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NELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
Come si diventa bravi infermieri? Come si unisce teoria alla pratica?
1 – Definizione del problema →
Michael Polanyi and tacit knowledge L’esperto sa sempre di più di quello che è in grado di
dire (gli esperti possono non sapere tutto della teoria, ma hanno una conoscenza tacita che gli
permette di essere bravi nel campo) →
Donald Schön: The reflective practitioner (1983) Siamo legati ad un’epistemologia della
pratica professionale che ci lascia incapaci di spiegare, o persino descrivere, competenze alle quali
attualmente attribuiamo estrema importanza
→
Tra la teoria e la pratica per aver una buona pratica non può non esserci la teoria (anche se nella
realtà, con l’esperienza, una persona può colmare la mancanza di teoria).
→
Il paradosso della clinica infermieristica Esistono infermieri esperti che non sanno definire che
cosa è l’assistenza infermieristica
Teoria vs Sapere pratico
٭
Nell’ ’84 Benner pubblicò un libro come tesi di dottorato riguardo a questo argomento.
L’esperienza clinica dell’infermiere si fonda su un tipo di conoscenza diverso dalla conoscenza
teorica (know that). Mentre questa è un potente strumento di spiegazione e di predizione del
nursing, l’esperienza è una sapere pratico (know how) che può eludere le formulazioni scientifiche,
ed anzi precederle.
2 – Standardizzazione vs Personalizzazione
Benner: «La professione infermieristica si trova a dover rispondere a due imperativi in conflitto tra
loro:
(1) personalizzare l’assistenza ai pazienti;
(2) ridurre al minimo gli errori in un contesto di standard assistenziali minimi»
→
Standardizzazione delle cure processo di controllo continuo della qualità finalizzato ad
uniformare attività e prodotti sulla base di norme, tipi o modelli di riferimento.
→ Ad es. l’Evidence-based practice (EBP) nella quale la valutazione degli atti diagnostici e le
decisioni concernenti gli interventi terapeutici sono effettuati sulla base di un’analisi attenta e
sistematica delle informazioni che provengono dalla più recente ricerca clinica. 33
→
Personalizzazione delle cure L’adattamento della procedure infermieristiche, anche semplici,
ai bisogni individuali del malato, cosa che spesso richiede un alto grado di competenza. (Henderson
1955, 9)
→ Rispetto dei pazienti come individui, organizzata in funzione dei loro bisogni (USA Health
Department 2001)
→ Ad es. la Narrative-Based Practice (NBP) nella quale si utilizza la ricerca qualitativa nella raccolta
e nell’interpretazione di dati sui vissuti del paziente e sulla modulazione delle relazioni che egli vive
nell’ambiente di cura.
3 - Patricia Benner e la pratica infermieristica esperta
Per Benner le aree di competenza della pratica infermieristica sono:
1) Il ruolo [la funzione] di aiuto
2) La funzione di insegnamento-coaching
3) La funzione diagnostica e di monitoraggio del paziente
4) La gestione efficace di situazioni soggette a rapidi cambiamenti
5) Somministrazione e monitoraggio di interventi e regimi terapeutici
6) Monitoraggio e assicurazione della qualità delle attività di assistenza sanitaria
7) Competenze organizzative e relative al ruolo lavorativo
Competenza e esperienza
٭La competenza è «l’area di performance definita interpretativamente e descritta attraverso
l’intento, le funzioni e i significati»
→
Definizione: Competenza come insieme di risorse interne (soggettive) ed esterne (oggettive)
…che un soggetto può mettere in rete …per affrontare situazioni complesse (che rappresentano
famiglie di situazioni/compiti professionali a cui l’operatore fa fronte in autonomia).
Esempio: Lo studente identifica i problemi assistenziali dei pazienti affetti da patologie chirurgiche e
le conseguenti modificazioni nelle attività di vita quotidiana e nella qualità di vita percepita
L’esperienza , invece, non è semplicemente dovuta allo scorrere del tempo, ma è un processo
attivo di perfezionamento e modifica di teorie, nozioni e idee preconcette nel confronto con una
data situazione; implica l’esistenza di un dialogo tra ciò che si sperimenta e ciò che ci si aspetta
→
Perché parlare di competenze? Sono tanto più complesse quanto più aumenta il grado di
difficoltà del problema da risolvere.
Perché parlare di competenze? 34
٭Patricia Benner ha parlato di 5 livelli della competenza infermieristica
(Non sono più attuali ora)
1. novizio (studente) Lavorano seguendo attentamente le regole e le
procedure (ad es. gli studenti); sono estremamente
2. principiante avanzato limitati e privi di flessibilità (ad es. i neo laureati)
Un infermiere competente ha un’ampia padronanza del
3. competente proprio lavoro. L’infermiere abile ha, in più, rapidità e
4. abile flessibilità di decisioni e movimenti.
L’infermiere esperto ha un enorme
retroterra di esperienza; ha una
comprensione intuitiva di ogni situazione
→
5. esperto lo diventa perché ha assistenziale e può concentrarsi su di una
già fatto tutti gli errori prima parte precisa del problema.
