Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Il sistema monetario internazionale 1870-1973 Pag. 1 Il sistema monetario internazionale 1870-1973 Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il sistema monetario internazionale 1870-1973 Pag. 6
1 su 7
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Gli Stati Uniti tornarono all'oro nel 1919

Nel 1922 un gruppo di paesi che comprendeva l'Italia, la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e il Giappone si accordò su di un programma che chiedeva un ritorno al gold standard e alla cooperazione tra le banche centrali per raggiungere gli obiettivi di equilibrio interno ed esterno. La Conferenza di Genova stabilì un gold exchange standard, in cui gli altri piccoli paesi potessero detenere come riserve le valute dei grandi paesi, le cui riserve fossero costituite interamente in oro.

Nel 1925, la Gran Bretagna tornò al gold standard, riportando il prezzo della sterlina al livello prima della guerra. Per mantenere la vecchia parità della sterlina rispetto all'oro, la Banca d'Inghilterra fu quindi costretta ad adottare politiche monetarie restrittive che contribuirono a provocare un'elevata disoccupazione. La stagnazione britannica degli anni '20 accelerò il declino di Londra.

Molti paesi tennero riserve interline depositate a Londra. Le riserve britanniche erano limitate e la persistente stagnazione del paese non contribuì ad ispirare fiducia nella capacità della Gran Bretagna di far fronte alle proprie obbligazioni internazionali. Il sovrapporsi della grande depressione del 1929 condusse a fallimenti bancari in tutto il mondo e la Gran Bretagna fu costretta ad abbandonare l'oro nel 1931.

La disintegrazione economica internazionale portò molti paesi a rinunciare al proprio impegno al gold standard e permettere alle loro valute di fluttuare nel mercato internazionale. Gli Stati Uniti abbandonarono il gold standard nel 1933, ma vi ritornarono nel 1934, dopo che il prezzo dell'oro era salito.

I maggiori danni economici si ebbero per le restrizioni al commercio internazionale. La svalutazione della moneta e la politica delle tariffe è chiamata "politica del beggar-thy-neighbor" all'estero.

Essequando provoca benefici al paese solo peggiorando la situazione economaprovocavano, durante la depressione mondiale, ritorsioni e peggioravano la situazione di tutti ipaesi. L'incertezza circa le politiche dei governi condusse a improvvisi movimenti delle riserve perquei paesi che avevano il cambio fisso e del tasso di cambio per quelli che avevano un regime dicambi flessibili. Molti paesi usarono restrizioni sui movimenti di capitale privati, altri usaronometodi amministrativi o tassi di cambio multipli per allocare le riserve in valuta.

Di fronte alla Grande Depressione, molti paesi avevano risolto il dilemma tra equilibrio interno edesterno, tagliando i propri legami con il resto del mondo ed eliminando la possibilità di qualunqueMa questo comportava costi elevati all'economia mondiale e contribuì a renderesquilibrio estero.lento il recupero della depressione.

Il sistema di Bretton Woods e il fondo monetario internazionale

Nel luglio del 1944, i

rappresentanti di 44 paesi che s'incontrarono a Bretton Woods, stesero e firmarono l'accordo del Fondo Monetario internazionale (FMI). Il sistema fondato sugli accordi di Bretton Woods era un sistema di cambi fissi rispetto al dollaro. I paesi membri detenevano le proprie riserve ufficiali internazionali per lo più in oro o in attività in dollari e avevano il diritto di vendere dollari contro oro alla Federal Riserve, al prezzo ufficiale. Il sistema era un gold exchange standard, nel quale il dollaro era la principale moneta di riserva. Gli Stati Uniti intervenivano solo raramente sul mercato valutario. Obiettivi e struttura del FMI La maggiore disciplina nel campo monetario consistette nel porre tassi di cambio fissi in termini del dollaro, che, a sua volta, era fissato all'oro. Anche la Federal Riserve era vincolata dall'obbligo di cambiare i dollari in oro. Gli accordi FMI cercarono di incorporare sufficiente flessibilità, tale da permettere aipaesi di raggiungere l'equilibrio esterno in maniera ordinata, senza sacrificare gli obiettivi interni o i tassi di cambio fissi. Gli elementi principali dell'accordo FMI erano: 1. aggiustamento della parità. Se il FMI riteneva che la Bdp distrutturale, ossia presentavano una variazione permanente di domanda internazionale dei propri prodotti, si procedeva a una svalutazione o rivalutazione rispetto al dollaro; 2. accessi ai prestiti FMI. Il FMI prestava Valuta ai paesi membri che presentavano un disavanzo nel saldo di parte corrente. Al momento di aderire al Fondo, al nuovo membro veniva attribuita una quota, che determinava sia il contributo di quel paese alle riserve, sia il sua diritto a prelevare risorse dal FMI. Il Fondo poteva prestare ulteriore oro o valuta, ma solo sotto la supervisione del fondo sulle politiche macroeconomiche del paese che accedeva al prestito (Discrezionalità del FMI).convertibilitàPer promuovere un commercio efficiente, gli accordi FMI richiedevano ai paesi membri di rendere le proprie monete convertibili. Una valuta convertibile è quella che può essere usata liberamente nelle transazioni internazionali da parte dei cittadini di ogni paese. Gli accordi FMI richiedevano la convertibilità solo sulle transazioni correnti; i paesi membri avevano il permesso esplicito di porre limitazioni sui movimenti di capitale. Poiché il dollaro era liberamente convertibile, la maggior parte del commercio internazionale tendeva a essere denominato in dollari, e gli importatori e gli esportatori tenevano bilanci in dollari. Il dollaro, di fatto, divenne una moneta internazionale. La maggior parte del commercio internazionale era denominato in dollari, i quali permettevano di acquistare beni e servizi che solo gli Stati Uniti erano in grado di offrire. L'equilibrio interno ed esterno nel sistema di Bretton Woods. Il mutato significato.

