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Il sistema uditivo ha due funzioni:
Rilevare ampiezza e frequenza del suono
- Dare una localizzazione spaziale della sorgente dello stimolo grazie alla
- modulazione dell’intensità con la distanza e grazie alla latenza di fase, ovvero se il
suono arriva prima all’orecchio destro o al sinistro.
Come funziona l’udito?
L’udito è un senso fisico, infatti al pari del tatto, trasduce segnali meccanici.
L’orecchio è costituito da diverse parti:
Esterno: costituito da padiglione auricolare che grazie alla sua geometria, capta il
- suono e lo convoglia nel canale uditivo
Medio: costituito da timpano, che fa da separatore tra orecchio esterno e medio, e
- dai tre ossicini, staffa incudine e martello
Interno: le vibrazioni arrivano grazie ai tre ossicini, fino alla coclea che converte
- l’onda meccanica in impulsi elettrici. E’ composto da coclea finestra ovale e finestra
rotonda
Orecchio esterno
Composto da padiglione auricolare, canale uditivo e timpano che è al confine con
l’orecchio medio. Il padiglione auricolare è la struttura che dà la direzione preferenziale di
ricezione del segnale, visto che convoglia lo stimolo, raccogliendolo e poi convogliandolo
verso il canale uditivo.
Ha una frequenza di risonanza, cioè è particolarmente efficace, intorno ai 2-5 KHz, ovvero
le frequenze del parlato.
Le onde arrivano fino alla membrana timpanica, mettendola in movimento.
Orecchio medio
La oscillazione della membrana timpanica, mette in movimento il martello, che poi facendo
leva sull’incudine fa muovere la staffa. Quest’ultima oscillando avanti e indietro mette in
pressione la finestra ovale facendola oscillare a sua volta e adattando l’impedenza
meccanica.
Infatti l’aria ha una bassa impedenza, cioè si oppone poco alla propagazione di onde
meccaniche, mentre il liquido nella coclea ha un’impedenza maggiore. La pressione
impressa pilota quindi in movimento del liquido cocleare. Visto che quest’ultimo è un fluido
incomprimibile, la sua oscillazione mette in movimento anche la finestra rotonda.
Sulla parete esterna dell’orecchio medio, si trova inoltre un canaletto, chiamato tromba di
Eustachio che mette in comunicazione il sistema uditivo a quello respiratorio, e ha la
funzione di mantenere la pressione interna uguale a quella esterna (cioè uguale sui due
lati del timpano), a meno che non arrivi un suono. Prende di fatto l’offset della pressione.
In questo modo il timpano non viene compresso verso l’interno dalla pressione
atmosferica e può svolgere al meglio la sua funzione.
Orecchio interno
L’orecchio interno è costituito da coclea, finestra ovale e finestra rotonda.
Le vibrazioni entrano nella coclea attraverso la finestra ovale ed escono attraverso la
finestra rotonda. Esse, propagandosi all’interno dell’endolinfa nella scala vestibolare e
timpanica, mettono in vibrazione la membrana basilare. Questa è di fatto la chiave della
funzione uditiva.
La coclea
La coclea è costituita da una formazione conica di tessuto osseo compatto che si avvolge
intorno ad un perno per 2 giri e mezzo. E’ divisa in 3 setti: la scala vestibolare, la scala
timpanica e la scala cocleare o media, ognuno dei quali è riempito di un liquido incolore
detto liquido endococleare, che prende il nome di perilinfa nella scala vestibolare e
timpanica e di endolinfa in quella cocleare.
La scala vestibolare e timpanica si aprono rispettivamente verso la finestra ovale e quella
rotonda e vengono in contatto alla sommità della coclea attraverso un’apertura chiamata
elicotrema. Le tre aperture solo fondamentali, perché visto che il liquido è incomprimibile,
queste tre pareti elastiche permettono le variazioni pressorie.
All’interno della coclea è poi inserita una membrana, detta membrana basilare, che separa
la scala timpanica da quella cocleare, e grazie alla quale avviene la trasduzione del
segnale.
La trasduzione del segnale
Il fluido cocleare (endolinfa) viene messo in vibrazione dall’onda che vi si propaga. L’onda
raggiunge poi la membrana basilare mettendola in oscillazione. Questa membrana è più
rigida e stretta alla base (verso la scala timpanica) e più molle e larga al suo apice. Questo
fa sì che essa risuoni alla base per le alte frequenze e all’apice per le basse. Si tratta di
fatto di una mappatura tonotopica. Si tratta di una codifica uditiva posizionale, che viene
preservata fino alla corteccia.
L’organo del corti
L’organo del corti si trova nella scala media che ha al suo interno una membrana, detta
membrana tettoria su cui incidono le così dette cellule ciliate che trasformano il segnale
meccanico in impulsi elettrici.
Esistono tre file di cellule ciliate esterne ed una fila di cellule interne. In particolare
l’afferenza sensoriale avviene a livello di quelle interne, mentre quelle esterne sono
innervate da assoni efferenti. Complessivamente, circa il 95% è costituito da assoni
afferenti e solo il restante 5% da assoni efferenti. Gli assoni efferenti gestiscono il controllo
motorio, molto importante per modulare la rigidezza della membrana basilare, a seconda
che il suono sia ad alto o basso volume, per cui si riesce a percepire una dinamica molto
ampia del segnale spostandone il punto di equilibrio. Se il volume è alto, le cellule ciliate
tendono a ridurre l’intensità, bloccando il movimento della membrana; se è invece a bassa
intensità, la membrana viene fatta vibrare con più facilità. Per cui le cellule ciliate interne,
vengono stimolate tutte allo stesso modo ad una certa frequenza, però percepiamo il
volume sapendo quanto questo è stato attenuato. Più il segnale è deamplificato, più verrà
percepito come ad alta intensità e viceversa.
