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La nozione di inclusione e la sua importanza
Secondo l'Index inclusione, l'inclusione è ciò che avviene quando ognuno sente di essere apprezzato e che la sua partecipazione è gradita. La nozione di inclusione riconosce che c'è un rischio di esclusione che occorre prevenire. Attraverso i cultural studies, è possibile osservare i meccanismi di esclusione socioculturale e come essi intervengano nella vita quotidiana dei disabili. A questo proposito, è interessante l'elaborazione del concetto di differenza sviluppato da Deleuze.
Secondo la visione tradizionale, la differenza opera in base a un processo di negazione: ad esempio, si distingue un bambino da un adolescente perché questi due termini creano un sistema che li distingue attribuendo loro un significato che rende possibile l'esistenza per contrapposizione; pertanto la differenza è una relazione (negativa) stessa delle cose.
Deleuze propone, invece, una concezione positiva della differenza: la differenza non
è una struttura imposta ad una realtà indifferenziata, ma è il modo stesso di esprimersi della realtà; la vita è un processo di continua evoluzione e differenziazione, per cui la differenza è la realtà. Guardare alla differenza in quanto singolarità positiva consente un approccio alla diversità come condizione che emerge dall’identità stessa della vita e delle persone. L’approccio biomedico, secondo Booth e Ainscow, tende a inquadrare la disabilità come una condizione riconducibile essenzialmente a fattori biologici e individuali, che hanno un’origine specifica in una disfunzione dell’organismo. In tal modo libera le famiglie dall’attribuzione al contesto familiare della colpa dei disturbi dell’alunno tuttavia, interpretando il deficit come categoria strettamente individuale, tende ad etichettare l’individuo e a privilegiare uno stile rigido di
La formazione è basata sull'intervento sanitario. A differenza del paradigma biomedico, il modello sociale (ICF) vede il disturbo o la disabilità come frutto di un'interazione tra il soggetto e il contesto: è la cultura a creare norme più o meno visibili che definiscono quella che è considerata normalità, e così facendo, facilitano o impediscono l'accesso a determinati gruppi di persone, trasformando la differenza in devianza. La proposta dell'Index è molto chiara: occorre abbandonare il riferimento ai Bisogni Educativi Speciali (che suggeriscono una visione della disabilità come problema che riguarda il singolo individuo) e sostituirlo con ostacoli all'apprendimento e alla partecipazione. Disabile non è l'individuo, ma la situazione che, non tenendo conto della pluralità di soggetti e delle loro caratteristiche specifiche, ne limita le opportunità. Emanuelsson afferma: 'Il problema non è dentro il singolo individuo, ma nella società che non riesce a includere tutti'.
bambino’.privilegia alcuni a scapito degli altri.1 al centro dei propri interessi l’analisi dei processi culturali attraverso cui la marginalità e la devianzaArea di studio che ponevengono socialmente costruite e riprodotte. 2Questo cambiamento di prospettiva evidenzia che la disabilità è soprattutto il frutto del contesto culturalel’inclusione non riguarda solo gli alunni disabili.o microculturale nel caso della scuola; in altri terminiVista con gli occhi dell’Index, una classe non è più un insieme di alunni ‘normali’ in cui è presentequalche alunno ‘speciale’. Al contrario gli alunni ‘particolari’ – con qualsiasi problema- sono la largaNon bisogna pensare per ‘casi’ ma per ‘differenze’ per comprendere pienamente lamaggioranza. A tal proposito l’Index propone di allargare la nozione dicomplessità degli alunni e dei loro bisogni.‘ogniattività che accresce la capacità da parte della scuola di sostegno, invitando a vederla come rispondere alla diversità degli alunni. Ogni alunno va seguito e supportato nel suo percorso di apprendimento e gli alunni sono una risorsa fondamentale per fare comunità e, proprio attraverso la collaborazione, è necessario attivare strategie diffuse di peer education.
Quali sono i presupposti epistemologici su cui si basa la proposta dell'Index? L'Index sul piano operativo lavora su parametri sia di tipo quantitativo che qualitativo; la sua struttura di lavoro è rigorosa e al tempo stesso flessibile, orientata verso un'ottica di azione situata. Scopo dell'Index non è semplicemente produrre una descrizione, ma realizzare un effettivo cambiamento; le sue domande costituiscono il punto di partenza per avviare un'estesa raccolta di dati dentro e fuori la scuola. Esso mira, attraverso le sue domande, a dotarsi di
strumenti per 'vedere di nuovo', rompere la routine e far emergere gli elementi inattesi della vita scolastica, emergenti da un'attenzione più precisa alle persone e alle risorse nascoste.
Lo scopo, dunque, è promuovere la piena partecipazione degli alunni alla vita della scuola: la stessa dell'attività. L'Index prevede la creazione di un gruppo di coordinamento che diventi il motore della diffusione della progettazione inclusiva, che formuliproposte e contemporaneamente stimoli tutti i soggetti a partecipare con un loro contributo di indicazioni e analisi critiche.
