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ANALOGO
È fondamentale ed è una cosa che va curato da parte del tecnico perché se non è stretto correttamente provoca un errore di posizionamento. Gli analoghi devono darci un perfetto sitting sul moncone. Hanno una struttura che permette una ritentività da parte del gesso di rimanere incastrati nel gesso. Nel nostro modello li abbiamo inseriti sui monconi in titanio ed ora li andiamo a colare nel modello. Poi andiamo a fresarli. Li fresiamo perché quando inseriamo le fusioni se esse non sono state eseguite correttamente non scenderanno perché vi sono punti di frizione.
Fase di avvitamento. Viene avvitato col moncone in mano e il tuttore inserito nell'impronta. Una volta serrato non deve esserci aria fra i due pezzi, devono essere molto precisi. Abbiamo l'impronta, abbiamo inserito l'analogo, il coping in titanio è già nell'impronta e deve essere molto preciso. È logico che è molto importante le
geometrie della connessione perché noi abbiamo un diametro dei denti mandibolari e se noi guardassimo la differenza di un primo molare e un primo premolare uno è 4 mm di diametro maggiore dell'altro. questo vuol dire che i monconi non possono essere tutti uguali, o meglio possono essere tutti uguali ma dando i volumi sufficienti per avere un abutment in titanio che mi mimi un abutment naturale per una corona di tot millimetri. Questo perché dobbiamo dare l'impressione che l'abutment nasca dalla gengiva. È chiaro che l'impianto è circolare mentre le radici hanno altra forma, noi dobbiamo avere una forma adeguata dell'abutment in modo da conferire una forma adeguata alla corona. Questo diventa importante quando parliamo del diametro MD a livello della giunzione amelo cementizia dei denti anteriori dove l'estetica è essenziale. La presenza o meno della papilla è determinata dalla forma e dalle dimensioni della radice.
e quindi dell'abutment in titanio che esce dalla fixture. Una volta trasferita l'impronta possiamo avere anche la necessità di ruotare il moncone in titanio che è servito per l'impronta, per utilizzare al meglio la sua struttura e le sue forme, le sue masse. Abbiamo tutti impianti di dimensione giusta inseriti nel modo corretto ma alcuni no. Si ha il solito esagono e il solito incastro, dobbiamo quindi controllare qual è la posizione di questo abutment in rapporto alla fixture. Se noi abbiamo delle rotazioni possiamo sfruttarle in senso positivo in base alla massa di titanio e possiamo ruotare leggermente il moncone in senso mesiale in una posizione più comoda per l'impronta ma una volta sviluppato lo possiamo ruotare tutte le volte di 1/6 e ricentrarlo. Dobbiamo stare attenti perché i monconi hanno un punto di passaggio per la vite che va a chiudere e allora quando vado a fresarli devo stare attento dove vado a fresare. In più se ioNon metto del teflon sulla testa dell'abutment dove vi è il vuoto (accesso) e ci va il materiale da impronta, diventa quindi difficile reinserire l'abutment nell'impronta prima di svilupparla in gesso. Allora il tecnico, con una sorta di cucchiaio chirurgico, asporta quella quantità di materiale che era andato a finire dentro l'imbocco dell'accesso, in modo da riposizionarlo correttamente. Lo riposiziona e ritrova la posizione originale del moncone. Molto importante, siccome ogni moncone è diverso dall'altro, quando l'odontoiatra svita il moncone per mandarlo al tecnico insieme all'impronta, si deve segnalare se è un'impronta multipla, il tipo di moncone in abutment (in titanio) e quale è il dente che è stato improntato. A questo punto abbiamo la nostra forma, si hanno delle facce sfaccettate che possono creare difficoltà nel reinserimento e quindi, per facilitarlo, veniva proposto di asportare una piccola parte.diimpronta per posizionare correttamente il moncone stesso. Il moncone quando viene inserito deve avere un fit perfetto e lovediamo da come viene ad essere contornato da materiale daimpronta. Attraverso queste sfaccettature ritrovo immediatamentela sua posizione.
Quando noi prendiamo l'impronta possiamo prenderla su monconigià tiltati (piegati) a 25-35 gradi oppure possiamo avere monconiche utilizziamo sul modello in gesso. Questi li utilizziamo quando ilchirurgo per X motivo ha inserito impianti tiltati che noi dovremmoraddrizzare. Questi abutmenti sono stati realizzati per tiltare, insenso opposto alla posizione degli impianti, l'abutment e renderloquindi parallelo all'entrata di una corona.
Possiamo poi utilizzarli per prendere una normalissima improntachiusa e ritroviamo la loro posizione e l'analogo è posizionato comeera posizionata la fixyure in bocca. vediamo che gli impianti sonostorti.
Alcuni chirurghi pensano che mettere gli impianti tiltati siaintelligente,
in realtà è una bestemmia perché si stressano i pezzi e la meccanica dei pezzi protesici per aver dovuto mettere gli impianti in modo non corretto. Gli impianti si mettono tiltati come ultima spiaggia, se manca osso va prima fatta rigenerativa, se non manca osso vanno messi dritti.
Quando io ho una serie di impianti, più sono paralleli fra loro più la protesi avrà una predicibilità di risultato perché le procedure non saranno diverse dal fare un ponte su denti naturali.
