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RECLUTAMENTO DEI LEUCOCITI
Un macrofago ha fagocitato un batterio che lo ha attivato il macrofago
comincia a produrre citochine (IL-6, IL-8) e citochine chemiotattiche che vanno
ad attivare l’endotelio vascolare. Le cellule endoteliali che rivestono i vasi
esprimono in superfice delle molecole di adesione. Le cellule circolanti
riconoscono queste molecole di adesione e si attaccano MARGINAZIONE
(prima stanno nella parte centrale del vaso e poi vanno verso la periferia),
marginando incontrano le molecole e incomincia l’ ATTACCAMENTO,
quest’adesione diventa sempre più forte fino a quando queste cellule riescono a
passare da una cellula endoteliale all’altra EXTRAVASAZIONE (=le cellule del
torrente circolatorio entrano nel miotessuto e vanno dove serve, a fagocitare il
patogeno), infine si cerca di limitare l’estensione di questo danno con la
produzione di altre citochine.
Parte azzurra= tessuto in cui è entrato un patogeno. Il macrofago ha riconosciuto i
patogeni e li ha mangiati. Solo questo fatto lo ha attivato e il macrofago comincia
a produrre citochine e chemochine (=citochine con azione chemiotattica). Le
chemochine attirano in quel distretto altre cellule (neutrofili o monociti circolanti).
Le citochine vanno ad agire sull’endotelio.
Parte rossa= il neutrofilo ha alcune molecole sulla propria superficie che trovano la
loro controparte e si attaccano. All’inizio quest’adesione non è tanto forte: un po’
il neutrofilo si attacca e un po’ viene portato via dal flusso sanguigno rotola
sull’endotelio. Man mano che vengono prodotte citochine e chemochine sempre
più molecole di adesione verranno rilasciate. Le chemochine passeranno nel
sangue e rendono più stabile l’adesione del monocita. Da adesione blanda si
passa ad un’adesione ferma/ad altra affinità. Successivamente migrano tra una
cellula endoteliale e l’altra e passando nello spazio sotto endoteliale troverà altre
chemochine che gli indicheranno la strada. Riassumendo: marginazione del
leucocita rotolamento adesione ferma passa nello spazio endoteliale si
dirige verso la zona dell’infezione.
FAGOCITOSI E UCCISIONE INTRACELLULARE
Il patogeno viene riconosciuto grazie a dei recettori PRR. Una volta che lo
riconoscono lo fagocitano (=la membrana circonda il patogeno sui lati, lo chiude
formazione della vescicola/fagosoma). Il fagosoma si fonde successivamente
con delle vescicole contenenti degli enzimi digestivi, lisosomi. Fagosoma +
lisosoma fagolisosoma. In questa struttura avviene la digestione del patogeno
perché nei lisosoma c’è tutto un armamentario per digestire il patogeno.
BURST OSSIDATIVO DOPO FAGOCITOSI
Il neutrofilo per distruggere il patogeno usa in particolar modo radicali liberi
dell’ossigeno. Questa serie di reazioni si chiama BURST ossidativo. Dall’ossigeno
grazie ad una serie di enzimi si generano dei radicali liberi (anione super ossido di
idrogeno, radicale idrossile e altro che hanno un’azione tossica distruttiva sui
patogeni fagocitati).
AGENTI BATTERICIDI PRODOTTI DOPO INGESTIONE DEI MICRORGANISMI
PH acido presente nei lisosomi;
ROS (specie reattive dell’ossigeno=molecole molto tossiche che si formano
a partire dall’ossigeno per azione di metalli o enzimi): anione super ossido,
perossido di idrogeno=acqua ossigenata, radicale idrossile=più potente
radicale che noi abbiamo, ossigeno singoletto;
Monossido di azoto (NO) [ossido nitrico];
Peptidi antimicrobici;
Enzimi proteolitici: uno fra tutti l’elastasi tipico dei granuli dei neutrofili
Tutte queste armi hanno l’unica funzione di distruggere il patogeno fagocitato
quindi macrofagi e neutrofili EFFETTI DI IL-6 SUL FEGATO
[Effetto sistemico delle citochine: febbre = meccanismo di difesa del nostro
organismo perché un patogeno ad alte temperature cresce meno bene rispetto
a delle basse temperature]
Effetto sistemico dell’IL-6 l’IL-6 rilasciata nella zona di infezione arriva al fegato e
lo induce a produrre pentassine (proteina C-reattiva= prodotta dal fegato che si
lega ai patogeni e favorisce la fagocitosi)
MECCANISMI DI ESCAPE DEI MICROORGANISMI
A volte il riconoscimento del patogeno non è possibile perché può essere
impedito dalla presenza di una capsula polisaccaride. Altra cosa: il patogeno può
anche essere riconosciuto ma quando viene portato nei fagosomi, produce delle
sostanze che impediscono la fusione tra il lisosoma e il fagosoma il patogeno
sopravvivrà all’interno del macrofago. Questo può portare a gravi conseguenze
perché il patogeno rimane in uno stato completamente attivato e continua a
produrre costantemente citochine. Quindi l’infiammazione acuta causerà un
danno tissutale. L’infiammazione va bene , se regolata, ma volte può scatenare
un danno ai tessuti. RISPOSTA AI VIRUS
La difesa antivirale è il 2° componente importante. La cellula più importante della
difesa antivirale dell’immunità innata sono le cellule NK. In alto c’è una cellula
qualsiasi del nostro organismo invasa dal virus. La cellula invasa dal virus ha dei
recettori interni che le fanno capire che è stata invasa dal virus e la cellula
infettata dal virus comincia a produrre delle citochine. Quelle più importanti sono
gli interferoni importantissime nella difesa antivirale, vengono quindi prodotte da
cellule già infettate.