La struttura portante del volume è costituita da elenchi di domande relative alle diverse aree interessate dalla progettazione inclusiva. Si parte da 3 dimensioni fondamentali che sono interessate dal cambiamento inclusivo nella scuola: le politiche, le pratiche e le culture. Per ognuna di tali dimensioni vengono individuate 2 sezioni.
Le 3 dimensioni e le 6 sezioni ad esse collegate costituiscono il quadro di riferimento generale del lavoro di progettazione inclusiva. A sua volta ogni sezione viene poi declinata in diversi indicatori (da 5 a 11). A differenza delle dimensioni e delle sezioni, che fanno riferimento a un piano più astratto, gli indicatori rappresentano il livello direttamente osservabile e misurabile che consente di mettere a fuoco un determinato aspetto (ad esempio, per descrivere l'effettiva realizzazione dei processi di inclusione). Gli indicatori aiutano a identificare tutti gli elementi utili per mostrarne l'efficacia e l'impatto, ecc. Per ogni indicatore, poi, nel volume vengono formulate una serie di domande, che permettono agli operatori di renderne più preciso e accurato il significato e di adeguarlo a ciascun contesto scolastico. Nella parte conclusiva l'Index propone una serie di schede e questionari che possono essere utilizzati.Per avviare il lavoro progettuale, è necessario effettuare una prima raccolta dei punti di vista degli alunni e delle famiglie rispetto alla scuola.
L'Index per l'inclusione: dai Bisogni Educativi Speciali ai Livelli Essenziali di Qualità
Dario Ianes dell'Università di Bolzano sostiene che si possa parlare di un'evoluzione dall'integrazione all'inclusione. Nel caso dell'inclusione, sono inclusi solo gli alunni con disabilità, mentre nell'individualizzazione sono inclusi tutti gli alunni con Bisogni Educativi Speciali, che, come noto, sono più numerosi rispetto alle percentuali di quelli con disabilità certificate. Pertanto, l'inclusione rappresenta un grande passo avanti, garantendo un'offerta formativa individualizzata a tutti gli alunni con Bisogni Educativi Speciali. Inoltre, l'inclusione contribuisce positivamente al dibattito sul concetto di Bisogno Educativo Speciale.
Come scrive Dovigo nel suo
saggio introduttivo all'Index, gli autori (Booth e Ainscow) sostengono la necessità di un graduale superamento di questo concetto, perché lo ritengono una pericolosa etichettatura valutante. Ma, come cercherò di argomentare più nel dettaglio nelle pagine seguenti, questo ragionamento si basa su una concezione vecchia di Bisogno Educativo Speciale, una concezione che non tiene conto del modello antropologico ICF dell'OMS (2002; 2007). Usando invece la concettualizzazione di salute e di funzionamento umano dell'OMS si definisce un'idea di Bisogno Educativo Speciale non stigmatizzante e portatrice di una sintesi tra le visioni biomediche e culturali-sociali delle disabilità e delle differenze. La tesi che vorrei sostenere è che il soggetto di cui si occupa l'inclusione è qualunque alunno con Bisogni Educativi Speciali (Special Educational Needs), dove il concetto di Bisogni Educativi Speciali è fondato sulIl modello ICF di Human Functioning (Ianes, 2005a; 2005b) e ricomprende anche quello di disabilità. Isoggetti con Bisogni Educativi Speciali dunque sono tutte (ma proprio tutte) quelle persone in età evolutiva in cui i normali bisogni educativi incontrano maggiore complessità nel trovare risposte a motivi di qualche difficoltà nel loro human functioning. La percezione di difficoltà deve essere letta anche sullo sfondo di una sempre crescente consapevolezza dell'eterogeneità delle classi, nella loro normalità di composizione. Gli insegnanti si rendono conto sempre di più che le classi sono abitate, di norma, da alunni che percepiscono essere sempre più diversi. I profili degli alunni diventano sempre più ricchi di sfumature psicologiche, relazionali, motivazionali, identitarie, anche attraverso un uso consapevole e avanzato di modalità nuove di valutazione autentica e di portafoglio. Si incrociano dunque e si
enfatizzando due percezioni di differenza: una legata alle difficoltà dell'alunno, l'altra legata alle eterogeneità della classe. Per questo l'Index per l'inclusione sarà un ottimo mediatore operativo di processi inclusivi che coinvolgano tutta la realtà scolastica: 1. La decisione di occuparsi in maniera efficace ed efficiente degli alunni che presentano qualsiasi difficoltà di funzionamento educativo (BES). 2. La decisione di accorgersi in tempo delle difficoltà e delle condizioni di rischio. 3. La decisione di accorgersi di tutte le difficoltà, anche di quelle meno evidenti, in tutti gli alunni. 4. La decisione di comprendere le complesse interconnessioni dei fattori che costituiscono e che mantengono le varie difficoltà. 5. La decisione di rispondere in modo inclusivo, efficace ed efficiente, alle difficoltà, attivando tutte le risorse dell'intera comunità scolastica e non. Il concetto diBisogno Educativo Speciale. Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e/o is