Interpreta la situazione e decide le azioni
da compiere non affidandosi più
ciecamente ai principi analitici (regole,
linee guida, massime), ma alla sua vasta
esperienza
È l’esperienza pratica che fa di un infermiere neolaureato un infermiere esperto
→ Le competenze crescono in base all’esperienza; ma può anche andare al contrario e regredire: ad
esempio quando si va in burn-out e quindi si può perdere le competenze e sbagliare; un altro caso è
quando si cambia unità operativa e si ha bisogno di un periodo di inserimento.
→ ٭ L’infermiere cresce da novizio ad esperto con queste tre condizioni:
L’uso della conoscenza
1 - (si passa dalla fiducia nei principi astratti/generali e nei testi
→
dell’università all’uso delle esperienze del passato in qualità di paradigmi) →
L’approccio alla situazione
2 - (dalla percezione di un quadro clinico classico alla visione di un
quadro d’insieme completo, nel quale solo certe parti hanno rilievo →
Il grado di coinvolgimento
3 - : Da osservatore distaccato ed esterno ad attore coinvolto,
impegnato all’interno della situazione
٭Il grading della competenza clinica oggi 35
٭Benner :
→ «La conoscenza racchiusa nell’esperienza clinica dell’esperto, va oltre le norme e le procedure
attese».
→ «Gli standard, le regole e le linee guida adattate in modo da raggiungere un livello accettabile di
standard assistenziali possono, al tempo stesso, impedire la personalizzazione dell’assistenza. La
[nostra] ricerca dimostra che un infermiere esperto può interpretare le situazioni particolari e
operare le necessarie eccezioni e modifiche alle regole al fine di ottenere la personalizzazione».
4 – Le 5 (+1) condizioni essenziali per una prassi non schizofrenica:
٭
1) Essere consapevoli del livello della propria competenza:
→ La competenza è «l’area di performance definita interpretativamente e descritta attraverso
l’intento, le funzioni e i significati»
→ L’esperienza, invece, non è semplicemente dovuta allo scorrere del tempo, ma è un processo
attivo di perfezionamento e modifica di teorie, nozioni e idee preconcette nel confronto con una
data situazione; implica l’esistenza di un dialogo tra ciò che si sperimenta e ciò che ci si aspetta
2) Possedere una solida base teorica :
Una solida conoscenza teorica - aperta e non ideologica, interdisciplinare e costantemente aggiornata
- è indispensabile per formulare le domande giuste in ogni situazione clinica.
Tuttavia, avverte Benner, nessuna dottrina e nessun modello formale sarà mai in grado di predire
completamente tutti gli aspetti di una situazione assistenziale
3) Riconoscere ed incentivare il valore dell’esperienza :
L’esperienza clinica dell’infermiere si fonda su un tipo di conoscenza diverso dalla conoscenza
teorica (know that). Mentre questa è un potente strumento di spiegazione e di predizione del
nursing, l’esperienza è una sapere pratico (know how) che può eludere le formulazioni scientifiche,
ed anzi precederle
4) Sviluppare l’ascolto attivo (“consapevolezza percettiva”)
→ Ascolto attivo = Autoconsapevolezza emozionale + Gestione creativa dei conflitti
La consapevolezza percettiva è un’attenzione contestualizzata, situazionalizzata, ossia centrata sulla
produzione dei significati, sul coinvolgimento personale e culturale, ed infine sui valori espressi
nella situazione assistenziale
5) Assoggettare la teoria e la prassi all’etica e alla morale :
→ Il nursing è fondamentalmente una prassi curativa (caring), una «pratica assistenziale la cui
scienza è guidata dall’arte morale e dall’etica dell’assistenza e dalla responsabilità»
Occorre dunque «assoggettare le nostre teorie alla nostra esperienza morale, integra e concreta», e
riconoscere che il comportamento etico ci prescrive non di arrivare al di là della nostra esperienza,
bensì di lasciarci istruire e trasformare da essa
→ +1) Lavorare in un contesto organizzativo e interprofessionale che permetta
all’infermiere esperto di fare il suo lavoro :
In un contesto di elevato turnover e\o di mancanza di personale vengono a mancare due importanti
fonti di soddisfazione: i contatti umani e il senso di competenza e di adeguatezza che deriva dalla
consapevolezza di essere stato in grado di offrire quanto andava offerto nel momento in cui era
necessario.
Si eroga un’assistenza “d’emergenza” che non è l’ottimale né per la standardizzazione né tanto
meno per la personalizzazione delle cure . 36
Conclusioni
→ standardizzazione
Per Benner la delle cure è irrinunciabile ed indispensabile, soprattutto nei
primi stadi della competenza infermieristica.
personalizzazione
Ma la si ottiene con un grado successivo nella competenza, grazie alla
comprensione della situazione e a “meditati adattamenti” fatti con “arte e saggezza”
→ «La competenza non può essere sancita per legge né standardizzata, anche se è possibile
facilitarla, riconoscerla e ricompensarla. Non può essere standardizzata, si è detto, perché la
competenza in una determinata situazione implica sempre un’accurata interp