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"IFIGENIA IN AULIDE" di Euripide
Nell'antefatto troviamo Agamennone presentato come personaggio inadeguato per il suo compito di comandante militare. Quando risulta impossibile salpare per Troia a causa dell'assenza dei venti, Agamennone entra in crisi per la paura di dover rinunciare all'impresa e quindi al suo potere. Appena però l'indovino Calacante dichiara che si deve calmare la dea Artemide tramite un sacrificio umano, Agamennone si offre di immolare la figlia Ifigenia, facendola venire in Aulide con la scusa di sposare Achille. Quando la tragedia si apre si trova Agamennone pentito che manda una lettera per impedire che Ifigenia arrivi in Aulide. La lettera non arriva al destinatario e Agamennone vede arrivare al campo Ifigenia e Clitemestra e sia loro che Achille scoprono la verità. Achille non viene presentato come l'eroe che deve difendere Ifigenia ma come colui che difende solo sé stesso. Achille non sopporta il fatto che sia statotrattato da Agamennone come se fosse un uomo da nulla. Ci vengono presentati una serie di maschi insicuri, che riescono a fare carriera solo sulla pelle degli altri. Agamennone vuole Ifigenia morta mentre Achille la vuole viva ma nessuno si interessa realmente di lei. Alla fine della tragedia, Ifigenia si rassegna e accetta di morire dichiarando con molta enfasi che la vita di un uomo vale quella di infinite donne.
COMMEDIA
La COMMEDIA esprime lo spirito profondo della società ateniese ma il suo appieno affermarsi si trova nella seconda metà del 5° secolo. Accanto alle Grandi Dionisie abbiamo le feste minori delle Lenee, sempre in onore di Dionisio, collocabili verso fine gennaio, riservate alla commedia. Le origini vanno cercate nelle cerimonie di fertilità.
"Poetica"
Per la commedia deriva <<da coloro che guidano le processioni falliche>>. Il mondo arcaico deve assicurarsi la propria sopravvivenza con cerimonie che favoriscano la moltiplicazione di
animali e delle messi. La comunità crede di influenzare sul ciclo naturale con rituali che esaltano il fallo, simbolo della fertilità.
Il termine commedia discende da corteo festivo.
Già gli antichi filologi distinguevano la:
- <<commedia antica>>: Come quella di Aristofane presenta trame molto vaghe, quasi inesistenti. Un semplice filo intorno a cui si annoda una serie di spunti satirici che colpiscono temi d'attualità. Gli attori impersonano figure buffonesche.
- <<commedia di mezzo>>
- <<commedia nuova>>: Come quella di Menandro. Di lui ci è rimasta solo una commedia completa, la "Dyskolos". Essa si rifà largamente ai latini Plauto e Terenzio. Sono dominanti i temi della dimensione domestica, urbana con al centro una storia d'amore di un protagonista giovane in contrasto con i genitori. Alla fine scatta spesso il processo di agnizione, ovvero quando avviene il riconoscimento: padri che...
IL TEATRO ROMANO
Il teatro latino ripete sostanzialmente i modi e i contenuti del teatro greco ma con un margine di indubbia estraneità.
Per i romani il teatro non ebbe mai un profondo rapporto con la società e fu principalmente un fenomeno di importazione, che interessava un'élite culturalmente più raffinata. Non a caso la tragedia fu molto trascurata dal popolo romano.
Una certa fortuna ebbe invece la commedia grazie alla sua rappresentazione bassa e ilare della vita e dei costumi.
I due principali autori sono:
- PLAUTO
- TERENZIO
In lui troviamo una vivacità farsesca e una duttilità satirica notevole.
In lui c'è una maggiore raffinatezza psicologica dei personaggi.
Resta comunque difficile definire l'originalità della commedia latina perché si sono persi quasi tutti i modelli greci.
Nel prologo di una commedia di Terenzio vengono
affrontatele accuse di plagio dei modelli greci e ammette di essersiservito della contaminatio, ovvero di avere <<contaminatodiverse commedie greche per comporne poche in latino>>. Ilprotagonista continua poi difendendo l'autore dicendo <<eglinon lo nega nè se ne pente[...] Ha davanti a sè l'esempio dialtri valenti poeti>>. Un posto a parte merita SENECA, filosofo e autore di unaserie di tragedie sostanzialmente letterarie, scritte cioè peressere lette piuttosto che recitate.Si ritorna agli stessi temi della tragedia greca ma conun'angolazione nuova che attinge al macabro e che risentedelle fasi più drammatiche dell'Impero. Proprio questa nota dicupezza rese celebre le tragedie di Seneca. Comunque troviamo in Seneca la ricerca di un approcciooriginale, a partire dai personaggi e dalle vicende della-FEDRAtradizione classica. di SenecaIl Teseo di Seneca, rispetto a quello di Euripide, ha unadimensionesinistra, di dissoluto seduttore e persino di assassino. Sicché l'unione di Fedra con Teseo è una combinazione politica di famiglie principesche. È Seneca dunque a inventare una distanza o un'estraneità fra i coniugi, che porterà poi D'Annunzio a ipotizzare un possibile stupro di Fedra da parte di Teseo. Ed è ancora Seneca a scavare nella personalità complessa e turbata di Fedra, la quale trova nel figliastro le stesse fattezze che aveva Teseo vent'anni prima. Fedra è persa nel fantasma affascinante di Teseo giovinetto che approda a Creta per battere il Minotauro. È proprio Seneca a creare una rete perturbante di due coppie: -il padre e il figlio-le due sorelle. L'approfondimento geniale di Seneca si vede proprio qui. Fedra non ha un problema solo con Teseo e con Ippolito ma anche con la sorella Arianna. Il Teseo che ha sposato non è lo stesso che ha avuto solo sua sorella. È un Teseo che ha avutoTroppo tardi e in Ippolito trova l'immagine antica del giovane Teseo.