Cambio la tipologia di moncone da artificiale a naturale o viceversa ma il risultato deve essere esattamente lo stesso e non è che con una protesi avvitata risolviamo i problemi perché se fa uscire vestibolarmente l'accesso per la vite io ho il lavoro in una zona estetica e devo tappare con resina che poi si colora e che va rimpiantata. Oppure appoggiarmi a tutta una tipologia di laboratorio e complicare la vita e alzare i costi.
Gli abutment hanno un collare
Liscio che è la parte che va a contatto con la gengiva. Esso è importante perché è un'area in cui non dobbiamo andare ad interferire possibilmente perché si hanno i tessuti molli. È quindi differente da inclinazione a inclinazione. È logico che poi il carico occlusale sarà diverso.
Se io ho una angolazione accettabile 15-25 gradi il tecnico ha sufficiente struttura per fresare e dare una forma adeguata e ritentiva. Un impianto dritto ha un accesso della vite contornato da struttura in titanio e da maggiore idea di stabilità. Con il tecnico dobbiamo anticipare quello da fare con i tessuti.
Noi abbiamo detto che quando andiamo a trasferire la posizione dell'impianto attraverso l'impronta sul gesso non curiamo molto i tessuti gengivali ma poi il tecnico, in base alla profondità e alla lunghezza del tragitto trans-mucoso, deve decidere dove mettere i margini di un provvisorio e quindi se vogliamo condizionare i tessuti si va a...
Fare un provvisorio che va bene sul modello che è stato scavato vestibolarmente spingendo la gengiva.
CONDIZIONAMENTO DEI TESSUTI MOLLIS
Viluppata l'impronta torniamo in bocca al paziente e dobbiamo vedere cosa succede e come gestire i tessuti parodontali.
Un piano tradizionale protesico presenta un moncone, avvitato o cementato, in zirconia o in titanio, che è legato ad alcuni fattori:
- Tipologia di restauro
- Posizione anteriore o posteriore, cioè se è un restauro mandibolare o mascellare
- Profilo di emergenza dell'impianto, cioè la sua inclinazione
- Livello di osso marginale
- Livello dei tessuti molli
- Spazio interprossimale ed occlusale
- Distanza dalle radici adiacenti o dai denti adiacenti
- Aspettative estetiche del paziente.
Se noi andiamo a controllare cosa succede dopo l'inserimento di un impianto vediamo che i tessuti parodontali presentano una modifica. Notiamo che l'ampiezza biologica definita sul dente naturale
Si modifica attorno al fixture implantare. La differenza consiste nel fatto che l'ampiezza biologica attorno all'impianto sarà maggiore rispetto a quella attorno al dente naturale.
Negli anni fino ad oggi il concetto di ampiezza biologica è stato eliminato: dall'attuale classificazione delle patologie dei tessuti parodontali, i parodontologi ne parlano come una zona di attacco solo connettivale e non più di attacco epiteliale perché in base al tragitto mucoso tale attacco può essere più o meno corto.
La mucosa dei tessuti peri implantari presenta una parte cheratinizzata che è quella esterna e una parte variabile, come profondità, che è il tessuto epiteliale. Tale tessuto epiteliale si appoggia sul moncone e crea una sorta di barriera non durissima e non particolarmente efficace che dovrebbe sigillare il sistema. Noi sappiamo già che le fibre connettivali si vanno a inserire e ad orientarsi in modo diverso se
noi abbiamo un dente naturale piuttosto che una fixture implantare, perché in questo ultimo caso non avremo nessuna inserzione e quindi avremo un orientamento delle fibre che è orizzontale. Se abbiamo un dente naturale avremo un decorso anche obliquo in cui le fibre andranno a inserirsi nel cemento radicolare. Questa ampiezza biologica è sempre e comunque un minimo di cui noi abbiamo sempre necessità per avere un attacco connettivale. Quando noi facciamo una lesione all'attacco epiteliale ma non tocchiamo l'attacco connettivale si avrà una restitutio ad integrum mentre invece se andassimo a toccare l'attacco connettivale avremo una guarigione in tasca o in recessione a seconda del biotipo tissutale. Avremo quindi comunque una ampiezza biologica che sarà rimodellata in base alla quantità di tessuto che è presente. I fattori che influenzano l'ampiezza biologica sono: Non è la tecnica chirurgica.è il carico1. Superficie del moncone e dell'abutment2. Poco valida la correlazione con la struttura dell'impianto e con3 la sua posizione. Immediato inserimento post estrattivo di un impianto influenza4 positivamente l'ampiezza. Normalmente quando noi abbiamo un impianto la parte sopra l'attacco connettivale che si va ad appoggiare sulla parte terminale della fixture e sul moncone sarà un attacco epiteliale lungo. Questo vuol dire che si ha maggior spessore di gengiva ma non vi è attacco vero, non si ha sigillo. L'attacco epiteliale lungo si ha quando eseguiamo un intervento parodontale. Quando invece eseguiamo un impianto post estrattivo si ha maggiore dimensione dellabarriera di tessuto molle attorno all'impianto5. Note: 1. è il carico 2. Superficie del moncone e dell'abutment 3. Poco valida la correlazione con la struttura dell'impianto e con 4. Immediato inserimento post estrattivo di un impianto influenza 5. maggiore dimensione dellabarriera di tessuto molle attorno all'impianto