Effetti principali degli interferoni:
Agire sulle cellule vicine alle cellule infettate e indurre una resistenza (modo
che ha la cellula infettata per difendere la cellula vicina);
Aumenta l’espressione sulla superficie delle cellule, di MHC di classe 1 e la
presentazione dell’antigene in tutte le cellule;
Stimolare direttamente le cellule NK a uccidere le cellule infettate dal virus
riconoscendola e bucandola producendo determinati enzimi.
I RECETTORI DELL’IMMUNITA’ ADATTATIVA
immunoglobuline: linfociti t
recettore delle cellule TRC
molecola MHC
IMMUNOGLOBULINE/ANTICORPI
Sono proteine circolanti (possono essere anche anticorpi di membrana, come il
TCR, recettori delle cellule B che possono rilasciare le immunoglobuline del sangue
circolanti). Questi anticorpi riconoscono degli agenti estranei chiamati antigeni.
STRUTTURA DI UNA MOLECOLA ANTICORPALE
L’anticorpo più comune è l’immunoglobulina IgG. Il peso molecolare di questo
anticorpo è 150000 kilo dalton. Gli anticorpi hanno delle caratteristiche comuni:
tutti gli anticorpi sono formati da due catene leggere (+piccole) e due catene
pesanti. Blu e rosso= catene pesanti, verde=catene leggere.
Nell’immunoglobulina IgG le catene pesanti sono molto più pesanti delle catene
leggere. Dominio immunoglobulinico= struttura di base che si ripete. Nelle catene
leggere sono 2, nelle catene pesanti possono trovarsi 4 o più. (H= healvy (pesante)
L=light (leggero) V= variabile C=costante) Le catene pesanti hanno un dominio
variabile come anche le catene leggere. L’insieme di domini variabili si chiama
REGIONE VARIABILE DI UN ANTICORPO ed è quindi costituita dai due domini
variabili + altri 2 domini variabili. La regione variabile è responsabile del legame
con l’antigene. La catena pesante ha 3 domini costanti invece quelle leggere
solo 2 e l’insieme dei domini costanti si chiama REGIONE COSTANTE che
conferisce la funzione effettrice all’anticorpo, cioè diverse regioni variabili legano
antigeni diversi. Diverse regioni costanti vorranno significare funzioni diverse
dell’anticorpo. Se cambio la regione variabile e non quella costante la sua
funzione non cambia, cambierà perché riconoscerà un antigene diverso. Se
invece cambio la regione costante e non quella variabile, l’antigene riconosciuto
è lo stesso ma l’anticorpo farà qualcos’altro. Regione FAB= frammenti leganti
l’antigene perché questi due primi frammenti contenevano delle zone che
permettevano il legame con l’antigene. Regione FC= frammento cristallizzabile
che hanno la tendenza a cristallizzare.
SUPERFAMIGLIA DELLE IMMUNOGLOBULINE
Alcuni anticorpi esistono anche come forma di membrana. Un anticorpo che sta
in membrana ha l’ultimo pezzettino carbossi-terminale che gli permette di inserirsi
nella membrana plasmatica. Tutte le proteine che contengono domini
immunoglobulinici fanno parte di una grande famiglia di proteine che si chiama
super famiglia immunoglobulinica.
REGIONI VARIABILI: CARATTERISTICHE STRUTTURALI
Quale antigene viene legato lo dicono le regioni variabili di ogni anticorpo. Gli
anticorpi differiscono nella regione variabile in quanto ci sono delle zone che
cambiano più frequentemente e sono responsabili del riconoscimento
dell’antigene. Di tutta la regione variabile le mutazioni si concentrano in 3 regioni
particolari chiamate CDR (=regioni che determinano la complementarietà).
Come avviene il legame tra antigene e anticorpo? Le CDR stanno a ponte degli
anticorpi, nella zona di questi due domini. È la sovrapposizione dei due domini che
determina il sito antigenico e in ogni anticorpo ce ne sono due.
Riassumendo: ogni anticorpo ha due regioni variabili definite dalla sovrapposizione
di un dominio delle catene pesanti e uno delle catene leggere e ogni anticorpo
ne ha due. La differenza tra un anticorpo e un altro risiede soprattutto nelle 3 zone
che definiscono che antigene lega un anticorpo. L’anticorpo ha anche le regioni
costanti che determinano le funzioni effettrici dell’anticorpo perché regioni
costanti diverse vogliono dire classe anticorpale diversa ISOTIPO DIVERSO
(l’isotipo di un anticorpo è la sua classe anticorpale). Esistono 5 classi di anticorpi
diverse: IgA, IgG, IgE, IgM, IgD. IgA e IgD presentano delle sottoclassi. Avere classi
diverse vuol dire che anticorpi di classe diverse avranno la distribuzione
dell’organismo diverso. La classe è quella che conferisce la funzione effettrice
dell’anticorpo. ISOTIPI DEGLI ANTICORPI UMANI
IgE e IgG di solito, si trovano sotto forma di monomeri = un anticorpo solo alla
volta. Le IgG si trovano solo in membrana. Le IgA possono esistere come
monomeri o dimeri = due anticorpi collegati o anche come trimeri. IgM esiste
soprattutto come pentamero = 5 anticorpi legati insieme.
Classi anticorpali diverse fanno cose diverse. Le IgG sono quelle più efficienti per
neutralizzare le tossine. Le IgG di sottoclasse 1,3 sono importanti per
opsonizzare/ricoprire il patogeno. Le IgE sono quelle più coinvolte nelle allergie ad
esempio nel caso dei mastociti e degli eosinofili. Le IgM e le IgG di classe 3
attiv