.
La medicina olistica
La medicina olistica considera il corpo come l’essere umano come una totalità. La
medicina olistica ha come scopo quello di curare l’individuo su tutti i livelli (fisico,
emozionale, mentale e spirituale) e cerca di tenere conto di tutto il sapere medico
disponibile, sia che abbia origine da studi di laboratorio, sia che derivi dalla saggezza della
medicina popolare oppure dalla visione dei sensitivi.
Si è passati quindi da parlare di modello biomedico, dove al centro c’era la figura
professionale del medico, ad un modello biopsicosociale, dove il paziente è al centro ed
ha diritto al consenso informato oltre che a poter denunciare forme non corrette di Sanità.
Dunque anche i termini per definire il paziente si sono “evoluti”: siamo passati da malato a
paziente a utente ad oggi, cliente, poiché la risposta del cliente misura l’efficacia o meno
del servizio di un’Azienda Sanitaria.
Sfera professionale di competenza
Le conseguenze della malattia di tipo fisiologico, psicologico, sociale sul vivere quotidiano
e le sue implicazioni sui livelli di autonomia della persona.
Il nursing: la teoria di Virginia Henderson
La Henderson è l'autrice della più celebre (e ancor oggi accettata) definizione del nursing,
contenuta nell'edizione del 1955 del volume The Principles and Practice of Nursing:
"La peculiare funzione dell'infermiere è quella di assistere l'individuo malato o sano
nell'esecuzione di quelle attività che contribuiscono alla salute o al suo ristabilimento (o ad
una morte serena), attività che eseguirebbe senza bisogno di aiuto se avesse la forza, la
volontà o la conoscenza necessarie, in modo tale da aiutarlo a raggiungere l'indipendenza
il più rapidamente possibile".
I concetti fondamentali espressi nella teoria di V. Henderson sono:
• Stretto legame tra dimensione fisica, psichiatrica e sociale che unite fanno
l’interezza della dimensione umana
• Inseparabilità tra corpo e psiche
• Per benessere si intende la soddisfazione dei propri bisogni
• L’individuo è caratterizzato da 14 bisogni fondamentali ed ogni bisogno ha una
dimensione biologica, psicologica, sociale, filosofica e culturale.
Ogni persona possiede capacità, risorse e energia che conducono alla guarigione. Tali
capacità sono innate e potenti. L’infermiere aiuta le persone a identificarle, indirizzarle e
potenziarle. Oggetto di assistenza sono: l’individuo, la famiglia, le popolazioni o collettività,
in ogni condizione esistenziale lungo l’asse determinato da: salute, benessere, sofferenza,
malattia e morte.
Il core del nursing olistico
Nel 1998 l’ AHNA (American Holistic Nurses Association) definisce il core del nursing
olistico:
Avere la conoscenza e la profonda consapevolezza che l’essere umano è un’
interconnessione di corpo, mente, spirito ed energia in cui la componente sociale,
culturale, relazionale, contestuale e ambientale giocano ruoli non secondari nel
mantenimento della salute e del benessere individuale.
Sapere, saper fare, saper essere
Il sapere è il corpo di conoscenze specifiche e specialistiche nei processi di assistenza. Si
definisce, pianifica, gestisce e valuta il piano di assistenza personalizzato. Il sapere
determina la competenza nei processi di assistenza.
Attraverso delle abilità e dunque il saper fare, si sviluppa la propria competenza
attraverso piani di azione ben codificati e condivisi. Emergono attraverso le abilità i
protocolli e le procedure, documenti tesi a definire in maniera puntuale le pratiche
infermieristiche dalle più semplici alle più complesse.
Le procedure contengono atti e diversi passaggi necessari a garantire la sicurezza e
l’efficienza di un’azione e vengono applicate dall’intera comunità.
I protocolli coinvolgono invece diversi attori ed hanno al loro interno una serie di
procedure.
Oltre alle abilità tecniche un infermiere deve sviluppare e garantire altre abilità:
• Abilità educative
• Abilità tecniche
• Abilità relazionali
• Abilità formative
Il saper essere si esplica attraverso l’assunzione consapevole e responsabile di decisioni
nel processo di cura e assistenza, nell’esercitare in ambiti chiari di autonomia e ben definiti
e infine nell’essere protagonista dello scenario sanitario e socio-sanitario.