di equilibrio esterno

Nella prima decade di funzionamento del sistema di Bretton Woods, molti paesi sperimentarono disavanzi di parte corrente a causa della ricostruzione postbellica. Poiché il principale problema di queste economie era una "carenza di dollari", gli Stati Uniti misero in atto il Piano Marshall, ossia un programma di aiuti in dollari dagli Stati Uniti ai paesi europei, iniziato nel 1948.

Il disavanzo complessivo di parte corrente di ogni paese fu limitato dalla difficoltà di accedere a prestiti esteri in un contesto caratterizzato da forti restrizioni ai movimenti di capitale. Quindi gli squilibri del saldo corrente dovevano essere quasi interamente finanziati da movimenti delle riserve ufficiali e prestiti pubblici.

Il ritorno alla convertibilità nel 1958 cominciò a cambiare la natura dei vincoli. Con l'espansione delle transazioni sul mercato valutario, i mercati finanziari di vari paesi divennero sempre più strettamente correlati.

mentre aumentava la velocità con cui la variazione della politica economica potevano accrescere e diminuire le riserve valutarie. La maggior parte dei paesi continuò a mantenere restrizioni sui movimenti di capitale. Ma la possibilità di creare flussi di capitale nascosti aumentò considerevolmente. Le "anticipazioni" e "ritardi" furono due dei principali metodi per eludere le barriere ai movimenti internazionali del capitale privato.

Flussi speculativi di capitale e crisi

Un paese con un forte e persistente disavanzo di parte corrente poteva essere sospettato di trovarsi in "squilibrio strutturale" secondo i canoni del FMI, e quindi candidato alla svalutazione. Il sospetto di un'imminente svalutazione poteva provocare una crisi della Bdp.

Altri paesi con elevati avanzi di conto corrente potevano essere sottoposti a una rivalutazione, il che comportava per le banche centrali un eccesso di riserve ufficiali.

crisi della Bdp

Condusse ad aumentare l'importanza dell'obiettivo esterno di un saldo di parte corrente.

Le opzioni di politica economica nel sistema di Bretton Woods

Assumiamo che i tassi d'interesse interno e internazionale siano uguali: R = R*, dove R è il tasso di interesse interno e R* quello estero, e che i livelli dei prezzi interno ed estero sono fissi.

Il mantenimento dell'equilibrio interno

Si consideri l'eq. interno. Se P e P* sono fissati, l'inflazione interna dipende dalla pressione della domanda aggregata sull'economia. L'eq. interno richiede solo il pieno impiego, cioè che la domanda aggregata eguagli il prodotto di pieno impiego Y. La condizione di eq. interno è: Y = C(Y-T) + I + G + CA(Y-T ,EP*/P ) dove CA è il saldo delle partite correnti.

L'equazione mostra gli strumenti di politica economica che influenzano la domanda aggregata di breve periodo. Un'espansione fiscale (un aumento

di G o una diminuzione di T) stimola la domanda aggregata e provoca una crescita della produzione. Una svalutazione della moneta (un aumento di E, dove E è il prezzo in dollari della valuta nazionale) rende i beni e i servizi nazionali meno costosi di quelli esteri, aumentando la domanda e la produzione.

mantenimento dell'equilibrio esterno

Assumiamo che il governo abbia stabilito un valore obiettivo, X, per l'avanzo di parte corrente. L'obiettivo dell'eq. Esterno richiede che il governo manovri la politica fiscale e il tasso di cambio sia soddisfatta l'equazione: CA(EP*/P,Y-T) in maniera tale che = X

Dati P e P*, un aumento di E rende i prodotti nazionali meno cari e migliora il saldo delle partite correnti. Un'espansione fiscale avrà l'effetto opposto. Un incremento di T accresce la produzione di Y; l'incremento del reddito disponibile che ne deriva accresce la spesa in prodotti esteri e peggiora il saldo delle partite correnti. Un

incremento di G provoca un peggioramento di CA attraverso unaumento di Y. Per mantenere il saldo del conto corrente al livello X quando si svaluta la moneta, il governo deve accrescere la spesa o diminuire le tasse. La curva XX appare inclinata positivamente e mostral’ammontare di espansione fiscale necessaria per mantenere al livello X il saldo delle partite correnti, quando il tasso di cambio è svalutato per un certo ammontare. Poiché un aumento di E accresce le esportazioni nette, il saldo del conto corrente è in avanzo, rispetto al suo obiettivo X (al di sopra della curva XX). Al di sotto della XX il saldo del conto corrente.

Politiche di variazione e di riallocazione della spesa. Le curve II e XX dividono il piano in “quattro zone del disagio economico”. Il punto 1 mostra le scelte di politica economica che permettono all’economia di stare nella posizione che sarebbe preferita dal policymaker. La manovra di

la politica fiscale che porta verso il punto 1 è detta politica di variazione della spesa, poiché consiste nell'aumentare o diminuire la spesa pubblica al fine di influenzare l'economia.
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
7 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher siyalu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Meliciani Valentina.