Le cellule ciliate si trovano incapsulate nella basilare e sono collegate alla membrana
tectoria, che non vibra in risposta ad un suono ma è fissata, tramite le ciglia. Le ciglia sono
unite tra loro da collegamenti detti “tip links” e la loro deflessione in seguito ad un’onda
meccanica porta ad un’apertura dei canali di trasduzione, con conseguente entrata di
potassio nella cellula, generando una differenza di potenziale tra interno ed esterno della
cellula. Questo causa il rilascio di neurotrasmettitori e la generazione di un potenziale
d’azione che si propaga ne neuroni del nervo uditivo. In particolare le cellule ciliate hanno
prima una depolarizzazione, quando vengono sollecitate dalla membrana basale, poi un
plateau e infine un undershoot. Lungo la membrana ogni cellula da spettri diversi dalle
basse alle alte frequenze. In questo modo l’onda sonora viene trasdotta in impulsi elettrici.
In particolare, ogni assone si collega ad una sola cellula ciliata interna, mentre ogni cellula
controlla in uscita più fibre, fino a 10. Per cui l’informazione neurale da cui si genera l’udito
ha origine quasi interamente nelle cellule interne. Inoltre, visto che una sola cellula
controlla più fibre afferenti, l’informazione proveniente da un recettore viene codificata
indipendentemente in più canali in parallelo.
L’ampiezza varia nel range di percezione, da 0 fino a 120 dB.
La localizzazione del suono
Le strategie di localizzazione del suono riguardano:
Variazioni di ampiezza
- Variazioni temporali
-
In particolare le variazioni temporali rilevano meglio le variazioni sul piano azimutale
mentre le variazioni di ampiezza la posizione rispetto all’elevazione.
Per quanto riguarda l’elevazione, rispetto alle diverse posizioni il padiglione filtra
diversamente il suono che entra nel canale uditivo, amplificando o meno le differenti
componenti frequenziali. Ho una risposta in frequenza che dipende dall’angolo. Questa
trasformazione introduce una mappatura a livello delle cellule ciliate interne e i neuroni a
livello superiore capteranno le diverse componenti frequenziali, così da percepire la
provenienza del suono.
Per quanto riguarda l’angolo rispetto al piano azimutale siamo in grado di discriminare
variazioni di 1 grado.
ϑ ϑ
Ipotizzo = angolo rispetto all’orecchio sinistro ( =0 suono che arriva direttamente
all’orecchio sinistro) e il diametro della testa di circa 20 cm.
Approssimo che le onde sonore provengano da molto lontano (le onde si muovono su
superfici sferiche, per cui da lontano la curvatura è bassa e posso ipotizzare che l’onda
abbia un fronte piano, rettilineo)
L’onda arriva prima all’orecchio destro che al sinistro.
ϑ
a*sin rappresenta il fronte dell’onda che investe l’orecchio destro fino al centro della
testa. Lo spazio percorso dall’onda tra orecchio destro e orecchio sinistro è pari a 2a*sin
ϑ , per cui:
ac
( )
τ 2sinϑ
=
τ rappresenta il tempo che intercorre tra l’arrivo dell’onda all’orecchio sinistro e
all’orecchio destro. C invece è la velocità dell’onda sonora.
ϑ ϑ
Ipotizzando che per =0 il suono proviene dalla fronte, sin =0, per cui la differenza
di tempo di percezione tra i due orecchi è nulla.
Il ritardo massimo apprezzato, cioè se il suono ha provenienza laterale, estrema destra o
2a −2a
o
estrema sinistra è pari a uno in anticipo e l’altro in ritardo.
c c
0.2 m
τ ms
= =0.6
Ipotizzando che c=330 m/s 330 m/s
τ μs
ϑ =10
Se =1° -> μs
Per cui siamo in grado di percepire 10 di variazione temporale tra orecchio destro e
sinistro.
Phase locking
Il phase locking è la caratteristica di attivazione neuronale su cui si basa il modello di
Jeffress. In particolare se ho una sollecitazione periodica l’attivazione di un neurone
avviene in fase con l’onda di pressione. Cioè se l’onda di pressione modula con una certa
frequenza, l’attività di firing del neurone si sincronizzerà con quella frequenza. Questo è
vero fino ai 4-5 KHz, oltre si può prendere il sincronismo di fase, perché all’aumentare
della frequenza i vari impulsi vengono a confondersi.
Non si ha necessariamente un impulso ad ogni ciclo, a volte un impulso si perde, ma in
ogni caso il tempo tra impulsi successivi è sempre multiplo del periodo del segnale.
Il firing rate del recettore ha una caratteristica periodica analoga a quella dell’onda di
pressione ed è bloccata in fase, cioè un certo passaggio dell’onda provoca un burst di
spike, che si ripete proprio ad a quel passaggio dell’onda. Via via che la forma d’onda si
ripete ho un’attivazione ad impulsi. Pi&ugrav