Competenza infermieristica
Gli infermieri sono chiamati a dare una risposta immediata ai bisogni dei cittadini
personalizzando i piani di assistenza. I processi che un infermiere mette in atto devono
svilupparsi in maniera corretta, pertinente, efficace e risolutiva.
Livelli di competenza (Modelli ISFOL 2012)
COMPETENZE DI BASE: capacità che tutti i professionisti devono possedere all’ingresso nel
mondo del lavoro
COMPETENZE TRASVERSALI: capacità comunicative e relazionali che ogni professionista
dovrebbe possedere in qualunque settore professionale
COMPETENZE TECNICO-PROFESSIONALI: capacità distinte della figura professionale
Modelli delle competenze della federazione IPASVI
• Quello dello CLINICA, che rappresenta la linea del governo dei processi assistenziali
• Quello della GESTIONE, che rappresenta il governo dei processi organizzativi e delle
risorse
La legge 251/2000 riconosce agli infermieri poteri di direzionalità
Processo di professionalizzazione infermieristica
Nel passato il modello di organizzazione del lavoro era di stampo taylostorico con una scissione
gerarchica forte tra le diverse professioni e tra lavori di direzione e di esecuzione.
Nel mondo moderno le organizzazioni sanitarie si orizzontalizzano con una allocazione diffusa di
conoscenze, autonomia e controllo. Il professionista moderno non opera applicando le proprie
conoscenze e competenze in maniera uniforme e ripetitivo ma integrando le conoscenze e le
competenze all’interno del sistema.
Secondo E. Greenwood le 5 peculiarità di un’attività professionale sono:
1. Abilità superiore basata su conoscenze teoriche e pratiche di tipo scientifico che
vengono distribuite da università o altre scuole superiori
2. Autorità professionale
3. Riconoscimento da parte della comunità
4. Un codice di regole etiche che la professione si dà
5. La capacità degli operatori di creare associazioni che danno luogo ad una cultura
professionale fondata su comuni valori, norme e simboli.
Storia della professionalizzazione infermieristica
Le prime scuole nascono all’estero (Inghilterra). Nel 1860 viene aperta la prima scuola per
infermiere al St. Thomas’s di Londra che si chiama “Nightingale School” , fondata da Florence
Nightingale.
Nel 1925 si aprono le scuole-convitto per infermiere anche in Italia, grazie al Regio Decreto
Legge 15 Agosto 1925, n°1832 . Le scuole- convitto erano sotto il controllo statale e svolgevano
corsi biennali che davano il diploma per l’esercizio della professione di infermiera. Erano
amministrate dal Direttore Sanitario e dai Primari dell’ospedale in cui risiedeva la scuola. La
Direttrice del Convitto era l’unica infermiera presente nell’amministrazione. La professione era
svolta solo da figure femminili e del tutto subordinata slla professione medica. Gli insegnanti erano
medici e la figura della Direttrice del Convitto aveva principalmente compiti di insegnamento
dell’insegnamento morale delle allieve.
L’insegnamento delle tecniche infermieristiche era superficiale frammentato; alle allieve si
richiedeva il titolo di studio di licenza media di primo grado ma non era obbligatorio poiché bastava
la licenza elementare accompagnata dalla dichiarazione scritta di 2 persone “rispettabili”
conosciute dalla scuola circa la moralità della richiedente. Era del tutto assente l’insegnamento del
nursing così come la Nightingale lo aveva prospettato una sessantina di anni prima.
RD 1310/1940 nasce la figura dell’ “infermiere generico” in ambito ospedaliero e sotto la
responsabilità dell’infermiere professionale. L’infermiere generico era di supporto all’infermiere
professionale, si sviluppa in un anno di corso e non richiede l’internato.
Gli infermieri generici sono andati ad esaurimento con l’introduzione del CdL Infermieristica. E’
stato sostituito dalla figura dell’OTA, che supporta l’infermiere nell’assistenza di base, ma non
pienamente soddisfacente. La figura dell’OTA è stata superata con la nascita della figura dell’OSS.
La riforma ospedaliera sancita dalla legge 128/1969 art.41 distingue il personale di assistenza
diretta in:
• Caposala
• Infermiere professioni specialiste
• Infermiere professionali e vigilatrici d’infanzia
• Infermieri generici
• Puericultrici
Il lavoro infermieristico per tanti anni è stato