Il teatro classico fonda nel complesso un modello di drammaturgia che resta decisivo nella storia dello spettacolo occidentale, perché ne fissa alcune caratteristiche:
- Il privilegio del racconto
- La semplicità della trama
- Il numero limitato dei personaggi
- La separazione degli stili
- Le unità di tempo e luogo
"POETICA" di Aristotele Edipo
Aristotele individua il modello di tragedia perfetta nell'"Edipo re" di Sofocle per vari motivi:
- PERSONAGGI: i personaggi si collocano a un alto livello di fama e di prosperità, appartengono al rango di uomini famosi di famiglie gentilizie e aristocratiche. Dal punto di vista sociale, i protagonisti sono tutti re, principi, condottieri che sono nettamente al di sopra del livello del popolo. Aristotele vede la tragedia per gli uomini superiori e la commedia per gli uomini inferiori.
- CATARSI: Aristotele non dice che la tragedia ha una funzione
liberatoria rispetto alle passioni. In realtà la catarsi di cui parla Aristotele è relativa unicamente alla passione della pietà e del terrore. Peraìnusa è l'unico verbo riferito al soggetto <<tragedia>>, un verso che allo stesso tempo indica pietà e terrore ma anche la purificazione di questi sentimenti e passioni. In questo modo la catarsi è sia il motore della crisi che l'elemento risolutore della crisi stessa.
INTRECCI TRASGRESSIVI
Il protagonista si trova davanti a sventure che lo colpiscono e in questo lo spettatore si immedesima. Ma allo stesso tempo il protagonista appartiene a una razza superiore, che si può concedere degli eccessi e delle trasgressioni estreme. Avvengono delle situazioni come Edipo uccide il padre e sposa la madre. Si può pensare che questi eccessi piacciano e affascinano lo spettatore che vedono proiettati i loro desideri trasgressivi nelle situazioni estreme dell'opera.
TESTO TEATRALE
E MESSINSCENA
Per Aristotele contano allo stesso modo sia il testo teatrale che lo spettacolo teatrale. Originariamente le tragedie erano recitate una sola volta e solo in seguito furono poi replicate. Questo generava le Opsis invadenze attoriche. È il termine che Aristotele usa per indicare la dimensione visiva dello spettacolo. Letteralmente significa "e in senso più ampio spettacolo". Quindi, c'è la qualità di fascinazione del teatro, inteso come realtà integrale e complessa, fatta di testo ma anche di attori, danzatori, musicanti e scenografi.
-SCENOGRAFIA
Nel capitolo IV Aristotele ci informa che fu Sofocle il primo a introdurre la scenografia. È il poeta stesso che si inventa una struttura del linguaggio della scena. Nel capitolo VI vengono elencate le 6 parti costitutive della tragedia:
-favola
-caratteri
-elocuzione
-pensiero
-musica
-opsis, sta a indicare la rappresentazione scenica che contiene tutte e 5 le altre parti. Aristotele parla anche
Il trattato "De Architectura" di Vitruvio del 27-23 a.C. è uno dei più importanti riferimenti sia per la ricostruzione di alcuni termini essenziali dei teatri antichi sia per la costruzione ideologica del concetto stesso di teatro.
Nel V libro della sua opera, Vitruvio mette a confronto i teatri greci e quelli romani, rivelando come in questi ultimi il coro perda la sua funzione.
Grecia
L'orchestra che ospita il coro è più ampia e il palcoscenico per gli attori è meno largo e più arretrato. In epoca di Pericle, il teatro di Dionisio ad Atene, la semplice skené di legno si trasformò in pietra e i sedili degli spettatori furono fatti da pedane di legno.
Roma
L'orchestra si è trasformata in una platea dove siedono i senatori.
e del Teatro di Marcello. Solo in seguito si iniziò a costruire teatri in muratura, come il famoso Teatro di Pompei. Il palco, chiamato anche "proscenio", era la parte del teatro dove si svolgevano le rappresentazioni teatrali. Solitamente era rialzato rispetto alla platea e aveva una forma semicircolare. Gli attori si esibivano sul palco, mentre il pubblico sedeva nella platea. Il palco doveva essere adeguatamente illuminato, quindi erano presenti delle aperture nel soffitto per far passare la luce naturale durante il giorno. Durante le rappresentazioni serali, venivano utilizzate delle lampade a olio per illuminare il palco. Alle spalle del palco si trovava una grande struttura chiamata "scenafronte", che fungeva da sfondo per le rappresentazioni teatrali. Questa struttura poteva essere decorata con colonne, statue e altri elementi architettonici. Ai lati della scenafronte erano presenti due porte minori, chiamate "parodoi", che permettevano agli attori di entrare e uscire dal palco. Inoltre, c'erano anche due ingressi laterali per il pubblico. Il tetto del teatro romano aveva una duplice funzione: migliorare l'acustica del teatro e proteggerlo dagli eventi atmosferici. Il tetto era realizzato in legno e coperto da tegole o da una membrana impermeabile. In conclusione, il teatro romano era una struttura complessa e ben organizzata, progettata per offrire una buona visibilità e acustica al pubblico e per garantire un palco adeguato agli attori.